Aggregare i servizi online del Servizio Sanitario Regionale in un unico portale può portare risparmi notevoli per le Aziende, sia in termini di costi diretti (evitando costosi canoni di manutenzione), sia di costi indiretti, necessari a garantire la sicurezza informatica dei dati sensibili esposti su Internet. Oltre a promuovere l’utilizzo di quanto realizzato. Una funzione che in questo senso può essere svolta dal Fascicolo Sanitario Elettronico. Vediamo come.
I servizi online, messi a disposizione dei cittadini dalle Aziende Sanitarie e dalle Regioni, sono moltissimi e poco conosciuti. Un sottobosco di piccole realtà, progetti ambiziosi, progetti lasciati a metà e vere e proprie eccellenze senza, purtroppo, una strategia di promozione comune.
Fse, ecco le (poche) Regioni che lo usano
Un esempio su tutti è il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Nonostante un’architettura tecnologica di alto livello, realizzata secondo i più moderni standard e profili internazionali (in ambito sicurezza, protezione dati e interoperabilità semantica), tale progetto, per quanto utile, non è mai decollato. La percentuale di popolazione che lo conosce è ancora bassa, ancor minore è la fetta di popolazione che lo utilizza.
A dispetto dei dati sull’attuazione, che vedono quasi tutte le regioni al 100% degli obiettivi prefissati, i dati sull’accesso a FSE da parte dei cittadini fotografano una realtà ben diversa.
Fonte: https://www.fascicolosanitario.gov.it
Come si vede dalla figura sottostante infatti, poche sono le regioni in cui questo strumento è conosciuto e correntemente utilizzato, in tutte le altre non si può certo dire che sia un successo.
Fonte: https://www.fascicolosanitario.gov.it
La causa dello scarso utilizzo non è tanto da ricercarsi nel funzionamento, quanto nella scarsa promozione e nel trascurabile appeal che una cartella di documenti sanitari ha per l’italiano medio, se non si aggiungono altri ingredienti.
Tornando al grafico in figura precedente, se analizziamo le regioni in cui il Fascicolo è maggiormente utilizzato troviamo una differenza di fondo con le altre: il portale del Fascicolo raccoglie, oltre ai documenti sanitari dell’assistito, i link a tutti i servizi online, messi a disposizione in un unico punto di accesso, con un sistema di identificazione ed una grafica uniforme e, soprattutto, con una regia comune. La Provincia Autonoma di Trento e il Friuli-Venezia Giulia ad esempio, dal portale FSE permettono di utilizzare tutti i servizi online disponibili, sia interattivi, come le prenotazioni di visite specialistiche, il ritiro di referti e ricette, la scelta del medico, eccetera, sia puramente informativi, come la consultazione degli orari della guardia medica e le farmacie di turno aperte.
Servizi sanitari diffusi, ma non collegati fra loro
I servizi online offerti ai cittadini sono già rodati e funzionanti da anni in tutte le regioni ma, in genere, scollegati tra loro e gestiti in maniera difforme a seconda dell’Azienda Sanitaria che li eroga. Prendiamo l’esempio dell’Umbria, dove operano due Aziende Sanitarie Territoriali e due Aziende Ospedaliere. Tutte e quattro erogano il servizio di ritiro referti, sia per il laboratorio che per la radiologia e, di conseguenza, i cittadini hanno otto portali diversi per ritirarli. Oltre, naturalmente, al Fascicolo Sanitario Elettronico.
Non tutte le Aziende Sanitarie sono allo stesso livello di informatizzazione e offerta di servizi. Oltre al ritiro online dei referti, alcune Aziende hanno un servizio di digitalizzazione cartelle cliniche, che permette anche il ritiro online, altre hanno il registro online delle vaccinazioni, con possibilità di ricevere alert in vista dei richiami, o il pagamento del ticket tramite app.
La strada vincente per far emergere questi servizi e promuoverli in maniera efficace al cittadino è quella di farli convergere sotto un’unica regia a livello regionale, sfruttando il Fascicolo Sanitario Elettronico come “contenitore”, così da razionalizzare gli investimenti fatti e gestire in maniera omogenea l’accesso da parte dei cittadini, le iniziative promozionali e i canali di comunicazione.
