In principio era il MePA, e tutti gli Enti pubblici avevano l’obbligo di usarlo. Dopo qualche anno il Legislatore ha introdotto per gli Enti Locali la possibilità di utilizzare in alternativa mercati elettronici regionali. E così nacquero gli altri mercati elettronici. L’interesse fu frenetico, l’utilità evidente e si decise di investire realizzandone i primi. I nomi furono scontati, si sostituì la “PA” del MePA con le iniziali della regione, per sottolineare che il mercato elettronico non era di tutta la PA come quello Consip ma dedicato alla specifica regione. Non fu altrettanto scontata la riuscita del nome, se in Emilia Romagna si battezzò MeRER, a Trento MePAT e a Bolzano MEPAB. In Valle d’Aosta invece scappò MeVdA, che fu poi saggiamente corretto dopo qualche mese in MeVA. Solo gli orgogliosi e originali sardi si allontanarono dal paradigma coniato da Consip scelsero il nome “CAT Sardegna”.
Le cose che hanno in comune i mercati elettronici regionali
Ma che cosa hanno in comune tutti questi mercati elettronici? La risposta è tutto, infatti fanno tutti esattamente lo stesso lavoro.
In un qualsiasi Mercato Elettronico gli Enti acquistano nella massima autonomia perché non solo decidono che cosa acquistare ma scelgono anche il tipo di gara e la eseguono in autonomia. In altre parole acquistano ciò di cui hanno bisogno nel modo che ritengono opportuno, rispettando il Codice degli Appalti. Nel Mercato Elettronico non c’è più la Consip che sceglie i beni e i servizi al posto degli Enti aggiudicando gare e stipulando Convenzioni. Nel Mercato Elettronico la Consip si limita a far funzionare la piattaforma di e-Procurement con cui ogni Ente effettua gli acquisti per conto proprio.
C’è davvero bisogno di 20 mercati elettronici?
E allora che bisogno c’è di 20 mercati elettronici in giro per l’Italia? L’abbiamo chiesto alle imprese. L’Imprenditore ogni mattina si sveglia e non solo inizia a correre, più veloce dei mille oneri e adempimenti che lo inseguono, ma deve correre a cercare le gare di interesse su ciascuno dei mercati elettronici in cui sono frammentati gli acquisti delle pubbliche amministrazioni italiane, aggiornare il catalogo, aggiornare la domanda di abilitazione. E sebbene i mercati elettronici facciano tutti lo stesso lavoro, l’operatività di ogni mercato elettronico è completamente diverso da quella degli altri.
Anche il marketing e la vendita si compicano, e sono importanti nei Mercati Elettronici, poiché gli ordini da catalogo, anche se si chiamano “diretti”, non vengono mai spontaneamente.
Molti mercati, molti errori
Un motivo è certamente il tentativo di superare i difetti della piattaforma MePA. Ma molti errori sono difficilmente evitabili al punto che nessun mercato elettronico è senza peccato. Peraltro le Regioni difficilmente possono competere con Consip quanto a potenza economica, se non altro a causa delle dimensioni del bacino di utenza servita.
Una causa di rilievo della proliferazione dei mercati elettronici è stata l’errata convinzione che nel MePA fosse Consip ad effettuare acquisti al posto degli Enti. E in effetti ci sono sentenze del TAR (Marche 325/2014) e Consiglio di Stato (5202 del 22/10/2014) che elogiano il MePA perché affermano che con esso si aderisce a una Convenzione Consip il cui soggetto affidatario è stato individuato attraverso una procedura di gara gestita da Consip che assume il ruolo di parte contrattuale con qualsivoglia garanzia di imparzialità, chiarezza e pubblicità. Sembra incredibile, ma c’è scritto proprio questo, sebbene il MePA non c’entri nulla con le Convenzioni e le gare Consip. Vi consigliamo di non leggere queste sentenze, altrimenti potreste essere assaliti da dubbi che rischierebbero di vanificare anni di ottima formazione professionale.
