Lo stato dell’arte del digital procurement in Italia e gli scenari futuri vengono influenzati anche dalle politiche come Industria 4.0. Il dibattito sulla situazione del procurement è sempre vivo ed è stato alimentato il 16 ottobre 2019 da Paolo Pasini di SDA Bocconi in collaborazione con Accenture e SAP Ariba nel Digital Procurement Report 2019. I risultati dello studio forniscono un quadro illuminante dello stato dell’arte del Digital Procurement in Italia, evidenziando le priorità e quale sarà l’evoluzione del settore negli anni futuri.
Il procurement alla luce di Industria 4.0
L’industria 4.0 sta letteralmente rivoluzionando le modalità con cui operano le aziende. Anche il settore del procurement – che annovera in Italia circa 50.000 addetti al lavoro – sta subendo trasformazioni dovute all’impiego delle nuove tecnologie che implicano nuove modalità di lavorare, di relazionarsi e di collaborare con le altre funzioni, con i clienti interni ed esterni e con i fornitori. Ma l’evoluzione registrata autodenuncia la propria persistente inadeguatezza. Troppe le remore, troppi i “buchi” nella gestione complessiva delle strategie. Basta leggere i numeri del rapporto che racchiude il nocciolo dell’analisi.
Sono stati intervistati 100 Chief Procurement Officers (CPO) che svolgono il loro ruolo all’interno di aziende con un fatturato medio superiore a 400 milioni di euro e che hanno confermato come, tra i loro principali obiettivi, risultino ulteriormente prioritari la riduzione dei costi, la gestione dei rischi e il miglioramento della qualità del servizio. Ebbene, se Il 54% dei CPO ritiene che la Predictive Analysis impatterà profondamente sull’attività del Ditigal Procurement in futuro e il 35% degli intervistati sostiene che anche la Robotic Process Automation (RPA) ricoprirà un ruolo importante, si scopre che solo il 21% dei CPO confida nella blockchain, mentre un esiguo 10% nell’Artificial Intelligence o nel Machine Learning. In sostanza, la macchina è lenta, ma si muove. Inoltre secondo quanto emerso dal Procurement Forum 2019, organizzato da IKN Italy e tenutosi a Milano lo scorso febbraio , entro il 2020 assisteremo in Italia a una crescita del + 18% di investimenti in digitale, del + 4% nella gestione del cost-saving e trasparenza di spesa e del + 6% nella fidelizzazione fornitori per un continuos improvement attraverso il business planning e lo sviluppo di operational buying.
Ostacoli e benefici
Secondo il Rapporto SDA Bocconi la resistenza al cambiamento e la barriera culturale risultano essere la principale preoccupazione dei CPO intervistati, mentre solo il 34% ritiene che la mancanza di competenze – a cui si può ovviare con programmi di formazione ad hoc – costituisca un problema. Dal punto di vista organizzativo la preoccupazione più importante è costituita dalla necessità di garantire l’integrazione con le tecnologie esistenti; in termini economici, l’ostacolo principale risiede nell’incapacità di monitorare e calcolare il ROI, mentre solo il 15% lamenta problemi di budget.In termini di benefici, le soluzioni di Predictive Analitycs, Blockchain, IoT, Machine Learning e Robotic Process Automation sono in grado di fornire un valido supporto al CPO nelle decisioni più critiche, aumentandone la visione e l’“intelligence”, coniugando le esigenze dei processi di acquisto e di fornitura e generando la convergenza delle competenze tecnologiche con quelle di business. Inoltre, l’individuazione della soluzione tecnologica da impiegare, dei partner e dei soggetti più idonei da coinvolgere nelle fasi di sviluppo e test, garantirà risultati positivi e contribuirà ad un’ulteriore evoluzione del Digital Procurement che significa, in sostanza, la possibilità di attuare processi decisionali sempre più avanzati e competitivi.
Il Digital Procurement non può prescindere dal fattore umano e dovrà essere in grado di coinvolgere i clienti interni ed esterni, preparandoli al nuovo modus operandi. Sarà compito del CPO facilitare lo sviluppo e la realizzazione delle strategie aziendali e delle soluzioni alternative, con il supporto ed il coinvolgimento del Top Management, atte non solo a garantire una maggiore competitività sul mercato, ma anche ad approfondire e soddisfare i bisogni aziendali. Solo in questo modo i CPO riusciranno a sviluppare metodi e strategie per realizzare un’agile enterprise, a gestire il cost saving, a misurare i KPI della relazione con i fornitori ed a contenere rischi economici ed operativi.
Inoltre, per fare in modo che tutti gli attori comprendano le proprie nuove responsabilità, sarà necessaria una pianificazione del processo di change management che implicherà una revisione delle procedure in essere ed un aggiornamento dei modelli operativi. Parallelamente bisognerà ulteriormente diffondere la cultura del risk management, soprattutto nella fase di scouting e nella valutazione dei fornitori oltre a garantire la business continuity dell’organizzazione, senza dimenticare la gestione della cyber security imprescindibile in una funzione di Digital Procurement all’interno della evoluzione dell’industria 4.0.
Conclusione
L’arte del procurement fa oramai parte del passato, il futuro è fatto di decisioni basate sulla disponibilità dei dati. Il procurement si converte in una scienza digitale. Il Digital Procurement – un virtuoso mix di investimenti in più idonee tecnologie; riduzione dei tempi della sourcing information; velocizzazione delle procedure di validazione grazie all’accesso alle migliori best-practices interne ed esterne – è un viaggio che ogni organizzazione deve intraprendere per non soccombere. Un viaggio in continuo divenire in sintonia con la continua evoluzione delle tecnologie. Cambia la fisionomia dell’acquisto: una corrente di know-how, non più un traguardo fine a se stesso.