Avere una Cartella Clinica Elettronica (CCE) all’interno degli ospedali e un Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) per ogni assistito.
Questo traguardo permetterebbe di migliorare la qualità dei servizi sanitari, rendendoli più tempestivi, e riducendo esami inappropriati o ripetuti. Per poter perseguire tale obiettivo la strada da fare però è ancora lunga.
E’ un processo complesso che incontra ostacoli diversi a seconda del livello culturale, organizzativo e tecnologico di ciascun portatore d’interesse. E’ altrettanto evidente, però, che l’Information Technology è stata la principale leva innovativa degli ultimi trenta anni.
Vediamo cosa bisognerebbe fare per raggiungere questo obiettivo.
La sostenibilità del SSN
Il diritto alla salute è sicuramente uno tra quelli più importanti e apprezzati dai cittadini. Nonostante la nostra carta costituzionale lo inseriva tra quelli programmatici, solo nel 1978, con la Legge 833, è stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale che al compimento dei suoi quaranta anni, causa la crisi economica e il progressivo invecchiamento della popolazione, sta vivendo un periodo molto difficile, tanto che tanti esperti del settore lo danno per “morto” entro i prossimi dieci anni.
La sostenibilità economica è venuta progressivamente a mancare, tanto ché il rapporto spesa sanitaria/PIL si è avvicinato a quello dei Paesi dell’Europa Orientale e l’Italia, con una spesa sanitaria pro-capite di circa 3.440 dollari, si colloca tra i Paesi europei più poveri.
In questo contesto c’è necessità di innovare, ripensare ai modelli operativi che sottintendono i processi di diagnosi e cura al fine di migliorarli e allo stesso contempo di renderli sostenibili sotto il profilo economico/finanziario.
Oggi il Sistema Sanitario Italiano è ancora organizzato per far fronte a episodi acuti e quindi accentrato sugli ospedali e non pronto per gestire pazienti anziani cronici.
PDTA e modelli sanitari Value Based Health Care
I modelli emergenti prevedono una de-ospedalizzazione dei pazienti tramite l’utilizzo dei Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali (PDTA) puntando a ridurre i posti letto e a prendersi cura del paziente sul territorio il più possibile vicino al suo habitat naturale.
Tali modelli denominati Value Based Health Care (Vbhc) si concentrano sugli esiti clinici e non più sulle singole prestazioni erogate. I cinque pilastri sono:
- Approccio multidisciplinare e paziente-centrico alle cure;
- Identificazione di gruppi omogenei di pazienti sui quali impostare modelli di presa in carico innovativi e modelli di finanziamento complessivi per il percorso di cura;
- Focus centrale sugli esiti rilevanti per i pazienti;
- Integrazione tra i diversi livelli di assistenza e sviluppo di centri ad alta concentrazione delle specialità;
- Piattaforme informatiche integrate e facilmente fruibili che restituiscano informazioni di esito, di aderenza terapeutica e di costo.
Andando ad approfondire il punto 5 è chiaro che per poter ottimizzare e governare qualsiasi tipo di processo è necessario disporre delle informazioni essenziali (Non si può gestire ciò che non si può misurare – Robert Kaplan, ideatore della Balanced Scorecard) a tutti i livelli (vedi la piramide di Anthony).
Nuovi modelli operativi a uso estensivo di tecnologia
Nel dettaglio, per raggiungere l’obiettivo prefissato, bisognerebbe disporre di:
- Definire un modello organizzativo e di processo chiaro che stabilisca le regole d’ingaggio rispetto ai modelli che si vogliono implementare tramite redazione di specifiche procedure;
- Realizzare un’anagrafica nazionale degli assistiti (MPI) alla quale tutti i sistemi informatici che gestiscono dati sanitari devono obbligatoriamente fare riferimento (Certificazione Anagrafica Pazienti);
- Definire gli standard relativamente a codifiche e terminologie (prestazioni, procedure, diagnosi, farmaci, presidi, etc.) e redigere le procedure che ne permettano un aggiornamento continuo;
- Definire il set minimo delle informazioni che devono fare parte del FSE e conseguentemente i processi che devono essere necessariamente informatizzati e quindi i requisiti funzionali minimi che devono essere rispettati (in primis dai SIO);
- Progettare e realizzare un “Repository Sanitario” che contenga tutte le informazioni ricadenti nel perimetro d’interesse generate dai vari attori e le funzioni che ne permettano la consultazione secondo viste differenziate (per sezioni, per problemi, per episodi di malattia, cronologicamente, etc.);
- Progettare e realizzare un sistema informatico insistente nel Repository che, sulla base di profili di autorizzazione, ne permetta la consultazione da:
- chi fornisce assistenza (MMG, medici ospedalieri, riabilitatori, etc.)
- chi utilizza assistenza (pazienti e parenti)
- chi gestisce l’assistenza (Ministero, ISS, Agenzie sanitarie, Regioni, ASL, Ospedali, etc.)
- Progettare un cruscotto di monitoraggio costituito da un set di indicatori che permetta di misurare costantemente i risultati raggiunti e che dia le informazioni necessarie per porre in essere eventuali azioni correttive;
- Utilizzare gli strumenti avanzati di analisi (Big data, Datawarehouse, BI, etc.) per studiare fenomeni e definire politiche sanitarie mirate, così da renderle più efficaci ed economiche.
Alla fine del percorso di innovazione e informatizzazione potremmo veramente raccogliere i frutti sperati, declinabili in un miglioramento dei servizi ai pazienti ed una complessiva riduzione dei costi dovuti ad una migliore governance del sistema sanitario.
L’obiettivo comune è vincere la sfida e dare una sostenibilità al Sistema Sanitario Italiano così che la salute resti una prerogativa di tutti “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”