L’Italia è attesa da sfide decisive per il proprio futuro, che impongono una riflessione sui valori ai quali ispirare strategie e azioni per ritornare su un sentiero di sviluppo e coesione sociale. In tale ambito, la prevenzione dei comportamenti corruttivi non può che avere un ruolo centrale e determinante. Non basta, infatti, contrastare la corruzione attraverso la repressione, ma occorre creare strumenti e regole in grado di prevenirla. Tra questi, gioca un ruolo fondamentale la trasparenza.
Se ben organizzata e adeguatamente mirata, la trasparenza non rallenta la macchina amministrativa, favorisce la partecipazione civica e l’accesso ai servizi, assicurando il pieno rispetto dei diritti fondamentali delle persone interessate. Ciò vale anche per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), la cui attuazione nei modi migliori costituisce obiettivo di Anac, che sarà perseguito non solo attraverso la vigilanza tradizionale, ma anche, e soprattutto, supportando le pubbliche amministrazioni e gli operatori economici in questa sfida tanto impegnativa.
Appalti pubblici, il mito della semplificazione delle procedure: cosa serve davvero
Una Piattaforma unica della trasparenza
Nel Piano di ripresa è stata inserita la proposta dell’Autorità di creare una Piattaforma unica della trasparenza: un punto di accesso unificato, gestito dall’Anac e basato sull’interconnessione con altre banche dati pubbliche, in grado di semplificare e rendere meno onerosa la pubblicazione dei dati, agevolando al contempo fruibilità e confrontabilità. Si tratta di un percorso graduale, che richiederà il coinvolgimento di diversi attori istituzionali.
Il punto di arrivo sarà una trasparenza 4.0, meno onerosa per le pubbliche amministrazioni e insieme capace di fornire ai cittadini un’informazione più completa, grazie anche alla immediata disponibilità dei dati per future elaborazioni. In coerenza con questo disegno, occorre dare piena attuazione alle disposizioni vigenti in materia di apertura delle banche dati pubbliche a fini di trasparenza (tramite il quale possono essere anche assolti taluni obblighi di pubblicazione), superando logiche “proprietarie” che da troppo tempo limitano lo sfruttamento delle enormi potenzialità del patrimonio informativo pubblico, nel pieno rispetto dei diritti sui dati personali. Già dalla fine del 2020, Anac ha messo a disposizione degli utenti un cruscotto per la navigazione e l’analisi dei dati sui contratti pubblici e un insieme di dataset in formato aperto, liberamente scaricabili.
In questa fase di particolare importanza per il Paese è doveroso preoccuparsi di “fare in fretta”, ma il vero obiettivo è “fare bene”. Se non saremo capaci di ciò, avremo prodotto solo debito cattivo. Occorre cogliere questa straordinaria opportunità per coinvolgere e far crescere le professionalità di cui dispone l’Italia in tutti i settori, promuovendo anche un utilizzo innovativo e virtuoso delle clausole sociali, che non devono ridursi a mera garanzia del passaggio di risorse da un datore di lavoro all’altro, ma divenire leva per valorizzare e qualificare i lavoratori, con beneficio non solo degli interessati, ma anche delle pubbliche amministrazioni committenti, delle imprese fornitrici e del Paese in generale, aiutandolo così ad affrontare le sfide del domani. Obiettivo del Piano sono le persone, la loro crescita e il loro benessere.
Le proposte Anac per bilanciare trasparenza e rapidità di azione
L’Autorità ha formulato alcune proposte per bilanciare opportunamente trasparenza e rapidità di azione, concentrandosi soprattutto su digitalizzazione dei contratti pubblici e qualificazione di stazioni appaltanti e imprese. La completa informatizzazione è un obiettivo richiestoci con forza anche dall’Unione europea. Occorre puntare sulla digitalizzazione dell’intero ciclo di affidamento, dalla programmazione al collaudo, che troverà elemento centrale nella piena valorizzazione della Banca dati nazionale dei contratti pubblici.
Essenziale sarà l’istituzione del fascicolo virtuale dell’operatore economico, che l’Autorità intende sviluppare ampliando i servizi attualmente resi per la verifica dei requisiti di partecipazione alle gare, nella prospettiva di consentire alle stazioni appaltanti di utilizzare gli accertamenti in precedenza svolti da altri committenti. Il vantaggio è evidente: l’impresa non dovrà più perdere tempo con carte e documenti perché questi saranno forniti una sola volta e utilizzati per le altre gare. Per far partire tale processo, occorre assicurare che i sistemi di acquisto di tutte le stazioni appaltanti dialoghino con la piattaforma dell’Autorità, dando effettiva attuazione alle disposizioni appena introdotte.
