Neuroscienze e innovazione

APOE4 e Alzheimer: la diagnosi precoce passa dagli occhi



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Uno studio dell’UCSF Weill Institute for Neurosciences suggerisce che le analisi retiniche potrebbero rivelare precocemente l’Alzheimer. La ricerca pone l’accento sul ruolo del gene APOE4, fattore di rischio comune per la malattia, nel suo sviluppo

Pubblicato il 31 ott 2023

Domenico Marino

Università Degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria



sn-brain

Uno studio dell’UCSF Weill Institute for Neurosciences, coordinato dal dr.  Elahi e pubblicato sulla rivista Alzheimer & dementia: diagnosis, assessment and disease monitoring,  suggerisce che le scansioni retiniche potrebbero rilevare cambiamenti precoci nei vasi sanguigni come segno dell’Alzheimer, fornendo intuizioni su come il gene di rischio comune per l’Alzheimer, APOE4, contribuisca alla malattia.

Il gene APOE4 e la sua influenza sulla malattia di Alzheimer

APOE4 è la variante ε4 del gene apolipoproteina E (APOE). Questo gene produce una proteina che ha un ruolo cruciale nel metabolismo dei lipidi, trasportando i grassi nel sangue e svolgendo una funzione importante nella riparazione delle cellule. APOE ha diverse varianti, tra cui ε2, ε3 e ε4.

Persone con una copia dell’allele ε4 hanno un rischio maggiore, mentre quelle con due copie hanno un rischio ancora più elevato. La presenza dell’allele ε4 non significa che una persona svilupperà sicuramente la malattia di Alzheimer, ma indica una suscettibilità maggiore.

Cosa dicono gli studi

Gli studi suggeriscono che APOE4 potrebbe influenzare il modo in cui il cervello elimina le proteine beta-amiloide, che si accumulano in placche nelle persone affette da Alzheimer, e può anche avere un impatto sulla salute dei vasi sanguigni nel cervello. Il fatto che APOE4 influisce sui vasi sanguigni e potrebbe offrire una strada per la rilevazione precoce delle malattie neurodegenerative. Dato che non è possibile visualizzare i capillari nel cervello di persone vive, si sono utilizzate scansioni degli occhi, che sono non invasive e confortevoli per i partecipanti. Il team  dell’UCSF, ha utilizzato una tecnica avanzata di imaging della retina nota come angiografia con tomografia a coerenza ottica (OCTA) per scrutare gli occhi di persone anziane con e senza mutazioni dell’APOE4 e valutare i vasi sanguigni più piccoli nella parte posteriore dell’occhio.

Il team ha sfruttato le coorti ben caratterizzate di persone arruolate negli studi in corso sull’invecchiamento cerebrale e sulle malattie neurodegenerative presso il MAC. Aggiungendo le scansioni OCTA ai dati di risonanza magnetica e PET esistenti, si ottengono informazioni comparative senza sottoporre i partecipanti volontari a ulteriori disagi.

L’analisi delle scansioni della retina

Analizzando le scansioni della retina, i ricercatori hanno riscontrato una minore densità capillare nei portatori di APOE4, un effetto che aumentava con l’età dei partecipanti. Per verificare se queste scansioni riflettessero accuratamente ciò che accadeva nel cervello, il team ha poi confrontato le anomalie osservate nelle scansioni OCTA dei capillari retinici con le misurazioni della perfusione cerebrale, ovvero il flusso di sangue attraverso il cervello, misurato tramite risonanza magnetica. Hanno scoperto che le persone con una maggiore densità capillare retinica avevano anche un maggiore flusso sanguigno nel cervello.  Queste scansioni retiniche riflettono le anormalità nel cervello, come dimostrato dal flusso sanguigno cerebrale misurato con la risonanza magnetica. I risultati suggeriscono che le anomalie capillari potrebbero non essere direttamente causate dalla patologia amiloide.  Analizzando le scansioni della retina, i ricercatori hanno riscontrato una minore densità capillare nei portatori di APOE4, un effetto che aumentava con l’età dei partecipanti.

Per verificare se queste scansioni riflettessero accuratamente ciò che accadeva nel cervello, il team ha poi confrontato le anomalie osservate nelle scansioni OCTA dei capillari retinici con le misurazioni della perfusione cerebrale, ovvero il flusso di sangue attraverso il cervello, misurato tramite risonanza magnetica. Hanno scoperto che le persone con una maggiore densità capillare retinica avevano anche un maggiore flusso sanguigno nel cervello. 

Infine, il team ha esaminato i partecipanti con precedenti scansioni PET della beta-amiloide, la proteina associata alla malattia di Alzheimer, per vedere come le loro misurazioni dei capillari retinici fossero correlate al carico di placche amiloidi nel cervello, che è il principale obiettivo della diagnosi, della ricerca e del trattamento della malattia di Alzheimer fino ad oggi.

Prospettive future per la diagnosi precoce e il trattamento dell’Alzheimer

Hanno scoperto che la densità capillare non differiva tra i gruppi con e senza placche amiloidi, né variava con il carico di amiloide. Questa indipendenza suggerisce che è improbabile che le anomalie capillari siano determinate dalla patologia amiloide, o che la loro relazione possa al massimo essere indiretta. 

Il team ha  dimostrato che , in esseri umani viventi e asintomatici, i vasi sanguigni più piccoli sono interessati nei portatori del gene APOE4 e questo è importante perché suggerisce che l’aumento del rischio di degenerazione cerebrale e di malattia di Alzheimer nei portatori di APOE4 può essere dovuto al suo effetto sui vasi sanguigni.  Il prossimo passo sarà seguire i partecipanti per comprendere meglio la disfunzione vascolare a livello molecolare, con l’obiettivo di rilevare l’Alzheimer prima che danni significativi avvengano al cervello e identificare nuovi bersagli vascolari per il trattamento precoce.

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