L’estensione dell’utilizzo di NSO agli ordini e ai processi di acquisto di tutti gli Enti della PA consentirebbe indubbiamente al nostro Paese di imprimere un’accelerazione verso un più diffuso ricorso al digitale da parte dell’intero tessuto economico-produttivo del Paese, in coerenza con le linee guida per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’Italia deve cogliere l’opportunità di far leva su sistemi, infrastrutture e modelli già operativi per aumentare la credibilità del Recovery Plan nazionale, promuovendo trasparenza e una rendicontazione effettiva e puntuale di tutti gli interventi che saranno messi in atto. Un dovere nei confronti dei cittadini italiani e, al contempo, un valore aggiunto nel dialogo con l’Europa.
Il contesto e i fondi
Del resto, questi mesi hanno cambiato il mondo. Il Covid-19 ha prodotto impatti traumatici sul quotidiano di tutti noi. Prescindendo per un attimo dalla dimensione sanitaria, con i risvolti tragici che la caratterizzano, l’effetto della pandemia è riverberato nella sfera economica mondiale. L’economia europea è stata messa in ginocchio e le Istituzioni europee hanno prontamente deciso di deliberare interventi tempestivi. In soli due mesi – la reazione alla crisi finanziaria 2007 ha richiesto anni per concretizzarsi – la Commissione Europea presieduta da Ursula von der Leyen (in carica dal primo dicembre 2019) ha varato il Recovery Plan for Europe: complessivamente 1.850 miliardi di euro, che si vanno ad aggiungere ai 540 miliardi delle misure già approvate in precedenza (MES, SURE e fondi BEI).
L’Italia, al Consiglio europeo dello scorso 21 luglio, ha ottenuto la concessione di circa 209 miliardi di euro col varo del cosiddetto “Recovery Fund”, ripartiti in 81,4 miliardi di aiuti a fondo perduto e 127,4 miliardi in prestiti. Per la prima volta da oltre trent’anni, il Governo italiano si trova nella condizione di non dover operare tagli alla spesa, bensì di dover decidere come investire le ingenti somme a disposizione. Il confronto è acceso e non mancano certo le proposte. Muovendo da una prospettiva diversa – e, se vogliamo, complementare e indipendente dagli esiti del dibattito su dove allocare i fondi in arrivo dall’Europa – abbiamo l’opportunità di introdurre nel Piano che il Governo andrà a presentare in Europa un’argomentazione che potrebbe sicuramente contribuire a rafforzarne la credibilità. Argomentazione che fa leva su un progetto di successo, voluto e messo a terra proprio dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – coordinato dalla Ragioneria Generale dello Stato, con la collaborazione di AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale – per la nostra Pubblica Amministrazione.
L’esperimento del NSO in Sanità
La Legge di Bilancio 2018 ha introdotto un nodo ministeriale denominato NSO (Nodo Smistamento Ordini), del tutto analogo al Sistema di Interscambio (SdI) per la fatturazione elettronica. Questo “nuovo nodo” è destinato però a intercettare i flussi relativi ai processi di ordinazione ed esecuzione degli acquisti di beni e servizi da parte degli Enti della PA, andando a completare il sistema informativo integrato APiR (Acquisti Pubblici in Rete). Un sistema formato da più componenti, indipendenti e interoperabili, attraverso il quale enti pubblici e privati possono inviare e ricevere i documenti emessi nelle diverse fasi dell’intero ciclo di approvvigionamento pubblico (realizzando il cosiddetto “Electronic Public Procurement”).
L’obiettivo, congiuntamente al recupero di efficienza nei processi interni alle organizzazioni, è quello di favorire il monitoraggio della spesa pubblica, nonché abilitare una successiva revisione/riorganizzazione della stessa basata su dati ed evidenze empiriche, contribuendo così alla trasparenza e all’efficienza del processo di acquisto di beni e servizi da parte delle Pubbliche Amministrazioni. Dal primo febbraio 2020 l’obbligo di invio elettronico degli ordini di acquisto di beni tramite NSO è entrato in vigore – secondo il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 7 dicembre 2018 – per tutte le Strutture afferenti al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Con oltre 2,6 milioni di ordini processati nei primi sei mesi di attività (secondo i dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato del Ministero dell’Economia e delle Finanze), NSO è quindi realtà e rappresenta oggi uno strumento funzionante ed efficace.
In sovrapposizione quasi perfetta con l’esplosione della pandemia Covid-19, infatti, la totalità degli Enti Pubblici del SSN previsti attivi e dei relativi fornitori di beni – che spaziano da grandi multinazionali a ditte individuali e professionisti – sono stati in grado di adempiere all’obbligo. Un’analisi condotta sull’ecosistema del Consorzio Dafne – che intercetta circa un terzo del traffico validato da NSO – delinea un bilancio decisamente positivo: oltre il 70% dei rispondenti (su un totale di 172 aziende Healthcare coinvolte) ha dichiarato di percepire già dai primi mesi dei vantaggi interessanti derivanti dalla nuova modalità di gestione degli ordini introdotta dal Legislatore.
L’ipotesi dell’estensione completa di NSO
Un successo importante, quello registrato in questi mesi. Successo che rimane però “solo” la prima fase di un cammino più ampio e articolato, già previsto nella stessa Legge di Bilancio 2018: un percorso che abbraccia i processi di acquisto non solo dei Beni, ma anche dei Servizi – per i quali la decorrenza è già fissata al primo gennaio 2021 – non solo nella fase di ordinazione, ma anche in quella di esecuzione (a completare la digitalizzazione dei processi di approvvigionamento, consentendo a Enti Pubblici e Aziende di godere dei massimi benefici) e non solo per gli Enti del SSN, ma per tutti gli Enti della PA italiana.
Questo consentirebbe anche la possibilità di affermare – in sede di redazione e presentazione del Piano all’Europa – l’effettiva capacità di monitorare e rendicontare, con rigore e tempestività, le spese relative a tutti i progetti previsti. Oggi, forse come non mai, le condizioni al contorno rendono davvero attuale questa istanza. Il quadro normativo è definito, la piattaforma ministeriale (NSO) è operativa e ha dimostrato di funzionare. La stessa PA – seppur al momento limitatamente ai soli Enti del SSN – ha dimostrato di essere pronta e in grado di fronteggiare questo switch-on digitale.