L’Europa si blinda col green pass e non solo, per combattere il covid.
Ma lo fa in modo diverso tra Paese e Paese e soprattutto con norme dinamiche: i continui cambiamenti italiani sul green pass – per durata, ora ridotta a sei mesi da febbraio col decreto Festività di ieri, e per modalità, vedi nascita del super green pass – ben rappresenta il caos che stiamo vivendo. La politica si sforza di adattarsi al covid, che però colpisce in modo diverso a seconda del momento e del luogo.
Tutto ciò mentre al contempo l’Europa cerca un minimo di regole comuni per proteggere quella libertà di movimento nella Comunità, caposaldo dell’Unione.
Vediamo come l’Europa sta vivendo, nei diversi Paesi, con un mix di regole e caos, questo momento difficile e inusitato.
Viaggiare sicuri con il Green pass
Una cosa è certa. A prescindere dai colori delle nazioni, e stante le raccomandazioni costantemente reperibili sul sito viaggiaresicuri.it, il leitmotiv è sempre lo stesso: per viaggiare sicuri, di questi tempi, occorre essere in possesso di un valido Green pass.
Green pass per la mobilità internazionale: tutti i problemi da risolvere
Non importa tanto come lo si voglia chiamare, l’importante è che abbia caratteristiche comuni, e cioè deve/dovrà essere:
- in formato digitale e/o cartaceo;
- con QRCode;
- gratuito;
- nella lingua nazionale e in inglese;
- sicuro e protetto;
- valevoli in tutti i paesi della Unione europea.
Il gateway europeo
La Commissione europea ha da poco creato un gateway al fine di garantire che tutte le firme dei certificati siano verificate in tutta la UE, volte non di meno a garantire la privacy e la sicurezza. I dati personali del titolare del certificato/interessato, infatti, non passeranno attraverso tale gateway, sì da essere conforme alla disciplina in materia di data protection.
Il certificato Covid digitale UE a prova di privacy
Il certificato Covid digitale UE risponde al principio di minimizzazione di cui al GDPR, osiamo dire. Esso contiene infatti informazioni fondamentali quali nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni pertinenti su vaccino/test/guarigione e identificativo unico.
Questi dati rimangono sul certificato e non sono memorizzati o conservati quando un certificato viene verificato in un altro Stato membro.
Regole univoche in tutta l’Unione dal 2022 (più o meno)
Dicevamo che l’Europa cerca regole comuni.
Ecco cosa e come cambia dal 2022: dal primo febbraio del 2022, tutti i vaccinati con vaccini autorizzati dalla Commissione europea e dall’Ema potranno entrare sempre nella Unione europea, senza ulteriori restrizioni, si spera.
Non solo, da quel giorno il Green pass rafforzato —id est ottenuto con la vaccinazione— non scade più dopo un anno (12 mesi) dal giorno della inoculazione, bensì allo scadere dei nove (9) mesi dalla seconda dose; e così in tutta Europa, seguendo l’esempio italiano, che però con il decreto festività è scesa a sei mesi da febbraio (com’era in origine), contro i nove mesi (in vigore fino al 31 gennaio).
A decretarlo è la Commissione europea secondo la quale, conformemente a quanto si legge in una nota dell’esecutivo Ue: «Le nuove regole garantiranno che le restrizioni si basino sulle migliori prove scientifiche disponibili come oltre a criteri oggettivi. Il coordinamento continuo è essenziale per il funzionamento del mercato unico e fornirà chiarezza ai cittadini dell’Ue nell’esercizio del loro diritto alla libera circolazione».
Non solo, la Commissione stessa soggiunge che «Le nuove regole per i viaggi all’interno dell’Ue armonizzano le diverse regole tra gli Stati membri».
Questo è dunque il vero obiettivo, con la speranza di un effettivo coordinamento tra regole comuni in tutta la UE.
Green pass sì, Green pass no: in viaggio (virtuale) in alcuni Paesi europei
È notizia di questi giorni: l’Unione europea ha deciso di cambiare la validità del Green pass per i viaggi, ponendo nove mesi come durata raccomandata.
Ecco tutte le nuove regole in vigore dal prossimo 1° febbraio per spostarsi tra Stati membri.
