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Accesso alle cure in Calabria: analisi e soluzioni per l’emergenza-urgenza



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L’accesso ai servizi di emergenza in Calabria presenta importanti criticità, in particolare per gli anziani. Attraverso l’analisi dei tempi di trasporto e l’accessibilità alle strutture di cardiologia d’emergenza, emerge la necessità di una riorganizzazione del sistema sanitario. La telemedicina emerge come soluzione per migliorare l’efficienza e garantire un’equa distribuzione delle cure

Pubblicato il 26 feb 2024

Domenico Marino

Università Degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria



Sinergia fra umanizzazione delle cure e tecnologia: le sfide da vincere in telemedicina

L’accesso ai servizi di emergenza in Calabria rappresenta una problematica che denota la necessità di riorganizzare l’efficienza del sistema sanitario a livello territoriale.

Un aspetto cruciale, soprattutto in un contesto in cui le emergenze mediche richiedono tempestività e precisione.

Uno studio approfondito del flusso dei pazienti e la simulazione di diversi scenari possono gettare luce sulle criticità esistenti e suggerire possibili soluzioni. In questo quadro, la telemedicina emerge come uno strumento potenzialmente rivoluzionario per migliorare l’accesso alle cure, ridurre i tempi di intervento e ottimizzare l’uso delle risorse. Analizziamo dunque la situazione, confrontando i risultati ottenuti da differenti modelli di gestione dell’emergenza sanitaria.

Il problema dell’accessibilità ai servizi di emergenza in Calabria

Il problema che si vuole affrontare è quello di descrivere in modo dinamico il flusso dei pazienti del servizio di Cardiologia d’emergenza sulla base dei coefficienti di utilizzo dei singoli reparti in cui il fattore tempo assuma un peso rilevante per la scelta della struttura di ricovero. Per per misurare i livelli di accesso alle cure è stato stimato un modello di trasporto multi-modale, presupponendo che i pazienti si muovano nello spazio utilizzando veicoli privati o in, in casi di urgenza attraverso il prelievo in ambulanza.

Analisi del flusso dei pazienti: la metodologia

Ipotizzando una domanda proporzionale alla popolazione con età > 65 anni nei comuni calabresi, è stata effettuata un’analisi di sensitività ipotizzando tre scenari per i quali sono stati utilizzati due modelli di simulazione dei flussi di trasporto:

  • Modello A: disponibilità di posti letto indicata nel Programma Operativo 2022-2025 della Regione Calabria e modalità di trasporto con mezzi propri dal luogo di residenza;
  • Modello B: disponibilità di posti letto indicata nel Programma Operativo 2022-2025 della Regione Calabria e modalità di trasporto con ambulanza dal luogo di residenza.

Tre scenari di simulazione: la costruzione

Per la costruzione degli scenari alternativi sono stati utilizzati i seguenti dati di input:

  • Scenario I: ricostruzione del flusso di pazienti che raggiunge la prima struttura di ricovero con UTIC e, in caso di indisponibilità del servizio di Angioplastica riorientamento verso la struttura in cui è presente il servizio;
  • Scenario II: orientamento del flusso di pazienti che si reca direttamente presso strutture con servizio di Angioplastica;
  • Scenario III: orientamento del flusso di pazienti che si reca direttamente presso strutture con servizio di Angioplastica e chiusura di una delle strutture di ricovero in cui è presente tale servizio.

Modello A vs Modello B: risultati a confronto

Ipotizzando una domanda di ricovero pari a 1.377 pazienti in provincia di Reggio Calabria, sono stati simulati i flussi di trasporto dei pazienti secondo le tre ipotesi di scenario.

Modello A

Con il primo scenario di simulazione, nell’ipotesi di utilizzo esclusivo dei mezzi propri, la popolazione residente con età >65 anni che si trova a una distanza superiore ai 60′ dal servizio di Emodinamica, è pari al 21,1% dei residenti. Tale percentuale si riduce all’11,9% nell’ipotesi che i pazienti siano in grado di individuare come prima scelta la struttura in cui è presente il servizio di emodinamica (scenario II). Infine, simulando la chiusura di uno dei due servizi di emodinamica, la popolazione che si troverebbe a una distanza superiore ai 60′ dal servizio di Emodinamica aumenterebbe al 29,7% dei residenti in provincia.

Tab. 3. – Summary of the results obtained with model A

ScenarioI%II%III%
Dati di Input (Domanda di cure)
Total population >65 age (Calabria Region)434.715434.715434.715
Total population >65 age (Reggio Calabria Province)119.395119.395119.395
Total patient simulated1.3771.3771.377
Dati di input (Offerta di cure)
Total capacity of admissions
Unità Coronarica (n° of beds)272719
Emodinamica (units)221
Average length of stay (gg)777
Distribution of population (>65) travelling time into distance groups (min)
<1551.89743.551.89743.540.93034.3
15 – 3012.69910.613.31611.26.2045.2
30 – 6029.56424.840.05033.536.72630.8
60 – 9018.02115.112.50410.520.55917.2
> 907.2146.01.6281.414.97612.5
Tot119.395100119.395100119.395100

Modello B

Come si può notare dal confronto tra i due scenari, “I” per ambulanze senza ECG e “II” per ambulanze con ECG, le differenze più marcate nei tempi di percorrenza si osservano per i pazienti che si trovano nei comuni più distanti dalle strutture di ricovero per i quali la mancanza di un ECG potrebbe orientare verso strutture non idonee all’intervento STEMI con conseguente riassegnazione del luogo di cura verso unità dotate di angioplastica. In questo caso, la classe di distanza discriminante tra i due scenari è quella dei 60 minuti oltre la quale si osserva un incremento della popolazione che si troverà più distante dal luogo di cura (15.7% Vs 10.9% per la classe 60-90’ e 8,3% Vs 4.2% per la classe >90’).