L’aspetto positivo dei mercati regionali
Un altro motivo, l’unico che condivido pienamente, è stata la volontà delle Regioni di esercitare una importante azione di assistenza ed accompagnamento delle imprese verso l’eProcurement, il che significa abilitazione più celere, assistenza più vicina agli utenti. E in effetti la Regione Emilia Romagna abilita le imprese in 4 giorni a dispetto di un tempo compreso tra sette e 45 giorni che impiega la Consip, ha un call center gratuito per assistere le imprese mentre quello Consip costa circa un euro al minuto più lo scatto, con massimo della singola telefonata è di € 15,25 (quello gratuito è solo per malfunzionamenti del Portale, ossia quei rari eventi che, a quanto dichiara Consip, si verificano poche ore ogni anno). Ogni altro problema che una impresa può incontrare nell’uso del MePA non è un malfunzionamento, a detta degli Operatori del Call Center Consip. Chiamare per credere…
L’importanza dell’assistenza alle imprese
I numeri confermano l’importanza dell’assistenza alle imprese: nel MePA vi sono solo 74.984 imprese su circa 1.500.000 che oggi lavorano per la PA! Solo il misero 5% delle imprese che lavora per la PA è sul MePA. E quelle 1.425.016 imprese mancanti all’appello non sono certo finite negli altri mercati elettronici che contano molte meno imprese del MePA. Quel 95% delle imprese purtroppo non vuol saperne del MePA! Il dato parla chiaro, c’è un collo di bottiglia gigantesco di tipo tecnologico, culturale o operativo da qualche parte nel processo di ingresso e permanenza delle imprese nel MePA che hanno scelto di conseguenza di abbandonare il Mercato Pubblico.
Ma solo alcuni dei problemi delle imprese che hanno provocato l’abbandono del mercato pubblico si risolvono molto parzialmente con i mercati regionali diversi da quello Consip. Infatti anche nelle regioni ove ci sono Mercati Elettronici regionali numerosissimi Enti continuano ad usare anche il MePA, quindi scegliere un mercato regionale se può mitigare il problema dovuto alle difficoltà di accesso riduce comunque drasticamente il volume di affari che una impresa può fare.
MePA e mercati elettronici regionali
E ancora una volta i numeri dell’Osservatorio MePA di Porzio & Partners ci confermano che i Mercati Elettronici regionali benché piacciano non hanno portato via le imprese dal MePA ma costituiscono un ulteriore adempimento (anche se in alcuni casi più lieve), infatti le imprese con sede Legale nelle Regioni ove ci sono la maggior parte dei mercati Elettronici (Valle d’Aosta, Trentino – Alto Adige, Emilia – Romagna e Sardegna) sono quelle più presenti nel MePA. Le imprese meno presenti nel MePA hanno sede nelle Regioni (Liguria, Campania, Puglia, Molise) ove non ci sono mercati elettronici Regionali.
E’ come dire che chi è sopravvissuto al MePA non teme di certo i mercati regionali. Ma non è questo che auspicavamo quando davamo il benvenuto ai mercati elettronici regionali.
Una soluzione per arrivare al consolidamento
La soluzione Consip e le Regioni ce l’avevano sotto il naso da anni, ma non ne hanno mai voluto sapere: un solo MePA condiviso e collaborativo dove Consip e le Regioni avrebbero avuto ruoli diversi e complementari a beneficio di Enti, imprese e casse pubbliche. Consip avrebbe potuto delegare alle Regioni l’abilitazione e l’assistenza delle imprese nell’accesso al MePA e avremmo usato tutti lo stesso Mercato Elettronico, un Mercato Elettronico migliore, e avremmo risparmiato sull’acquisto e sulla gestione di più piattaforme telematiche. Le imprese avrebbero risparmiato l’onere di abilitarsi a tanti mercati elettronici e di imparare ad usarli. Una impresa lombarda avrebbe potuto ricevere l’abilitazione al MePA dalla Regione Lombardia, un utente collegandosi al MePA dalla Lombardia avrebbe visto il simbolo della Regione Lombardia, ma tutti avremmo usato la stessa piattaforma, con le stesse regole e senza alcuna sovrapposizione di ruoli. Facile, facilissimo, efficiente, economico. Ma a qualcuno non piaceva.
E oggi ogni impresa continua ad abilitarsi ad ogni Mercato Elettronico che vede la luce in Italia e, come se non bastasse, ora la scena si ripete per il Sistema Dinamico di Acquisizione. Quindi le imprese non solo avranno potenzialmente 20 Mercati Elettronici a cui abilitarsi ma anche 20 Sistemi Dinamici di Acquisizione. A quando ciò che nell’informatica da decenni si chiama consolidamento?