Il settore sanitario sta subendo cambiamenti profondi, favoriti e frequentemente abilitati e guidati dall’innovazione digitale e dalla crescente necessità di gestire e proteggere grandi volumi di dati.
In questo contesto, il ruolo del Chief Information Officer (CIO) assume un’importanza centrale poiché si trova a dover conciliare le esigenze cliniche e amministrativo-direzionali che derivano dai processi peculiari di una specifica struttura sanitaria finalizzati a migliorare la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti.
Le scelte dei CIO sono di forte centralizzazione del sourcing delle soluzioni ICT che in parte tendono a limitare la necessaria convergenza tra innovazione dei processi aziendali e utilizzo di tecnologia digitale “preconfezionata”, con la capacità di avere visione strategica per anticipare e gestire il cambiamento, integrandolo nella strategia aziendale per ottimizzare e semplificare i processi interni e introdurre in azienda soluzioni tecnologiche innovative per migliorare l’efficienza operativa attraverso un miglioramento della cultura digitale dei professionisti che in essa operano (la governance dell’innovazione e delle iniziative di Intelligenza Artificiale, per fare un esempio su tutti).
Approfondiamo allora questi temi partendo da una breve analisi dello scenario relativo alla sanità e alla innovazione digitale in sanità per tracciare quale ruolo e quali competenze siano necessarie per guidare il processo di trasformazione digitale della sanità.
La sanità e l’innovazione digitale in sanità: uno scenario in rapida evoluzione
Ci sono alcuni trend di scenario che caratterizzano la sanità. Il primo di natura macro-economica: durante la pandemia di Covid-19 si è parlato di next normal ad indicare che il SSN, anche grazie ai fondi PNRR della Missione 6 e a quelli relativi alla digitalizzazione, avrebbe potuto, dopo l’emergenza, percorre la strada di un deciso cambiamento e ripensamento dei suoi modelli di servizio.
I finanziamenti alla Sanità dopo il Covid
L’analisi dei dati mostra che, dopo l’extra finanziamento per fronteggiare l’emergenza Covid-19 e il correlato aumento delle assunzioni di personale sanitario, il finanziamento per la sanità è tornato a scendere con un trend che collocherà̀ la spesa sanitaria SSN intorno al 6,1% del PIL nei prossimi anni (2026), lontano dalle percentuali di Francia, Germania e Regno Unito, che si collocano tra il 10% e l’11% del PIL. Parallelamente l’Italia è uno dei Paesi OCSE con un elevata (nominalmente) copertura dei LEA ma nella realtà con una spesa Out of Pocket (privato puro) in costante crescita e che si è assestata intorno ai 38 miliardi (circa il 30% della spesa del SSN che nel 2022 è di 134mld)[1].
Esiste quindi un problema di sottofinanziamento di sistema che si ripercuoterà sulla definizione di scelte e priorità del SSN nei prossimi anni.
L’invecchiamento della popolazione
Un secondo trend, legato ai cambiamenti sociodemografici e epidemiologici, riguarda il fatto che, con tali risorse (sottostimate), il SSN deve prendere in carico una popolazione tra le più̀ anziane del mondo: secondo i dati ISTAT il 24% degli italiani sono over 65; il 40% della popolazione dichiara almeno una patologia cronica, il 21% una poli-patologia; si stimano 3,9 milioni di persone non autosufficienti[2].
Questa popolazione “cronica” assorbe oltre il 70% delle risorse del SSN e ciò postula la necessità di sciogliere i trade off allocativi e a definire nuove priorità̀: a livello clinico-epidemiologico, di strategie aziendali e di policy making regionale o nazionale al fine di re-inventare soluzioni organizzative, tecnologiche e gestionali.
