Da oggi venerdì 6 agosto entrano in vigore i nuovi ambiti di applicazione del Green Pass, il certificato digitale di vaccinazione dal Covid-19 lanciato il primo luglio 2021 dall’Unione europea e giunto ora ad un passaggio fondamentale nel nostro Paese. Tuttavia, se l’esistenza e l’importanza di questo documento è ormai largamente percepita dai cittadini (con, da ultimo, interessanti riflessi sull’andamento stesso della campagna vaccinale) molti sono ancora i dubbi e gli interrogativi che animano i più circa le modalità di ottenimento ed il suo corretto utilizzo.
I motivi delle perplessità sul Green Pass
Le ragioni sono molteplici, ma principalmente risiedono nella grande variabilità di casistiche individuali e nel fatto che gli Stati membri hanno voluto mantenere la potestà decisionale su aspetti specifici riguardanti il certificato. Si è creato così un mosaico che rischia di essere confuso e rendere ancora molto complicato viaggiare per molti cittadini dell’UE. A ciò si aggiunge un dibattito pubblico svoltosi nelle ultime settimane non sempre con modalità lineari e contenuti centrati sul merito normativo. Con l’avvicinarsi della fatidica data, crescono pertanto le preoccupazioni e le richieste di informazioni e assistenza raccolte anche dalle organizzazioni di consumatori.
Il tema del passaporto vaccinale ha popolato le agende politiche delle ultime settimane e i tavoli di lavoro aperti a riguardo sono stati diversi, anche a livello europeo. Nell’ambito della discussione prodromica all’approvazione del regolamento, anche organizzazioni come Euroconsumers e Altroconsumo hanno sollevato nei confronti dei decisori alcuni punti fondamentali. In primis portando alla loro attenzione il rischio che il Green pass potesse finire per essere un elemento di discriminazione, dividendo i cittadini tra chi può iniziare a muoversi liberamente e chi no, a tale scopo sono stati chiesti, purtroppo inutilmente, tamponi gratuiti o comunque a prezzi calmierati per chi, pur volendolo, non si è ancora potuto vaccinare.
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Perché il Green Pass è strumento di libertà
Vale anche la pena ricordare come i Green Pass nascano con il principale obiettivo di riabilitare – una volta superata la fase più critica della pandemia – la libertà di circolazione delle persone all’interno dell’Unione europea e che permettano altresì ai loro possessori di spostarsi in tutta Italia (tra regioni di diverso colore). Si tratta pertanto di certificazioni rilasciate in ambito regionale e riconosciute su tutto il territorio nazionale e negli Stati membri dell’Unione europea, che contengono un QR code al fine di verificarne digitalmente – pertanto universalmente – l’autenticità e la validità. Occorre però ribadire con forza, fuori di polemica ed a scanso di qualsiasi equivoco che il Green Pass è e deve rimanere uno strumento finalizzato ad abilitare il più possibile, in una permanente situazione di emergenza, le libertà che sono state necessariamente compresse, e non come a volte per ignoranza, sciatteria o pressapochismo, per converso lo si vorrebbe dipingere quale strumento di oppressione delle stesse. È infatti il virus ciò che mina la nostra vita e le nostre libertà e sta semmai alle istituzioni preposte, attraverso accorgimenti tecnici, regole adeguate e soprattutto la partecipazione attiva della cittadinanza, fare il possibile perché questo fraintendimento non avvenga.
In tale contesto si inseriscono pertanto le novità del nuovo provvedimento, tra esse degna di nota in primis è sicuramente la validità della Certificazione in Italia anche a seguito di una sola dose di vaccino (in questo caso il lasciapassare è valido dal 15esimo giorno dalla prima e fino alla seconda somministrazione). Qui si registra, dunque, un primo rilevante punto di attenzione per i cittadini, in particolare quelli intenzionati a viaggiare fuori dal Bel Paese e comunque all’interno dei confini dell’Unione Europea. Per spostarsi nel Vecchio Continente, occorrerà infatti una versione del Green Pass “completa”, per così dire, cioè rilasciata – differentemente da quella valida in Italia – solo dopo 15 giorni dalla seconda dose di vaccino (e non solo dopo la prima). È anche bene ricordare che il Green pass non sarà l’unico requisito richiesto per viaggiare all’estero: in alcuni casi è infatti obbligatorio compilare il modulo dPLF.
