Lo scenario

Procurement, il mercato digitale italiano vale 70 miliardi di euro: ecco le caratteristiche

I dati indicano che il mercato digitale italiano è piccolo e concentrato: un’analisi possibile grazie ai dati dei fornitori pubblici e della spesa pro capite in tecnologia

Pubblicato il 27 Feb 2020

Luca Gastaldi

Direttore dell'Osservatorio Agenda Digitale e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

Francesco Olivanti

Osservatorio Agenda Digitale Politecnico di Milano

digital tranformation2

Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 2018, il mercato digitale italiano vale oltre 70 miliardi di euro, in crescita del 2,5% rispetto al 2017. Questi dati permettono di individuare lo scenario della spesa pubblica in tecnologie digitali e di riflettere sul futuro dell’e-procurement italiano. Vediamo di cosa si tratta.

Le caratteristiche del mercato digitale italiano

Il 43% di tale valore deriva dal mercato consumer. Seguono il mercato di telco e media (12%) quello relativo all’industria (11%) e le banche (11%). Il mercato della PA vale 5,8 miliardi di euro e rappresenta solo l’8% del mercato digitale italiano. Per meglio comprendere tali numeri abbiamo analizzato la spesa pubblica pro-capite in tecnologie digitali dell’Italia e di Paesi a lei simili per caratteristiche socio-economiche. Con i nostri 96 euro a cittadino spendiamo quasi tre volte e mezzo meno del Regno Unito (323 euro a cittadino) e due volte meno di Germania (207) e Francia (186).

Figura 1. Mercato digitale italiano nel 2018 con dettaglio relativo alla PA

Oltre ad essere di dimensioni economiche modeste, il mercato digitale della PA è anche popolato da un numero limitato di attori. Sono poco più di 112.000 i fornitori italiani di soluzioni digitali, di cui il 62% offre servizi, il 23% software, il 7% si occupa di commercio all’ingrosso, il 5% opera nel mercato dell’hardware e il 4% in quello delle telco.

I rapporti di lavoro con la PA

Ma quanti di questi lavorano con la PA? Per capirlo abbiamo analizzato le 3,8 milioni di soluzioni acquistabili grazie agli strumenti di Consip[1] nell’area merceologica “informatica, elettronica, telecomunicazioni e macchine per l’ufficio” e le abbiamo incrociate con gli open data messi a disposizione dal soggetto aggregatore in cui sono indicati i fornitori con cui lavora. Solo 16.333 dei 112.339 fornitori italiani di soluzioni digitali (pari a circa il 15%) utilizzano gli strumenti di Consip per vendere i propri prodotti e servizi alla PA italiana.

Considerando che la Finanziaria 2016 vincola il passaggio da Consip per la gran parte degli acquisti pubblici in digitale, è ragionevole pensare che tale numero sia rappresentativo della situazione italiana. Come mostrato in Figura 2, alcune regioni, come la Lombardia (25.058 fornitori di soluzioni digitali di cui 2.239 con offerte su Consip) e il Lazio (13.795 e 2.263), hanno maggiori dimensioni e, pertanto, più fornitori di altre. La macro-area del nord-est d’Italia è quella che, complessivamente, ha meno fornitori che lavorano con la PA (2.950 dei 22.583 presenti sulle regioni del territorio).

Figura 2. Distribuzione territoriale dei fornitori italiani di soluzioni digitali

I fornitori: l’analisi su Spid, Anpr e PagoPA

Il mercato digitale della PA non è solo piccolo ma anche molto concentrato. Abbiamo già dimostrato con le ricerche degli scorsi anni condotte all’interno dell’Osservatorio che 13 fornitori coprono il fabbisogno informatico del 75% dei Comuni italiani e che i primi 3 per numero di software offerti arrivano al 52%. Per confermare questi dati, che erano aggiornati solo al 2015, abbiamo analizzato la spesa pubblica nelle principali piattaforme abilitanti previste dal Piano triennale. Abbiamo estratto e analizzato da contrattipubblici.org gli oltre 6.000 contratti pubblici che contenessero riferimenti a Spid, Anpr e pagoPA. Grazie a questi dati è stato possibile determinare prima di tutto quanto denaro pubblico sia stato investito nelle tre piattaforme abilitanti. Come mostrato in Figura 3, a fine 2018 le PA italiane avevano speso poco più di 3,1 milioni per adeguarsi a Spid, 11,5 per ANPR e 11 per pagoPA. Complessivamente sono stati spesi quasi 26 milioni di euro. Di questi, 12.658 (circa il 49%) sono finiti nelle mani dei primi 10 fornitori per fatturato raccolto relativamente alle varie soluzioni. Più precisamente:

  • i primi 10 fornitori per fatturato generato grazie a Spid hanno raccolto 1,9 dei 3,1 milioni spesi dalla PA nella soluzione (pari al 62% del totale);
  • i primi 10 fornitori per fatturato generato grazie ad Anpr hanno raccolto 6,5 degli 11,5 milioni spesi dalla PA nella soluzione (pari al 56%);
  • i primi 10 fornitori per fatturato generato grazie a pagoPa hanno raccolto 4,2 degli 11 milioni spesi dalla PA nella soluzione (pari al 38%).
Figura 3. Spesa pubblica in SPID, ANPR e pagoPA suddivisa per anno

Il mercato di soluzioni digitali per la PA è pertanto non solo di modeste dimensioni ma anche concentrato nelle mani di pochi attori. Se ci si aggiungono dei tempi di gara non allineati ai contesti privati si rischia di vanificare ogni tentativo di usare il procurement pubblico come leva di trasformazione digitale.

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Note

  1. Accordi quadro, convenzioni, MePA, SDAPA. Per una loro descrizione si veda www.acquistinretepa.it.

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