Il DM 77 e il PNRR
In questa logica è stato assunto il DM77 e si inseriscono i finanziamenti del PNRR sulla sanità. La necessità di ri-disegnare l’assistenza territoriale integrata con un nuovo modello di assistenza ospedaliera maggiormente specializzata in presidi Hub e Spoke è il modello cui tendere e che prevede la necessità di ri-pensare attraverso logiche di service design a nuovi modelli di servizio per gestire le interdipendenze dei vari setting assistenziali di cui la dorsale digitale rappresenta concretamente la possibilità che i dati clinici dei cittadini siano disponibili in ogni fase dei setting assistenziali per professionisti che vengono chiamati in luoghi diversi e in momenti diversi nel processo di presa in carico del cittadino. Appare evidente che senza questa dorsale digitale questo nuovo modello di servizio, orientato all’integrazione e alla gestione del valore su tutta la filiera, non è sostenibile.[3]
L’innovazione dello scenario tecnologico
Un terzo trend è legato conseguentemente alla innovazione dello scenario tecnologico che per comodità possiamo sintetizzare con l’acronimo “smart health” che comprende sostanzialmente trend di penetrazione del mercato della sanità di alcune categorie di tecnologie:
- Mobile Health, App (si segnala al di là dei trend esponenziali di crescita di queste, che anche il FSE 2.0 prevede l’acquisizione di dati prodotti direttamente dal cittadino (Patient Generated Health Data);
- Digital Therapeutics che nel 2022 ha segnato un +400% di diffusione a livello internazionale con un riconoscimento degli stessi come “intervento terapeutico che utilizza il software quale principio attivo della terapia stessa per produrre un beneficio clinicamente rilevante” sia da parte della FDA-USA (2017) sia della Digitale Versorgung Gesetz (DVG) tedesca (2020) con relativo rimborso[4];
- Medical IoT e Wearable che rappresentano un mercato in crescita sia per volume finanziario sia per innovazione delle soluzioni (135 billions US Dollar nel 2025, fonte Statista 2021). Una varietà quasi infinita di soluzioni che vanno dalle camere di realtà virtuale e aumentata (utilizzabili sia da pazienti ad es nella riabilitazione sia da professionisti per attività di education), robotica, esoscheletri, protesica e nuovi materiali, virtualizzazione dell’assistenza, telemonitoraggio, poct etc.;
- Telehealth in tutte le sue coniugazioni nazionali (telemedicina, teleconsulto, telerefertazione, teleassistenza). Alcune ricerche, che hanno valutato il livello di adozione della telemedicina da parte di medici di base e medici specialisti prima, durante e dopo il Covid e la loro propensione ad utilizzarla in futuro evidenziano come i clinici ritengano irrinunciabile questo nuovo canale di servizio[5];
- Big data, Analytics, A.I. e Clinical Decision Support Systems. Probabilmente l’area tecnologica maggiormente innovativa e complessa che può far fare un salto quantico alla sanità sia in termini di nuovi supporti ai processi di presa in carico, diagnosi e cura sia di personalizzazione del piano di cura sia in termini di ricerca e governance. Tecnologia che deve però coniugare le sue enormi potenzialità con una elevata qualità semantica dei dati su cui opera. Tema che rimanda allo stato di maturità dei sistemi informativi delle strutture sanitarie e a come le strutture sanitarie “agiscono” la pianificazione e la governance dell’innovazione digitale nonché i processi di interoperabilità. In tale contesto si segnala che in sanità il tema della qualità dei dati può impattare direttamente e compromettere la salute dei pazienti (Garbage in-Garbage out; Bad data is worse than no data).
Il tema che quindi si pone oggi ai CIO è quello di anticipare e aver consapevolezza dell’evoluzione dello scenario della sanità, conoscere i processi aziendali, padroneggiare i trend tecnologici e le disponibilità di tecnologie innovative al fine di costruire nuovi modelli organizzativi, fortemente basati sull’innovazione digitale che, attraverso adeguati percorsi di empowerment digitale degli operatori sanitari, consentano di gestire le interdipendenze dei nuovi setting assistenziali migliorando la qualità dei processi di presa in carico e la salute dei cittadini. Organizzare nuove modalità di lavoro, attingere a nuove competenze digitali, rispondere a sempre più sfidanti aspettative sui prodotti e servizi erogati e garantire modelli di delivery resilienti sono solo alcune delle priorità sull’agenda dei CIO, che rivelano quanto siano ormai anacronistici i tempi in cui sviluppi applicativi e infrastrutturali costituivano il principale perimetro delle attività dei responsabili ICT.[6]
Da Chief Information Officer a Chief Innovation Officer
Nel corso del tempo, in letteratura è stato evidenziato, con riferimento alle principali teorie sui sistemi informativi e con particolare riguardo alle teorie di Porter[7] come si sia consolidata una estensione del concetto di sistema informativo inteso non più e non solo come “ sistema con lo scopo di produrre e distribuire le informazioni nel momento e nel luogo adatto alle persone che in azienda ne hanno bisogno” ma come sistema composto da diverse componenti strategico-manageriali, organizzative e tecnologiche. In tale contesto è stato rilevato il ruolo strategico del sistema informativo nell’orientare l’azienda al proprio mercato-ambiente di riferimento con particolare riguardo a clienti e stakeholder.
