Il digitale sta contribuendo a un’evoluzione degli attuali modelli sanitari e assicurativi verso un miglioramento generale dell’intera esperienza del paziente e di intervento già nelle fasi di prevenzione e diagnosi: stiamo assistendo, in questo contesto, al passaggio da un paradigma di semplice erogazione di cure in caso di sinistri a un percorso integrato di accompagnamento al paziente.
Uno studio pubblicato da EY e Italian Insurtech Association (IIA) “Tech in insurance & health: l’opportunità di una trasformazione digitale integrata” evidenzia, in particolare, l’importanza per il paziente di avere accesso ad un ecosistema di servizi a valore aggiunto come gli strumenti di telemedicina, chatbot in grado di indirizzare verso il centro diagnostico più vicino e qualificato, assistenza continuativa h24, servizi di consegna farmaci a domicilio e supporto nel pre e post-ricovero.
Assicurazioni, ecco come cambia il mercato con digitale e green: trend e nuove sfide
Dal punto di vista delle Compagnie, si concretizza nell’impegno a superare l’ottica di breve periodo sinistri/prestazione/rimborso e passare a relazioni di medio-lungo periodo, incentivando prima di tutto comportamenti virtuosi e check-up periodici in ottica preventiva per ridurre i costi legati a cure e rimborsi.
L’indagine
L’analisi di un contesto così ricco e complesso è stata resa possibile grazie ad un format ben sperimentato da EY e IIA: una serie di interviste curate direttamente dal team di lavoro ai principali operatori del mercato assicurativo (ben rappresentato da oltre l’80% in termini di raccolta premi del mondo salute italiano). Tale metodologia di ricerca è stata ulteriormente rinnovata ed arricchita dal contributo di operatori sanitari pubblici e privati attivi sul territorio nazionale, che hanno completato la visione sulle necessità specifiche del mondo salute e sulle sinergie attese tra settore sanitario e settore assicurativo.
Si tratta di un tema quanto mai attuale e trasversale per i cittadini se si pensa che oggi, nel complesso, l’intera spesa sanitaria pubblica e privata italiana (155 miliardi di euro) copre circa il 9% del PIL. La spesa sanitaria pubblica in particolare ha visto negli ultimi 10 anni un trend di contrazione fino a scendere progressivamente fino al 6,4% del PIL, vale a dire a 115 miliardi di euro.
Non si tratta di un dato confortante per il nostro Sistema Sanitario Nazionale, già provato dalle severe difficoltà affrontate durante l’emergenza Covid-19 e nella condizione di dover recepire nel miglior modo possibile i trend demografici che prevedono un progressivo invecchiamento della popolazione. Se ad oggi il 25% della popolazione italiana ha oltre 65 anni e quasi il 40% soffre di una patologia cronica, la previsione nei prossimi 7 anni è di una sempre minore disponibilità di medici in base alla popolazione e della carenza dei caregiver per gli over 75 (50% in meno nei prossimi 10 anni).
In questo contesto, è evidente come le Compagnie assicurative siano chiamate più che mai ad assumere un ruolo sociale per il Paese nel favorire l’accesso dei pazienti a servizi di prevenzione e cura integrativi e soprattutto supplire alle criticità dell’offerta pubblica in modo equo e sostenibile (ad esempio, estendendo le coperture anche a soggetti fragili e/o finora esclusi, come i pazienti diabetici).
Sanità, un’esperienza sempre più “phygital”
Secondo gli operatori intervistati, per favorire la transizione è cruciale lo sviluppo di ecosistemi in ambito salute (69%), dove operatori sanitari, Health Tech e Compagnie assicurative operano in maniera integrata e sinergica per ridurre i costi di distribuzione e offrire servizi di prevenzione e copertura innovativi. Estremamente importante è favorire un’esperienza paziente sempre più “phygital” (75%), basata su una combinazione di assistenza digitale e fisica (es. telemedicina, assistenza virtuale, robot caregivers ecc.). Il mercato non ritiene invece la tecnologia ancora abbastanza matura per abilitare processi completamente digitali e automatizzati, tramite strumenti indossabili di “Remote monitoring” (es. sensori in grado di misurare costantemente parametri come la frequenza battito cardiaco, pressione, saturazione, passi giornalieri, qualità del sonno, ecc.) e dell’uso spunti dell’Intelligenza Artificiale e del Predictive Analytics.
