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Così la Sanità sta facendo la Digital Revolution in Italia

A differenza del resto della PA, la Sanità sta trovando i modi e le persone per attuare la trasformazione digitale. Ecco come. Se ne parla in un libro di recente uscita

Pubblicato il 22 Gen 2018

Paolo Colli Franzone

presidente, Osservatorio Netics

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La trasformazione digitale in atto non poteva non investire anche la Sanità, un mondo che in Italia conta più di un milione di lavoratori e – almeno virtualmente – sessanta milioni di “clienti”.

E per fortuna che sta succedendo, viene da dire.

Pur essendo la stragrande maggioranza delle strutture sanitarie italiane di mano pubblica, la natura del “business” e dei processi che governano la produzione e l’erogazione dei servizi sanitari sta favorendo lo sviluppo di una sensibilità del tutto nuova già a partire dal top management e sino ad arrivare a tutti gli operatori sanitari e agli utenti. Mentre il resto della PA fatica a trovare una direzione precisa lungo la quale sviluppare una strategia e un insieme di politiche di digital transformation, la Sanità in qualche modo sta trovando un percorso e le persone capaci di svilupparlo.

Ci si rende conto che – contrariamente alla maggior parte degli uffici pubblici a qualsiasi livello, dove sostanzialmente si produce “carta”, si “lavorano pratiche” – in un ospedale si producono servizi reali basati su processi la cui profonda rivisitazione è in grado di impattare notevolmente sull’organizzazione in termini di performances.

Paradossalmente (ma paradossale non è) questa digital transformation sta avvenendo dal basso, in assenza pressoché totale di una vision complessiva e di strategie condivise a livello nazionale e/o regionale.

E’ bene precisarlo subito, a scanso di equivoci: “digital transformation” ha ben poco a che vedere con l’informatizzazione “classica”, con i vari fascicoli sanitari elettronici e le ricette pseudo-dematerializzate e via di questo passo. Qui stiamo parlando di qualcosa di decisamente più “rivoluzionario”, ossia del ridisegno di processi di produzione/erogazione di servizi e dell’utilizzo di soluzioni digitali al servizio della quotidianità.

Stiamo parlando di software e di app cliniche (niente o ben poco a che vedere coi tradizionali sistemi informativi sanitari focalizzati sugli aspetti amministrativo-legali), di strumenti e soluzioni per il supporto decisionale basati sull’utilizzo di piattaforme di intelligenza artificiale, di robotica e automazione di processo, di disintermediazione di processi a bordo letto paziente, di interazione digitale col paziente, di strumenti e soluzioni di Clinical Collaboration.

Stiamo parlando di apparecchiature elettromedicali che diventano ogni giorno più digitali, di migliaia di devices (“oggetti”) che in ciascun ospedale aspirano a “mettersi in rete” trasformando l’Internet of Things da slogan di marketing a realtà.

A livello nazionale il SSN sta costruendo parecchie decine di ospedali completamente ex-novo, e giustamente ci si interroga sul come devono essere realizzati sotto il profilo delle dotazioni tecnologiche.

Ecco che l’Ospedale 4.0 diventa qualcosa di concreto, un modello concettuale pronto a diventare realtà in un contesto dove da sempre le tecnologie rivestono un ruolo essenziale.

Di “Ospedale 4.0” parlo diffusamente nel mio libro “The Healthcare Digital Revolution”, appena uscito per i tipi della PKE: un libro che ho pensato e voluto con l’obiettivo di descrivere i principali aspetti di questa importante trasformazione in atto.

Ne parlo dopo essermi confrontato con alcune realtà ospedaliere europee di assoluta eccellenza, tra Francia, Austria e Germania, e con un paio di studi di architettura specializzati nella progettazione di ospedali. Ma anche con molti primari e direttori sanitari di strutture ospedaliere pubbliche e private italiane alle prese con una sempre più crescente domanda di innovazione di processo e tecnologica in chiave digitale.

Quello del “come sarà fatto l’ospedale del futuro” (attenzione: stiamo parlando di un futuro neanche troppo remoto) è un tema centrale che dovrebbe risultare tale anche per i vendor IT specializzati in soluzioni per la sanità, i quali si trovano di fronte alla scelta fra il cavalcare questa nuova onda giocando d’anticipo o subirla quando avrà manifestato i suoi effetti salvo poi dover recuperare un bel tot di ritardo.

Un’esercitazione interessante anche per i produttori di tecnologie, se consideriamo l’Ospedale 4.0 nella sua globalità: stampa 3D, realtà aumentata, RFID, deep e machine learning, chatbot, e via di questo passo.

L’Osservatorio Netics lavorerà moltissimo sul concept di “Ospedale 4.0” nel 2018: in collaborazione con alcuni ospedali europei e un gruppo (crescente) di aziende sostenitrici, giungeremo entro la fine dell’anno a proporre un modello di misurazione della digital transformation ospedaliera capace di evidenziare il gap esistente e le direttrici di trasformazione da percorrere.

Nel corso del roadshow di presentazione di “The Healthcare Digital Revolution” (da febbraio a maggio) raccoglieremo ulteriori candidature con l’obiettivo di costituire una community ampia (e di respiro internazionale) di Ospedali che intendono percorrere efficacemente il percorso di digital transformation basandolo su modelli concreti e sostenibili e su un framework di misurazione assolutamente oggettivo e condiviso.

Partiamo da un Paese che vanta assolute eccellenze nel settore biomedicale e dell’ingegneria clinica, e che sta lentamente evolvendo anche sotto il profilo dell’informatica medica. I nuovi ospedali in fase di progettazione e realizzazione rappresentano il playground ottimale per un lavoro di eccellenza.

Non approfittarne, sarebbe un peccato.

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