A breve, finalmente, il cittadino italiano avrà accesso a tutte le sue informazioni sanitarie da un portale unico nazionale, indipendentemente dalla Regione di appartenenza ed indipendentemente dal luogo in cui è stata erogata la prestazione.
Quindi, come già avviene in altre nazioni europee ed in Israele, avremo un accesso nazionale anche nel nostro Paese, con strumenti unificati di autenticazione, come Spid.
Una piacevole sorpresa, quella che ci ha riservato l’ultima circolare Agid (Circolare n°3 del 2 settembre 2019) in merito all’accesso unico al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). La novità sarà attiva entro fine anno – spiegano da Agid – dopo che le Regioni si saranno adeguate e dopo una fase di test obbligatorio.
Peccato che c’è un “piccolo” dettaglio fuori posto: dopo quasi 5 anni dall’entrata in vigore del decreto di attuazione del servizio ed importanti investimenti effettuati dalle amministrazioni regionali, non tutte le Regioni hanno attivato il FSE, e sono ancora davvero pochi i cittadini che lo hanno utilizzato.
Per una diffusione capillare e omogenea sul territorio nazionale, c’è quindi ancora parecchia strada da fare.
La circolare Agid sul fascicolo sanitario elettronico
Dal punto di vista organizzativo, la circolare spiega chiaramente che i dati sanitari rimarranno nella Regione di pertinenza della prestazione, garantendo, ove operativo, la continuità degli investimenti effettuati da molte Regioni per la realizzazione del FSE.
In particolare, l’accesso al FSE da parte del cittadino potrà avvenire in funzione dello scenario in cui si trova la propria Regione:
- Esistenza del sistema regionale di assistenza FSE: in questo caso, verificata la Regione di Assistenza (RdA) dell’assistito e l’operatività del sistema regionale, l’Infrastruttura Nazionale per l’Interoperabilità (INI) reindirizza in modo automatico l’assistito sul sistema regionale che gestisce il FSE, senza dover reinserire le credenziali di accesso; tale processo si attiva anche in caso di sussidiarietà per la Regione.
- Non esistenza o non operatività del sistema regionale di assistenza FSE: nel caso in cui INI gestisce l’indice dei metadati associati ai documenti di un assistito, previsto nei casi d’uso definiti nella “Procedura per l’accesso al Fascicolo Sanitario Elettronico mediante i servizi messi a disposizione dall’Infrastruttura Nazionale per l’Interoperabilità e per la predisposizione e gestione, attraverso tale infrastruttura, dell’indice con i metadati dei documenti sanitari relativi agli assistiti risultanti nell’Anagrafe Nazionale degli Assistiti”, INI permette l’accesso al FSE dell’assistito attraverso tre tipi di servizi (gestione del consenso, consultazione documenti e consultazione accessi).
Quindi, contrariamente a quanto si è sentito da diverse fonti, non si tratta di sostituire gli FSE regionali esistenti con un unico repository, ma integrarli in un’unica visione dei dati per i cittadini, portando a compimento la strategia di federare le informazioni indipendentemente dalla loro collocazione.
FSE, utilizzo al palo
Se protocolli, standard, metodi e strumenti sono chiari e semplici per tutti, quello che non torna sono però i numeri.
Accedendo oggi al portale fascicolosanitario.gov.it, si scopre, con un discreto imbarazzo, che le Regioni con fascicolo attivo sono solo 18 e che i cittadini che hanno attivato il fascicolo sono poco meno di 12,5 milioni, ovvero circa il 20% della popolazione.
E la situazione peggiora ulteriormente se lo sguardo si sposta dai cittadini che hanno attivato il Fascicolo a quelli che lo conoscono e lo hanno davvero utilizzato. Secondo i dati dell’ultima ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, ad esempio, solo il 6% del campione di cittadini intervistati (rappresentativo della popolazione italiana) ha mai utilizzato il FSE, mentre oltre il 70% non ne ha mai neanche sentito parlare. Nello specifico, solo il 21% dei cittadini intervistati ha sentito parlare almeno una volta del Fascicolo Sanitario Elettronico, principalmente dal proprio medico di famiglia (35%) e/o da mezzi di comunicazione come giornali e TV (26%). L’apporto di questi due attori si può considerare ancora limitato, soprattutto rispetto alle loro potenzialità di comunicazione e coinvolgimento del cittadino. Le farmacie, che potrebbero essere altri attori incisivi nella promozione dello strumento verso i cittadini, hanno un ruolo marginale nella comunicazione di informazioni riguardanti il FSE: ad oggi solo il 4% dei cittadini ha raccolto informazioni tramite questo canale.
FSE, come superare l’impasse
La realtà è che nei FSE anche delle Regioni più avanzate ci sono sole alcune informazioni sanitarie. La parola “alcune” è la chiave di lettura di un fenomeno che non decolla. La nostra salute, infatti, si valuta per tutte le informazioni e non solo per “alcune”.
Quindi, oltre all’accesso centralizzato delle informazioni e gli interventi ora improrogabili di sussidiarietà per le Regioni poco (o niente) attive su questo tema, è necessaria una comunicazione istituzionale a diffusione nazionale che crei l’interesse ed il bisogno dei cittadini (e degli operatori sanitari) nell’utilizzo di questo strumento, semplificando al massimo le procedure di attivazione, deliberando leggi e distribuendo strumenti e servizi in cloud che abilitino la popolazione del Fascicolo per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate.
Per superare la frammentazione che oggi caratterizza il nostro Paese e fare in modo che il FSE si diffonda più capillarmente in tutte le Regioni italiane, risultando un’iniziativa davvero di successo, è infatti fondamentale che venga sviluppato non come un obbligo formale fine a se stesso, ma come un’opportunità da non perdere. L’obiettivo di garantire al cittadino una migliore continuità di cura, grazie a una più efficace comunicazione e integrazione tra tutti gli attori del sistema sanitario, e di offrire, attraverso piattaforme digitali, servizi informativi, amministrativi e di cura più comodi, efficienti ed accessibili, parte proprio dall’implementazione di servizi digitali apparentemente banali, come il ritiro dei referti on line, la prenotazione e il pagamento di prestazioni mediche e le ricette e i certificati medici on line. Tali servizi rappresentano quick win in grado al tempo stesso di aumentare la soddisfazione del cittadino, educarlo ad una gestione autonoma online e portare da subito importanti risparmi alle strutture sanitarie.
Per curiosità abbiamo provato a vedere alla URL indicata per l’accesso unico ma abbiamo trovato solo statistiche. Si tratta di aspettare le regioni, adesso, come detto. Contiamo di riprovarci fra poco tempo, sicuri dell’impegno delle amministrazioni su un tema così importante come la salute.