Oltre al tema della tecnologia, c’è sicuramente un aspetto da non sottovalutare sulla fiducia e sulla comprensione da parte dei pazienti e dei medici, dei nuovi strumenti a loro disposizione (non solo tra le fasce più anziane della popolazione). Alla base della diffusione di soluzioni digitali i nuovi servizi e le soluzione tecnologiche implementate dovrebbero essere disegnati considerando allo stesso tempo le esigenze dei due utenti finali: paziente e medico, oggi (come in futuro) il principale riferimento del paziente in caso di bisogno.
Il gap di competenze tecnologiche in seno alle compagnie di assicurazioni
Alcuni enti sanitari che collaborano attivamente con le assicurazioni rilevano inoltre un gap di competenze tecnologiche e cliniche specialistiche all’interno delle Compagnie, che può essere visto come un ostacolo all’innovazione e alla comunicazione con gli assicurati. In effetti, quasi metà (48%) degli intervistati ritiene che le principali opportunità di progresso in ambito salute riguardino il miglioramento delle interazioni con il Cliente, soprattutto nell’ottica di offrire migliori servizi di prevenzione ed assistenza, in coerenza con l’evoluzione del mercato verso un approccio più olistico alla salute.
Dalla survey emerge anche chiaramente come, a fronte dell’aumento dei dati raccolti tramite app mobili, tecnologia wearable e i diversi portali per l’aggregazione di dati sanitari, gli assicuratori stiano portando avanti iniziative sempre più rilevanti su come utilizzare i dati e generare insights. In particolare, focalizzandosi principalmente sulle opportunità legate al miglioramento dell’esperienza cliente attraverso suggerimenti personalizzati (55%) e meno a supporto al disegno di nuovi prodotti/servizi (22%), o per efficientare i processi di emissione/ rinnovo o sinistro o per proporre ai Clienti garanzie o servizi aggiuntivi (nessuna delle Compagnie intervistate utilizza ancora questo set informativo per tali fini). Poco diffuso finora anche l’utilizzo dei dati per un monitoraggio del paziente finalizzato a fornire “Risk Alert” in caso di parametri anomali (solo l’11%).
Conclusioni
Per il 75% delle Compagnie, incentivare il passaggio “from Cure to Care” significa investire sulle collaborazioni con player non assicurativi per proporre un’offerta sempre più innovativa e servizi a valore aggiunto al Cliente. Fondamentale in questo senso la necessità di valutare le partenrship secondo parametri di qualità e tenendo in considerazione la situazione complessiva del paziente nel tempo, superando l’ottica di breve-periodo legata al costo della singola prestazione.
Un terzo di loro (31%) inoltre punta sulla possibilità di condividere, scambiare e poter interoperare tra attori del settore, confermando l’approccio “Open Health Data”, nonostante la preoccupazione per i vincoli normativi ed i rischi legati alla violazione della privacy e agli incidenti di sicurezza. Tra le più grandi sfide che è possibile affrontare grazie ai dati e all’analisi predittiva c’è la diagnosi preventiva e la possibilità di tarare i rischi in maniera puntuale e personalizzata sul singolo assicurato, facendo leva sulle caratteristiche personali e di appartenenza ad un dato cluster. Ad esempio, approfondendo le tematiche legate alla Medicina di Genere e alle nuove condizioni di fragilità che stanno finalmente godendo della giusta attenzione, come la salute mentale.
La parola chiave ricorrente per intercettare le nuove opportunità del mondo salute è quella dell’integrazione sia tra pubblico e privato che in modalità multisettoriale, per garantire piani di protezione sempre più personalizzati sulle esigenze del singolo paziente, complementari tra esperienza fisica e digitale e arricchiti da servizi Health Tech che le Compagnie possono offrire in partnership con altre aziende dell’ecosistema.