Idispositivi volanti non pilotati, equipaggiati con defibrillatori automatici esterni (AED), potrebbero rivoluzionare il modo in cui si gestiscono le emergenze mediche, superando barriere logistiche e garantendo interventi tempestivi dove ogni secondo conta.
Uno studio svedese ha evidenziato le promettenti possibilità di questa innovazione, non senza sollevare questioni riguardo le sfide future che l’implementazione dei droni AED dovrà affrontare.
Ma quale sarà il ruolo dei droni AED nell’evoluzione della terapia cardiaca d’emergenza? E quali ostacoli dovranno essere superati per vedere un futuro in cui questi dispositivi saranno parte integrante del sistema sanitario?
I droni AED: un nuovo alleato nella risposta cardiaca d’emergenza
Era il 2013 quando, nel corso di un seminario al convegno Doctors 2.0 del 2013, presentai per la prima volta la possibilità che i Sistemi di Informazione Geografica (GIS) potessero essere utilizzati come un modo per ridurre al minimo il tempo tra l’insorgenza di un evento improvviso e grave come un infarto e l’arrivo dei servizi di emergenza.
Stavo all’epoca utilizzando la mia precedente esperienza come ricercatore nel campo del telerilevamento satellitare e dei GIS per immaginare come le informazioni geografiche potessero essere uno strumento potente per migliorare gli esiti sanitari nelle situazioni di emergenza. Durante quel seminario, speculavo su pulsanti di emergenza e ambulanze come strumenti di segnalazione e risposta del sistema: sistemi automatici di allarme come l’iWatch e i droni per trasportare farmaci e servizi d’emergenza erano ancora strumenti immaginari da implementare in futuro.
Il pronto intervento nei servizi di emergenza cardiaca
D’altra parte, il pronto intervento dei servizi di emergenza è e rimane cruciale per la sopravvivenza all’arresto cardiaco, il quale ha un impressionante tasso di mortalità del 90% quando avviene in contesti quotidiani e non in stretta prossimità ad un ospedale, come in strada o in casa. L’intervento immediato attraverso la rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione precoce è in questi casi l’unica opzione per i pazienti per superare l’infarto.
Siamo quindi di fronte a un evento clinico certamente critico, ma spesso trattabile, il quale tuttavia ha quasi sempre un risultato fatale non perché non ci siano competenze, procedure o strumenti per aiutare il paziente, ma semplicemente perché quelle competenze, procedure e strumenti non possono raggiungere il paziente in tempo. Come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dimostrato in dettaglio analizzando i fattori di salute, non è dunque un difetto di capacità medica, ma un problema logistico di accesso.
A dieci anni di distanza, quella visione per accelerare e rendere più efficaci i servizi di emergenza in situazioni critiche è stata implementata in modo efficace e promettente dalla tecnologia più avanzata. Abbiamo ora l’opportunità non solo di automatizzare le chiamate di emergenza, ma anche di trasportare defibrillatori esterni automatici (AED) sul posto utilizzando droni volanti guidati da GIS, potenzialmente più veloci e precisi di qualsiasi ambulanza a quattro ruote, sia in ambienti urbani affollati che in ambienti rurali dispersi.
Studio svedese su droni AED: risultati e potenzialità
In uno studio condotto in Svezia da Schierbek et al., pubblicato su Lancet Digital Health, è stata esplorata l’implementazione di droni AED per una risposta rapida e mirata a eventi cardiaci estremi, per verificare come il loro tempo di risposta ed efficacia si confronti con il tradizionale intervento delle ambulanze.
La ragione dell’interesse nel testare questo tipo di sistema medico innovativo risiedeva nel fatto che il paese nordico affronta le esigenze di emergenza comuni a qualsiasi area urbana e le combina con la necessità di fornire rapidamente assistenza medica in luoghi semi-rurali o rurali, spesso in condizioni in cui i veicoli a ruote sono rallentati dalle avverse condizioni meteorologiche. Nelle condizioni sperimentali usate, i droni partivano già attrezzati dall’ospedale più vicino, oppure prelevavano un apparecchio da un punto della rete pubblica di defibrillatori.
