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Green Pass, utile strumento per ripartire? Punti di forza e criticità

Cos’è il green pass, come funziona e cosa attesta. Come si ottiene e quali sono le debolezze, soprattutto in termini di interoperabilità col fascicolo sanitario elettronico

Pubblicato il 21 Lug 2021

Anna Francesca Pattaro

Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Comunicazione ed Economia

Guida al Green pass in azienda

Il Green Pass, la certificazione digitale stampabile che viene emessa per i cittadini che risultino vaccinati, o abbiano eseguito un test negativo o siano guariti dal Covid-19 e che consente di accedere ad eventi pubblici o spostarsi liberamente sul territorio italiano o andare all’estero, a specifiche condizioni, funziona davvero? Le modalità di ottenimento del certificato risultano piuttosto semplici ed immediate una volta ottenuto l’avviso via sms o e-mail. Ma quali sono i vantaggi effettivi e i punti deboli?

Facciamo il punto.

Green pass, ecco le questioni privacy ancora da chiarire

Cos’è il green pass e cosa attesta

Come noto, la Certificazione digitale verde Covid-19, denominata anche “Green Pass” o in precedenza “passaporto vaccinale”, è una certificazione disponibile in formato digitale e stampabile, emessa dalla piattaforma nazionale del Ministero della Salute, che contiene un QR Code per verificarne autenticità e validità, e che è pensata per rendere più semplice l’accesso a eventi e strutture in Italia e facilitare gli spostamenti in Europa.

In Italia è stata introdotta attraverso il decreto green pass (firmato dal premier Mario Draghi il 16 giugno 2021), che l’ha resa richiedibile (in teoria) dal 17 giugno 2021, anche se molti aventi diritto hanno dovuto aspettare per vedere disponibile il proprio pass. Dal primo luglio il pass italiano è riconosciuto in tutta Europa come applicazione a livello nazionale del Covid-19 – EU digital Covid certificate, nato appunto su proposta della Commissione europea per agevolare la libera circolazione in sicurezza dei cittadini nell’Unione europea e dell’area Schengen durante la pandemia di Covid-19. Il Regolamento europeo UE 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla Certificazione verde Covid-19 – EU digital Covid certificate del 14 giugno 2021, prevede che gli Stati dell’UE non possano imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di certificati – come quarantena, autoisolamento o test – a meno che “non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica”. La Commissione europea ha creato una piattaforma tecnica comune (Gateway europeo), attiva dal 1° giugno 2021, per garantire che i certificati emessi dagli Stati europei possano essere verificati in tutta l’UE. La Certificazione è destinata a restare in vigore per circa un anno a partire dal primo luglio 2021. Dal primo luglio, dunque, il “passaporto vaccinale” italiano e quello europeo coincidono, anche se restano differenze: per avere un green pass con validità europea serve completare il ciclo vaccinale, mentre quello valido in Italia si può ottenere anche a 15 giorni dalla prima dose o, con validità 48 ore, con un test di negatività al virus. Inoltre, anche per rientrare in Italia serve completare il ciclo vaccinale.

Il documento EU digital Covid certificate è gratuito, digitale stampabile, ha un QR code ed è in italiano e in inglese più francese o tedesco.

Il Green pass attesta quindi che una persona abbia uno di questi tre requisiti:

  • Sia stata vaccinata per il Covid-19 (15 giorni dopo la prima dose, per usi in Italia; altrimenti, per entrare in Italia 15 giorni dopo il completamento del ciclo).
  • Abbia effettuato un test, risultato negativo, al Covid-19 entro 48 ore.
  • Sia guarito dal Covid-19 da massimo sei mesi.

Il certificato “passaporto vaccinale” è un’attestazione utile per:

  • spostarsi tra regioni di cui almeno una è arancione o rossa;
  • per l’ingresso in Italia dai 27 Paesi UE, più Liechtenstein, Svizzera, Norvegia, Islanda.
  • accesso a eventi pubblici e privati, come matrimoni ed eventi sportivi, o per accedere a residenze sanitarie assistenziali o altre strutture.
  • la legge delega anche le Regioni a regolare queste finalità.

