biofeedback

Cefalea, curarla con la tecnologia: così il Biofeedback sta rivoluzionando il trattamento

Si chiama Biofeedback ed è una delle cure altamente innovative per la cefalea, indicato da Agenas come terapia anche per le donne in gravidanza. Ecco di cosa si tratta

Pubblicato il 07 Apr 2022

Francesco Schiavone

professore Associato in “Economia e Gestione delle Imprese” Università degli Studi di Napoli Parthenope

Francesco Valentino

Università degli Studi di Napoli Parthenope

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Numerose testimonianze mediche presagiscono notevoli opportunità di migliorare le performance di cura della cefalea e offerta per i pazienti attraverso le App digitali e l’utilizzo di cure altamente innovative quali Biofeedback come indicato dalla nota e prestigiosa società internazionale di neurologia “European Federation of Neurological Societies”.

Cos’è la cefalea

La cefalea è una malattia molto diffusa, soprattutto tra i giovani in un range di età che va dai 20 ai 50 anni i quali costantemente, per svariati motivi, sono sopraffatti da una valanga di informazioni e input esterni, spesso derivati dai social media, ai quali il nostro cervello per natura non è abituato a sostenere. Questa disfunzione consiste in un mal di testa dall’entità molto più grave rispetto ad un semplice fastidio, motivo per cui essa diventa di entità patologica.

Cause scatenanti della cefalea

Tra le cause scatenanti della cefalea, nonostante oggi non siano del tutto chiare, assumono rilievo quelle generate da una cattiva comunicazione tra i vasi sanguigni del cranio e dei nervi, dovuta da una disfunzione dei neurotrasmettitori, oppure cause di natura generale che riguardano la vita del singolo soggetto, i comportamenti e le abitudini da lui adottate; quali: variazione dei ritmi di vita abituali, farmaci (nitroglicerina, reserpina, estrogeni…), posture scorrette prolungate.

Trattamenti innovativi e strumenti digitali per monitorare la patologia

Il primo passo per risolvere il problema è sicuramente rivolgersi a uno specialista, il quale provvederà attraverso visite mirate, di capire l’origine e la tipologia di cefalea di cui il paziente è affetto. Dopo la visita neurologica, il medico stabilirà se è necessario effettuare esami di approfondimento, a tal fine il diario della cefalea è un metodo semplice ed efficace che permette di monitorare determinati parametri (andamento, frequenza, relazione con alcune particolari situazioni, efficacia dei diversi tipi di farmaci) attraverso l’utilizzo di app quali:

  • Migraine Buddy: Migraine Buddy produce report facili da leggere per permettere agli utenti di prendere le misure del caso, essa dispone anche di un diario intelligente del sonno che consente agli utenti di vedere la correlazione tra il sonno e le emicranie grazie al nuovo grafico del sonno.
  • Headapp Emicrania: questa app assiste il cefalalgico a registrare l’andamento del mal di testa e a identificare i fattori personali che lo scatenano. Aiuta a comprendere e modificare lo stile di vita aumentando la possibilità di ridurre frequenza, intensità e durata degli attacchi. Infine, guida l’utente ad inserire tutti i dati necessari affinché il medico possa porre una diagnosi, impostare una cura personalizzata e seguire l’andamento della patologia.

Biofeedback

Nell’era dell’innovazione e della digitalizzazione anche le frontiere della medicina stanno vivendo una modernizzazione delle terapie volte a massimizzare la salute del paziente affetto da una particolare fattispecie di cefalea; ossia quella di tipo tensivo prodotta da fenomeni di sensibilizzazione nocicettiva periferica, il cui fine ultimo è rappresentato dalla contrattura di gruppi muscolari del cranio, in particolare frontali, nucali, cervicali, causa del dolore locale e dell’aumento della sensibilità alla palpazione muscolare. A tal proposito una delle terapie innovative è sicuramente il Biofeedback che permette al soggetto di visualizzare funzioni biologiche (frequenza cardiaca, respirazione, temperatura corporea periferica, tensione muscolare, sudorazione cutanea).

Le suddette funzioni biologiche sono rilevabili solo attraverso un apposito macchinario che attraverso i trasduttori, che consistono in delle sonde che vengono applicate o sulle dita delle mani o nelle zone interessate con dei velcri o adesivi, genera un segnale che una volta trasmesso dagli adesivi o dal velcro, viene poi accolto da un amplificatore controllato da un software che permette di registrare, codificare e intensificare il segnale.

Il risultato ottenuto da questa procedura permette di poter acquisire in tempo reale il valore e la variazione (ad esempio della tensione muscolare), ovviamente queste informazioni sono usufruibili sia dall’operatore sia dal fruitore della terapia.

Il punto focale di Biofeedback è quello di cercare di desensibilizzare il sistema nocicettivo a livello periferico, dato che uno dei principali problemi causati dalla cefalea di tipo tensivo è l’aumento della contrattura di determinati muscoli, frontali, nucali, cervicali, e quindi mediante il posizionamento di questi piccoli trasduttori viene rilevato il grado di contrattura muscolare, in questo caso però il lavoro dell’operatore è cercare di guidare il paziente ad agire in modo da poter diminuire la contrattura muscolare, ad esempio invitandolo a rilassarsi.

Il software delle più recenti apparecchiature è in grado di generare un filmato o un’immagine in composizione (ad esempio l’immagine del mare) che si attivano quando il paziente riesce a raggiungere livelli di contrazione inferiore rispetto ad un limite predeterminato, in questo modo l’utilizzatore entrerà in un processo psicologico che lo aiuterà a ottenere un risultato migliore di volta in volta.

Un altro punto a favore di Biofeedback è la durata della terapia che solitamente è di 30 minuti; tuttavia, questo minutaggio può subire delle variazioni in base alla gravità della situazione del paziente, anche inerente alle sedute necessarie non c’è un tempo minimo o massimo; tuttavia, si inizia con almeno 5 incontri i quali potrebbero bastare, oppure no. La presente terapia non è assolutamente invasiva, infatti non prevede l’utilizzo di aghi e non viene effettuata alcuna stimolazione elettrica, anzi il suo punto forte è proprio il tener conto dei diversi livelli di stress a cui sono soggetti i singoli individui, facilmente riscontrabili nell’aumento del battito cardiaco, della sudorazione e della pressione arteriosa, a tal fine in uno dei primi trattamenti si effettua una sorta di “stress test” attraverso i quali si raccolgono dati inerenti ai livelli di stress di quel determinato paziente, i quali potranno essere utilizzati nelle sedute successive come termine di paragone.

Questo tipo di terapia è quella che più viene indicata tanto che, è adatta anche ai bambini e donne in gravidanza, a tal proposito anche l’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) ha redatto delle linee guida per la cefalea e ha indicato Biofeedback come la terapia più innovativa per ogni tipo di cefalea nelle donne gravide.

Il Biofeedback è un valido metodo di intervento scientifico capace di risolvere problemi legati all’ansia cronica, attacchi di panico e alle sue conseguenze, quali: tachicardia, insonnia, cefalea, depressione, disturbi gastro-intestinali generati dall’impatto del Covid 19 che ha modificato il normale svolgimento routinario delle giornate.

Questo è il nuovo contributo della rubrica realizzata per Agendadigitale.eu dal VIMASS, laboratorio di ricerca in management ed innovazione in sanità dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope. Ogni mese sarà pubblicato un contributo sui temi più importanti ed attuali nel campo della sanità digitale, con particolare riferimento ai temi legati alle attività di ricerca del laboratorio.

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