Nelle Linee guida proposte per la definizione del “Piano italiano di ripresa e resilienza per accedere ai fondi previsti dal Recovery Fund“, le missioni che coinvolgono la PA sono molteplici, sia come attivatore dell’indispensabile procurement pubblico che nel ruolo di principale attore impattato dai benefici.
Diventa pertanto obbligatorio seguire un approccio metodologico ed organizzativo che renda non solo più efficiente, ma in primis più efficace l’intero ciclo di vita dei progetti, aumentando significativamente la probabilità che si raggiungano nel tempo i benefici attesi per il Paese, a seguito di tale cospicuo investimento.
La necessità di processi di procurement adeguati
Tutto questo parte da un adeguato processo di procurement e dal relativo monitoraggio, in esso necessariamente previsto. Il percorso individuato ha 2 passi principali: il primo ispirato ai processi tipici del Portfolio Project Management, applicati dalle Pubbliche Amministrazioni di altri Paesi avanzati (ben prima della emergenza CoViD); mentre il secondo è rivolto all’esercizio delle migliori pratiche per il Procurement Pubblico, già in alcuni casi attuate.
Importante istituire o rafforzare la funzione di Portfolio/Program/Project Management (PPMO), a supporto dello specifico Dipartimento per le Politiche Europee (di cui è Ministro l’on. Amendola), per seguire la pianificazione ed implementazione dei programmi/progetti, svolti dagli specifici Enti attuatori. Tale funzione dovrà seguire lo sviluppo dei piani e la loro realizzazione, diventando il punto di riferimento degli stessi enti attuatori (in Italia) e degli organi di controllo (UE). Dovrà anche evidenziare le eventuali sinergie ed i vincoli reciproci tra i vari programmi/progetti, oltre che svolgere l’essenziale compito di reporting di avanzamento lavori, da presentare al Paese prima ancora che all’Europa. Questo modello è già attivo nell’ICT pubblico, con la presenza di un PMO centrale in AgID e il piano di istituirne di simili a livello locale. Alcuni Enti centrali già stanno operando così da anni, con successo.
I criteri vendor rating nella fase di procurement
Risulta necessario inserire nella fase di procurement, oltre alle migliori prassi consentite dal nuovo Codice degli Appalti, anche i criteri di vendor rating. La loro applicazione stabile agevolerà la valutazione sulla qualità delle forniture offerte. Le esperienze positive già effettuate da alcune PA italiane si sono avute proprio nell’ICT. Inoltre, è consigliabile che le Imprese partecipanti alle gare più importanti indette dagli Enti attuatori dimostrino non solo di avere Project Manager qualificati, ma anche di possedere un adeguato livello di “Maturità organizzativa nel Project Management”, secondo uno dei modelli diffusi a livello nazionale.
Questo è stato reso obbligatorio in alcuni Paesi evoluti, proprio per i progetti legati all’uscita da questa emergenza. C’è un forte dibattito, tra gli “addetti ai lavori” su quale tra i vari modelli (principalmente di origine anglosassone, ma anche latina) si possa scientificamente dimostrare più adatto nel contesto attuale di crisi. Certamente varrebbe qui il motto cinese: “non importa il colore del gatto, basta che prenda i topi”. In questo caso è fondamentale che gli Enti attuatori possano affidare i necessari lavori ad Imprese competenti non solo negli aspetti tecnici, ma anche nella gestione dei progetti e nei rapporti con la committenza (la PA) ed i fruitori finali: cittadini ed imprese.
Conclusione
I vantaggi di questo approccio si manifesteranno sin da subito, in termini di guida e supporto metodologico agli Enti attuatori (anche nei rapporti con le Imprese realizzatrici) e di coordinamento e credibilità verso le controparti europee (di cui abbiamo sempre bisogno). E poi si concretizzeranno al completamento dei progetti, nel dispiegamento dei benefici attesi per il Paese.