Ciò viene reso possibile garantendo sia una funzione di “scansione” continua dello scenario di contesto della azienda sanitaria in base al quale supportare la definizione della strategia aziendale sia nella fornitura di nuovi servizi in un’ottica complessiva volta a generare valore per l’azienda e i suoi clienti. A tal fine vengono richieste conoscenze e strumenti di tipo strategico-manageriale (scansione variabili di contesto e definizione della strategia,capacità di valutazione della sostenibiilità tecnologica, organizzativa ed economica delle soluzioni come elemento che garantisce che l’adozione di nuovi processi e tecnologie siano sostenibili nel contesto pre-esistente e futuro) e di tipo tecnologico (nuovi servizi information intensive).
E’ stata inoltre evidenziata l’importanza del sistema informativo nel supportare l’azienda nelle fasi di revisione della struttura e dei processi organizzativi, consentendo, attraverso competenze strategico-manageriali e di tipo organizzativo, una maggior integrazione tra strategia e assetto aziendale. In tale contesto appare evidente, oltre al ruolo di supporto diretto alla strategia aziendale del sistema informativo, anche il ruolo che il sistema informativo riveste, a differenza di qualsiasi altra tecnologia, nel garantire un essenziale sostegno a tutte le altre attività e processi della catena del valore siano esse attività di tipo primario o di supporto. Nei fatti, attualmente non è possibile ipotizzare il funzionamento delle altre attività/processi della catena del valore di una azienda sanitaria senza il fondamentale contributo delle tecnologie digitali.
Da ultimo si è segnalata la necessità di supportare, attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali, l’integrazione delle attività organizzative, per migliorare l’efficienza e l’efficacia gestionale in un contesto complessivo di job enrichment ed empowerment dei professionisti che operano in azienda evidenziando, in proposito, il ruolo strategico dell’innovazione digitale nel processo di accumulo di know how inteso come patrimonio informativo aziendale di conoscenze, riutilizzabili e in divenire, che accrescono il “valore” dell’azienda e favoriscono la crescita professionale.
Fig 1 le competenze del CIO
Ruolo e responsabilità dei CIO
Questo nuovo approccio ai sistemi informativi in sanità richiede non solo che la pianificazione e realizzazione del sistema informativo aziendale sia effettuata presidiando contemporaneamente queste variabili ma che il contenuto della professione e del ruolo del Chief Information Officer sia complessivamente basato su un know how che contemperi conoscenze di tipo strategico-manageriali ivi comprendendo conoscenze e competenze sui modelli di service management e service delivery, di gestione delle tecniche di budgeting, di strumenti per la misurazione degli investimenti e per la misurazione del valore del sistema informativo aziendale che si affianchino a conoscenze approfondite dei processi organizzativi aziendali e delle principali teorie e strumenti di analisi organizzativa al fine di favorire la necessaria sinergia tra revisione dei processi organizzativi e revisione dei sistemi informativi che, come abbiamo evidenziato, rappresentano un prerequisito per il successo dell’introduzione di innovazione digitale in sanità; da ultimo competenze di tipo tecnologico dalle quali non si può prescindere nella pianificazione, realizzazione e gestione del sistema informativo aziendale.[8] (Fig. 1).
