Il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2017 – 2019[1] è il documento di indirizzo strategico ed economico varato dal Presidente del Consiglio dei Ministri lo scorso fine maggio attraverso il quale l’AGID insieme al Team per la Trasformazione Digitale, ha tentato di declinare per la prima volta il modello strategico ed operativo di riferimento per lo sviluppo e l’evoluzione del sistema informativo della Pubblica Amministrazione italiana. Dovrà essere aggiornato ogni anno a settembre. Esso è stato pensato come guida operativa per la trasformazione digitale del paese e come riferimento per le amministrazioni centrali e locali nello sviluppo dei propri sistemi informativi.
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Per fare questo, il Piano Triennale definisce delle linee guida della strategia operativa di sviluppo dell’informatica pubblica fissando dei principi giudicati fondamentali, le regole di usabilità e interoperabilità, e precisando la logica di classificazione delle spese per le ICT del settore pubblico secondo le linee guida europee e del Governo. Il Piano intende dunque suggerire un modello per lo sviluppo del digitale secondo cui: “il livello nazionale definisce regole, standard e realizza piattaforme abilitanti che ottimizzano investimenti; le amministrazioni – centrali e locali – sviluppano servizi secondo le proprie specificità utilizzando competenze interne e/o di mercato; e il privato, compresa la strategia di paese, programma investimenti di lungo periodo e sfrutta nuove opportunità di mercato creando soluzioni che si integrino con le piattaforme nazionali”.
L’obiettivo dichiarato nel Piano è quello di: “razionalizzare la spesa delle amministrazioni, migliorare la qualità dei servizi offerti a cittadini e imprese e degli strumenti messi a disposizione degli operatori della PA”.
Le attività previste dal Piano dovrebbero essere finanziate da finanziamenti nazionali e comunitari, stanziati per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia Crescita Digitale rispetto alla riqualificazione della spesa ICT. Per un ammontare di circa 4,6 miliardi di euro. In linea con la Legge di stabilità 2016, il Piano intende avviare il percorso di accompagnamento che dovrebbe consentire a livello nazionale di adeguarsi all’obiettivo di risparmio del 50% della spesa annuale per la gestione corrente del settore informatico. L’obiettivo da raggiungere alla fine del triennio 2016-2018, destinando i fondi in investimenti per innovazione e sviluppo.
La sanità nel piano triennale
Il piano è articolato in diversi capitoli tematici (12) tra i quali è ricompreso quello degli Ecosistemi (13) tra i quali è ricompreso l’Ecosistema Sanità. Inoltre il Piano definisce una serie di azioni che riguardano le amministrazioni centrali (66) e quelle territoriali (47).
Per ciò che riguarda gli ecosistemi, si tratta di settori o aree di intervento caratterizzati da una certa omogeneità in cui si svolge l’azione delle Pubbliche Amministrazioni, ma che possono includere anche soggetti privati, come le associazioni. Ogni ecosistema adotta il modello di interoperabilità come linguaggio comune che abilita la comunicazione tra gli ecosistemi, ma è autonomo nel definire/contribuire a definire: le basi di dati di riferimento, le regole di alimentazione delle stesse e di implementazione dei meccanismi di comunicazione con il Data & Analytics Framework; le linee guida specifiche per l’ecosistema stesso; le regole condivise e trasparenti per il proprio funzionamento; le piattaforme abilitanti ed espone i propri servizi attraverso API.
L’Ecosistema Sanità è stato definito in accordo alla Missione “Tutela della salute” e con il documento Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020 in cui viene identificata l’azione “Sanità digitale”. Esso coinvolge: Ministero della Salute, MEF, ISS, Regioni, Aziende sanitarie, AgID, Istituti zooprofilattici, AGENAS, AIFA. Tra i risultati rilevati previsti per l’Ecosistema Sanità, un ruolo centrale è ricoperto dal Fascicolo sanitario elettronico (FSE) quale strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare, consultare e condividere la propria storia sanitaria attraverso una infrastruttura che gestisce l’insieme dei dati e dei documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi riguardanti l’assistito. Altri risultati da diffondere sul territorio nazionale per rendere fruibili i servizi sanitari informatizzati sono: il Centro unico di prenotazione (CUP) per favorire l’accessibilità dell’assistenza e la riduzione dei tempi di attesa; e il progetto Telemedicina per offrire servizi che migliorino la fruibilità delle cure, dei servizi di diagnosi e della consulenza medica a distanza, oltre al costante monitoraggio di parametri vitali.
