Nel 2015 il WHO (World Health Organization) ha definito con “4S” le quattro fragilità della Sanità globale, in particolare in quei paesi definiti critici; queste “S” corrispondono alla scarsità o alla fragilità di:
- Stuff (le Apparecchiature, i devices medicali ed in genere i presidi medico-chirurgici)
- Staff (il Personale)
- Space (le Strutture)
- System (il Sistema)
L’Europa, l’Italia in particolare, per questioni sociali, invecchiamento popolazione, e situazione di fragilità economica acuita dalla lentezza se non resistenza all’innovazione del sistema sanitario e della sua organizzazione, sta affrontando una fase particolarmente difficile. E vi siamo arrivati soprattutto per mancanza di visione e quindi di vere strategie. Sto parlando dei tagli lineari, ma non solo.
La buona notizia è che per tutti questi punti un uso sapiente dei big data può essere la risposta giusta. Alle dovute condizioni, però. Vediamo nel dettaglio.
I punti critici del sistema sanitario (non solo italiano)
Abbiamo potuto toccare con mano in questi ultimi due anni i primi segnali che il Sistema scricchiola. Dove?
I Pronto Soccorso sono la nostra linea di frontiera di fronte all’abisso, la prima linea dalla quale è però possibile imparare molto.
Le nostre strutture dei Pronto Soccorso, negli ultimi anni, hanno subito un vero e proprio assalto, che ne ha determinato il collasso con episodi che hanno popolato i giornali, e che si sono avverati in particolare nei picchi influenzali e in concomitanza delle festività.
Tranquilli, non siamo soli: l’NHS, il National Healthcare System Inglese, ha dichiarato a dicembre 2016 che i suoi 20 Ospedali erano entrati in Black Alert e quindi le strutture non erano più in grado di garantire l’assistenza per ulteriori pazienti (The Guardian Dic.2016).
Le fragilità dei Pronto Soccorso
Che sta succedendo? La fragilità delle quattro citate variabili trova nel Pronto Soccorso il primo più evidente scenario di manifestazione evidente e le gravi conseguenze per la tenuta del sistema di assistenza:
- Attrezzature (Stuff): l’italia ha il bagaglio di devices attrezzature sanitarie più vecchio caratterizzato da non interoperabilità e non connessione quindi con tutto il sistema;
- Personale (Staff): il tasso di anzianità e l’effetto del mancato ricambio sta manifestando i suoi effetti nell’organizzazione dei turni con personale sempre più soggetto a rischio burn-out e altre volte sottoutilizzato e sotto formato (pensionamenti dei baby-boomers, la carenza di formazione e nuova alfabetizzazione digitale a partire dalla classe dirigente);
- Le strutture ospedaliere (Structure): queste non rispondo più alle emergenze di una popolazione sempre più anziana, numerosa ed impoverita che ricorre alla struttura dell’ospedale come soluzione per ogni minima emergenza i cui servizi sono condotti con navigazione a vista, basata sulla burocrazia più che su dati oggettivi;
- Il Sistema (System): l’attuale Sistema sanitario, basato sul concetto Hub&Spoke, è superato. Oltre ad essere di fatto amputato del sistema territoriale, che non dà risposte organiche ed integrate nel percorso di cura con gli ospedali, arranca incapace di adattarsi nella sua rigidità funzionale nel nuovo scenario economico, caratterizzato da una continua mutazione. Che succede se in caso di black allert proprio di quell’unico hub su cui si fa affidamento crolla?
A discapito di quanto si dice sulla bontà della Sanità Italiana, e questo a confronto di alcune realtà è così, è necessario in scienza e coscienza non trincerarsi su posizioni acquisite e non scorgere segnali di criticità importanti. Occorre agire per tempo se vogliamo che i nostri apprezzabili standards, in termini di prolungamento della vita in salute e di sostenibilità del sistema, possano essere mantenuti. Abbiamo già persona una posizione a discapito di un sistema sanitario spagnolo che avanza in qualità e sostenibilità.
Salute vuol dire anche benessere economico, chi si ammala o rinuncia a curarsi, non lavora e non investe ed una nazione è capace di impoverirsi rapidamente.
Sanità accessibile per lo sviluppo sostenibile
La garanzia di una copertura universale sanitaria accessibile a tutti, è la base per uno sviluppo sostenibile (Carta di Ottawa 1986).
C’è una soluzione? Si. E occorre far presto, investire tanto e con una visione, anche ambiziosa, con manager preparati con competenze adeguate al nuovo mondo digitale con decisioni effettuate sulla base dei dati: dati reali, oggettivi e real-time. Ci sono leaders naturali, e illuminati che combattono ogni giorno nelle sabbie mobili della burocrazia e nelle distorsioni della politica: occorre dare loro spazio e fiducia perché sono degli eroi: chi fa innovazione in Italia è un eroe.
Formazione, infrastrutture digitali e customizzazione
Cosa fare?
- In primis è strategico investire in un personale sensibilizzato e partecipe a tutto il processo di trasformazione: l’innovazione la fanno le persone non le Istituzioni.
- Le opportunità dell’industria digitale, sono enormi e investire in infrastrutture di rete a loro supporto è il secondo tassello dopo gli investimenti sulla formazione;
- mettere fine alla sperimentazione fine a sé stessa la terza: le tecnologie ci sono già tutte nulla deve essere più inventato solo “customizzato” e progettato dagli end-users. I migliori designers della salute sono i Medici gli Infermieri e non ultimi i Pazienti con Progetti Pilota. Un processo rivoluzionario ma efficace.