In sintesi, il CIO dovrebbe essere quindi in grado di assicurare:
Responsabilità strategiche
Il CIO in sanità non è solo un amministratore della tecnologia, ma un attore strategico che contribuisce alla definizione della visione e delle priorità dell’organizzazione. Tra le sue responsabilità principali, vi sono:
- Pianificazione dell’innovazione digitale strategica: il CIO è responsabile dello sviluppo e dell’implementazione della strategia ICT e digitale che allinea le soluzioni tecnologiche agli obiettivi aziendali e clinici. Questa strategia deve considerare le esigenze di interoperabilità dei sistemi, la gestione dei dati clinici e la scalabilità delle soluzioni tecnologiche.
- Anticipare e gestire l’innovazione: un aspetto critico è la promozione dell’innovazione, introducendo nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’analisi predittiva, la telemedicina, la virtualizzazione dei servizi per migliorare la qualità dei processi di presa in carico. È una figura chiave nell’anticipare e gestire il cambiamento, integrandolo nella strategia aziendale per ottimizzare e semplificare i processi interni. Il suo obiettivo principale è migliorare i processi attraverso l’adozione di nuovi strumenti e sistemi a supporto dell’innovazione
- Governance dell’Innovazione Digitale: il CIO deve pianificare lo sviluppo dell’innovazione digitale, supervisionare la gestione dei rischi ICT, stabilire politiche di sicurezza per proteggere i dati sensibili dei pazienti (in conformità con normative come il GDPR, NIS 2) e assicurarsi che le pratiche siano conformi agli standard di sicurezza.
Governance della sicurezza e della privacy dei dati
Il settore sanitario gestisce dati altamente sensibili, e la sicurezza informatica è una delle principali preoccupazioni del CIO. Il CIO deve garantire che i dati clinici siano protetti da minacce esterne come attacchi hacker, e che l’accesso alle informazioni sia rigorosamente controllato. Inoltre, deve promuovere una cultura della sicurezza all’interno dell’organizzazione sanitaria, sensibilizzando il personale sui rischi associati all’uso improprio della tecnologia.
- Protezione dei dati sanitari: implementare soluzioni di crittografia, autenticazione multifattoriale e monitoraggio continuo delle reti per prevenire violazioni della sicurezza.
- Conformità normativa: il CIO deve garantire che l’organizzazione rispetti tutte le normative locali e internazionali in materia di privacy dei dati e sicurezza.( ad es.GDPR, NIS2)
Ottimizzazione dei Processi e dei Sistemi Clinici
Uno degli obiettivi principali del CIO in sanità è ottimizzare l’utilizzo della tecnologia per migliorare i flussi di lavoro clinici e operativi. Questo include l’integrazione di sistemi di cartelle cliniche elettroniche (EHR – Electronic Health Record), che consente ai medici e agli infermieri di accedere rapidamente a informazioni aggiornate e complete sui pazienti, facilitando il processo decisionale e riducendo gli errori medici.
- Interoperabilità: garantire che i diversi sistemi informatici utilizzati all’interno dell’ospedale o tra diverse strutture sanitarie possano comunicare tra loro senza problemi, migliorando la continuità delle cure.
- Automazione dei processi: l’automazione di compiti amministrativi e clinici, come la gestione degli appuntamenti o il monitoraggio delle condizioni croniche, può ridurre il carico di lavoro del personale sanitario e migliorare l’efficienza operativa.
Supporto alla decisione clinica
Grazie alla tecnologia, il CIO può giocare un ruolo cruciale nel migliorare il supporto alle decisioni cliniche. Sistemi avanzati di analisi dei dati, spesso basati sull’intelligenza artificiale, possono aiutare i medici a formulare diagnosi più accurate e a personalizzare i piani di trattamento.
- Intelligenza artificiale e machine learning: analizzare i dati clinici per identificare pattern e tendenze che possono aiutare a prevenire malattie o a ottimizzare i trattamenti. Ad esempio, algoritmi di machine learning possono prevedere quali pazienti sono a rischio di sviluppare complicazioni post-operatorie.
- Big Data e analisi predittiva: l’uso dei big data può aiutare le organizzazioni sanitarie a prevedere picchi di domanda per i servizi sanitari o a identificare modelli di insorgenza di malattie all’interno di popolazioni specifiche.