Per ogni ecosistema AgID raccomanda, in coerenza con le priorità indicate nella Strategia per la crescita digitale 2014-2020, la costituzione di un Gruppo di lavoro dell’ecosistema (GdL), che si occupi della gestione e dello sviluppo tecnologico dell’ecosistema medesimo, definendo i processi operativi da digitalizzare e le esigenze tecnologiche che caratterizzano l’ecosistema stesso. Per ciascun ecosistema, i GdL realizzano le attività operative attraverso l’individuazione degli obiettivi specifici dell’ecosistema stesso, la pianificazione dei progetti e la costituzione di luoghi di discussione tecnica (modelli di interoperabilità, standard tecnologici e specifiche tecniche per gli applicativi, glossari specifici, profili di interoperabilità e best practice, stimolo e monitoraggio dell’utilizzo delle Piattaforme abilitanti) avendo anche facoltà di coinvolgere la società civile e gli stakeholder ove utile. A sua volta AgID può supportare dietro specifica richiesta le attività dell’ecosistema, in particolare per quanto riguarda la finalizzazione delle attività del GdL.
Per ciò che concerne le azioni previste nel Piano “Evoluzione del Fascicolo sanitario elettronico (FSE)” è riportata sia per le amministrazioni centrali che quelle territoriali ed è l’unica azione che riguardi specificamente l’ambito sanitario[2]. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, Ministero dell’Economia e delle Finanze, AgID, Regioni e ASL. Nei contenuti dell’azione si specifica che: il Ministero della Salute, insieme con il MEF e l’AgID, ha messo a punto il progetto di adeguamento delle infrastrutture alle disposizioni del D.P.C.M. 178/2015; il decreto ministeriale e le regole di interoperabilità che regolano il funzionamento del sistema sono state pubblicate entro aprile 2017. Per questo Le regioni dovranno realizzare e completare la diffusione dei propri sistemi di Fascicolo sanitario elettronico regionale, interoperabili con la infrastruttura nazionale, secondo i piani presentati entro dicembre 2018. Mentre le regioni che entro giugno 2017 non avranno completato l’adozione di sistemi autonomi dovranno adottare, secondo il principio di sussidiarietà, le soluzioni messe a disposizione dal MEF.
Il Piano riporta poi il Quadro sinottico dei progetti di informatizzazione che riguardano le amministrazioni centrali, tra le quali appunto quelle del Ministero della Sanità che sono 15, sono di durata media un anno e mezzo per un costo medio di quasi 3 milioni l’uno. Riguardano tra le altre cose: i sistemi di interconnessione dei sistemi informativi del SSN, la verifica dell’adempimento dei LEA, le cure primarie, i payback di dispositivi medici e farmaci, Attivazione di una Web Community per il Comitato Nazionale della Sicurezza Alimentare.
In conclusione il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2017 – 2019 è un documento strategico-operativo molto articolato che tuttavia nel complesso non offre grandi stimoli di discussione per quanto riguarda il settore sanitario e quindi la sanità digitale. Punta l’attenzione sullo strumento “cardine” del Fascicolo Sanitario Elettronico e impone una nuova scadenza (dicembre 2018) alle regioni per la sua realizzazione, implementazione e completamento insieme alla infrastruttura di supporto. Inoltre propone come risultati ottimali da perseguire la realizzazione su tutto il territorio nazionale dei CUP e la diffusione della Telemedicina. La preoccupazione per la razionalizzazione della spesa pubblica in ICT rimane pure centrale insieme alla ricerca della qualità dell’intervento pubblico. Non è chiaro quanti e quali fondi tra quelli messi a disposizione saranno distribuiti a livello decentrato.
Risulta tuttavia interessante la sottolineatura dell’importanza del lavoro di gruppo, e della necessità di investire sulla integrazione e l’inter-operabilità delle soluzioni tra territori ed amministrazioni coinvolte. I progetti da realizzare a livello centrale sottolineano la rilevanza di uniformare le soluzioni nel territorio nazionale ma anche coordinare a regolare al meglio vari ambiti critici (es. LEA, cure primarie, farmaci e dispositivi medici …), nonché potenziare la comunicazione e il dialogo tra attori coinvolti nell’offerta di servizi sanitari, siano essi amministrazioni centrali o territoriali, attori privati o cittadini e associazioni. Si auspica che tutti questi progetti vengano implementati in tempi rapidi e in modo adeguato alle necessità della nostra società.
Poche novità dunque in ambito sanitario, ma in questo caso potrebbe trattarsi di un fatto positivo: i proclami ambiziosi negli ultimi anni non sono risultati particolarmente forieri di grandi risultati. Meglio puntare a pochi risultati concreti. Forse.