Il public procurement e gli appalti della PA potranno essere una leva strategica di politica industriale – in un contesto come quello in cui ci troviamo ora ad operare – solo se si attuerà il cambio di paradigma delle modalità d’utilizzo di questi strumenti e di rapporto tra stazioni appaltanti e operatori all’interno dell’ecosistema del procurement. Del resto, la pandemia divampata nel corso dell’anno appena trascorso ha evidenziato come sia fondamentale completare la trasformazione digitale della PA e definire le strategie di centralizzazione degli acquisti e l’utilizzo di strumenti evoluti di e-procurement in un’ottica di abilitazione dell’innovazione, di risparmi a breve termine e, soprattutto, di salvaguardia del valore in modo da garantire un equilibrio tra economicità, efficienza ed efficacia: sono queste le priorità da affrontare nel 2021.
I passi compiuti
In quest’ottica, il programma Smarter Italy (avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con AgID) costituisce una tappa importante nel processo di cambiamento del mercato permettendo agli operatori di cogliere le effettive esigenze delle PA in modo tale da fornire soluzioni capaci di rispondere a esigenze anche mutevoli nel tempo e ad accelerare la crescita del Paese grazie agli appalti innovativi. Nell’aprile 2020, è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa tra il Ministro dello Sviluppo Economico, il Ministro dell’Università e della Ricerca e il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione. Scopo dell’accordo è attuare una politica di innovazione basata sulla domanda della PA con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, innovare il contesto imprenditoriale del territorio nazionale e generare un impatto rilevante in termini di efficienza della stessa PA.
Negli ultimi anni numerose sono state le riforme relative alla gestione degli appalti (i.e. DL Sblocca Italia, DL Sblocca Cantieri, DL Semplificazione) con l’obiettivo di stimolare dal un lato la ripresa economica – mediante una riduzione dell’iter burocratico soprattutto in termini di normativa degli appalti pubblici e procedure amministrative – ed dall’altro attuare la progressiva digitalizzazione della PA in modo tale da “sbloccare” interventi e cantieri considerati prioritari e strategici, facendo ricorso, ove necessario, anche all’istituzione di un Commissario Straordinario. È doveroso ricordare anche le recenti misure che regolamentano i cosiddetti “contratti sotto-soglia” in modo tale da facilitare gli affidamenti diretti e le procedure negoziate senza indire bandi al fine di “stimolare” l’economia correlata agli appalti di importo minore e consentire tempi di attivazione più celeri. Tuttavia, ad oggi, rimane ancora da attuare una razionalizzazione delle stazioni appaltanti (i.e. circa 30.000 ad oggi) molte delle quali non risultano sufficientemente dotate di strutture tecniche, di capacità professionali e tecnologiche adeguate a gestire in modo efficiente e trasparente la tracciabilità dei dati, le gare, i progetti e il relativo monitoraggio dell’avanzamento nella fase realizzativa.
Gli obiettivi del 2021 per la PA
La pandemia COVID-19 ha accelerato la trasformazione digitale; tuttavia, se si vuole una PA più efficiente e strategica è necessario completare il processo di digitalizzazione in modo da garantire:
- Un maggiore impiego della tecnologia – La Blockchain, in particolare, può rivelarsi come strumento strategico per completare la trasformazione digitale della PA, dal momento che tale tecnologia è in grado di modificare radicalmente il modo in cui si ricevono, archiviano e trasmettono i dati, riducendo i tempi di pratica da 7 giorni a 7 minuti. Senza dimenticare l’Intelligenza Artificiale ed il Machine Learning per fare medicina predittiva e un Digital Information Hub, per data governance e analytics.
- Un processo decisionale più rapido e migliore che sfrutti dati e analisi – I dati saranno sempre più strategici nell’elaborazione di statistiche, previsioni e nel supportare il processo decisionale della PA e garantire una maggiore trasparenza. In quest’ottica è fondamentale dare importanza non solo agli aspetti tecnici legati a formato e interoperabilità dei dati, ma anche a quelli connessi alla componente procedurale-amministrativa. Di fatto, nella prassi amministrativa, il dato è concepito ancora come un semplice output e non un input. Ne consegue che non è ancora stato totalmente recepito il principio “Once only”, ovvero, le PA tendono tutt’ora a chiedere più volte gli stessi dati ai loro interlocutori.
- Una migliore performance del personale della PA e sviluppo di nuove competenze – L’esigenza di rispondere adeguatamente alle esigenze dei cittadini implicherà la programmazione di un’adeguata formazione atta a fornire al personale pubblico competenze sia digitali sia trasversali e multidisciplinari integrando le competenze tecniche con quelle gestionali per essere in grado di utilizzare gli strumenti digitali d’avanguardia e gestire gli appalti in modo efficiente, trasparente e con piena tracciabilità dei dati.
