acquisti pubblici verdi

Green Public Procurement, così matura in Italia grazie a Consip

L’approccio al Green Public Procurement da parte delle Amministrazioni pubbliche, grazie anche al contributo di Consip in qualità di centrale di committenza nazionale, sta passando a una fase matura. Ecco perché e il futuro che ci aspetta

Pubblicato il 24 Apr 2018

Lidia Capparelli

Consip, Divisione Pianificazione e Supporto operativo

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Il tema del Green PublicProcurement (GPP) è entrato ormai da diversi anni nell’agenda del settore pubblico e da approccio pionieristico si è progressivamente trasformato – anche grazie a interventi legislativi a livello nazionale e comunitario – in un elemento di rilievo nelle scelte d’acquisto delle amministrazioni pubbliche.

In particolare nel nostro Paese, dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti (D.lgs. 50/2016), il Green PublicProcurement ha assunto un ruolo di leva strategica per favorire la transizione verso un’economia sostenibile e competitiva, capace di qualificare e, quindi, razionalizzare gli acquisti della PA. Tale ruolo è stato sancito dall’obbligo di introdurre, a prescindere dal valore dell’appalto, i Criteri ambientali minimi (CAM) in tutte le procedure d’acquisto pubblico riguardanti servizi/prodotti/lavori sui quali siano stati emanati i relativi decreti del Ministero dell’ambiente.

Una reale politica di acquisto “GPP oriented” si traduce nell’integrazione dei criteri ambientali in tutte le fasi del processo di approvvigionamento, incoraggiando la diffusione di tecnologie sostenibili e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, tenuto conto della disponibilità del mercato.

È evidente come tale approccio rappresenti un grande fattore di innovazione nel procurement pubblico, soprattutto in termini di prodotti e servizi disponibili, e quindi anche un’opportunità di mercato per quelle aziende che hanno scelto di presentare un’offerta “green”. La domanda pubblica, infatti, rappresenta un’ingente fetta del mercato e l’inserimento dei criteri ambientali negli acquisti delle PA crea nuove opportunità di business per le imprese, che trovano per i loro beni, servizi e lavori uno sbocco tale da stimolare e giustificare gli ingenti investimenti in attività di ricerca e sviluppo necessari per produrre prodotti o soluzioni innovative e sostenibili.

Green Public Procurement, l’impegno di Consip

Per Consip l’impegno per gli acquisti sostenibili parte da lontano, dalle sue fondamenta –il principio della salvaguardia dell’ambiente è contenuto già nel proprio Codice etico – e si è successivamente concretizzato attraverso una programmazione delle attività che persegue un equilibrio tra iniziative economiche ed esigenze ambientali, in conformità alle normative nazionali ed internazionali in materia. Per questo l’azienda adotta tutte le misure per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività e si impegna a porre in essere misure volte alla sensibilizzazione e al rispetto verso l’ambiente.

La concretezza di questo approccio è particolarmente evidente nell’ambito del Programma di razionalizzazione della spesa, dove l’integrazione dei criteri del Green Public Procurement negli strumenti d’acquisto messi a disposizione della PA ha l’obiettivo di indirizzare i comportamenti di acquisto delle amministrazioni verso soluzioni innovative e sostenibili. Tutto questo per ridurre l’impatto diretto sull’ambiente dei consumi pubblici; produrre un beneficio economico per le amministrazioni attraverso la valutazione della sostenibilità complessiva di una scelta d’acquisto – sia in termini economici sia in termini ambientali e sociali – sulla base dell’intero ciclo di vita dei prodotti, con un approccio di LCA (Life Cycle Assessment).

Un impegno ben evidente dall’estensione nel corso degli anni dei requisiti “verdi” a nuove iniziative: circa il 91% delle convenzioni attive e aggiudicate, il 60% degli Accordi quadro attivi, l’85% delle iniziative sul Mercato elettronico della PA e circa il 71% di quelle sul Sistema dinamico di acquisto della PA integrano criteri di sostenibilità. Grazie a tali iniziative, gli acquisti “verdi” effettuati dalle PA attraverso strumenti Consip sono stati pari a 13,2 miliardi di euro negli ultimi quattro anni.

Le collaborazioni e le partnership

L’attività, quella di Consip, pienamente in linea con i principi e gli obiettivi del Piano Nazionale d’Azione del Green Public Procurement (PAN GPP) del 2008, coordinato dal Ministero dell’Ambiente, con il quale è stato delineato a livello nazionale un quadro di riferimento per dare impulso agli acquisti sostenibili.

Consip, peraltro, partecipa al Comitato di gestione del PAN che ha il compito di individuare i requisiti ambientali da introdurre nelle procedure di acquisto per le categorie di prodotti, servizi e lavori oggetto del piano stesso (i già citati CAM) – volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato –nonché di programmare e realizzare le attività relative alla formazione e alla comunicazione, impostare e svolgere il monitoraggio utile a verificare l’efficacia del piano d’azione, e controllare l’andamento degli obiettivi da perseguire.

Accanto alla collaborazione col Ministero dell’Ambiente se ne sono instaurate, nel corso degli anni, altre con ENEA, Fondazione sviluppo sostenibile, Rete italiana LCA, Agenda 21, alcune tra le più rilevanti Citta Metropolitane, molti grandi e piccoli comuni, alcune associazioni impegnate alla diffusione dei principi dello sviluppo sostenibile, le associazioni di categoria dei settori imprenditoriali oggetto di iniziative di acquisto.