L’impatto della variante Delta
Un ulteriore fattore di variabilità nelle linee di applicazione locali è rappresentata dalla purtroppo crescente diffusione di contagi da variante Delta in tutto il continente, a seguito della quale molti Paesi stanno nei fatti adottando ulteriori restrizioni che, se da un lato rendono spesso indispensabile il Green Pass, dall’altra contribuiscono come detto a complicare il puzzle. È il caso ad esempio della Francia dove sarà dapprima obbligatorio esibire il Certificato per accedere a cinema, teatri e musei; a partire da agosto, poi, l’obbligo si estenderà all’ingresso nei bar, nei ristoranti, nei centri commerciali, nonché sui mezzi pubblici su tutto il territorio nazionale francese.
Si capisce, quindi, come l’obiettivo originario e principale del Green Pass – ovvero quello di facilitare gli spostamenti tra gli Stati membri dell’Unione europea, lo stesso per il quale molti stakeholder, tra i quali anche le organizzazioni di consumatori afferenti ad Euroconsumers, ne hanno sostenuto l’introduzione a fronte di precise condizioni di agibilità e non discriminatorietà per le persone – possa non essere automatico né scontato.
Bene quindi che, per chi viaggia all’estero, siano stati recentemente messi a punto servizi e strumenti online per l’informazione delle persone, come quello che riassume le regole per entrare nei singoli paesi dell’Unione europea, ai quali si aggiunge, per i nostri connazionali, il documento di faq pubblicato dal ministero della Salute sul suo sito.
Green Pass dal 6 agosto: dove serve
Tornando alle novità del decreto nostrano, l’obbligo di esibizione del Green Pass sarà valido in tutti i luoghi al chiuso dove sia possibile sedersi: non, quindi, per il classico caffè al bancone del bar, sì invece per ristoranti, tavole calde e gli stessi bar se ci si siede al tavolo (sempre al chiuso). Obbligo anche per entrare in cinema, teatri, spettacoli, fiere, congressi ed eventi anche all’aperto (comprese le partite di calcio allo stadio), così come per entrare nelle piscine, nelle palestre e nei parchi divertimento. Restano ancora chiuse le discoteche, mentre è stata rinviata la decisione per i mezzi pubblici a lunga percorrenza.
Molto importante, ad avviso di chi scrive, il fatto che il green pass permetterà di avere accesso alle sale d’attesa dei pronto soccorso e ai reparti ospedalieri per far visita ai familiari ricoverati nelle strutture sanitarie, comprese le RSA: la speranza è che ciò possa contribuire almeno in parte a inoculare dosi di normalità là dove più si è manifestato uno dei peggiori sintomi della pandemia: la solitudine dei più fragili. Altra novità di rilievo, attesa da molti, riguarda il fatto che tali obblighi saranno validi soltanto per i maggiori di 12 anni. Non avranno pertanto necessità di presentare il green pass i bambini e i ragazzi e tutti coloro che sono esclusi dalla campagna vaccinale o esenti in seguito a un’idonea certificazione medica. Vi è tuttavia un nodo importante che riguarda i bambini tra i 2 e i 6 anni, per i quali è comunque previsto il Green pass, non obbligatorio, ma che non possono essere vaccinati o effettuare un tampone.
Come fare se non si riesce a ottenere il Green Pass
Green pass sì, quindi, ma non per tutti. E infatti sono ancora tanti gli italiani che, pur avendo i requisiti, non riescono ad ottenere il Green pass. Sono in particolare gli italiani guariti dal Covid-19 a riscontrare le maggiori difficoltà a scaricare il documento, ma anche quelli guariti dal Covid da più di 3 mesi (ma meno di 6) che nel frattempo hanno fatto una sola dose di vaccino. In molti casi gli utenti segnalano difficoltà a contattare il numero verde a disposizione, anche per giorni, con conseguente escalation di dubbi e confusione. Insomma, una situazione che risulta ancora sospesa per oltre 4 milioni di italiani, proprio alle porte delle ferie estive per la gran parte di loro.
