assetti organizzativi

Cambiare la Sanità col digitale: strumenti e vantaggi operativi



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Nella riconfigurazione dell’assetto organizzativo del settore sanitario, il coinvolgimento degli operatori sanitari è fondamentale per il successo e aiuta a migliorare l’efficienza delle cure, offrendo nuove opportunità per la crescita professionale dei sanitari

Pubblicato il 22 dic 2023

Ida Ramponi

direttrice generale dell'Asst di Crema



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Il settore sanitario si trova a dover affrontare una sfida cruciale: la riconfigurazione del suo assetto organizzativo. Un processo di trasformazione che necessita del coinvolgimento attivo di tutti gli operatori e che mira a migliorare l’efficienza delle cure attraverso la digitalizzazione.

Tuttavia, l’approccio rigido tipico delle organizzazioni sanitarie può rappresentare un ostacolo da superare. Una delle prime misure in questa direzione è l’introduzione della cartella clinica informatizzata, strumento che segna un passo concreto verso la modernizzazione.

Vediamo poi che la digitalizzazione non offre solo vantaggi dal punto di vista operativo, ma rappresenta anche una leva fondamentale per la crescita professionale dei sanitari.

Ridefinire l’assetto organizzativo nell’era digitale

Quado si parla di digitalizzazione, infatti, si tende a pensare a strumenti informatici, interventi per l’eliminazione delle procedure manuali, senza legare, invece, il progetto digitalizzazione all’organizzazione, all’analisi dei processi, alla definizione dei ruoli ed al sistema di valutazione delle performance.

L’organizzazione aziendale non può essere relegata a un organigramma, ad una stampa che rimane immutata nel tempo; deve essere, invece, una entità in continua evoluzione, sensibile all’innovazione e “volitiva” rispetto ad un contesto, sociale ed economico, che condiziona e modifica gli obiettivi della stessa.

Definire l’organizzazione significa definire un assetto che consenta di raggiungere gli obiettivi, tenuto conto delle correlazioni e delle interdipendenze, che definiscono i processi aziendali; significa, in sostanza, organizzare un gruppo di persone che hanno obiettivi comuni.

Suddividere il lavoro, coordinare le persone, definire chi fa che cosa e dove inizia e finisce la responsabilità di ciascuno, tenuto conto che non solo non esiste l’organizzazione migliore in assoluto ma, addirittura, non può e non deve esistere una organizzazione statica.

In questo senso, occorre creare un linguaggio comune che porti tutti verso lo stesso obiettivo, declinare gli obiettivi affinché tutti si sentano parte dell’organizzazione stessa e non esecutori di una procedura o di una attività, coinvolgere ciascuno nella misurazione dei risultati, definendo obiettivi che siano misurabili e raggiungibili, valutando e revisionando i ruoli.

Superare le rigidità delle organbizzazioni sanitarie

Perché questa premessa, dovendo parlare di digitalizzazione?  Pensando alla rigidità delle organizzazioni delle strutture del servizio sanitario nazionale, soprattutto in ambito pubblico, riflettendo sui tempi necessari a trasferire modalità di lavoro, innovazione e nuovi strumenti gestionali, in un contesto, come quello attuale, in evoluzione veloce, con l’esigenza di non fermarsi di fronte a bisogni diversi, impossibile prescindere da considerazioni di carattere generale.

Nelle organizzazioni strutturate per uffici e non per processi, concentrati sulle attività, invece che sui risultati complessivi, superare il concetto “abbiamo sempre fatto così” risulta un ostacolo difficile da affrontare. Quando si parla di digitalizzazione, si pensa a pacchetti informatici, capaci di svolgere parte del lavoro manuale, invece che immaginare sistemi dialoganti, che mettano in relazione le conoscenze, fornendo non solo strumenti ma supporti decisionali.

L’occasione unica del PNRR

Il PNRR fornisce una opportunità unica per le aziende del sistema sanitario, perché impone, tra le altre, due linee dalle quali è impossibile discostarsi: al risultato tutti insieme e punto di partenza il disegno dell’organizzazione.

Nel disegno è da prevedersi la catena decisionale, la fonte delle informazioni, le modalità di messa a disposizione delle informazioni e dei dati; è fondamentale definire i punti di validazione dei dati, di aggiornamento degli stessi ed il razionale degli stessi.

La cartella clinica informatizzata: un passo verso la modernizzazione

Un esempio per tutti: la cartella clinica informatizzata che è l’obbiettivo finale del progetto, non è l’abolizione del supporto cartaceo che replica, su PC, la raccolta delle informazioni fino ad oggi raccolte in fogli ed archiviati come documentazione cartacea. La cartella informatizzata è lo strumento attraverso il quale la presa in carico del paziente è descritta nel suo completo iter diagnostico e terapeutico ed in disponibilità agli attori che agiscono per le cure e la presa in carico dello stesso.

Non si tratta di semplice accessibilità ai dati, seppure importante, ma di uso delle informazioni in essa contenute: presa in carico, dimissioni protette, servizi sociali per eventuali proseguimento della presa in carico nelle strutture territoriali, prescrizione di ausili, piani terapeutici per fornitura di farmaci, piani riabilitativi, programmazione della cura.

Anche solo dalla lettura di questa breve elencazione delle funzionalità si comprende quale deve essere lo scopo finale della cartella informatizzata che non può e non deve essere solo uno strumento che descrive il ricovero in ospedale per acuti ma qualcosa di dinamico ed interattivo, per il paziente che, ragionevolmente, soprattutto per le patologie croniche, è un paziente che gravita in diversi punti di erogazione di prestazione, perché i suoi bisogni sono molteplici.

Analisi dei processi e revisione organizzativa

Per questo il primo problema da affrontare è l’analisi dei processi ed una profonda revisione organizzativa, che evidenzi i nodi dell’organizzazione e le responsabilità di ciascuna figura professionale nel “transito” delle informazioni; creare consapevolezza che non c’è in una azienda che eroga prestazioni e servizi alla persona, riguardo alla salute, un professionista che inizia il suo lavoro e lo termina nella esecuzione di un compito.

Questa consapevolezza si crea con una visione che vada oltre la singola competenza, fondamentale per svolgere bene il proprio lavoro, e che si orienti sul subito dopo del proprio intervento, perché, ragionevolmente, quel paziente, una volta uscito dall’ospedale o da un ambulatorio, avrà bisogni che vanno oltre il singolo episodio e le informazioni riguardo allo stesso devono essere fruibili da chi eventualmente, a diversi stadi, deve occuparsi della sua salute e del suo benessere.

Il ruolo della digitalizzazione nella crescita professionale dei sanitari

Una considerazione in ordine alla potenzialità della digitalizzazione, quale motivazione e crescita professionale dei singoli professionisti, in quanto consente di essere in contatto ed avere a disposizione informazioni e strumenti che diversamente sarebbero patrimonio quasi esclusivo di centri di ricerca più avanzati o strutture più specialistiche ed a vocazione scientifica.

La possibilità di connessione, attraverso anche le reti di patologia, tra professionisti che operano in realtà diverse, per natura, per contesto territoriale, giova ai pazienti, perché la cura che riceveranno sarà la migliore disponibile in quel momento, senza che la dislocazione del professionista ne condizioni in nessun modo l’accesso e, dall’altro lato, non precluda crescita professionale e conoscenza.

Non si comprano strumenti informatici, nelle nostre aziende, per crescere ma si costruisce un percorso che, finalizzato alla cura, utilizzi al meglio strumenti ed informazioni al fine di migliorare la performance, con unico obiettivo il paziente.

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