Se da un lato la pandemia Covid-19 ha messo a nudo le debolezze strutturali dell’assistenza sanitaria territoriale, dall’altro ha sicuramente innescato una decisa accelerazione del percorso di trasformazione digitale sia delle relazioni fra i diversi soggetti che dei processi interessati.
Un percorso che potremmo definire irreversibile ma che necessita di ulteriori aggiustamenti legati alla gestione delle cronicità da parte dei sistemi regionali.
Facciamo il punto sulle iniziative attivate sulla scia dell’emergenza sanitaria e sugli ulteriori fronti di lavoro che dovranno portare a ulteriori e sostanziali benefici per i cittadini e per il sistema sanitario.
Ricetta elettronica e telemedicina: la spinta della pandemia
Al riguardo, un importante contributo nelle modalità di accesso al farmaco è arrivato dal rilassamento dei vincoli di sistema; vale la pena, infatti, richiamare le previsioni dell’Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n.651 del 19 marzo 2020 in merito alla semplificazione della trasmissione del codice del numero di ricetta elettronica (NRE) attraverso mezzi alternativi rispetto al promemoria cartaceo della prescrizione.
Più di recente le nuove “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina” hanno sancito il riconoscimento delle prestazioni mediche svolte con il sussidio di strumenti digitali, segnando un altro importante passo nella direzione attesa, quella dell’abilitazione degli strumenti di sanità digitale, “un’opportunità unica per un servizio sanitario più in linea con i tempi e con le necessità individuali e dell’organizzazione”.
La telemedicina è nel Sistema sanitario nazionale: perché ora cambia tutto
In breve, semplificando l’accesso alla prescrizione elettronica e abilitando modalità di servizio più evolute, le disposizioni appena richiamate hanno deformato in modo plastico l’aspettativa di servizio del cittadino, che non ammette più alternative a una revisione “permanente” dei precedenti modelli di funzionamento. Qualsiasi passo indietro nello scenario post-pandemico, infatti, sarebbe vissuto come il tentativo di restaurare i vincoli del passato, a danno della qualità di un servizio incongruente con l’esperienza del consumatore moderno e digitale. A conferma, infine, che questo percorso sia ormai ineludibile è recentemente arrivata l’estensione del servizio di dematerializzazione anche alla ricetta bianca, che completa la copertura dei processi di accesso al farmaco, elemento fondante per qualsiasi successivo sviluppo: a meno di presentare al mercato servizi di dubbia qualità ed economicamente poco sostenibili, infatti, non sarebbe possibile immaginare un percorso di digitalizzazione che partisse da una gestione manuale dei dati del paziente e delle sue prescrizioni, informazioni già disponibili all’interno del fascicolo sanitario elettronico e del relativo dossier farmaceutico e di indiscussa utilità.
Malattie croniche: come migliorare il servizio ai pazienti
Particolare attenzione merita il tema della cronicità, ambito nel quale le interazioni tra paziente e sistema sanitario sono frequenti, durature, complesse e costituiscono un onere finanziario rilevante per il SSN. La relazione, infatti, tra il paziente cronico e i diversi attori della sanità territoriale (medico, farmacista ed eventuale caregiver) è peculiare e caratterizzata dalla ciclicità iterativa del percorso di cura, suddivisibile in due principali sotto-processi: da un lato abbiamo la prescrizione e la dispensazione del farmaco e dall’altro la gestione del percorso terapeutico vero e proprio.
Le attività delle due aree si ripetono senza soluzione di continuità fino al sopraggiungere di una modifica del piano di cura, per esempio, in seguito a un cambiamento delle condizioni cliniche del paziente, momento dal quale il processo riprende secondo un nuovo assetto. I processi appena descritti rappresentano il primo spazio per la creazione di servizi a valore in grado di rispondere alle attese dei pazienti cronici, come il mercato sembra aver colto, considerate le proposte di servizio di recente introduzione da parte di diversi operatori. Proprio in tale ambito è possibile immaginare la realizzazione di contesti digitali integrati, in grado di sollevare il paziente dall’onere di operazioni ripetitive: accedendo a utili servizi informativi su farmaci e terapia, potendo disporre in modo semplice delle proprie ricette, evitando di chiedere sistematicamente nuove prescrizioni al medico, ricevendo a domicilio i farmaci di cui ha bisogno, il paziente godrebbe di una migliore esperienza di servizio, di un supporto coordinato da parte dei diversi attori, il tutto a beneficio dell’aderenza terapeutica e dell’organizzazione del lavoro dello stesso medico.
Il ruolo dei sistemi regionali
Da quanto sopra esposto risulta evidente il ruolo che possono assumere i sistemi regionali, intesi non solo come i già noti contesti applicativi (Fascicolo Sanitario Elettronico e Dossier Farmaceutico), bensì come piattaforma di integrazione e orchestrazione di processo: l’interoperabilità fra sistema nazionale Tessera Sanitaria e sistemi regionali, già normata dal lontano 2013 (comma 15-ter dell’art. 12 dell’Agenda digitale introdotto dall’art. 17 del DL 69/2013), pone le basi per un percorso di arricchimento funzionale, in grado di dare corpo alle procedure operative necessarie.
Nel concreto, si tratta di realizzare il modello collaborativo fra i diversi attori partecipanti il processo e l’insieme degli scenari d’uso in grado di alleviare la routine del paziente. Il tutto, peraltro, con un evidente beneficio in termini di governance del modello, che sarebbe garantito da procedure rispettose del contesto normativo e da livelli di servizio uniformi.
Il beneficio per il cittadino, derivante dello scenario sopra auspicato, sarebbe sicuramente importante, con opportunità da cogliere in tutti gli ambiti di processo, dall’accesso semplificato alla ricetta elettronica, alla gestione “seamless” del codice per l’approvvigionamento del farmaco, fino a un utilizzo più ampio dei dati disponibili all’interno del dossier farmaceutico: il paziente si troverebbe finalmente nella condizione di gestire i propri dati sanitari e di spesa farmaceutica, abilitando alla loro consultazione e/o utilizzo i diversi operatori, con un salto quantico in termini di esperienza di servizio.
Le Regioni, dal canto loro, potrebbero valorizzare ulteriormente gli importanti investimenti già fatti e quelli futuri, oltre a godere di un ritorno molto importante sia in termini di dati raccolti sul campo che di miglior controllo sui processi. I benefici, infine, per il SSN sarebbero quelli, enormi, da sempre collegati a un incremento dell’aderenza terapeutica.
Certa è la necessità di un coordinamento fra tutti gli interlocutori in gioco, affinché l’interoperabilità attesa sia garantita con medesimi livelli di servizio e con logiche compatibili fra i diversi contesti regionali. Questo, di fatto, rappresenta il prossimo fronte di lavoro, sul quale le istituzioni e le professioni saranno chiamate a un’importante prova di maturità e di capacità di collaborare.
Come dimostrano le diverse iniziative già attive, quanto sopra esposto non può essere inteso come conditio sine qua non per l’ideazione di nuovi modelli di servizio abilitati dalle tecnologie digitali, per quanto qualsiasi investimento fatto da parte degli operatori di mercato, senza un adeguato supporto “di sistema”, verrebbe a essere fortemente ridimensionato in termini di efficacia, di qualità di servizio esposto, di scalabilità e, in ultima analisi, di ritorno delle iniziative stesse.