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E-procurement, cosa cambia con il protocollo sulla cybersecurity



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Analizziamo cosa cambia con la stretta del governo sull’e-procurement, pensata per una maggiore tutela e sicurezza a sostegno delle amministrazioni pubbliche grazie al nuovo protocollo di intesa siglato tra Mef, Consip e Acn

Pubblicato il 23 feb 2024

Marco Santarelli

Chairman of the Research Committee IC2 Lab – Intelligence and Complexity Adjunct Professor Security by Design Expert in Network Analysis and Intelligence Chair Critical Infrastructures Conference




Si fa sempre più stringente l’azione del governo italiano per tutelare le amministrazioni pubbliche in materia di cybersecurity.

Il recente protocollo di intesa firmato tra Mef, Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella persona del direttore generale Susanna La Cecilia, Acn, Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, nella persona del direttore generale Bruno Frattasi, e Consip, Centrale Nazionale per gli Acquisti della PA e società per azioni il cui unico azionista è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella persona dell’amministratore delegato Marco Mizzau, ha l’obiettivo di potenziare la collaborazione degli attori coinvolti per la sicurezza informatica nazionale affinché offrano nuove soluzioni per procedure sempre più sicure ed efficienti.

Cosa prevede il protocollo per la sicurezza dell’e-procurement

Tra i focus del protocollo, la protezione del sistema di gestione dei contratti pubblici, la piattaforma di e-procurement gestita da Consip, qualificata come “infrastruttura critica di interesse nazionale”, che porterà presto i contratti pubblici all’interno di un processo totalmente digitalizzato.

L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale si occuperà dello sviluppo di strategie di sicurezza di tutto il patrimonio informativo di Consip, in collaborazione con il Csirt, Computer Security Incident Response Team, compreso anche lo scambio di dati e analisi sulle criticità note e gli attacchi subiti in modo che la tutela della progettazione delle iniziative di gare nell’ambito del Programma di razionalizzazione degli acquisti delle pubbliche amministrazioni sia massima.

Gli obiettivi

Questo scambio di informazioni mira a rafforzare la protezione di tutta la Pubblica Amministrazione, soprattutto nel contesto delle procedure di gara nell’ambito del Programma di Razionalizzazione degli Acquisti nella PA, di cui la piattaforma di e-procurement è parte essenziale. Il Programma vuole riorganizzare la spesa pubblici per beni e servizi attraverso un sistema a rete che razionalizzi la spesa pubblica e favorisca le collaborazioni.

Perché l’e-procurement è strategico

Tra i principali driver delle politiche della Commissione Europea, l’e-procurement ha l’obiettivo di digitalizzare “l’intero processo di approvvigionamento delle pubbliche amministrazioni nelle due fasi di pre e post aggiudicazione, ovvero dalla pubblicazione dei bandi fino al pagamento (appalti elettronici end-to-end)”. Secondo il Programma per la Razionalizzazione degli acquisti nella P.A., gli 87 miliardi di euro circa previsti per la spesa pubblica per beni e servizi dovranno essere razionalizzati in maniera graduale, “indirizzando le 32.000 stazioni appaltanti verso l’utilizzo delle procedure di acquisto fornite dai soggetti aggregatori, che costituiscono un “sistema a rete” per il perseguimento dei piani di razionalizzazione della spesa pubblica e per la realizzazione di sinergie nell’utilizzo di strumenti informatici per l’acquisto di beni e servizi”.

Gli ambiti dell’E-procurement sono due: preaggiudicazione e post-aggiudicazione. Il primo prevede la dematerializzazione e regolamentazione delle gare di appalto pubblico utilizzando le gare telematiche. Queste ultime prevedono l’obbligo delle comunicazioni elettroniche e di una serie di passaggi specifici, quali “l’e-notification, pubblicazione elettronica dei bandi di gara; e-access, accesso elettronico ai documenti di gara; e-submission: presentazione elettronica delle offerte; ESPD, documento di gara unico europeo; e-Certis: il sistema informatico che consente di individuare i certificati e gli attestati più frequentemente richiesti nelle procedure d’appalto”.

L’evoluzione normativa

L’evoluzione delle direttive sugli appalti pubblici, partita dal 1971, è passata attraverso la “Direttiva 2004/18/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 31 marzo 2004 relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi”, che ha portato all’unificazione di tutte le norme comunitarie in materia di appalti pubblici, escludendo i settori speciali che sono stati regolamentati tramite la Direttiva 2004/17/CE, all’innalzamento delle soglie di applicazione, all’introduzione delle aste elettroniche, dei sistemi dinamici di acquisto, degli accordi quadro e della possibilità di partecipare alle gare con le holding. Si prospettava già maggiore trasparenza delle procedure e una prima digitalizzazione attraverso l’uso delle aste elettroniche.

Il 27 gennaio del 2011 veniva poi avviata dalla Commissione Europea una consultazione sull’eventuale evoluzione della legislazione europea in materia con la pubblicazione del Libro Verde, per acquisire indicazioni sulle modifiche da apportare alla normativa europea sui contratti pubblici e adeguarsi al contesto storico, sociale ed economico. La consultazione ha avuto termine il 20 dicembre 2011 e ha portato ad una proposta di nuova direttiva sugli appalti pubblici nei settori ordinari, che sostituirà la Direttiva 2004/18/CE, una nei settori speciali, che sostituirà la Direttiva 2004/17/CE e una sulle concessioni.

La piattaforma europea di e-procurement

La Public Buyers Community Platform è la piattaforma lanciata dalla Commissione Europea qualche mese fa per mettere in contatto autorità pubbliche, industria, PMI, mondo accademico o comunque tutte le parti interessate agli appalti pubblici in Europa per lo scambio di esperienze e migliori pratiche, con l’obiettivo di favorire la collaborazione e aumentare l’efficienza e la trasparenza dei processi. Per dare contezza di quali sono i numeri di cui parliamo, secondo i dati Consip al 31 marzo 2023, 49 sono state le gare realizzate per contratti di acquisto delle PA anche legati ai progetti PNRR e PNC, per un valore di 15,5 miliardi di euro e 198 lotti. 32 su 49 gare erano del settore ICT, 13 di quello sanitario e 4 del settore Mobility.

Secondo una nota UE, “Appalti pubblici efficienti, moderni e ben gestiti possono contribuire a creare un’economia dell’Ue più innovativa, sostenibile e socialmente inclusiva. Stimola il settore del lavoro, la crescita e gli investimenti e migliora la qualità dei servizi pubblici”.

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