Tuttavia, fino al 12 agosto è possibile viaggiare in Europa anche senza Certificazione verde Covid-19 esibendo invece le certificazioni di completamento del ciclo vaccinale, di guarigione o di avvenuto test rilasciate dalle strutture sanitarie, dai medici e dalle farmacie autorizzate. Per tali certificazioni valgono gli stessi criteri di validità e durata della Certificazione verde.

Funzionamento e utilizzo del Green Pass

Per quanto concerne il funzionamento ed utilizzo del Green Pass, dopo la vaccinazione oppure un test negativo oppure la guarigione da Covid-19, la Certificazione viene emessa automaticamente in formato digitale e stampabile dalla piattaforma nazionale. Quando la Certificazione è disponibile, il cittadino dovrebbe ricevere un messaggio via SMS o via e-mail, ai contatti che ha comunicato al momento del vaccino o del test o al momento del rilascio del certificato di guarigione. Il messaggio contiene un codice di autenticazione (AUTHCODE) da usare sui canali che lo richiedono e brevi istruzioni per recuperare la certificazione.

La Certificazione si può acquisire in modo autonomo da diversi canali: su dal sito istituzionale della piattaforma italiana con accesso tramite identità digitale (Spid/Cie) oppure con Tessera Sanitaria (o con il Documento di identità se non si è iscritti al SSN) in combinazione con il codice univoco ricevuto via e-mail o SMS; dal fascicolo sanitario elettronico (in via teorica), e tramite l’App “Immuni” e l’App IO. Nel caso il cittadino non disponga di strumenti digitali, il certificato può essere recuperato sia in versione digitale sia cartacea con la Tessera Sanitaria e con l’aiuto di un intermediario operante nel settore sanitario: medico di medicina generale, pediatra di libera scelta, o un farmacista che possono entrare nel sistema con le proprie credenziali e i dati relativi al cittadino coinvolto.

La certificazione contiene un QR Code con le informazioni essenziali. In Italia la verifica dell’autenticità del certificato è effettuata dagli operatori autorizzati – pubblici ufficiali nell’esercizio delle relative funzioni, personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi, soggetti titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi o locali gestori delle strutture che erogano prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali per l’accesso ai quali è prescritto il possesso di certificazione verde Covid-19, nonché i loro delegati – tramite l’app gratuita VerificaC19, installata su un dispositivo mobile, nel rispetto della privacy. Tale applicazione consente di verificare l’autenticità e la validità delle certificazioni senza la necessità di avere una connessione internet (offline) e senza memorizzare informazioni personali sul dispositivo del verificatore. L’applicazione VerificaC19 è conforme alla versione europea, ma ne diminuisce il numero di dati visualizzabili dall’operatore per minimizzare le informazioni trattate. Al momento della verifica della certificazione l’interessato mostra il relativo QR Code (in formato digitale oppure cartaceo), l’App VerificaC19 legge il QR Code, ne estrae le informazioni e procede con il controllo del sigillo elettronico qualificato e applica le regole per verificare che la Certificazione sia valida. Se il certificato è valido, il verificatore vede soltanto un segno grafico sul proprio dispositivo mobile (semaforo verde) ed i dati anagrafici del cittadino: nome e cognome e data di nascita che possono essere verificati esibendo un documento di identità in corso di validità.

La Piattaforma nazionale

La Piattaforma nazionale – DGC per l’emissione, il rilascio e la verifica delle Certificazioni verdi Covid-19 (EU Digital Covid Certificate già Digital Green Certificate) è il Sistema informativo nazionale per l’emissione, il rilascio e la verifica di Certificazioni verdi Covid-19 (EU Digital Covid Certificate già Digital Green Certificate-DGC) interoperabili a livello nazionale ed europeo, di cui all’art. 9 del decreto-legge n. 52 del 2021 e all’art.42 del decreto-legge n. 77 del 2021, realizzata attraverso l’infrastruttura Tessera Sanitaria e gestita dalla società Sogei Spa per conto del Ministero della salute, titolare del trattamento dei dati.

