Si attende il report del Governo sulla consultazione pubblica per la Riforma del Codice Appalti terminata lo scorso 10 settembre, che prevedibilmente sarà una base di partenza per le nuove norme sui contratti pubblici, anch’esse attese in questo autunno 2018.
Nel frattempo, registriamo qualche perplessità da parte degli esperti sull’opportunità di rimettere mano a una Riforma che risale a poco più di un anno fa e che è operativa a metà, visto che ancora mancano molti decreti attuativi. «Prima di cominciare a riformare l’attuale Codice, finirei di implementare i provvedimenti attuativi del vecchio» commenta Luca Gastaldi, docente del Politecnico di Milano, che vede «da parte un pochino di tutti la sindrome della lavagna bianca. C’è una corsa a voler cancellare tutto quello che c’era scritto prima, spostando l’attenzione con una proposta nuova che risolverà i problemi. Il problema è che, a furia di fare questi giochino, c’è il rischio che i problemi rimangano, e non si risolvano». Gastaldi ritiene invece più utili iniziative come quella del team digitale di Diego Piacentini, ovvero la “carta dei principi tecnologici del procurement” su cui è stato aperto il dibattito, perché è un’iniziativa concreta, snella, che «non cancella quello che è stato fatto fino a ora». Anche se, forse sul fronte del procurement digitale il team di Piacentini poteva muoversi prima.
In ogni caso, i lavori del team proseguono e lo stesso Piacentini, in occasione dell’Ey Digital summit di Capri, ha fornito una serie di spunti per il Governo in tema di procurement: rinforzare il ruolo di Consip, favorire un sistema di procurement dinamico pluri-committente pensato anche per coinvolgere PMI e startup tecnologiche, sviluppare il MEPA, istituire un programma di certificazione per velocizzare le procedure di acquisto delle pubbliche amministrazioni. Vedremo se e come questi input verranno recepiti dalle novità che l’esecutivo ha annunciato, nel frattempo Agendadigitale.eu continua ad impegnarsi per arricchire il dibattito sull’evoluzione del procurement pubblico, con particolare attenzione agli strumenti per acquistare innovazione.
Innovazione e procurement, quali strumenti
Maggiori sforzi per favorire gli acquisti in innovazione digitale costituiscono uno dei sette punti che Luca Gastaldi propone nell’ambito proprio del dibattito aperto dal Team digitale sui principi tecnologoci del procurement.
E sono anche al centro del Protocollo firmato nelle scorse settimane da Agid, Confindustria e Regioni che ha l’obiettivo di «promuovere una migliore conoscenza e fruizione del sistema degli appalti pubblici come leva di accrescimento delle prestazioni innovative degli operatori economici in risposta ai fabbisogni espressi dalla Pubblica Amministrazione, anche in un’ottica di ottimizzazione della spesa pubblica».
Virginia Alongi, avvocato, Studio Prosperetti & Associati, analizza punto per punto i contenuti del protocollo, mettendo in luce la mission delle parti firmatarie sul fronte dell’evoluzione del procurement dell’innovazione e fornendo una panoramica degli strumenti fondamentali: partenariati per l’innovazione, appalti pre-commerciali, public procurement of innovative solutions. Mentre Raffaella Pullano, dirigente sistemi tecnologici e informativi, descrive le scelte strategiche di Roma Capitale sul fronte degli acquisti in innovazione.
Appalti digitale dal 18 ottobre
All’effervescenza di iniziative appena descritta sul fronte del procurement, si aggiunge un nuovo appuntamento in vista, quello del 18 ottobre: da questa data, in recepimento delle direttive europee, tutti le comunicazioni sugli appalti pubblici dovranno svolgersi in modalità digitale. Attenzione, segnala Paola Conio, Osservatorio agenda digitale Politecnico di Milano, «il termine potrebbe trarre in inganno e, in effetti, far pensare che non si tratti dell’intera procedura di gara, ma solo degli scambi, appunto, di comunicazioni tra la stazione appaltante e gli operatori economici». Invece, «si tratta proprio dell’intera procedura di affidamento delle gare pubbliche compresa, quindi, la presentazione delle candidature e delle offerte». L’approfondimento della stessa Paola Conio analizza tutti gli aspetti della nuove regole sottolineando quali potrebbero essere le criticità per le amministrazioni e come, viceversa, si possono invece sfruttare le potenzialità del nuovo obbligo digitale lavorando adeguatamente sulle piattaforme.
La task force per le infrastrutture
Concludiamo con una considerazione, legata alla manovra economica che il Governo sta preparando. Nel DEF appena presentato al Parlamento, l’esecutivo annuncia un piano di investimenti pubblici, riportandoli a livelli pre crisi (circa il 3% del pil), «il che richiederà non solo adeguati spazi finanziari, ma anche un recupero di capacità decisionali, progettuali e gestionali». Andiamo con ordine: investimenti pubblici significa che verranno spesi dei soldi per opere, infrastrutture, servizi pubblici. Prevedibilmente, ci saranno quindi gare o procedure per affidare questi progetti. Quindi, lo sviluppo del procurement risulta fondamentale per portare avanti nel miglior modo possibile il programma di investimenti.
C’è anche un annuncio, in questo senso, contenuto nel Def: entro la fine dell’anno, sarà attivata una task force sugli investimenti pubblici. E, sull’esempio di altri paesi, si legge sempre nel Def, verrà creato un centro di competenza dedicato. Obiettivo: «offrire servizi di assistenza tecnica e assicurare standard di qualità per la preparazione e la valutazione di programmi e progetti da parte delle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche», attraverso un’azione che «permetterà anche di creare nel tempo un insieme di capacità professionali interne alla PA nell’intera gamma di competenze, tipologie e dimensioni della progettazione tecnica ed economica degli investimenti pubblici».
Ci sarà spazio per l’innovazione? Staremo a vedere.