Virtualizzazione dei processi (telemedicina, robotica e assistenza da remoto)
La pandemia da COVID-19 ha accelerato l’adozione della telemedicina e delle soluzioni di assistenza da remoto, trasformando radicalmente il modo in cui vengono forniti i servizi sanitari. Il CIO è responsabile di garantire che queste tecnologie siano sicure, affidabili e integrate nei flussi di lavoro clinici esistenti.
- Piattaforme di telemedicina: sviluppare o adottare piattaforme sicure per la consultazione da remoto, garantendo al contempo la protezione dei dati dei pazienti.
- Monitoraggio remoto dei pazienti: utilizzare dispositivi IoT (Internet of Things) per monitorare da remoto i pazienti affetti da condizioni croniche, consentendo agli operatori sanitari di intervenire in tempo reale in caso di emergenza.
Gestione del cambiamento culturale
Uno dei maggiori ostacoli alla trasformazione digitale nel settore sanitario è il cambiamento culturale. Il CIO deve assumere il ruolo di leader nel cambiamento, lavorando con i vari stakeholder, inclusi medici, infermieri e amministratori, per assicurare che la tecnologia sia vista come un alleato e non come una minaccia.
- Formazione del personale: organizzare programmi di formazione per educare il personale all’uso efficace delle nuove tecnologie e ridurre il rischio di resistenza al cambiamento.
- Coinvolgimento degli stakeholder: assicurare una collaborazione continua tra i vari dipartimenti per garantire che le soluzioni digitali siano accettate e utilizzate nel modo più efficace possibile.
Date queste premesse, sia in letteratura sia in alcune ricerche dei principali attori nel mercato delle indagini di mercato sull’innovazione digitale[9], viene evidenziato come il ruolo (e il titolo) di Chief Information Officer (CIO) dovrebbe tendere a essere sostituito da Chief Innovation Officer, come mostrato in figura 2, in modo che il ruolo del nuovo CIO sia maggiormente centrato sulla direzione strategica dell’innovazione digitale piuttosto che su attività operative e/o tattiche. La survey State of the CIO 2024[10], evidenzia che nel complesso, i CIO continuano ad acquisire prestigio come consulenti strategici per l’azienda, con tre quarti dei CIO e il 78% degli intervistati delle linee di business che confermano che i CIO hanno e continuano ad avere una maggiore visibilità all’interno delle aziende.
Direttore ICT (anni 90-2000) | ICT Manager (anni 2000-2015) | CIO (2015-2020 e oltre) | |
Innovate | 5% | 10% | 25% |
Design and Build | 25% | 40% | 50% |
Operate | 70% | 50% | 25% |
Goal | Keep the lights on (sorvegliare) | Provide un agile portfolio of Business Services | Business Innovator |
Focus | Cost and risk | Service excellence | Business Value |
Jobs Scope | Excellence Data Center and ICT operational | Business e Technology Service Catalogue | Business processed, Capability and Analytics |
Fig. 2 CIO role predicted in 2020. Ripreso e rivisto da: Contemporary Trends in the Information Technology World and its Transformational Effect on Chief Information Officer (CIO) (8)
Il Chief Innovation Officer in sanità dovrà in misura sempre maggiore svolgere un ruolo critico, in equilibrio tra la gestione dell’innovazione tecnologica e la necessità di migliorare costantemente e quotidianamente la cura dei pazienti.
Un trade off confermato sempre dalla survey State of the CIO 2024, indagine che ha fatto emergere chiaramente come i CIO – pur consapevoli di questa nuova “responsabilità-opportunità” strategica e di business – spesso si scontrino con limiti oggettivi quali, appunto, la mancanza di tempo e risorse per affrontare appieno il doppio ruolo di leader tecnologico e stratega- future thinker aziendale.
Anche se svolgono un ruolo fondamentale nella definizione della strategia futura – si legge nella survey – i CIO sono vincolati agli sforzi volti a ottimizzare, modernizzare e proteggere l’infrastruttura tecnologica esistente. Ossia, mentre faticano a bilanciare gli obiettivi, spesso contrastanti, di ottimizzazione e innovazione – i CIO si trovano ad affrontare una serie di sfide.
