L'approfondimento

Vaccini anti-covid, quando l’emergenza svela i limiti del procurement sanitario: lo scenario

Serve una capillare regolamentazione del procurement nel settore sanitario, oltre a un’accelerazione del processo di digitalizzazione: una situazione messa in luce in particolare dalle attività legate all’approvvigionamento dei vaccini anti-Covid

Pubblicato il 04 Ago 2021

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant, BCI Cyber Resilience Group, Clusit, ENIA

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La pandemia ha evidenziato come il procurement in Sanità sia stato oggetto di un’estesa attività legislativa – non solo a livello nazionale, ma anche europeo – che ha determinato asimmetrie informative e un sistema caratterizzato da una forte complessità di lettura e applicazione. Ne consegue che vi sia la necessità di attuare, in un’ottica di programmazione fluida atta a rispondere tempestivamente ed efficacemente agli imprevisti e alle situazioni di emergenza, una capillare regolamentazione in questo ambito e un processo di informatizzazione in grado di fornire una puntuale analisi dei fabbisogni e di gestire le scorte.

Inoltre, a fronte del processo di digitalizzazione ed innovazione in atto, il settore sanitario nazionale dovrà armonizzare sempre più i propri sistemi al fine di ottimizzare i dati a disposizione e permettere alle aziende sanitarie e agli enti governativi di conoscere in maniera corretta l’andamento del fabbisogno a livello regionale e nazionale.

Le lezioni della pandemia per il procurement sanitario

Si tratta, facendo tesoro delle lessons learned scaturite dalla pandemia, di: agire per migliorare sia il sistema di approvvigionamento del sistema sanitario sia il codice appalti; ricondurre gli acquisti sulla filiera italiana in modo da rafforzare il Paese e le sue aziende produttive che potrebbero garantire una maggiore qualità e sopperire alle varie carenze in tempi più ridotti rispetto ad una produzione delocalizzata. Infatti,

la pandemia, in termini di fornitura di vaccini, ha evidenziato che la delocalizzazione della produzione del 40% dei medicinali commercializzati nell’Unione proviene da Paesi terzi. Pertanto, anche a livello europeo dovranno essere messe in atto le misure necessarie per: garantire la sicurezza dell’approvvigionamento dei prodotti sanitari, ridurre la dipendenza dai Paesi terzi; sostenere la produzione farmaceutica interna per i medicinali di forte interesse terapeutico e dare priorità a quelli di interesse sanitario e strategico in stretta cooperazione con gli Stati membri.

Fornitori Sanità, perché digitalizzare i processi di procurement

Procurement sanitario: cosa va cambiato

Il settore sanitario, nel post-Covid, dovrà adottare un sistema di approvvigionamenti orientati all’innovazione e ad una programmazione a lungo termine capace di creare valore per cittadini, pazienti ed operatori economici. Ovvero, si tratterà di superare le procedure standard, adattare il sistema, comunicare con il mercato di riferimento e integrare i diversi livelli di procurement. Ad oggi, il sistema di procurement sanitario ha sofferto la proliferazione di norme e regolamenti che si sono succeduti negli anni e che spesso sono risultati in contrasto tra loro. L’iper-normazione ha depotenziato la portata della funzione di procurement, irrigidendola e rendendola non sufficientemente elastica alle condizioni in continuo mutamento dello scenario che stiamo vivendo.

Inoltre, la tendenza a fare riferimento alle centrali di acquisto – per fare massa critica e avere maggiore potere negoziale – ha comportato una riduzione del numero di aziende che potevano partecipare alle gare a discapito della concorrenza, senza dimenticare che il prevalere del criterio di scelta basato sul prezzo non sempre è stato sinonimo di qualità. È doveroso ricordare, altresì, che le procedure di controllo degli appalti, essendo basate esclusivamente sulla formalità degli atti e non sulla sostanza, non hanno permesso una puntuale verifica della qualità e dell’utilità del prodotto in un settore che, di fatto, dovrebbe essere strumento di programmazione e gestione del fabbisogno di cura, garanzia di qualità oltre che elemento di aiuto e valorizzazione della filiera italiane.