Infine, non vanno dimenticate le partnership instaurate a livello internazionale attraverso la partecipazione a progetti europei, strumento fondamentale per favorire lo scambio di esperienze, l’innovazione, il benchmark di posizionamento tra i Partner dell’Unione Europea e l’implementazione del GPP in Europa. Consip è membro del GPP Advisory Group della DG Environment della Commissione Europea ed è stata partner di diversi progetti– BUY SMART + GPP 2020 GREEN PROCA – a cui ha fornito contributi in ambito legale, organizzativo, tecnologico, di comunicazione e formazione. A questi si aggiunge il progetto PROCURE2INNOVATE, appena avviato, con l’obiettivo di creare una rete dei Centri competenza sull’Innovative Procurement.

Tale attività progettuale ha comportato un proficuo scambio di esperienze e know how con istituzioni europee e con altre realtà leader a livello europeo in materia di procurement sostenibile, quali grandi stazioni appaltanti (Berliner) ed enti di supporto tecnico (ICLEI).

Il metodo Consip

In che cosa si traduce in concreto l’approccio GPP di Consip? L’azienda ha sviluppato un metodo volto alla definizione del “criterio verde” da inserire nelle proprie iniziative di acquisto, che possa coniugare le esigenze della PA con le disponibilità del mercato, affinché si raggiunga sempre un punto di equilibrio capace di tracciare nel tempo una correlazione positiva tra innovazione, riduzione dei costi economici, ambientali e sociali.

L’analisi della normativa è il primo passo per definire il perimetro di azione volto all’applicazione dei criteri ambientali. Si verifica l’esistenza di Criteri ambientali minimi in tutti i settori merceologici oggetto di regolamentazione e si analizzano le Ecoetichette (fonte normativa ambientale volontaria rilasciata in conformità al sistema delle ISO14020) a disposizione per la categoria di prodotto o servizio oggetto di studio.

A questa prima fase segue lo studio e analisi della letteratura scientifica in termini di LCA elaborata per bene/servizio o lavoro di interesse, per far emergere un quadro degli impatti ambientali rilevanti e gli ambiti sui quali appare prioritario intervenire. Vengono in questa fase analizzate le migliori buone pratiche esistenti a livello italiano, europeo e internazionale, le più accreditate riviste scientifiche, i siti internet di stakeholders affidabili, i network avviati grazie alla partecipazione ai progetti europei.

Una volta selezionati i criteri di interesse è necessario effettuare un’analisi del mercato della fornitura volta a valutare la maturità dello stesso a rispondere ai criteri selezionati, attraverso un questionario pubblico di consultazione che tiene conto anche dei principali temi ambientali connessi all’iniziativa. Il confronto con il modo dell’impresa ha il fine di comprendere la maturità del mercato e di non pregiudicare la libera concorrenza, magari chiedendo soluzioni ancora troppo costose per essere ripagate dalla fase di uso e di smaltimento.

Una volta stabilito quali criteri minimi e premianti inserire nella documentazione di gara, oltre a quelli identificati dai CAM, si definisce il criterio attraverso una descrizione puntuale della caratteristica ambientale richiesta, la norma di standardizzazione della qualità seguita per l’individuazione della specifica tecnica o funzionale, la definizione della misura richiesta, il metodo di verifica, l’assegnazione del punteggio valutato in relazione al beneficio economico e ambientale correlato e la formula con la quale lo stesso viene attribuito. Il calcolo seguito per l’attribuzione del punteggio tiene in considerazione l’applicazione del metodo del costo del ciclo di vita, laddove i parametri siano monetizzabili nel periodo di tempo definito per singolo ciclo di vita.

Un metodo, dunque, articolato, la cui complessità viene sintetizzata e semplificata per gli utenti del Programma attraverso un simbolo: un albero verde posto accanto ai beni, servizi e lavori che includono requisiti di sostenibilità ambientale in tutti gli strumenti d’acquisto.

Dal Gpp al Procurement sostenibile: le sfide

In conclusione, si può affermare che l’approccio al GPP da parte delle Amministrazioni pubbliche, grazie anche al contributo di Consip in qualità di centrale di committenza nazionale, sta passando a una fase matura.

Quanto fatto finora, però, chiama tutti gli attori in campo a nuove sfide e tra queste c’è sicuramente quella dell’economia circolare, le cui 4 direttive sono state approvate da qualche ora dal Parlamento Europeo. In alternativa all’attuale modello lineare di sviluppo industriale che crea, in tutte le fasi della produzione, scarti inutilizzati e potenzialmente inquinanti è di fondamentale importanza orientarsi verso un modello economico che gestisca in maniera più efficiente le risorse, valorizzando il più possibile gli scarti di processo affinché non vengano smaltiti come rifiuti e non siano avviati a pratiche di smaltimento non orientate al recupero dei materiali, ma riutilizzati all’interno del sistema produttivo, optando per filiere industriali integrate a livello verticale e orizzontale anche in termini di risorse utilizzate.

Un’altra sfida è rappresentata, infine, dall’inclusione sociale e dallo sviluppo occupazionale. Il GPP, in quanto spesso orientato all’ambito di salvaguardia delle risorse naturali, non garantisce il contemporaneo raggiungimento della sostenibilità ambientale e sociale di una gara d’appalto. Appare, dunque, necessaria l’adozione di una strategia nazionale sullo sviluppo sostenibile ’che individui lo strumento del Sustainable Public Procurement (SPP), introdotto nel 2015 dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente). L’SPP rappresenta la naturale evoluzione del GPP, grazie all’inclusione, nelle politiche di acquisto, di aspetti sociali ed economici oltre che ambientali. Anche per la Commissione Europea tale approccio è da intendersi come il tentativo da parte delle pubbliche amministrazioni di raggiungere il giusto bilanciamento tra i tre pilastri dello sviluppo sostenibile (economico, sociale e ambientale), in tutte le fasi del processo di acquisto.

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