I ricercatori hanno dimostrato che i droni hanno raggiunto i siti con pazienti colpiti da arresto cardiaco prima delle ambulanze nella maggior parte dei casi. Il beneficio temporale medio di 3 minuti e 14 secondi si è rivelato clinicamente significativo, consentendo l’uso di un AED prima dell’arrivo dell’ambulanza in sei casi. Questo dato sottolinea il potenziale dei droni AED come complemento vitale ai servizi di emergenza tradizionali, specialmente alla luce dell’aumento dei tempi di risposta delle ambulanze.
Droni AED per le emergenze cardiache: le sfide
Nell’ambito dei risultati, lo studio evidenzia tuttavia alcune sfide, come la limitata disponibilità di AED fissi nelle aree residenziali, il loro basso tasso di utilizzo e i problemi di manutenzione associati agli AED pubblici. I droni AED offrono un’alternativa convincente ai sistemi attualmente disponibili, coprendo una popolazione più ampia entro lo stesso intervallo temporale. Tuttavia, l’articolo sottolinea che i droni AED non dovrebbero sostituire gli AED terrestri esistenti, ma piuttosto essere usati per migliorarne la copertura, specialmente nelle aree residenziali.
Lo studio evidenzia anche che il potenziale salvavita dei droni AED varia per tipo di località interessata. Le aree urbane poco trafficate possono beneficiare di tempi di risposta delle ambulanze più brevi e di una maggiore accessibilità agli AED, mentre quelle maggiormente congestionate, le aree semi-urbane e quelle rurali sono destinate a trarre maggior vantaggio. I droni potrebbero colmare il divario in queste regioni, dove gli arresti cardiaci sono relativamente frequenti, i tempi di risposta delle ambulanze sono più lunghi e gli AED pubblici sono meno accessibili.
Le problematiche
Nonostante i risultati promettenti, lo studio sottolinea comunque diversi aspetti problematici. La consegna efficace degli AED da parte dei droni si è verificato solo nel 16% dei casi, sottolineando la necessità di migliorare i protocolli nelle chiamate di emergenza riguardanti la disponibilità degli AED stessi. Inoltre, lo studio sottolinea la necessità di perfezionare i protocolli di invio dei droni per evitare eventi di sovra-triage ed assicurarne un uso efficiente.
Tra le azioni future da implementare per l’implementazione del sistema, gli autori indicano i progressi nella tecnologia dei droni, tra cui il miglioramento dei sistemi di sicurezza, il funzionamento in condizioni meteorologiche avverse e l’integrazione nel sistema di emergenza di volontari con telefoni cellulari che agiscano da primi soccorritori. La combinazione di droni AED e l’invio di volontari potrebbe infatti rivoluzionare il panorama di risposta emergenziale, riducendo il tempo di recupero degli AED stessi e accorciando ulteriormente i tempi di intervento.
Sebbene lo studio sia stato condotto nella parte occidentale della Svezia, le sue implicazioni si estendono a livello globale. L’analisi comparativa con i tempi di risposta delle ambulanze evidenzia il potenziale dei droni AED in varie configurazioni dei sistemi d’emergenza. Nelle conclusioni, lo studio evidenzia infine che l’implementazione di un sistema di emergenza supportato dai droni richiede una valutazione approfondita della loro redditività, delle loro limitazioni tecniche e dei requisiti normativi applicabili in ciascun paese.
Conclusioni
In conclusione, i droni AED sono un’interessante possibilità strumento di evoluzione della terapia cardiaca d’emergenza. Questo approccio innovativo ha il potenziale di ridefinire la finestra temporale d’intervento, offrendo importanti possibilità di sopravvivenza ai pazienti colpiti da un arresto cardiaco fuori dall’ospedale. Mentre la tecnologia continua a evolversi, la collaborazione tra i servizi di emergenza tradizionali e soluzioni all’avanguardia come i droni AED offre quindi una speranza significativa nella corsa contro il tempo per salvare vite.