Si investe ancora troppo poco nel procurement, settore che ha una forte necessità di digitalizzarsi per snellire i propri processi e guadagnare velocità di esecuzione, senza ovviamente tralasciare niente in termini di sicurezza e rispetto delle normative e delle regole degli appalti. Nonostante gli sforzi della Commissione Europea per digitalizzare il processo di approvvigionamento delle pubbliche amministrazioni locali, in Italia fatichiamo a “stare al passo” con le direttive europee. Nel nostro Paese, infatti, circa 1/3 delle gare pubbliche sono ancora gestite tramite modalità cartacee (67% digitali contro il 33% che resta in cartaceo).[1]
Con le nuove linee guida, ANAC ha stabilito quali siano i requisiti necessari per digitalizzare le procedure per tutti gli appalti pubblici e concessioni (indicando anche gli opportuni requisiti di interoperabilità e interconnessione tra le banche dati): il fulcro della questione è rappresentato qui dalla possibile “tensione” fra l’attuazione del PNRR e i diversi cambi normativi e tecnologici imposti da ANAC, che potrebbero rischiare di rallentarla.
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E-procurement, a che punto siamo: i dati
Una ricerca di TeamSystem in collaborazione con Synapta mostra come negli ultimi 5 anni in Italia siano stati aggiudicati poco meno di 140 milioni di euro per servizi riconducibili a piattaforme di E-Procurement e Digital Procurement, incluso il contratto CONSIP (36 milioni di euro).
Lo studio conferma infatti che il mercato delle piattaforme di E-Procurement e Digital Procurement nella PA italiana vale oggi meno di 30 milioni di euro l’anno (27,7 euro/anno), un valore ancora troppo basso, specie se messo in relazione con il valore totale (online e offline) delle gare che vengono bandite ogni anno: 199 miliardi di euro, solo nel 2021.
L’impatto di PNRR e nuove linee guida ANAC
Questo spazio lascia però all’Italia una grande possibilità di crescere, specialmente grazie ad ai fondi previsti dal PNRR (30 miliardi riservati alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione), sull’utilizzo dei quali urge un ragionamento strutturato e lungimirante, i cui presupposti sono di recente cambiati.
A quasi un anno dall’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, è arrivata lo scorso 3 ottobre la pubblicazione da parte di ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) delle linee guida per la qualificazione delle stazioni appaltanti – vale a dire, dei soggetti qualificati a beneficiare dei fondi – la cui interpretazione apre oggi a nuovi scenari, di cui si stanno iniziando a delineare i connotati.
La scadenza: dicembre 2023
D’altronde, è stato comunque proprio il PNRR che, nel voler scadenzare la trasformazione digitale della PA, ha rimarcato la necessità di una qualificazione (e di una riduzione) dei soggetti negli affidamenti e nell’esecuzione degli appalti, accendendo un faro sull’importanza di un digital procurement moderno e trasparente per il sostegno delle politiche di sviluppo del Paese.
Dicembre 2023 rappresenta dunque una delle tappe fondamentali del processo di Riforma del quadro legislativo in materia di appalti pubblici e concessioni fissate dal PNRR: entro quella data, infatti, il Sistema nazionale di E-Procurement dovrà essere totalmente operativo e funzionante. Questo, per sommi capi, implica che:
- tutte le procedure d’acquisto, fino all’esecuzione, del contratto dovranno essere digitalizzate (Smart Procurement);
- il Sistema nazionale di E-Procurement dovrà essere interoperabile con tutti i sistemi gestionali della PA;
- le sessioni d’asta dovranno essere interamente digitali;
- le stazioni appaltanti dovranno far uso delle tecnologie di machine learning per l’osservazione e l’analisi delle tendenze;
- le stazioni appaltanti dovranno essere dotate di un CRM evoluto con funzioni di chatbot.
Come affrontare la digitalizzazione dei processi d’appalto
Per portare il mercato delle piattaforme di E-Procurement a raggiungere questi obiettivi, innanzitutto serve chiarire quali siano i soggetti chiamati in causa. Quando parliamo di tali piattaforme, oltre Consip, dobbiamo distinguere almeno questi segmenti di utilizzo: semplici stazioni appaltanti, centrali di committenza e soggetti aggregatori; oppure realtà più strutturate dove su una piattaforma coesistono più classi di utilizzatori contemporaneamente.
Per far sì che le nuove linee guida ANAC abbiano un impatto positivo, che porti a raggiungere i risultati necessari – e a farlo senza ripercussioni sulle procedure di gara –, il mercato delle piattaforme dovrà far fronte all’inevitabile ulteriore aumento di complessità delle piattaforme di E-Procurement e far al contempo sì che queste possano interoperare tra loro, oltre che con i sistemi centrali.
Un esempio concreto: il caso di una stazione appaltante
Ad esempio, una stazione appaltante (SA) che oggi lavora sulla piattaforma del soggetto aggregatore o della centrale unica di committenza (CUC) di riferimento potrebbe ritrovarsi a dover fungere essa stessa da centrale di committenza per alcuni i comuni del suo territorio che perderanno la qualifica. Questa nuova CUC potrebbe, inoltre, trovarsi a dover gestire strumenti di aggregazione, o magari un albo.
I consigli
Per far fronte a queste nuove necessità, si aprirebbero quindi due strade:
- evolvere i sistemi per permettere questa coesistenza: più albi e strumenti di aggregazione sulla stessa piattaforma;
- consentire alla nuova CUC di avere una piattaforma propria che “interopera” con quelle delle SA per cui è CUC e con quella del suo Soggetto Aggregatore di riferimento. In questo modo ogni SA, al di là della piattaforma su cui verrà svolta la procedura e di chi la svolgerà, avrà un unico strumento dove monitorare e successivamente rendicontare le proprie procedure.
Blockchain e Intelligenza Artificiale per il procurement
In conclusione, sono dunque molti gli scenari che si aprono a seguito della pubblicazione delle linee guida del 3 ottobre. Prospettive che rischiano di complicare sempre più l’accesso ai fondi del PNRR, necessari per lo sviluppo di un mercato come quello del digital procurement, ancora troppo “indietro” (come sottolineato dai dati citati precedentemente).
La tesi di TeamSystem è quella di credere fortemente nell’evoluzione di questo mercato e nell’importanza strategica che riveste per il Paese. Il Gruppo sta lavorando assieme all’Osservatorio Agenda Digitale del PoliMi per la creazione di una “community tra soggetti aggregatori”, al fine di portare innovazioni importanti all’interno delle piattaforme di E-Procurement – quali, ad esempio, Blockchain e Intelligenza Artificiale – per agevolare il raggiungimento dei requisiti richiesti dalle nuove linee guida e accompagnare il mercato verso la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione tanto auspicata, quanto necessaria.
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Note
- Fonte: ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione), Relazione annuale al parlamento ↑