LO SCENARIO

App per la Salute, integrarle nel Sistema sanitario nazionale senza rischi: i passaggi necessari

Dalla blockchain ai big data fino all’Intelligenza artificiale: l’innovazione si fa largo nel settore sanitario. Prospettando vantaggi, ma anche rischi. Servono governance mirate a tutela della salute pubblica, con focus su aspetti gestionali e infrastrutturali richiesti agli stakeholder istituzionali. I nodi da sciogliere

Pubblicato il 01 Lug 2019

Sergio Pillon

Vicepresidente e responsabile relazioni istituzionali AiSDeT, Associazione italiana Sanità Digitale e Telemedicina

app, salute, ehealth, osservatori

Si affacciano sulla scena tecnologie complesse, dall’AI ai big data fino alla blockchain. Come realizzare una governance del sistema?

Di tempo ne è passato, dall’esordio della telemedicina: oggi è quasi controproducente parlarne, come “la Bella di Torriglia”, figura popolare legata alla cittadina di Torriglia, nel genovese. Secondo un’antica filastrocca, “tutti la vogliono, ma nessuno se la piglia”. Non è andata meglio con il Fascicolo sanitario elettronico, attivato ma ben poco utilizzato

Oggi parliamo Sanità digitale: gli strumenti sono aumentati, alcuni sono molto usati e sono ben più difficili da governare. Dispositivo medico o non dispositivo medico, come si può applicare questa semplice dicotomia all’intelligenza artificiale (machine learning), alla blockchain, al Big Data Analytics, alle terapia digitali (digital therapeutics), alle app connesse a sensori? Come fare per realizzare una governance del sistema? L’Istituto superiore di Sanità ha l’obbiettivo istituzionale di realizzare una governance delle tecnologie sanitarie e uno dei centri maggiormente coinvolti, il Centro Nazionale per le Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica, diretto da Mauro Grigioni, ci ha riunito in un incontro il 30 aprile per discutere de “Ruolo delle Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica” e dei problemi relativi che sono tanti, ancora non affrontati sul piano legislativo e regolatorio e non solo in Italia ma in tutta Europa.

Nuove tecnologie e servizio sanitario, l’appello dell’Iss

E’ stato coinvolto personale del SSN, quali medici, ricercatori e tecnologi coinvolti nello studio, sviluppo e implementazione di tecnologie innovative quali AI, Big Data, Blockchain per un confronto tra gli operatori del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), di informazione e discussione su un tema che prevedibilmente porterà a cambiamenti epocali nella gestione dei processi diagnostico-terapeutici, con evidenti problematiche di responsabilità ed etica professionale. L’utilizzo delle nuove tecnologie pone criticità rispetto alle garanzie di universalità ed equità del nostro SSN: al fine di promuovere scelte di governance informate e consapevoli per la tutela della salute pubblica, particolare attenzione è necessaria in questa fase relativamente agli aspetti gestionali e infrastrutturali richiesti agli stakeholder istituzionali”.

Scopo e obiettivi di una nuova strategia

Sempre nel “manifesto” dell’Iss vengono indicate le priorità:

– Informare, sensibilizzare e rendere fruibili tecnologie esistenti e fornire informazioni in merito a tecnologie emergenti di nuova generazione.

– Consentire agli operatori del settore di comprendere le opportunità e i rischi dell’introduzione di nuove tecnologie (AI, Big Data, Blockchain) in grado di modificare radicalmente la qualità della cura se adottate con le precauzioni dovute.

– Creare una rete di competenze tra i professionisti coinvolti, il mondo scientifico e in special modo con le istituzioni deputate a definire aspetti infrastrutturali, con i responsabili della governance”.

Tra i temi emersi uno dei più rilevanti è stata sulla governance dell’uso delle “intelligenze artificiali” in radiologia. Come fare per certificarle se gli algoritmi non sono disponibili e cambiano man mano che il sistema si adatta? E come definire con chiarezza gli standard per la raccolta dei dati, che rischiano di essere facilmente condivisibili tra i radiologi ma non tra le IA?

Un esempio per tutti: abbiamo visto due immagini identiche di un Panda, riconosciuto in un caso come un canguro ed in un altro come uno squalo. Bastano minime modificazioni del “rumore di fondo”, impercettibili a qualsiasi occhio umano per rendere completamente inaffidabile una IA.

Ancora, si è parlato dei sensori utilizzati per il tracciamento delle attività, diversi l’uno dall’altro, che, dopo l’attraversamento di Roma nel traffico con uno scooter, si complimentano per “una fantastica pedalata”.

Le app per la salute: come governarle?

Connesso al tema della qualità del dato e degli algoritmi di trattamento, emerge quello delle evidenze nell’uso di app per la salute. Si parla di miglioramento degli stili di vita attraverso l’uso delle app e dei sensori ma senza trial clinici che consentano una valutazione di efficacia, senza un protocollo di studio come si fa ad affermare che la salute viene migliorata e non peggiorata dall’uso dell’app? Per un farmaco si fanno studi di sicurezza e di efficacia ma anche un’app deve essere certificata dal punto di vista della sicurezza (sulla salute prima che sulla cybersecurity) e dei possibili effetti collaterali. Quante app che consigliano gli allenamenti chiedono se avete avuto incidenti alle articolazioni degli arti, se avete una patologia reumatica, se state prendendo farmaci, se avete avuto problemi cardiaci?

Si trovano on line numerosi chatbot sulla salute, che derivano da algoritmi di machine learning e che sostengono un colloquio con il paziente, dando consigli sulla salute. Naturalmente avvisano che non vanno presi troppo sul serio, che il consiglio del medico è indispensabile ma un’app come Your MD, un bot sulla salute, è stato installato, nella sola versione Android, oltre un milione di volte e non abbiamo nessuna informazione sulla efficacia, sui problemi o addirittura su eventuali decessi legati al suo uso.

La governance all’interno del sistema sanitario delle APP, delle cure digitali (digital terapeutics), dell’Intelligenza Artificiale, della Blockchain, del Big Data, della qualità dei dati, richiede in una prima fase di definirne i confini, poi si dovrà parlare di cybersecurity, privacy ma soprattutto universalità ed accessibilità.

Senza questi passaggi indispensabili sarà difficile e forse anche pericoloso utilizzare nel SSN queste tecnologie.

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