L’IT pubblico e il procurement pubblico nell’IT stanno attraversando un momento molto complesso e al tempo stesso molto stimolante.
Da un lato si è finalmente arrivati alla consapevolezza che “così non si può andare avanti”, dall’altro non sono state ancora delineate le strade da intraprendere.
Per essere propositivi, è necessario porsi una domanda: l’IT nelle pubbliche amministrazioni può ancora funzionare con il modello attuale o, meglio, con i modelli attuali?
I due modelli dell’IT pubblico
Oggi l’IT pubblico, si avvale essenzialmente di due modelli.
- Il primo, dove l’IT è parte integrante della struttura amministrativa, elabora linee di attività/progetto sulla base delle sollecitazioni che arrivano dalle varie strutture dell’amministrazione, si avvale di risorse esterne e ne gestisce i contratti di outsourcing.
- Il secondo, che vede come variante l’intermediazione di società “in house” all’amministrazione stessa.
In entrambi i casi, rispetto al procurement vi sono i soggetti “regolatori”, che incidono significativamente sulle performance dell’IT, intervenendo nelle fasi e sulle regole del procurement nelle pp.aa..
Non riterrei utile, in questa occasione, entrare nella ormai consueta e noiosa querelle sui tempi e sull’efficacia delle modalità di acquisizione che regolano le esigenze del settore dell’ICT con le stesse modalità di quanto necessario al settore dei lavori e dei beni e servizi non IT, ma vorrei proporre alcune considerazioni su un modello pubblico dell’IT – procurement e organizzativo – coerente al processo di efficientamento, razionalizzazione e qualificazione della domanda di beni e servizi della PA.
Un nuovo modello pubblico dell’IT, per l’efficienza della PA
Esiste oggi la necessità di superare il modello tradizionale di erogazione dei servizi IT con un diverso approccio nella relazione tra amministrazioni pubbliche.
L’accentramento delle gare su una centrale di committenza è, a mio parere, un valore indiscutibile. Ma possono una CONSIP ed alcune centrali di committenza regionali avere una capacità tale da poter rispondere con efficacia e tempestività alle più eterogenee esigenze delle migliaia di organizzazioni del settore pubblico? La risposta non può che essere negativa e ritengo utile fare alcune valutazioni sul tema della razionalizzazione, della ripartizione di ruoli e responsabilità tra le amministrazioni, ridisegnando l’architettura dei servizi erogati dalla PA.
Il piano triennale per l’Italia digitale del Governo uscente ha introdotto il tema dei poli strategici nazionali. Questo tema, opportunamente indirizzato e governato, apre molte possibilità di revisione delle modalità di funzionamento delle pp.aa. e consente, in prospettiva, di affrontare con maggiore consapevolezza ed efficienza un approccio strutturato alle strategie di sourcing, alle modalità di procurement, alla capacità di esecuzione contrattuale, beneficiando di una visione globale del modello di gestione dei servizi IT.
Serve un modello nuovo che permetta alla PA di rappresentare una domanda di servizi standardizzati dal punto di organizzativo, funzionale e tecnologico da indirizzare, una volta riunita verso un soggetto aggregatore per l’acquisizione di beni e servizi.
In pratica, economie di scala, sinergie, standardizzazioni e visione di insieme rappresentano i principi comuni al procurement e all’organizzazione pubblica IT. La logica dei PSN può risultare di particolare efficacia e lungimiranza qualora all’aspettativa di razionalizzazione dei “data center”, si associ con maggior vigore il medesimo approccio sui modelli di organizzazione e di erogazione dei servizi, sulle tecnologie e sull’innovazione quali driver di sviluppo dell’economia.
Ha senso che i comuni sviluppino i servizi per cittadini ed aziende in totale eterogeneità ed inefficienza (vedi ANPR)?
E le scuole? Quanti SW per la gestione dei registri elettronici ci sono? E la sicurezza del dato? Le ASL.. Quanti sistemi ERP ci sono nei ministeri, enti pubblici, regioni, ecc… Risponde tutto ciò ad una reale esigenza delle aa.pp.? Non credo serva alla PA e non credo che risponda ad un’esigenza di mercato. In un’economia dove l’efficienza dell’organizzazione è combinata con le capacità di innovazione e l’attitudine a cogliere le opportunità dai cambiamenti non credo che siano questi gli ambiti dove far fare concorrenza alle aziende.
Per questo bisogna ragionare su una nuova architettura della PA fondata sullo sviluppo dell’amministrazione digitale quale chiave di volta per l’efficientamento della stessa. Modello organizzativo e procurement devono essere ripensati per abilitare la semplificazione, la digitalizzazione e l’innovazione dell’Amministrazione pubblica, creando sinergie in ottica di ecosistemi della PA. Un efficiente procurement pubblico può abilitare un’offerta più qualificata, consentendo di trarre importanti benefici alle imprese, alla PA e al Paese.