Alcune procedure contenute nel Codice degli appalti aiuterebbero a sbloccare i processi di innovazione nella PA: soprattutto il dialogo competitivo e il partenariato per l’innovazione.
Come sempre si tratta di norme che ora vanno applicate ma che è necessario “entrino” nella consuetudine degli appalti per poter fare la differenza.
Secondo le nostre analisi, però, queste procedure non ne fanno parte: nemmeno il dialogo competitivo, già presente nell’ordinamento e che ora è stato migliorato.
Servono linee guida aggiornate (essendo precedenti alla riforma del Codice degli appalti) e qualcuno che controlli la loro applicazione.
Il doppio compito spetterebbe all’Agenzia per l’Italia digitale, che per quanto riguarda le linee guida sugli appalti ICT dovrebbe lavorare in sinergia con ANAC, Corte dei Conti e Consiglio di Stato.
AgID ha, però, bisogno di essere rafforzata con investimenti in personale e risorse. Non si può continuare a caricarla di incombenze senza pensare alla sostenibilità. Mi auguro che la prossima Legge di Stabilità ne tenga conto, perché sarebbe un buon investimento per l’Italia: AgID è, infatti, uno strumento prezioso per la digitalizzazione della PA e la digitalizzazione è sempre più necessaria per migliorare efficienza e combattere la corruzione.