La Piattaforma nazionale – DGC nasce dalla collaborazione tra il Ministero della Salute, il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la transizione Digitale (MITD), Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), Commissario Straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 e per l’esecuzione della campagna vaccinale nazionale e Sogei. La Piattaforma nazionale – DGC svolge le funzioni di: raccolta dati attraverso il Sistema Tessera Sanitaria – che raccoglie e mette a disposizione della Piattaforma nazionale – DGC, tre sorgenti di dati differenti: esiti/referti dei test molecolari e antigenici e referti di guarigione, trasmessi dalle Regioni e Province autonome o direttamente da strutture sanitarie e medici, informazioni sulle vaccinazioni trasmesse dall’Anagrafe Nazionale Vaccini (AVN) del Ministero della salute – ; generazione e conservazione delle Certificazioni verdi Covid-19; Rilascio delle Certificazioni verdi Covid-19; e Utilizzo e verifica delle Certificazioni verdi Covid-19.

Per maggiori informazioni sugli aspetti tecnici, nonché sulla sicurezza e privacy della Piattaforma nazionale si consiglia di consultare la guida di Agendadigitale.eu per una sintesi o naturalmente il sito ufficiale della piattaforma nazionale nelle specifiche sezioni dedicate, per esempio alla pagina.

I punti di debolezza del sistema

Le modalità di ottenimento del green pass risultano piuttosto semplici ed immediate una volta ottenuto l’avviso via sms o e-mail. Esse contemplano anche le esigenze di quella fascia di cittadini che non risulta particolarmente avvezza e in confidenza con l’utilizzo delle tecnologie della informazione e della comunicazione. In effetti ci si può rivolgere a farmacie, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che con le loro credenziali possono ottenerlo per conto di questi soggetti.

Tuttavia, allo stato attuale[1] questo documento, nonostante le rassicurazioni presenti nella piattaforma ufficiale, non risulta – a quanto verificato – ancora effettivamente ottenibile dai Fascicoli Sanitari Elettronici (FSE) regionali. Questo ritardo lascia perplessi dal momento che nei FSE sono (in genere) caricati in automatico i certificati vaccinali e i referti dei tamponi cui il cittadino si sottopone, mentre per il “passaporto vaccinale” non è così. In alcuni FSE non è nemmeno possibile caricare opportunamente e in autonomia questo documento nel FSE perché non rientra tra le categorie (obbligatoriamente da scegliere) di possibili documenti caricabili dall’utente. Si tratta di un ritardo applicativo che sarà presumibilmente ammendato presto ma che al momento lascia dubbiosi.

Interessante è invece il fatto che, una volta ottenuta/richiamata su dispositivo mobile la certificazione verde tramite l’app Immuni, essa rimanga a disposizione dell’utente all’occorrenza tramite l’app stessa.

Un evidente punto di debolezza del sistema riguarda la generazione automatica dei certificati e dei relativi avvisi sulla base dei dati provenienti dal DB del sistema tessere sanitarie, che raccoglie e mette a disposizione della Piattaforma nazionale – DGC, tre sorgenti di dati differenti: esiti/referti dei test molecolari e antigenici e referti di guarigione, trasmessi dalle Regioni e Province autonome o direttamente da strutture sanitarie e medici, informazioni sulle vaccinazioni trasmesse dall’Anagrafe Nazionale Vaccini (AVN) del Ministero della salute. In effetti, nelle prime settimane di applicazione del regolamento europeo per il Green Pass è apparso evidente che diversi aventi diritto non sono riusciti ad ottenere la certificazione nonostante ne avessero maturato le condizioni.

