Le nuove linee guida tecniche per l’applicazione uniforme del Fascicolo Sanitario Elettronico a livello nazionale sono state trasmesse alla Conferenza Stato-Regioni e approvate a fine aprile.
Assieme a esse è previsto anche un decreto che stabilisce i target regionali da raggiungere per ottenere le risorse dal Governo per un totale di circa 600 milioni di euro. Sono attese le osservazioni degli enti locali, ma la strada sembra ormai tracciata: interoperabilità e omogeneità dei dati raccolti sono le parole chiave.
Come sempre, le tempistiche sono al centro dell’attenzione (con i fondi UE del PNRR che hanno data di scadenza), ma i fari vanno puntati anche sulle competenze digitali dei professionisti sanitari e sulle differenze territoriali che vanno ridotte.
Fascicolo sanitario elettronico 2.0, così l’Italia rilancia sulla Salute digitale
La duplice struttura del nuovo FSE
Tecnicamente il nuovo FSE avrà una duplice struttura:
- La struttura su base regionale per la gestione dei documenti, in formato standard HL7 CDA2 che è già oggi implementata in alcune realtà;
- Un Data Repository Centrale che renderà disponibili dei servizi per i soggetti interessati che sono cittadini, operatori sanitari, farmacisti e strutture/istituzioni sanitarie complesse.
Questo impianto duplice servirà sostanzialmente a garantire che i dati che sono acquisiti e processati primariamente dalle strutture sanitarie passino attraverso la validazione dei gateway collocati nelle reti aziendali, come illustrato dalle infografiche del MIDT stesso. La funzione di questi gateway è di verificare che i dati rispettino le regole tecniche indicate dalle linee guida e, una volta validati, di convertirli nel formato standard per l’interoperabilità HL7 FHIR e successivamente inviarli al Data Repository Centrale che sarà interconnesso anche alla Piattaforma Nazionale di Telemedicina.
I servizi abilitati dai dati del Repository Centrale
I dati che il Repository Centrale dovrà rendere disponibili via API serviranno poi per la costruzione di servizi di:
- Prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, rivolti ai professionisti sanitari e alle strutture sanitarie abilitate, secondo le autorizzazioni al trattamento rilasciate dagli assistiti, oltre che ai cittadini al fine consultare le proprie informazioni cliniche;
- Prevenzione, sorveglianza epidemiologica e governo, di supporto alle Direzioni Sanitarie Regionali e delle Province Autonome, nonché di prevenzione e profilassi internazionale, di supporto al Ministero della Salute.
I quattro obiettivi della nuova infrastruttura
La nuova infrastruttura, come elaborata dai ministeri interessati, dovrà servire quattro obiettivi fondamentali:
- Migliorare l’accesso per i cittadini creando un FSE omogeneo sul territorio nazionale, che rappresenti il punto d’accesso unico per gli assistiti ai servizi del SSN
- Superare la disaggregazione territoriale dei dati clinici, facendo del FSE uno strumento efficace per garantire continuità assistenziale sul territorio
- Incrementare la qualità e numerosità dei dati clinici presenti nel FSE per contribuire alla capacità di diagnosi e cura personalizzata da parte dei professionisti sanitari
- Creare un database unico sullo stato di salute della popolazione per supportare la definizione e attuazione delle politiche di prevenzione, programmazione sanitaria e governo.
Linee guida: i requisiti di riferimento che il FSE dovrà realizzare
Sulla base degli obiettivi le Linee Guida individuano anche i requisiti di riferimento che il FSE dovrà realizzare seguendo una linea temporale ben precisa:
- Requisiti obbligatori da attuare entro i primi 12 mesi che includono uniformare il Fascicolo agli standard nazionali ed estendere il nucleo minimo di documenti obbligatori del FSE e perfezionare la loro standardizzazione;
- Requisiti obbligatori da attuare entro la durata del PNRR (entro il 2026) che prevedono l’alimentazione del FSE con dati clinici standardizzati, il potenziamento dei patient summary prodotti da MMG/PLS e dei dati di telemedicina (a oggi scarsamente completati) e la realizzazione di una nuova architettura del FSE con nuove componenti di interoperabilità in grado di raggiungere e collegare tutte le strutture sanitarie produttrici di informazioni;
- Requisiti raccomandati per implementare servizi basati sui dati clinici per una cura sempre più personalizzata sul paziente e mettere i dati prodotti a disposizione delle Istituzioni Sanitarie per finalità di governo e ricerca.
Tra gli aspetti fondamentali del FSE, dunque, oltre alla realizzazione della tanto agognata interoperabilità tra dati e piattaforme (alcune già esistenti, ma non comunicanti), è necessario sottolineare il coinvolgimento di tutto il sistema.
I desiderata del Ministero della Salute prevedono che il processo iniziato dai cittadini passi per la medicina generale fino ad arrivare alle istituzioni sanitarie quali ASL e Regioni. Questo aspetto è stato disatteso sin dall’istituzione del FSE e ha generato diversi problemi, tra cui l’incomunicabilità e l’effetto silos a lungo criticati sia dagli operatori stessi sia dalle amministrazioni locali e centrali.
Nel nuovo paradigma, le tempistiche saranno osservate speciali. In primo luogo, perché l’implementazione del Fascicolo rientra nella Missione 6 Componente 2 del PNRR. I fondi stanziati, circa 610 milioni di euro, sono quindi legati alla realizzazione della riforma che prevede un doppio sforzo: nazionale e regionale. In secondo, perché non è sufficiente raggiungere un buon numero di regioni a regime, ma è vitale che tutte le istituzioni locali seguano la roadmap adeguandosi alle linee guida. Dati gli sviluppi del FSE ottenuti fino ad oggi si tratta di un obiettivo ambizioso con articolazioni che non riguardano solo la volontà politica e le risorse a disposizione. Il nuovo sistema dovrà includere tutti gli attori del sistema sanitario e renderli partecipi della trasformazione digitale.
Il nodo delle risorse umane
È proprio qui che andrà posta attenzione particolare. I divari regionali generatisi dal 2012 ad oggi dovranno essere superati a tappe forzate e sorge una questione importante: sono le regioni dotate del personale adeguato a svolgere questo compito? È prevista una dotazione di personale dislocato dalle istituzioni centrali, ma non è ancora sicuro se sia sufficiente. La sfida qui sussiste nell’adottare eventuali aggiustamenti in corsa qualora si verifichino intoppi o emergano inadeguatezze nella fase di implementazione. Occorreranno allora più risorse a disposizione, soprattutto per le realtà che più soffrono il gap digitale.
Al netto dell’architettura di grande pregio elaborata dal governo, bisognerà fare i conti anche con la realtà. Molti dei protagonisti del cambiamento legato al FSE, i medici e il personale sanitario, scontano ancora livelli di digitalizzazione inadeguati. Perché allora non coinvolgerli nella definizione di un nuovo percorso di formazione che preveda anche l’analisi e il funzionamento del Fascicolo? Se si vuole creare un sistema è necessario alimentarlo e porre le condizioni essenziali.
Gli operatori, così come i pazienti, dovranno essere messi finalmente al centro e dovranno essere preparati. Stato e Regioni sono ancora in tempo e l’augurio è che aprano un dialogo con le controparti professionali per raggiungere anche questo ulteriore obiettivo.