Al fine di raggiungere gli obiettivi del Piano è però indispensabile dare finalmente attuazione al sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti. Occorrerà anche potenziare i soggetti aggregatori regionali, consentendo loro di offrire servizi anche al di fuori del proprio territorio di riferimento e magari di specializzarsi per settori o ambiti di attività, attraverso un positivo confronto competitivo nell’offerta dei propri servizi. Sarebbe altresì da incoraggiare la nascita di soggetti aggregatori pubblici promossi dagli enti locali, lasciando a questi ultimi, in assenza di dimensione adeguate, solo i contratti di minori dimensioni più facilmente gestibili.
Il ruolo di Anac
Lungi dall’essere un freno all’attività amministrativa, l’Anac, al contrario, fornisce supporto e assistenza, aiuta le stazioni appaltanti ad utilizzare correttamente le risorse pubbliche e a risparmiare, acquisendo beni e servizi migliori per la stessa amministrazione e i cittadini. Basti pensare all’individuazione dei prezzi di riferimento per prodotti di uso corrente, come le risme di carta o i servizi di pulizia, ovvero alle iniziative ad hoc, come quella appena conclusa sull’approvvigionamento di dispositivi medici per il diabete, che ha spinto le stazioni appaltanti verso procedure più trasparenti ed efficaci, con risparmi significativi a tutto vantaggio dei pazienti. Si tratta di esempi tangibili di come trasparenza e concorrenza riducano i costi, liberando risorse a favore della collettività.
Gli affidamenti che saranno attuati per l’attuazione del Piano di ripresa realizzeranno anche una straordinaria redistribuzione di potere economico privato, destinato a pesare ben al di là dell’orizzonte temporale del Piano medesimo. Anche per tale ragione, bisogna evitare che procedure di affidamento scarsamente concorrenziali finiscano per premiare unicamente le imprese direttamente conosciute dall’amministrazione committente ovvero si concentrino nelle mani di pochi operatori più forti e strutturati, a discapito di altri ugualmente meritevoli. Occorrerà per questo compensare le procedure acceleratorie individuate dai recenti provvedimenti normativi con iniezioni massicce di trasparenza sull’intero ciclo dell’attività svolta: dall’individuazione del fabbisogno, fino all’evidenza sui vincitori, dall’inizio della prestazione, fino al pagamento dell’ultimo euro corrisposto. Sarà inoltre necessario stabilire criteri semplici e oggettivi per individuare gli operatori da invitare alle selezioni, garantendo adeguata rotazione degli stessi. Trasparenza e concorrenza saranno quindi fattori essenziali ed ineliminabili non solo per spuntare le condizioni migliori a vantaggio del pubblico, ma anche per selezionare le imprese più meritevoli e affidabili. In ogni caso, l’imminente crescita della domanda pubblica conseguente all’iniezione di fondi europei dovrà incontrare imprese all’altezza del compito, in grado di realizzare le opere a regola d’arte e nei tempi preventivati.
Obiettivo del Piano di ripresa dovrebbe allora essere quello di favorire anche la crescita della parte privata del mercato che talvolta, sia nelle grandi che nelle piccole opere, ha mostrato segni di fragilità. Ciò, non solo per carenze di requisiti o difficoltà finanziarie, ma anche a causa di operazioni societarie opache o contiguità con la criminalità organizzata, come evidenziato dalla crescita delle interdittive antimafia.
Conclusioni
In questo contesto occorre evitare che l’ingentissimo afflusso di capitali pubblici finisca per creare un “effetto di spiazzamento” rispetto alle risorse private, oggi in grande misura inutilizzate, e che invece dovrebbero essere attratte verso gli investimenti produttivi legati al rilancio del Paese, ricevendo così maggiore valorizzazione. Nel dibattito che ha accompagnato l’elaborazione del Piano di ripresa in materia di contratti pubblici non si è data forse la necessaria attenzione al ruolo che i soggetti privati potranno svolgere per contribuire all’opera di ricostruzione collettiva. Tutto questo ha probabilmente indotto a concentrarsi soprattutto sull’orizzonte quinquennale, mentre è quanto mai fondamentale allungare lo sguardo programmatorio oltre il 2026.