Un nuovo modello di gestione del Pronto Soccorso
Partire dalle strutture dei Pronto Soccorso, è una buona idea. Sono le strutture più interessanti per progetti Pilota “Data-driven” perché:
- hanno un insieme di attività complesse o elettive (ICU, OR, Diagnostic…) e una dotazione iniziale importante di sensori e quindi capaci di catturare i primi dati da mettere a sistema;
- sono fortemente relazionate con il tessuto urbano esterno, le città, e collegate con altre strutture territoriali: mobili e immobili;
- necessitano di rispondere efficacemente sia nella disponibilità e continuità delle facilities e correlate strettamente alla variabile “tempo”;
- non sono mai state oggetto di studi predittivi (in Italia) e con una enorme potenzialità di miglioramento. Ai quali risultati predittivi sono già possibili prime actions. Ad esempio è già possibile prevedere quali sono quei segnali che determinano l’affollamento e agire in anticipo allestendo posti letto e organizzando azioni compensative.
È possibile quindi, un nuovo modello di gestione del Pronto Soccorso basato sulla disponibilità diffusa di dati oggettivi e real-time, a partire da quelli clinici della cartella elettronica sino a ai singoli sensori che messi a sistema possono rivelare dell’ambiente complesso in cui avvengono Triage, visite e Medicina di urgenza.
I danni dell’assenza di concorrenza e interoperabilità
L’80% dei sensori presenti in ospedale (occhi, “nasi” ecc..) catturano già molti dati importanti che possono essere utilizzabili per generare “warning” ma non sono integrati tra di loro, gestiti da sistemi non interoperabili, dove lo scambio di dati non integrati in una visione di approccio globale. Queste realtà, apparecchiature, dati clinici, presidi e strutture lavorano “siloed” senza integrazione dei dati, poiché le unità operative e i dipartimenti non comunicano tra di loro. Il sistema è complesso e la complessità si gestisce con le nuove tecnologie che oggi sono sempre più low cost e accessibili.
Questa è l’eredità di un’industria drogata dalla mancanza di concorrenza per anni e per la mancanza di una cultura di interoperabilità richiesta by-design, in particolare per un ambiente complesso e dinamico come quello di un pronto soccorso.
L’importanza dei big data
L’analisi dei big data in tempo reale, grazie a tecnologie abilitanti (IoT, Cloud e Blockchain) permette risultati efficaci per la sostenibilità del sistema. In questa nuova complessità il fattore abilitante sono le opportunità derivanti dall’applicazione dell’Intelligenza Artificiale. Oggi la tecnologia ed i servizi IT in modalità plug-in (da Google Deep Mind ad Amazon AWS ad esempio), non costituiscono più elemento di complessità, lo sono i dati e la comprensione di quello che ci dicono, come individuare i giusti patterns.
Nel linguaggio dei data Scientists si dice “Garbage-in, Garbage-Out” per significare che la qualità del dato è tutto: la selezione tra i big data di ciò che produce risultati azionabili in predittivo.
La creazione di un Common Data Environment
Per far si che predire (Intelligence) una situazione di emergenza o crisi e, quindi agire di conseguenza (Action), occorre la creazione prima di tutto di CDE (Common Data Environment) a cui far confluire tutti i dati. La creazione di un ambiente collaborativo, il data-Lab, composto da soggetti multidisciplinari, dai tecnici ai medici sino ai pazienti, che osserva e analizza gli schemi (i patterns), trova correlazioni da dati apparentemente distantissimi (è la convergenza tra tutte le scienze il cui linguaggio universale è il coding), trova soluzioni una volta impensabili capaci di adattarsi ad un mondo in veloce trasformazione.
Un miliardo di dollari spesi nella faccia oscura della luna dei big data, con Cambridge Analitica, per convincere le persone a mettere un like o peggio finalizzato ad eleggere il politico di turno, quando la psicometria, utilizzata da anni anche in economia, capace di orientare scelte e comportamenti, potrebbe essere stata usata ad esempio per modificare le quattro pessime abitudini (stili di vita, cibo, fumo, alcol e sedentarietà) che secondo l’OMS sono la causa principale di malattie croniche gravissime e dai costi elevatissimi non solo in termini economici. Siamo seduti su una miniera d’oro (i dati) e parlano un linguaggio, usano delle tecnologie nuove che occorre vengano comprese a fondo.
“In the next century, planet Earth will don an electronic skin. It will use the internet as a scaffold to support and transmit its sensations. This skin is already being stitched together. It consists of millions of embedded electronic measuring devices: thermostats, pressure gauges, pollution detectors, cameras, microphones, glucose sensors, EKGs, electroencephalographs. These will probe and monitor cities and endangered species, the atmosphere, our ships, highways and fleets of trucks, our conversations, our bodies – even our dreams.” Neil Gross 1999 |
La visione di Neil Gross, ormai di quasi 20, anni fa aveva anticipato la IoE (Internet of Everything) che contiene nel processo ospedaliero un approccio a tutto tondo: le strutture, apparecchiature, i pazienti e staff compresi ed il sistema convergono in un unico “organismo” pensante.
Una visione strategica nel prossimo futuro capace di liberare il personale medico della burocrazia e dedicare più tempo ai pazienti e a insieme la nuova Salute.