Due decreti ministeriali pubblicati qualche giorno dovrebbero finalmente dare una dimensione nazionale e un quadro certo al Fascicolo Sanitario Elettronico, uno strumento di fondamentale importanza per la sanità digitale, ma che fino ad oggi ha risentito dell’autonomia delle singole Regioni in materia sanitaria.
Fascicolo sanitario elettronico, miraggio per troppi italiani: cosa manca per la svolta
I due decreti sul FSE
- Nella Gazzetta Ufficiale dell’undici luglio 2022 è stato pubblicato il decreto ministeriale del 20 maggio 2022 “Adozione delle Linee Guida per l’attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico” e
- sulla Gazzetta Ufficiale dello stesso giorno è stato anche pubblicato il decreto ministeriale del 18 maggio 2022 “Integrazione dei dati essenziali che compongono il Fascicolo Sanitario Elettronico
Questi due decreti servono a dare il via all’attuazione dell’investimento dedicato di circa 1,4 miliardi di euro previsto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per far sì che il Fascicolo Sanitario Elettronico diventi la chiave d’accesso dei cittadini al Servizio Sanitario Nazionale.
- Attraverso le Linee Guida si vogliono superare tutti quei problemi che avevano ritardato e reso complicato l’utilizzo di questo che è uno strumento indispensabile per una sanità moderna e digitale.
- Il secondo decreto, invece, mira a risolvere un grosso problema che era stato riscontrato nell’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico che era costituito dalla disomogeneità dei dati fra le diverse regioni.
L’impatto dei decreti
Come spiega il Governo in una nota, le Linee Guida consentiranno di rendere il FSE “punto unico ed esclusivo di accesso per i cittadini ai servizi del Sistema Sanitario Nazionale” e anche la “base di conoscenza sullo stato di salute della popolazione”, per fare prevenzione, programmazione sanitarie, attività di ricerca medica e biomedica.
“I cittadini che cambiano residenza tra Regioni ritroveranno i propri dati nel Fascicolo della nuova Regione e potranno ricevere continuità assistenziale grazie alla condivisione della loro vita sanitaria tra professionisti e strutture sanitarie (sia pubbliche che private) ovunque si trovino”.
Ampliati anche i contenuti del Fascicolo: si rendono “condivisibili nuovi dati clinici acquisiti nelle attività di prevenzione, diagnosi e cura condotte dai professionisti sanitari, come per esempio quelli raccolti da servizi di telemedicina, o durante campagne di screening”.
L’uso di big data e AI per superare la Evidence-Based Medicine
La possibilità di utilizzare i big data e l’intelligenza artificiale stravolge l’assunto epistemologico principale della pratica clinica contemporanea, ossia la Evidence-Based Medicine (EMB), ossia “il processo della ricerca, della valutazione e dell’uso sistematico dei risultati della ricerca contemporanea come base per le decisioni cliniche”. Con l’utilizzo dei big data e dell’intelligenza artificiale nasce, invece, la medicina basata su ciò che non è evidente per il singolo medico umano, ma può diventare evidente con l’utilizzo dei big data e delle tecniche di deep learning in quanto in grado di considerare e processare molte più informazioni di quanto sia possibile ad un essere umano. Il modello diagnostico-assistenziale basato Fascicolo Sanitario Elettronico, che permette l’applicazione concreta di questo approccio, è in grado di rispondere alle richieste di servizi di diagnosi, prognosi e cura sempre più efficaci, efficienti e di qualità per il paziente il cui trade-off tra livello di servizio e costi di realizzazione, potrà essere attenuato grazie all’applicazione di tecnologie, sistemi e procedure innovative di gestione del processo clinico secondo una logica di e-Health Service Management.
I vantaggi del FSE per i pazienti e il sistema sanitario
La creazione del Fascicolo Sanitario Elettronico che si arricchisce continuamente con il monitoraggio di valori rilevati in remoto contribuisce, a rendere diagnosticabili in una fase molto iniziale molte patologie, a individuare situazioni di rischio, a gestire a distanza l’assistenza e la cura.
Il monitoraggio dello stato di salute, la prevenzione di situazioni critiche e il supporto ad attività quotidiane rappresentano, quindi, un ambito applicativo emergente a livello sanitario, con particolare riferimento alle persone fragili, anziane e con patologie croniche.
Oggi con l’utilizzo dei big data in Sanità e delle tecniche di deep learning siamo in grado di fare una effettiva medicina predittiva e preventiva molto tempo prima della comparsa dei sintomi e per le patologie croniche e ingravescenti questo costituisce un notevole vantaggio.
L’accesso istantaneo all’intero set di dati consente di prevedere l’evoluzione del quadro clinico attraverso algoritmi decisionali di supporto che rendano maggiormente efficiente l’intero processo. Il tutto può essere realizzato enfatizzando la natura costruttivistica del processo, finalizzata a portare un notevole vantaggio a tutti gli stakeholder interessati nel percorso di cura e assistenza dell’individuo.
Il monitoraggio dello stato di salute, la prevenzione di situazioni critiche e il supporto ad attività quotidiane rappresentano, quindi, un ambito applicativo emergente a livello sanitario, con particolare riferimento alle persone fragili, anziane e con patologie croniche.