A quanto riferisce Longo (2021)[2], interrogando gli addetti ai lavori, emerge che la causa dei ritardi sembrerebbe risiedere nella piattaforma nazionale – DGC che è una infrastruttura per lo scambio di una grossa mole di dati, ed è stata costruita per l’occasione ed è collegata a quella europea. Questo complesso sistema integrato di flussi è così nuovo e imponente da rischiare di creare disservizi anche nelle Regioni virtuose. Il problema sembrerebbe riguardare in particolare i tamponi e i certificati di guarigione, per i quali è più frequente l’inserimento nel sistema di dati errati o mancanti da parte dalle strutture che hanno fatto tampone, certificato di guarigione o – meno frequente – vaccino. Questi errori di battitura o mancanze di informazioni, come suggerito anche da Gandolfo Miserendino[3] e da Massimo Mangia[4], si verifica soprattutto da parte di strutture private, in quanto nelle strutture pubbliche in molte regioni si utilizzano gli scanner per inserire in automatico i dati della tessera sanitaria. Nelle altre strutture è possibile invece che si rendano necessarie aggiunte di campi “dove inserire i dati richiesti dal green pass e che prima non servivano”. Un’altra possibile causa di quanto segnalato potrebbe anche risiedere nei ritardi nell’aggiornamento dei diversi software usati dalle varie Regioni e che andavano adeguati al nuovo sistema introdotto con l’avvio della Piattaforma nazionale – DGC. In teoria “dopo l’input dei dati di chi ha fatto il vaccino, tampone o certificato di guarigione, il flusso viene integrato in automatico via Api nei sistemi regionali, poi al sistema Tessera Sanitaria e da qui alla piattaforma nazionale Sogei, dove il paziente può via web avere il green pass. Dalla piattaforma arriva ai fascicoli sanitari elettronici [se ci arrivano], all’app Io e all’app Immuni”.

Per fortuna, come sottolineato in precedenza, il regolamento europeo e le norme italiane concedono fino al 12 agosto di usare invece del pass, in Europa, i semplici certificati (vaccino, guarigione, tampone).

I temi del mancato aggiornamento dei software e della difficoltà di gestire e aggiornare i dati Sanitari si inseriscono in quello più ampio della difficoltà a integrare il digitale con le attività tradizionali in Sanità, e non sono da sottovalutare in quanto rimangono elementi di criticità importanti per lo sviluppo della PA e della Sanità digitali nel nostro Paese.

Ulteriori piccoli dubbi con riferimento al Green Pass riguardano l’effettivo ricorso alla verifica dell’esistenza ed autenticità di questo certificato da parte degli operatori delle strutture ricettive e delle iniziative di intrattenimento e culturali nel nostro Paese.

Qualche dubbio infine è stato avanzato sin dall’istituzione del certificato italiano ed europeo riguardo l’aspetto della privacy e della conservazione e tutela dei dati personali sensibili. I dati sono conservati dalla piattaforma italiana e non dagli utilizzatori esteri e anche i problemi con l’app IO, che aveva tracker che prevedevano un trasferimento dati verso Paesi non europeo (es. Usa, India, Australia), sembrano risolti. È comunque un ambito molto delicato e critico che andrà opportunamente e continuamente monitorato anche in futuro.

Fonti e note

https://www.agendadigitale.eu/sanita/passaporto-vaccinale-europeo-cosa-e-e-come-funziona/

https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/coronavirus-response/safe-covid-19-vaccines-europeans/eu-digital-covid-certificate_it

https://www.dgc.gov.it/web/

https://www.dgc.gov.it/web/privacy-pn.html

https://www.ilsole24ore.com/art/passaggi-manuali-e-dati-mancanti-ecco-perche-il-green-pass-frena-AEzMUdV

https://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/07/12/green-pass-qualcosa-non-funziona-nei-dati-non-solo-la-lezione-immuni-la-resistenza-al-digitale/

  1. Metà di Luglio 2021
  2. https://www.ilsole24ore.com/art/passaggi-manuali-e-dati-mancanti-ecco-perche-il-green-pass-frena-AEzMUdV
  3. Responsabile ICT della Regione Emilia-Romagna
  4. Esperto di Sanità digitale e consulente di vari Governi

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