Perché funziona il modello del “portale aggregatore”
Il concetto di portale aggregatore di servizi è vincente in molte realtà, come il Portale INPS o il Portale Agenzia delle Entrate (che sono, tra l’altro, interoperabili tra loro).
Stessa cosa avviene nelle regioni in cui si è realizzata la convergenza dei servizi sotto una regia comune: i cittadini sono facilitati nell’accesso ai servizi che cercano e, contemporaneamente, vengono a conoscenza di altri servizi, magari funzionanti da anni, ma di cui ignoravano l’esistenza. Nelle regioni in cui ogni azienda promuove i suoi servizi in maniera scollegata invece, troviamo che tutti gli assistiti ritirano i referti online, e trovano il servizio estremamente comodo, ma ignorano completamente l’esistenza del Fascicolo Sanitario e, spesso, anche quella del CUP online o la possibilità di ricevere online le ricette dematerializzate, compilate dal medico, senza fare la fila in ambulatorio.
L’esempio più eclatante è il monitoraggio online dei tempi d’attesa al Pronto Soccorso. Moltissime Aziende Sanitarie hanno questa funzione nel loro sito web o in una app. La domanda è: quanti cittadini si collegano ai siti di tre o quattro Aziende Sanitarie diverse per verificare i vari tempi d’attesa? Molto pochi. Il servizio diventa utile quando, come realizzato in Regione Sardegna, ad esempio, da un unico portale si può verificare l’attesa di tutti i Pronto Soccorso della Regione, così da scegliere liberamente se fare qualche chilometro in più ma evitare lunghe ore di permanenza al triage. Un servizio utile al cittadino e, dal punto di vista degli operatori sanitari, un modo per evitare picchi di iper-afflusso e ottimizzare l’offerta. Un chiaro esempio in cui, centralizzando servizi già esistenti, si unisce risparmio ed efficienza.
Sanità digitale, Fse come Booking.com
Fantascienza? Dal punto di vista tecnico è un processo molto meno complesso di quello che ha portato alla nascita del Fascicolo Sanitario Elettronico. Il modello architetturale dei moderni software permette di esporre interfacce standard per pubblicare dei servizi (web services) in grado di inter-operare. È quello che succede per portali come Booking.com o Skyscanner.com, in cui il sito non ha diretto controllo su innumerevoli alberghi o compagnie aeree ma, semplicemente, inoltra loro le richieste degli utenti, riceve i risultati e li aggrega presentandoli con una veste grafica comune. Un uovo di Colombo che ha permesso sia agli utenti di scegliere senza aprire centinaia di siti diversi, sia a hotel e compagnie aeree di farsi conoscere ad una platea mondiale.
Adottare una visione d’insieme, oltre ad evitare di disperdere soldi in inutili rivoli, è la strada maestra per mettere finalmente il “cittadino al centro”. Solo presentando i vari servizi come un’offerta compatta, coerente e coesa, si mette il cittadino al centro di quanto si offre. Una campagna di comunicazione che presenta l’offerta nel suo insieme la rende sicuramente più appetibile, creando una sorta di cross-marketing tra i servizi offerti ed innescando una competizione virtuosa tra le Aziende Sanitarie, nel mettere a disposizione servizi ai propri assistiti.
In caso contrario, si rischia di rimanere su due piani differenti: quello autoreferenziale dei tecnici e delle aziende che hanno realizzato i servizi e quello, spaesato, dei cittadini che difficilmente si orientano in mezzo a troppe informazioni, spesso contrastanti.
Piuttosto che investire sull’avvio di ulteriori progetti, quindi, è più utile ed economico mettere a fattor comune quello che già c’è (e funziona), conferendogli maggior valore integrandolo in un’infrastruttura a livello regionale (anch’essa esistente) come il Fascicolo Sanitario Elettronico. Principio semplice e già noto dal tempo dei romani: “non multa sed multum” ovvero, non molte cose ma molto (valore).