Sarebbe auspicabile, altresì, considerare di adottare un sistema di e-procurement misto, ovvero, contemplare la possibilità sia di bandire gare in modo centralizzato sia di rispondere ai bisogni di salute dei pazienti garantendo la continuità terapeutica attraverso processi di procurement individuali. Le Regioni dovranno, pertanto, cooperare sia tra loro sia con il centro per evitare disomogeneità e frammentazioni che possono tradursi in maggior costi per i vari attori sanitari e i cittadini.

I modelli

I modelli di collaborazione pubblico-privato e di governance più efficienti dovrebbero essere maggiormente implementati per assicurare tempi rapidi in termini di processi di autorizzazione, di produzione e di commercializzazione, garantendo così una catena di fornitura agile e adattiva. Inoltre, il processo di digitalizzazione e di innovazione in atto presuppone investimenti in personale specificamente formato in termini di e-procurement da inserire negli uffici acquisti in modo tale da dare un forte contributo alla valorizzazione degli acquisti stessi e garantire la gestione del rischio cyber.

Per quanto riguarda l’aspetto della logistica, in un’ottica di ottimizzazione di futura distribuzione dei vaccini, si dovranno implementare processi e soluzioni tecnologiche in grado di bilanciare l’agilità con la velocità e l’efficienza nel garantire l’adempimento dell’ultimo miglio a fronte di eventuali cambiamenti e rispondere con efficacia a ogni problema ed evento inaspettato soprattutto in considerazione delle caratteristiche del prodotto e del dosaggio del vaccino, i.e. stabilità, conservazione e trasporto.

Pertanto, è auspicabile integrare e potenziare le varie infrastrutture tecnologiche utilizzate in modo tale da accelerare i livelli di collaborazione, comunicazione e digitalizzazione delle reti di supply chain dei vari attori coinvolti e, al contempo, riconfigurare le reti di produzione e distribuzione regionali o localizzate in base a criteri che includano la stabilità del prodotto, l’utilizzo della capacità di stoccaggio e fabbriche di produzione temporanee.

Lo scenario futuro

La pandemia ha decretato la fine di un sistema sanitario basato sui tagli e l’inizio di un approccio strutturato di gestione dei rischi di fornitura in modo tale da garantire la continuità operativa delle strutture sanitarie tramite un procurement innovativo e digitalizzato, agile e adattivo. Un procurement sanitario fondato su sistemi interoperativi in grado di interpretare al meglio i dati. Dati che impattano sia sul procurement e sul ciclo di vita dei medicinali sia sui meccanismi e prodotti necessari per mantenere la continuità dei servizi sanitari a tutti i livelli.

Sarà sempre più fondamentale e strategico effettuare le valutazioni del rischio, redigere i piani di continuità operativa e di disaster recovery, senza dimenticare l’attuazione di un sistema sofisticato di qualificazione del fornitore (i.e. vendor rating) che consenta di definire un albo di fornitori affidabili da ammettere alle gare e con cui definire strategie e soluzioni di acquisto più adeguate, evitando che le gare d’appalto generino situazioni di selezione avversa (ovvero, la selezione dei fornitori meno preparati poiché selezionati con logiche che tendono a premiare il prezzo).

Anche in termini di “meccanismi contrattuali” sarà necessario prevedere clausole che assicurino la disponibilità di scorte, con un impiego efficiente delle risorse pubbliche e modelli contrattuali che consentono di allocare in modo chiaro il rischio ai soggetti fornitori in grado di gestirlo oltre a dotarsi di strumenti di previsione e porsi in grado di poter gestire i propri livelli di stock in tempo reale.

Tuttavia, le risorse e la loro razionalizzazione, da sole, non bastano: sono necessarie, altresì, riforme e politiche industriali atte a definire una nuova modalità di sistema sanitario, un vero e proprio ecosistema grazie alla collaborazione tra pubblico, privato, istituzioni, industria e ricerca. Tutto ciò sarebbe facilitato da fondi comunitari a disposizione per la produzione di tecnologie sanitarie all’interno del Paese, garantendo sia la disponibilità dei farmaci sia i dispositivi medici necessari per la gestione delle emergenze sanitarie e, al contempo, creando un impatto positivo a livello socioeconomico.

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