In Austria
Il governo austriaco intende rendere obbligatorie le vaccinazioni dal 1° febbraio 2022, e dallo scorso 12 dicembre è stato applicato un lockdown solo per chi non si è ancora vaccinato. Il Green pass parrebbe funzionare secondo il sistema del “2G”: persona “geimpft” = vaccinata, o “genesen” = guarita) permettendo l’accesso agli eventi/luoghi pubblici.
Per accedere al lavoro è previsto anche il tampone.
In Francia
La Francia è una delle antesignane del Green pass per accedere nei luoghi pubblici, nei trasporti, in ospedali, case di cura e altri luoghi di lavoro al fine di contenere i contagi. Secondo le ultime notizie, il Presidente Macron avrebbe imposto ulteriori strette in vista delle vacanze natalizie chiudendo le frontiere specie agli inglesi.
In Germania
Il Governo tedesco tra quello uscente ed entrante ha approvato varie misure di contenimento dei contagi, applicate poi autonomamente dalle regioni in base ai numeri di ospedalizzazioni. Sul Green pass “3G” vale a dire “geimpft, genesen, getestet” = persone vaccinate/guarite/con tampone negativo per entrare al lavoro e salire sui mezzi pubblici.
Altre misure di contenimento del contagio consistono nel raccomandare caldamente il ripristino del lavoro da casa. Se poi lo stato di allerta dovesse ulteriormente salire, verrà applicato il sistema “2g plus” che prevede misure ancora più restrittive come l’uso di mascherine o del numero di persone ammesse in un locale al chiuso.
In Grecia
In Grecia dalla scorsa metà di novembre, molte sono le proteste contro il Green pass.
In Romania
Come in Grecia anche in Romania moltissime sono le proteste contro il Green pass le quali, proprio in questi giorni a ridosso del Natale, hanno avuto il sopravvento: niente (più) Green pass per tornare alla socialità.
In Svezia
La Svezia ha introdotto da inizio dicembre un cosiddetto “Covid pass” attestante la vaccinazione per (poter) accedere agli eventi al chiuso con più di cento (100) persone, nel senso cioè di grandi eventi.
Il leitmotiv svedese è: vaccini e tamponi, senza imporre, al momento, alcun lockdown rimettendosi alle misure volontarie e individuali, a garanzia del distanziamento sociale.
Le regole per viaggiare in Europa
Dal 14 dicembre l’Italia ha stabilito che anche chi torna da un Paese europeo deve avere oltre al super green pass (vaccino o guarigione) un tampone negativo (molecolare entro le 48 ore dalla partenza o rapido entro le 24) e il passenger locator form.
Chi ha solo tampone, senza green pass, deve fare una quarantena di cinque giorni all’arrivo e poi fare tampone.
Le principali esperienze extra UE
Ne riportiamo principalmente due, le più significative: Israele e il Regno Unito
Israele
Israele spicca per l’avanzamento nelle dosi dei vaccini: parrebbero in fase di somministrazione della quarta (4) dose; senza “esclusione di colpi” dai grandi ai piccini, con cautela si spera. Per quanto, secondo le note fonti, gli israeliani siano stati i primi a vaccinare i bambini.
Sul fronte “lasciapassare” occorre dire che è attivo il Green pass ovvero la consueta attestazione digitale che consente a chi ha ricevuto il vaccino di accedere ovunque.
Regno Unito
Anche nel Regno Unito occorre esibire il certificato verde.
Il governo londinese avrebbe dichiarato di essere pronto ad introdurre un “piano B” al fine di rallentare la diffusione della variante Omicron.
Proprio quel Piano B richiesto da mesi dai medici che avrebbe evitato il collasso sanitario di questi giorni.
Ulteriori strette, dunque, si impongono dal ripristino dell’obbligo delle mascherine allo smart working nonché passaporti vaccinali per tutti se si vuole accedere ai locali chiusi. Sul Green pass le opinioni, per il vero, non sono così unanimi: alcuni, i conservatori lo ritengono finanche una violazione delle libertà individuali troppo per gli standard britannici; altri lo ritengono invece l’unica via di uscita. Forse un compromesso sarebbe quello di (iniziare ad) imporlo limitatamente ai grandi eventi, come ha fatto la Svezia.
È chiaro ed evidente che il tutto vada, ancora una volta, nella direzione di una chiara spinta alla vaccinazione di massa, specie almeno alla terza dose, poiché purtroppo si vocifera anche di vaccini su base trimestrale.