L’ostacolo più grande che costringe i CIO a reindirizzare tempo ed energie lontano da compiti strategici e di innovazione è la carenza di personale e competenze (59% dei CIO intervistati), seguita dal dover affrontare le minacce alla sicurezza (43%) e dal cambiamento delle condizioni commerciali del mercato (43%).
Ostacoli che CEO e direzioni aziendali, nel loro interesse, dovranno necessariamente provare a rimuovere al più presto per conferire ai CIO il ruolo di changemaker e creatore di valore aziendale, caratteristica ormai essenziale per le aziende che – anche e proprio attraverso il forte impulso al cambiamento indotto da questi manager – puntano su innovazione e digitale quali leve strategiche per il futuro del proprio business. [11]
In tale contesto emerge il tema sostanziale della carenze di figure professionali per la costruzione di adeguati team dedicati ai sistemi informativi aziendali e del job enrichment non solo per il CIO che dovrà acquisire e/o completare il portfolio delle competenze richieste al nuovo ruolo ma anche nella costruzione di un team fortemente orientato all’innovazione digitale anche attraverso la predisposizione di nuove posizioni in particolare su due aree di continua e rapida estensione: la gestione della cybersicurezza (Chief Security Information Officer) e la gestione dell’analisi dei dati (Data Scientist ivi compresa la definizione del ruolo del CIO a supporto o a integrazione/coordinamento dei Data Scientist.).
L’allargamento delle competenze porta inevitabilmente ad affrontare il tema del rapporto tra CIO (team dedicato alla gestione dell’innovazione digitale nelle aziende sanitarie) e la Direzione Ingegneria Clinica (team dedicato alla gestione delle tecnologie biomedicali). L’emergere di nuova cultura digitale degli utilizzatori dell’ICT in sanità: clinici, infermieri, personale psico-socio assistenziale, cittadini stessi che richiedono nuovi servizi “information intensive” per gestire meglio il processo di presa in carico del cittadino che è sempre in misura maggiore un processo basato sulla mobilità sia del cittadino sia del team che lo prende incarico. In tale contesto l’ICT può consentire sia la realizzazione di nuove strategie organizzative necessarie per garantire percorsi di continuità assistenziale in una “rete trasversale” di servizi, sia nuove e più efficienti modalità di interazione 2.0 che facilitino l’accesso e la gestione proattiva della salute e dei dati clinici da parte dei cittadini, sia l’utilizzo di nuovi modelli di cura tramite dispositivi mobili in ospedale, sia attraverso la realizzazione dell’Internet of Things (IoT) in sanità creando la nuova “smart health” in cui siano oggettivamente sostenibili processi B2P (Business to Person), P2P (Person to Person), P2M (Person to Machine) e M2M (Machine to Machine) in modalità facilitata e automatica riducendo errori di trascrizione/comunicazione e migliorando l’efficienza e la qualità dei dati clinici. Un adeguato e reale sviluppo della smart health può infatti essere favorito solo se l’e-health viene considerata come “insieme” di alcune aree di competenze multidisciplinari, che hanno margini di sovrapposizione, su cui è necessaria la massima sinergia, ma che sono tra loro ben distinte, così come rappresentato nella figura 3 seguente:
Fig. 3 Rappresentazione sintetica della smart health
Distinzione di ruoli che sia a livello internazionale sia nelle ricerche empiriche e in letteratura, vede la collocazione della funzione di Management dell’ICT in Staff alla Direzione Generale, per il suo ruolo trasversale a tutta l’Azienda Sanitaria (supporto ai processi in area clinica, ma anche amministrativa e direzionale), e la collocazione della funzione di Management dell’Ingegneria Clinica in Staff alla Direzione Sanitaria, per il ruolo di supporto prevalente ai processi di area clinica. Distinzione che deriva anche da una evidente differenza tra competenze e riferimenti metodologici-culturali delle due diverse professioni, Management dell’ICT e Management dell’Ingegneria Clinica, che fanno riferimento a discipline diverse e a diverse metodologie di valutazione degli impatti derivanti dall’utilizzo di specifiche tecnologie in sanità (Fig.4).