Da rilevare positivamente il fatto che nel decreto sia prevista anche la possibilità che il Green pass venga revocato. Qualora una struttura pubblica del Servizio sanitario regionale, un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) o Sasn (Servizi territoriali per l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’Aviazione civile) dovesse comunicare alla piattaforma nazionale la positività al Covid-19 di una persona vaccinata o guarita dal virus, la piattaforma genererebbe una revoca del Green pass eventualmente già rilasciato alla persona e ancora in corso di validità, «inserendo gli identificativi univoci nella lista delle certificazioni revocate e comunicandoli al gateway europeo». In questo caso la piattaforma invierebbe all’interessato una notifica della revoca.
Con riferimento alle fasce di rischio, il Green Pass sarà richiesto in zona bianca, gialla, arancione e rossa, laddove i servizi e le attività per cui è previsto siano consentiti. Nelle zone gialla, arancione e rossa oltre al green pass i cittadini dovranno pertanto controllare quali servizi e attività sono consentiti e a quali condizioni.
Green Pass, gli aspetti privacy
Delicato sarà certamente il tema delle verifiche ad opera dei titolari e dai gestori dei locali e delle altre attività coinvolte nel decreto, anche con riferimento ai temi della privacy. Non è un caso quindi che il decreto abbia inteso specificare chi e per quali motivi può verificare il Green pass, attraverso la lettura del codice a barre (Qr Code), seguendo le indicazioni del Garante privacy.
Nello specifico, il Garante per la protezione dei dati personali ha dato parere favorevole al Dpcm, avvertendo però il Governo su alcune criticità dell’attuale versione del decreto “Riaperture”. Inoltre il Garante ha chiesto e ottenuto nel Dpcm chiarezza sulle finalità per le quali potrà essere richiesto il green pass e che le certificazioni possano essere emesse e rilasciate solo attraverso la piattaforma nazionale-DGC e verificate esclusivamente attraverso l’App VerificaC19. Tale app è l’unico strumento in grado di garantire l’attualità della validità della certificazione verde, in conformità ai principi di protezione dei dati personali, garantendo inoltre che i verificatori possano conoscere solo le generalità dell’interessato, senza visualizzare le altre informazioni presenti nella certificazione (guarigione, vaccinazione, esito negativo del tampone). In merito alle app per recuperare il green pass, il Garante ha autorizzato l’uso dell’App Immuni e, dopo il superamento delle criticità riscontrate in precedenza, anche dell’app IO.
La spinta alla digitalizzazione
Il Green Pass, quindi, è sì una certificazione rilasciata in formato sia cartaceo che digitale, ma non c’è dubbio che sarà proprio quest’ultima la modalità più diffusa di richiesta e impiego (attraverso gli smartphone). Ecco quindi profilarsi un’opportunità e un’incognita. La prima attiene all’ulteriore spinta nello sviluppo di sempre più diffusi, pervasivi ed efficaci strumenti di cittadinanza digitale (a partire da quelli che coinvolgono, appunto, la relazione cittadino-pubbliche amministrazioni). In altre parole, la cogenza in alcuni comportamenti individuali implicata dalla situazione pandemica e dalle misure per il contenimento e la protezione dei cittadini, può avere come effetto indiretto anche quello di rendere ulteriormente evidente da un lato, familiare e quotidiana dall’altro, l’opportunità di contare su una PA veramente digitale – a patto che ciò si svolga sempre a fronte di adeguata informazione e sviluppo delle competenze individuali.
L’incognita è invece ben esemplificata dall’allarme recentemente diramato dalla Polizia postale al fine di mettere in guardia gli utenti dai possibili tentativi di truffa e phishing. (seguendo link fraudolenti che già circolano su alcuni servizi di chat, infatti, gli utenti vengono fatti atterrare su finte pagine ufficiali costruite con l’intento di carpirne i dati).
Conclusione
Come tutte le novità, quindi, anche nel caso del Green Pass i molti aspetti positivi dovranno essere debitamente accompagnati dai necessari controlli dei soggetti preposti come dalle dovute cautele individuali ma, soprattutto, dalla messa a disposizione di strumenti di empowerment e tutela dei soggetti più fragili (in questo caso, non solo e non tanto sotto il profilo sanitario ma anche sotto quello delle competenze digitali). Un lavoro che non potrà che sostanziarsi nel tempo, in virtù di un costante impegno e attenzione da parte dei decisori pubblici che dobbiamo tutti continuare a richiedere affinché l’applicazione delle norme vada sempre nell’interesse primario delle persone.