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Trasformazione digitale, come le PMI spingono l’innovazione del Paese: la storia di EHT



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Il procurement pubblico e, in particolare, i bandi legati agli avvisi del PNRR, offrono alle PMI occasioni interessanti per partecipare alla trasformazione digitale del sistema Paese, sostenendo l’innovazione della PA: l’esempio del consorzio EHT è interessante per capire come fare

Pubblicato il 20 feb 2024



PNRR e PMI

Le PMI sono una leva fondamentale per le transizioni digitale ed ecologica del sistema Paese: i bandi legati agli avvisi del PNRR offrono a queste realtà possibilità interessanti per spingere l’innovazione in Italia. Considerando che, secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, sono responsabili di circa il 41 per cento dell’intero fatturato realizzato in Italia, la loro capacità di intervenire sui processi di trasformazione non è marginale. Se poi alla prova della digitalizzazione si corre insieme, magari riunendosi in consorzio, le opportunità aumentano ulteriormente.

Il potenziale delle PMI per la trasformazione digitale dell’Italia

Del resto, sempre secondo i dati del Politecnico, le PMI in Italia sono oltre 211mila e rappresentano quasi il 5 per cento del tessuto imprenditoriale del Paese. Insomma, “le piccole e medie imprese di piccolo hanno ben poco. Sono lo scheletro portante dell’economia italiana. È un patrimonio che va accompagnato e sostenuto in questa epoca di transizione duale, dove oltre al respiro dell’hi-tech dovremo saper ascoltare le istanze della sostenibilità”, ha commentato Emanuele Spampinato, presidente del consorzio EHT.

Realtà presenti in ogni settore produttivo e che, unendo tra di loro le forze, possono ulteriormente rappresentare un volano per lo sviluppo. Una delle forme di unione è quella del consorzio: “Appartenere a un consorzio è una scelta di condivisione di valori prima ancora di entrare nel merito dei vantaggi operativi. Potremmo dire che fare parte di un consorzio consente alle imprese anzitutto di condividere esperienze, acquisire maggiore visibilità e credibilità sul mercato, accrescendo il potere contrattuale”, spiega Spampinato.

Tutto questo, sul piano pratico, equivale “a sognare in grande, ad immaginare di poter compiere progetti di ricerca e sviluppo che una Pmi da sola non potrebbe immaginare – aggiunge il presidente EHT -. Ovviamente poi, essere parte di un consorzio consente di esser parte di un sistema in grado di acquisire commesse pubbliche e private contando sulla multidimensionalità, operativa e finanziaria, del gruppo”.

Le occasioni del PNRR: perché partecipare ai bandi

Dunque un contesto imprenditoriale vivace e forte, che può trovare occasioni di sviluppo importanti nell’ambito della pubblica amministrazione. In questo senso, il public procurement rappresenta un mezzo di crescita da non sottovalutare: “Dal Rapporto PMI 2023 Osservitalia, diffuso da Cerved scopriamo che avvalersi di Public Procurement (PP) e lavorare con la PA, aumenta il fatturato del 15,5% (ben il 20% al Sud) e l’occupazione del 10,5% rispetto a chi non vince gare. Il Public Procurement risulta dunque una leva importante di politica industriale capace di generare crescita, occupazione e competitività. E questo è fondamentale per affrontare le sfide dell’innovazione”, spiega Spampinato.

Non bisogna trascurare il fatto che “la pubblica amministrazione ha il dovere di accompagnare il sistema delle imprese, e quello delle PMI in particolare, verso l’acquisizione di quelle che si definiscono tecnologie abilitanti. Va detto che molto è cambiato e che è stato fatto tesoro della crisi pandemica del 2020, quando il ruolo delle PMI è stato determinante nell’affrontare l’emergenza”, è l’analisi del presidente EHT. Tuttavia, si può fare ancora di più: “Dobbiamo guardare all’Europa, ai suoi regolamenti, come lo Small Business Act che già da anni ha segnato le linee guida fondamentali per agevolare l’accesso delle PMI al public procurement”.

