La telemedicina costruisce ponti in un mondo che costruisce sempre più muri. Lo dimostra Global Health Telemedicine, piattaforma “made in Italy” di Sanità digitale progettata per le cure nei Paesi in via di sviluppo, ma la cui tecnologia ha oggi un forte impatto anche in Occidente. Ecco come come funziona e i vantaggi che può portare anche in altri settori. La sfida in atto e l’apertura a nuovi scommettitori.
Da quasi 20 anni compio missioni in diversi paesi dell’Africa sub-Sahariana per aprire e sostenere centri sanitari DREAM della Comunità di Sant’Egidio dedicati prevalentemente, ma non solo, alla prevenzione dell’HIV e delle tante patologie croniche e acute.
Ed è proprio in Africa che iniziai a muovere i miei primi passi nel mondo della telemedicina. Mi occupai fin dall’inizio dell’informatizzazione dei centri sanitari e mi cimentai particolarmente alla realizzazione di un servizio di teleconsulto multidisciplinare.
Telemedicina, così è nato il progetto Global Health
Nel 2008, con un gruppo di amici informatici con competenze ai limiti dell’hackeraggio, realizzammo un prototipo di piattaforma che attraverso la rete potesse chiedere ad uno specialista europeo un referto o un parere medico su una particolare situazione clinica. Iniziammo, come tutti, solo con la cardiologia, ma dopo pochi mesi aggiungemmo la radiologia e la dermatologia. Realizzammo così un prototipo di centro sanitario remoto di telemedicina e replicammo l’idea in altri dispensari africani. Per dare consistenza e un nome a quanto realizzato fondammo la Global Health Telemedicine. Da quei primi timidi passi ad oggi di strada ne è stata fatta.
Ma partiamo dai numeri attuali. La piattaforma, oggi riprogettata interamente dalla Ttre Informatica, è attiva in 38 centri richiedenti diffusi in 14 paesi, prevalentemente dell’Africa Sub Sahariana ma recentemente anche in Perù e Brasile; ha all’attivo più di 10.000 teleconsulti afferenti a ben 21 branche specialistiche; ogni giorno almeno una ventina di teleconsulti sono smistati automaticamente dalla piattaforma ad oltre 200 medici che a titolo gratuito rispondono ai quesiti clinici provenienti dai centri sanitari più disparati nel mondo.
Attualmente partecipano al programma alcune strutture sanitarie italiani quali l’ospedale San Giovanni e il San Camillo di Roma, la Fondazione Arpa e l’ospedale Cisanello di Pisa, IRCCS Carlo Besta di Milano, il Centro Ustioni di Cesena, il centro Otologico Mario Sanna di Piacenza, solo per citare alcune eccellenze della sanità italiana; la cooperazione italiana ha approvato l’uso della piattaforma in progetti in Perù, Mozambico e Malawi. Si è realizzato così un nuovo modo di fare cooperazione dove si viaggia di meno ma non per questo si è meno vicini.
Oggi abbiamo, in lista d’attesa, 31 richieste da parte di nuovi centri sanitari sparsi nel mondo che ci chiedono di implementare questo servizio di telemedicina.
Sanità digitale, le scelte vincenti della piattaforma
- Uso del teleconsulto asincrono, che libera i sanitari dalla presenza contemporanea di un richiedente e di un refertante, che è il motivo principale del fallimento di tanti servizi di teleconsulto;
- un software intuitivo, con pochi tasti e pochi campi obbligatori che però può avvalersi di una miriade di tools che guidano il richiedente ad effettuare una buona anamnesi e formulare un buon quesito;
- postazioni cliniche dei richiedenti con strumentazione semplice da usare, formazione e affiancamento all’apertura di ogni nuovo centro richiedente
- partecipazione attiva di un Centro Servizi Italiano che garantisce help desk sanitario e tecnologico di primo livello
- Customizzazione della piattaforma adattabile a diversi modelli operativi
- e poi, cosa fondamentale per l’Africa, il funzionamento della piattaforma anche off line, quando non si ha connettività
La cosa sorprendente è che lo sviluppo di questa piattaforma non ha creato un beneficio solo per i cosiddetti paesi poveri. Il mondo scientifico nazionale ed internazionale ha prestato attenzione a questa realizzazione tutta italiana. In questi ultimi anni si sono moltiplicati gli inviti a seminari di telemedicina, la Spinger ha recentemente pubblicato un volume “Multidisciplinary Teleconsultation in Developing Countries” per raccontare in modo tecnico e scientifico un’esperienza che sta crescendo in modo esponenziale. La FIASO ha premiato il programma nel 2017.
E così alcuni ospedali e strutture sanitarie territoriali italiane stanno già utilizzando la piattaforma per i propri pazienti ed operatori nel mondo del turismo ci propongono di realizzare servizi di telemedicine per gli italiani in luoghi di vacanza all’estero o nelle navi da crociera che potrebbero equipaggiarsi di queste apparecchiature.
E-health: dai Paesi emergenti a tutto il mondo
Ad anni di distanza una riflessione è quasi obbligatoria: i progetti realizzati per i paesi in via di sviluppo portano ricchezza, benessere, lavoro anche nel nostro paese.
Ripensando alla nostra esperienza mi accorgo che si è trattata di una storia al contrario: Il know how realizzato in Africa ha una forte ricaduta anche sul resto del mondo. In un mondo globalizzato ormai siamo tutti “on line”. I collegamenti sono una grande opportunità di sviluppo per tutti.
La piattaforma potrebbe crescere molto di più. Il nostro sforzo attuale è quello di cercare un “main sponsor” che voglia scommettere ed investire con noi in un programma già attivo che cresce ogni giorno di più. Si accettano scommettitori.
Approfondimenti su www.ghtelemedicine.org