Lo stato di attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico
Tuttavia, anche se lo strumento del Fascicolo Sanitario Elettronico è ormai vecchio di più di 10 anni, la sua attuazione reale è stata abbastanza limitata e proprio su queste criticità i due decreti pubblicati nei giorni scorsi vanno ad intervenire.
Se guardiamo i dati sullo stato di attuazione la situazione sembrerebbe addirittura idilliaca: tutte le regioni superano il 90% di attuazione e la maggioranza dichiara un’attuazione del 100%
Ma se guardiamo i dati sull’utilizzo vediamo come ancora in Italia, sia pur con l’esclusione di alcune regioni che costituiscono delle eccellenze, siamo ancora all’anno zero. Solo due regioni possono vantare un utilizzo pieno da parte dei cittadini e sono il Lazio e la Sardegna Solo altre due superano il 50%, mentre le rimanenti hanno tassi di utilizzo inferiori al 50% con tre regioni e due province autonome che dichiarano un utilizzo pari a zero.
Lo stato di attuazione mostra tutte le sue criticità quando si tratta di considerare il grado di utilizzo da parte dei medici. Non solo è a macchia di leopardo il grado di abilitazione dei medici, che presenta sette regioni con un’abilitazione al 100% e sei regioni con tassi di abilitazione fra 0e il 5%, ma quando si tratta di considerare l’effettiva alimentazione del fascicolo da parte dei medici, solo la Valle d’Aosta si attesta al 50%, Sicilia e Umbria si attestano tra il 20 e il 30% mentre i rimanenti territori presentano un valore zero (quasi zero solo nel caso del Friuli Venezia Giulia). Se il fascicolo non viene alimentato dai medici, non si capisce bene cosa ci possa essere dentro!
A macchia di leopardo è anche l’alimentazione da parte delle aziende sanitarie e il grado di abilitazione degli operatori sanitari.
FSE, ancora un miraggio per troppi italiani
In Italia, quindi, il Fascicolo Sanitario Elettronico oggi è un miraggio per un numero consistente di cittadini. Anche le regioni che hanno avviato progetti in questo campo non hanno sempre tenuto in debito conto la necessità dell’interoperabilità nello scambio dei dati. Ad oggi, infatti, lo stato di attuazione del fascicolo sanitario in Italia è gestito dalle regioni in maniera disomogenea, cosa che comporta una scarsa intercomunicabilità dei dati.
Senza Fascicolo Sanitario Elettronico non solo diventano impossibili le applicazioni avanzate della sanità 4.0, ma perdono di efficacia anche le normali procedure sanitarie. Le grandi difficoltà che molte regioni hanno avuto nell’implementazione di una strategia vaccinale efficace sono causate da questa mancata digitalizzazione. Se avessimo avuto un sistema di gestione nazionale del Fascicolo Sanitario Elettronico, avremmo potuto procedere alla vaccinazione chiamando nominativamente e in base alle priorità i singoli cittadini, sapendo in anticipo quali erano i più fragili, andando a vaccinare a domicilio quelli che non erano in grado di spostarsi. Avremmo quindi velocizzato la procedura ed evitato il costo del ricorso a piattaforme di prenotazione esterne al sistema sanitario.
I divari nell’introduzione nel Fascicolo Sanitario Elettronico, come anche il divario tecnologico nella sanità digitale italiana, possono essere ricondotti alla frammentazione regionale delle politiche sanitarie. Una sanità regionale gestita e governata da 19 regioni e due province autonome ha prodotto il frutto malato di una scarsa capacità innovativa, una gestione più attenta ai bilanci che ai reali bisogni dei cittadini con il contorno di fenomeni corruttivi e di illegalità diffuse che in maniera generalizzata hanno colpito tutti i sistemi sanitari regionali. Una recente ricerca (Marino D., Priolo M., “La Governance della Sanità in Italia dopo la Riforma del Titolo V, conflitti costituzionali e divari regionali, pubblicata su “Economia Politica”) ha messo in evidenza tutte le criticità di una sanità regionalizzata.
Sanità digitale: in Italia si farà solo con un nuovo approccio ai dati
Conclusioni
I documenti pubblicati in Gazzetta sono le fondamenta di un processo complesso che ha nel PNRR le risorse necessarie alla costruzione di un’infrastruttura tecnologica moderna e aggiornata e che dovrebbe rendere omogeneo e fruibile uno strumento il cui funzionamento è fondamentale per garantire un migliore accesso alla sanità e quindi in ultima analisi garantire un accesso più equo ed efficiente alla sanità da parte di tutti i cittadini italiani.
Ma per evitare che restino inattuate occorre uno sforzo di sensibilizzazione di tutte le regioni affinché si dia priorità a questo strumento. La sanità deve posizionarsi in cima alle agende delle politiche regionali, ma non solo a parole. Avere una sanità digitale significa assicurare ai cittadini una migliore qualità della vita e una migliore tutela della salute e il Fascicolo Sanitario Elettronico è il primo e insostituibile strumento per raggiungere questo risultato.