- La promozione di nuove forme di partenariato con il settore privato – Una partnership atta a garantire la progettazione ed attuazione di misure per un futuro incentrato sulla tecnologia e l’ottimizzazione della fornitura di servizi che genererà il miglioramento della competitività e della resilienza a lungo termine delle industrie chiave coinvolte.
In parallelo dovranno essere garantiti cambi di paradigmi anche in termini di:
- Ricerca e sviluppo prevedendo un incremento delle risorse per la PA, la ricerca universitaria e la promozione della partecipazione delle imprese a hub tecnologici internazionali.
- Riforma del fisco per garantire una maggiore equità ed efficienza del sistema, una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, tramite una riforma Irpef in chiave progressiva.
- Riforma della giustizia per ridurre la durata dei procedimenti civili e penali, revisionare il codice civile e riformare il diritto societario.
- Riforma del mercato per tutelare i lavoratori vulnerabili, garantire salari dignitosi, aumentare l’occupazione offrendo incentivi fiscali al welfare contrattuale.
Investimenti infrastrutturali prioritari
I cambi di paradigma sopra descritti sono fondamentali per attuare una strategia di investimenti, di medio-lungo termine, in infrastrutture materiali e digitali. Ricordiamoci che le infrastrutture rappresentano uno dei settori più strategici su cui focalizzare le politiche di governo e le risorse finanziarie rese disponibili dal Recovery Fund. Un sistema interconnesso e performante del genere è fondamentale per il rilancio del Paese, che potrà altresì beneficiare dell’effetto moltiplicatore di questi investimenti in termini di indotto generato e livello occupazionale attivato (è in quest’ottica che il Governo sta lavorando al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR). Tutti sono concordi nel considerare il completamento del processo di digitalizzazione ed innovazione in atto come la conditio sine qua non per attuare una politica strategica di medio -lungo termine di investimenti in infrastrutture, soprattutto nei seguenti settori:
- Salute – Potenziamento delle strutture sanitarie per garantire: più posti in terapia intensiva; un uso più intenso ed integrato della tecnologia grazie all’introduzione del fascicolo sanitario elettronico (con tutti i delicati problemi “sensibili” che esso comporterà); sistemi ospedalieri più efficienti e vicini al territorio, anche recuperando le strutture ospedaliere frettolosamente smobilitate negli anni passati; maggiore (e selettivo) sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica; cure ed assistenza a domicilio per ovviare alle carenze del sistema delle residenze sanitarie assistenziali; integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali e ambientali; una politica di concerto e multiforme sostegno al personale sanitario, anche in considerazione dei grandi sacrifici che affronta nel servire così efficientemente il Paese.
- Mobilità – progetti dedicati all’alta velocità al Sud, alle ferrovie, alle strade, ai porti e alla logistica e soprattutto alla messa in sicurezza di strade, viadotti e ponti e favorire l’intermodalità.
- Riqualificazione urbana e territoriale: un’ottica smart e green con progetti di rigenerazione urbana, per promuovere la cultura dell’attività sportiva e motoria e per ridurre fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale; una politica di consumo più efficiente di energia meno inquinante; trasporti più igienicamente insindacabili, utilizzati con concreto equilibrio di rete e di orari; gestione del territorio e sviluppo dell’agricoltura in simbiosi con la salvaguardia dell’ambiente; misure preventive per ridurre al massimo l’impatto dei fenomeni causati dal cambiamento climatico in atto (i.e. attività di prevenzione dell’erosione del suolo, rafforzamento degli argini dei fiumi, ecc.).
- Scuola, la ricerca e la cultura: potenziamento delle modalità di didattica e della ricerca e garantire una formazione life-long per formare i cittadini inattivi e favorire l’incontro tra domanda -offerta nel mondo del lavoro; manutenzione degli edifici scolastici con opere di efficientamento e ammodernamento, contemplando altresì nuove costruzioni, realizzate secondo principi di innovazione didattica, oltre che di sostenibilità energetica e ambientale.
I ruoli cruciali di PPP e formazione
La crescita dell’economia e del Paese può essere raggiunta tramite l’innovazione armonica e la presa di consapevolezza delle opportunità che possono scaturire dalle forme di partenariato pubblico-privato, soprattutto in settori particolarmente strategici come ad esempio salute, energia e trasporti. Tuttavia, dobbiamo essere consci del fatto che non sarà possibile rispondere alle sfide della società di oggi senza competenza e senza collaborazione tra tutti gli operatori – istituzionali e non – coinvolti nella crescita economica del Paese.
Inoltre, ricordiamoci quanto sia importante la centralità delle persone e dei processi di istruzione e formazione che qualificano il capitale umano. Senza questa attenzione non ci potranno essere né crescita economica né buoni equilibri sociali. Il futuro della formazione è, a sua volta, legato a doppio filo al futuro sviluppo della qualità e delle modalità del lavoro e la PA dovrà stimolare una domanda premiante per la sostenibilità sociale e ambientale in un’ottica di economia circolare e di crescita duratura ed equilibrata.