Management ICT | Management Ingegneria Clinica | |
Director’s background | Ingegneria, Informatica 70% Economia, Matematica, Fisica 30% | Ingegneria Clinica 90% Altre discipline 10% |
Professional focus | Management Innovazione digitale e ICT | Management Bio-Technology |
Operational focus | Service Management -ITIL | HTA |
Value methodology | ICT balanced scorecard (Pasini et Alt) ICT Value based Healthcare (Porter) ICT Risk Assessment (Nolan & Norton et alt) | HTA |
Techology Focus | Information & Communication Technolgy Digital Technology | Bio-Technology e medical devices |
Fig 4. Differenze culturali, metodologiche e di valutazione degli impatti tra ICT e BioTech
Pare indubbia la necessità di migliorare le sinergie tra le due differenti aree cercando opportune convergenze ma anche prevedendo che i CIO vengano coinvolti ex ante nella pianificazione dello sviluppo e della diffusione delle biotecnologie consentendo di anticipare la gestione di problemi e criticità legati alla convergenza di medical devices sulla rete aziendale e favorendo, in questo modo, la costruzione di processi clinico-assistenziali efficienti e sicuri.
Il rapporto tra autonomia del CIO aziendale e scelte di esternalizzazione della funzione ICT
Un ultimo tema da approfondire resta il rapporto tra autonomia del CIO aziendale (e della stessa azienda sanitaria in ambito ICT) e scelte di esternalizzazione della funzione ICT. Tema già affrontato negli anni nel mondo delle imprese e da qualche anno “di moda” anche in sanità con la creazione di in-house regionali, di consorzi di aziende (ad es. Estar) o di Aziende Zero.
L’esperienza del mondo delle imprese ha evidenziato che, dopo una prima ondata di esternalizzazione guidata soprattutto da un approccio economico-finanziario, il mondo delle imprese si è progressivamente orientato su un modello ibrido in cui le funzioni più strategiche come la governance ICT, la governance della sicurezza ICT, la governance e l’analisi dei dati vengono gestite internamente, mentre il supporto tecnico o la manutenzione delle infrastrutture viene spesso affidata a fornitori esterni. L’esperienza in sanità non ha riscontri empirici validati. A parere degli autori, già espresso in altri articoli,[12] lo slancio di alcune regioni nello sviluppo di nuovi strumenti che potessero essere utilizzati sistematicamente da professionisti sanitari di un dato territorio regionale, a prescindere dalla definizione dell’assetto dei servizi, dai processi e dai contesti organizzativi sottostanti, dalle competenze disponibili e dalla propensione all’innovazione, si è presto scontrato con la necessità di approfondire le specificità dei singoli contesti e setting locali che determinano la reale capacità di adozione e utilizzo dei nuovi strumenti digitali proposti centralmente. [13]
L’innovazione digitale richiede tipicamente un bilanciamento tra implementazione di piattaforme e servizi digitali a livello locale e una necessaria governance di “sistema”, a livello regionale/nazionale.
In tal senso il processo di digitalizzazione richiede di distinguere alcune dimensioni:
- Visione di sistema e regole di interoperabilità sia tecnica, sintattica, semantica e organizzativa legate alle infrastrutture di base
- Scelta e implementazione di piattaforme digitali e relative interfacce
- Realizzazione di processi di service re-design e change management dei professionisti coinvolti (ICT, clinici, e personale sanitario, middle management con responsabilità organizzative).
Mentre il punto 1 può trovare adeguate risposte in un approccio maggiormente centralizzato (Top Down) i punti 2 e 3 sono probabilmente favoriti da una logica Bottom Up.
L’ipotesi che l’utilizzo di un’unica piattaforma applicativa a livello regionale consenta di produrre gli stessi risultati in tutte le aziende sanitarie di un determinato territorio e aumentino la qualità dei dati raccolti e l’interoperabilità degli stessi non ha riscontri oggettivi nella realtà.