Infine, con lo scenario III si è ipotizzata la chiusura di un reparto di Cardiologia con servizio di Emodinamica. In questo caso, il modello ha stimato un incremento della distanza media tra comune di residenza e servizio di Emodinamica di 22′ rispetto allo scenario II e fatto passare dal 15,1% al 38.5% la popolazione con età > 65 che dista oltre i 60′ dalla struttura di ricovero.

Tab. 4.- Summary of the results obtained with model B

ScenarioI%II%III%
Dati di Input (Domanda di cure)
Total population >65 age (Calabria Region)434.715434.715434.715
Total population >65 age (Reggio Calabria Province)119.395119.395119.395
Total patient simulated1.3771.3771.377
Dati di input (Offerta di cure)
Total capacity of admissions
Unità Coronarica (n° of beds)272719
Emodinamica (units)221
Average length of stay (gg)777
Distribution of population (>65) travelling time into distance groups (min)
<1542.84435.942.84435.940.93034.3
15 – 3014.26611.914.26611.95.1014.3
30 – 6033.61328.244.23037.027.47523.0
60 – 9018.74815.713.00110.919.91716.7
> 909.9248.35.0544.225.97221.8
Tot119.395100119.395100119.395100

Come può essere migliorata l’efficienza del sistema sanitario

L’analisi dei diversi scenari di trasporto sanitario in Calabria suggerisce che l’efficienza del sistema sanitario può essere significativamente migliorata attraverso un’attenta pianificazione e ottimizzazione delle risorse. Una componente chiave è l’accessibilità alle cure, particolarmente per i pazienti anziani e in condizioni critiche. Considerando, inoltre che le patologie ischemiche del miocardio rappresentano la principale causa di morte, soprattutto negli anziani, gli interventi per migliorare l’accesso alle cure sono degli strumenti che possono contribuire a salvare vite umane e/o ad assicurare una maggiore qualità della vita post malattia.

Mettendo confronto i risultati dei due modelli di simulazione impiegati, la popolazione che supera la soglia di un ora per raggiungere i servizi di emodinamica va dal 21,1% (scenario I del modello A) al 38,5% (scenario III del modello B) suggerendo il mantenimento dell’attuale dotazione ospedaliera in un territorio con caratteristiche morfologiche e orografiche come quelle oggetto di analisi.

Va messo in evidenza il fatto che il 38,5% delle popolazione che supera la soglia di un’ora per raggiungere i sevizi di emodinamica è un dato molto preoccupante perché il modello è stato costruito per stimare il funzionamento dle sistema in condizioni ottimali, ossia zero livello di congestione, zero errori da parte del personale della ambulanze e numero infinito di ambulanze. La realtà è molto diversa perché i ritardi casuati da congestione del traffico sono significativi, errori od inconveninti si possono verificare, ma soprattutto la disponibilità della ambuulanze è generalemnte molto limitata, spesso con una sola ambulanza che deve presidiare un territorio molto vasto per cui l’evasione di unne richiesta di intervento è limittata dalla disponibilità effettiva in quel momento dell’ambulanza. Questo risultato fotografa una situazione di bassa equità territoriale in cui nella migliore delle ipotesi quasi 4 anziani su 10 rischiano un aumento del rischio di mortalità e morbilità che potrebbe sicuramente essere evitato con una maggiore efficienza del sistema dell’emergenza urgenza.

La necessità di riorganizzare la sanità territoriale

La lezione che dovremmo imparare da questi dati è che riorganizzare la sanità territoriale è, quindi, una necessità per migliorare l’accesso alle cure da aperte delle popolazione anziana, soprattutto se vive in aree marginali e rurali e questa riorganizzazione deve essere tecnologica e sfruttare tutte le potenzialità della telemedicina. Il monitoraggio dei pazienti attraverso sensori collegati con il medico di base può rendere più efficiente ed efficace la gestione del paziente e anche migliorare la prognosi della malattia, miglioramento della prognosi che significa anche un minor tasso di utilizzo della terapia intensiva.

Per la sanità occorre una rivoluzione, tenendo conto che intervenendo oggi possiamo avere i risultati tra almeno due anni. Occorre riprogettare la rete dei servizi territoriali, valorizzando il ruolo dei medici di base e introducendo strumenti di teleassistenza e di telemedicina. Sono interventi a costo zero, che non necessitano di risorse aggiuntive, ma che hanno bisogno solo di capacità di programmazione e di competenza.

Il ruolo della telemedicina nel miglioramento dell’accesso alle cure

La telemedicina quindi può rappresentare la frontiera per seguire tutti gli altri pazienti, rendendoli autonomi il più rapidamente possibile e agevolandone l’autogestione (autosufficienza nella propria casa, nel “quartiere” in cui si sono abituati a vivere). Si attiverebbe una rete integrata ospedale-territorio-domicilio, in cui dovrebbero interagire le varie figure professionali che sono già in campo (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, infermieri e podologi esperti, medici e chirurghi specialisti nei vari settori di competenza delle patologie interessate) e si potrebbe pensare alla discesa in campo di forze nuove utili (come i farmacisti esperti in tale settore), cui demandare altri compiti come la gestione degli appuntamenti con i professionisti prima menzionati, la preparazione di prodotti galenici ad hoc, la sensibilizzazione e l’educazione sanitaria di pazienti e care-givers.

E questi interventi potrebbero colmare, o limitare, le inefficienze della rete dell’emergenza urgenza che ha bisogno di tempi lunghie di molte risorse per diventare più efficiente e che deve in ogni caso fare i conti con le complessita dei territori.

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