Uno scenario in cui il PNRR si presenta come un’imperdibile occasione per rivoluzionare sé stessi e il Paese: “Non mi stancherò mai di ripetere che le PMI sono al centro della transizione digitale e sono quindi chiamate a un adattamento rapido ed efficace. Stiamo affrontando una metamorfosi epocale che cambierà per sempre il modo di lavorare e fare impresa. Una rivoluzione che si basa su tre pilastri fondamentali: tecnologia, dati e cultura digitale – commenta Spampinato -. Indirizzare correttamente le risorse del PNRR è una sfida cruciale nel contesto di questa digitalizzazione, ed è una delle strade per fornire alle PMI gli strumenti necessari per sostenere l’innovazione e la trasformazione dei modelli di lavoro”.

L’impatto della digitalizzazione

Al centro di tutto c’è la rivoluzione digitale “che non significa soltanto introdurre nuove tecnologie tout court. Soprattutto, l’innovazione non può realizzarsi in modalità asincrona rispetto al resto dell’organizzazione, poiché bisogna costruire un vero e proprio ecosistema in grado di coinvolgere l’intero sistema aziendale – aggiunge il presidente EHT -. È quel che si chiama Change Management, un percorso che parte dal vertice aziendale e per essere messo a terra deve coinvolgere tutto il resto dell’organizzazione. Tutto questo necessita di investimenti complessi e non trascurabili”.

Non è una strada semplice e immediata: “Per molte imprese è un percorso complicato senza la disponibilità di un supporto esterno. Il PNRR deve svolgere questa funzione e consentire anche alle PMI di poter definire progetti di digitalizzazione seguendo i tempi dettati dagli obiettivi indicati dall’Unione europea – racconta Spampinato -. Penso in particolare alla Missione 1 del PNRR: si prevede la disponibilità di circa 40 miliardi di euro gran parte della quale può essere spesa sia per la realizzazione di infrastrutture abilitanti alla trasformazione digitale, sia per lo sviluppo di percorsi di formazione per consentire la creazione di una competenza adeguata, soprattutto nei confronti del management, in grado di guidare i processi di trasformazione facendo riferimento a criteri di innovazione e sostenibilità”.

Case study: il consorzio EHT

Per capire la rilevanza del ruolo delle PMI nella trasformazione in chiave innovativa dell’Italia, è interessante approfondire un caso studio aziendale: quello del Consorzio EHT. Una storia che “parte da un modello innovativo che si sta rivelando vincente: la fabbrica diffusa. Siamo nati nel 2005 come società consortile. Oggi conta circa più di 70 imprese consorziate – racconta Spampinato -. Siamo all’avanguardia nella trasformazione digitale poiché siamo riusciti a coniugare il valore e l’agilità di ogni singola PMI con la capacità di traino dello stare insieme. E parliamo del futuro”.

Il consorzio è risultato aggiudicatario di accordi quadro Consip in ambito Sanità digitale e transizione digitale: “Dal punto di vista del business, gli ultimi dodici mesi hanno rafforzato il nostro Consorzio sia rispetto a progetti aggiudicati, sia riguardo al rafforzamento delle relazioni con altri partner industriali – ricorda il presidente -. Abbiamo partecipato a molteplici iniziative, risultando aggiudicatari di diversi accordi quadro Consip (Sanità Digitale 1, 2, 3, 4; Digital Transformation), da cui sono scaturiti numerosi appalti specifici, in particolare quelli di Sanità Territoriale. Tra le gare aggiudicate al Consorzio EHT ricordo anche ACI Informatica, AMTS Catania e Sistema Idrico Alpi Orientali”.

I dati 2023 mostrano la situazione: “In cinque esercizi, il valore di produzione è passato dai 4,4 milioni di euro del 2019 al dato del bilancio 2023 di 35 milioni. Più che ragionare soltanto sul 2024, noi immaginiamo un triennio fondamentale per la nostra crescita”, spiega il presidente. E per il futuro, “il consorzio EHT ha un obiettivo cumulativo per il periodo compreso tra il 2024 e il 2026, quando si punta a raggiungere i 140 milioni di euro come valore di produzione e 100 milioni di euro per quanto riguarda i ricavi diretti da vendite e prestazioni. Per ottenere questi risultati e continuare in questo percorso di crescita, sono previsti investimenti per 85 milioni di euro, sempre nel periodo compreso tra il 2024 e il 2026”.

Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con EHT

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