Alcune ricerche empiriche hanno dimostrato che l’utilizzo della stessa piattaforma digitale, dello stesso fornitore, in due realtà organizzative diverse produce risultati molto diversi proprio in ragione dei necessari approfondimenti delle specificità dei singoli contesti e dei setting locali (analisi e revisione dei processi) e di come, a livello locale, le attività di Project e Change Management sono riuscite a “interessare” tutti gli attori coinvolti. [14]
Peraltro, l’utilizzo di un’unica piattaforma regionale si scontra anche con la capacity dell’impresa fornitrice di “mettere a terra” un progetto così vasto. L’impressione degli autori, anche per quanto concerne le iniziative in atto basate sugli investimenti PNRR, è che questi progetti non verranno completati nei tempi previsti per le ragioni sopra esposte. Non se ne capisce peraltro il senso laddove il nuovo standard HL7-FHIR, scelto per la realizzazione del FSE 2.0 e dell’EHDS europeo, è stato progettato proprio per favorire l’interoperabilità dei dati clinici tra soluzioni applicative diverse che, se allocate a fornitori diversi e gestite attraverso adeguati percorsi di reengineering dei processi locali e di coinvolgimento degli attori finali, avrebbero avuto maggiori probabilità di successo.
Rimane indubbio in questo contesto il ruolo del CIO nella “messa a terra” di progetti complessi che richiedono conoscenza dei processi e degli attori aziendali e l’integrazione di nuove piattaforme informatiche in contesti spesso evoluti di grandi architetture di sistemi informativi aziendali già in essere.
Conclusioni
Il passaggio da Chief Information Officer (CIO) a Chief Innovation Officer (CInO) riflette una trasformazione delle priorità all’interno delle aziende, spostando il focus dall’ICT tradizionale alla guida di strategie di innovazione digitale e modifica nelle logiche di servizio. Questo cambiamento risponde all’evoluzione delle tecnologie e alla necessità di adattarsi rapidamente alle nuove esigenze dello scenario di riferimento. Innovazione Strategica, Digitalizzazione e Trasformazione, Collaborazione interfunzionale, Cultura dell’Innovazione, Partnership e Open Innovation sono le nuove parole chiave che caratterizzano il nuovo CIO.
Mentre il CIO tradizionale si focalizza sulla tecnologia, il nuovo CIO deve combinare competenze tecnologiche con una profonda comprensione delle dinamiche di mercato e delle esigenze dei clienti (interni vale a dire professionisti che operano nelle aziende e finali vale a dire i cittadini clienti). Questo ruolo richiede:
- Capacità di anticipare le tendenze di scenario.
- Una visione customer-centric, che si traduce nello sviluppo di prodotti e servizi innovativi.
- Capacità di guidare il cambiamento e superare le resistenze interne attraverso adeguati percorsi di empowerment degli operatori sanitari e il loro coinvolgimento nella progettazione e gestione delle iniziative di innovazione digitale.
Il passaggio da CIO a Chief Innovation Officer rappresenta un’evoluzione importante per le aziende che cercano un percorso di eccellenza in un mercato sempre più digitale e complesso. Il CIO è chiamato a trasformare la tecnologia digitale in un motore di crescita e innovazione, superando il mero ruolo di gestione ICT per diventare una figura centrale nel disegno della strategia aziendale.
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Note
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[ 4] M.Porter, Redefining Health Care, Redefining Health Care: Creating Value-Based Competition on Results, Harvard Business School Press, 2005 ↑
[ 5] M.Mangia, Sono adesso prescrivibili in Germania le prime due terapie digitali, Salute Digitale, Ott 2020 ↑
[ 6] Televisita e Telemedicina, l’utilizzo e l’interesse dei clinici, Osservatorio Innovazione Digitale Polimi, 2023 ↑
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[ 9] C.Caccia, Management dei sistemi informativi in sanità, McGraw Hill, 2008 ↑
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[ 12] C.Caccia, M.Foracchia, G.Pozza, A.Ronchi, Perché alla sanità digitale italiana manca una visione strategica, AgendaDigitale.eu, ottobre 2023 ↑
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