Il Metaverso non è una prerogativa esclusiva di Facebook. Diverse sono, infatti, le aziende impegnate nella corsa al virtuale. Oltre all’universo del gaming, da sempre in prima linea nella ricerca di nuove forme di interattività, molte sperimentazioni che integrano le tecnologie del Metaverso sono in corso proprio in ambito sanitario.
Cosa ci riserva il futuro? Dalla formazione dei medici al trattamento dei pazienti vediamo alcuni esempi che dimostrano come le tecnologie del Metaverso stanno già rivoluzionando il mondo della salute.
Terapie digitali, quanto ne sappiamo? Cosa ci dicono gli studi clinici
VR e formazione medica: dalla Living anatomy alle procedure chirurgiche
Un numero infinito di pazienti da analizzare, visione di profondità degli organi, anche da angoli non consentiti da un normale campo chirurgico, possibilità di sperimentare e sbagliare in un ambiente realistico, senza ledere il paziente. Sono i principali vantaggi della realtà virtuale applicata alla formazione dei medici, che permette di creare simulazioni realistiche utili sia all’apprendimento, sia alle esercitazioni, con l’ulteriore vantaggio di consentire la ripetizione delle procedure anche in assenza del docente.
Case Western Reserve University e Cleveland Clinic hanno lanciato un programma di “Living Anatomy“ che utilizza la mixed reality per l’insegnamento dell’anatomia. Basata sulla tecnologia Microsoft HoloLens, la suite HoloAnatomy permette agli studenti di “guardare” all’interno di una rappresentazione 3D del corpo umano, visualizzando strutture anatomiche particolarmente difficili da discernere a occhio nudo nella dissezione cadaverica tradizionale.
Tra marzo e maggio 2020, 185 studenti hanno partecipato da remoto alle lezioni in realtà mista, visualizzando nelle proprie case il modello tridimensionale che la docente di anatomia Susanne Wish-Baratz stava descrivendo dal suo ufficio a Cleveland.
Nel 2019, il reparto di ortopedia di UConn Health, centro medico dell’Università del Connecticut, ha stretto una partnership con PrecisionOS, un’azienda produttrice di software medici che offre esperienze di realtà virtuale per la formazione dei chirurghi ortopedici. Obiettivo: praticare procedure di ortopedia in un ambiente sicuro e a un costo relativamente basso. Attraverso i visori Oculus gli specializzandi possono visualizzare in 3D l’esecuzione di una serie di procedure chirurgiche, come inserire un chiodo in un osso, ricevendo feedback da integrare al tentativo successivo.
Nel marzo del 2020, durante lo stop imposto dalla pandemia, questa tecnologia ha permesso di proseguire la formazione degli specializzandi in ortopedia da remoto.
Family Approach VR: apprendere dalle emozioni
La realtà virtuale può essere utilizzata per migliorare la comunicazione medico paziente? Family Approach VR è un’applicazione sviluppata dal Donation and Transplantation Institute in collaborazione con Immersium Studio per formare professionisti della salute nell’area della donazione e del trapianto di organi e tessuti.
Realizzata con la partecipazione di professionisti provenienti da 24 paesi, la piattaforma simula interviste con i parenti dei donatori e una visita virtuale in ospedale per conoscere le pratiche implementate nel modello spagnolo di donazione e trapianto di organi e tessuti. Chlöe Ballesté, Direttore per lo Sviluppo e la Cooperazione Internazionale di DTI, spiega che la realtà virtuale offre il vantaggio di imparare dai propri errori senza sconvolgere persone reali e consente un’esperienza immersiva individualizzata difficile da replicare con formatori faccia a faccia, per il tempo necessario e per il personale docente che richiederebbe.
Gli investimenti in salute digitale
Il 2021 ha segnato un nuovo record per gli investimenti in salute digitale: nel primo semestre dell’anno solo negli Stati Uniti gli investimenti in digital health hanno raggiunto 14,7 miliardi di dollari, più di quanto investito nell’intero 2020.
Si stima che nel 2025 il mercato globale della salute digitale raggiungerà 657 miliardi di dollari. Tra le tecnologie in crescita esponenziale la realtà virtuale e la realtà aumentata, che oggi valgono a livello globale circa 1,8 miliardi di dollari e, secondo le stime, nel 2028 dovrebbero arrivare a 9,5 miliardi.
Realtà virtuale e trattamento dei pazienti: la prima clinica virtuale
Numerose sono le sperimentazioni che utilizzano la realtà virtuale in trattamenti di riabilitazione fisica, terapie del dolore acuto e cronico, psicoterapia. Benché una revisione sistematica degli studi in questo settore evidenzi come la conoscenza nel campo delle terapie digitali sia ancora a un livello superficiale, può essere utile analizzare alcune possibili applicazioni.
Negli Stati Uniti XRHealth si propone come la prima clinica completamente virtuale. Si tratta di un progetto che porta la telemedicina ad un nuovo livello. Ogni paziente, infatti, riceve un visore e dei comandi per accedere a percorsi terapeutici in ambienti immersivi. Questi dispositivi oltre a guidare il paziente ne registrano le prestazioni, che vengono condivise con il terapeuta.
Telemedicina, realtà virtuale e gamification diventano quindi le chiavi per il trattamento di infortuni fisici, gestione del dolore cronico o dello stress, terapie del linguaggio.
Foto: XRHealth
VR e trattamento del dolore
Numerose sperimentazioni hanno utilizzato l’immersione in ambienti virtuali per alleviare il dolore acuto associato a determinate procedure.
Il primo mondo virtuale immersivo progettato per ridurre il dolore è SnowWorld, basato sulle ricerche condotte fin dal 1996 da Hunter Hoffman e David Patterson presso l’HITLab dell’Università di Washington. Obiettivo della piattaforma era ridurre il dolore in pazienti ustionati durante la cura delle ferite. Secondo i ricercatori la percezione del dolore ha una forte componente psicologica. I pazienti venivano quindi immersi in un ambiente virtuale ghiacciato in cui erano impegnati a lanciare palle di neve contro dei bersagli. In questo modo veniva assorbita la loro attenzione, lasciando meno risorse disponibili per elaborare i segnali di dolore.
Seguendo questo filone sono state sviluppati numerosi studi. Tra i più recenti, una ricerca presentata al congresso nazionale della European Association of Urology che ha utilizzato la realtà virtuale su pazienti sottoposti a cistoscopia. Lo studio ha rilevato che i pazienti che avevano sperimentato l’immersione in un ambiente rilassante indicavano livelli di dolore inferiori rispetto al gruppo di controllo.
Una ulteriore evoluzione è rappresentata dall’utilizzo della realtà virtuale nel trattamento del dolore cronico. Benché su questo versante le ricerche siano ancora pioneristiche è interessante notare che nel mese di novembre 2021 la FDA ha autorizzato la commercializzazione di EaseVRx, un sistema di realtà virtuale che utilizza la terapia cognitivo comportamentale per trattare la lombalgia cronica. Si tratta di una terapia non invasiva che i pazienti possono seguire a casa, attraverso un visore di realtà virtuale, un controller e un “amplificatore di respirazione”. L’obiettivo è trattare i sintomi fisiologici del dolore ed alleviarlo attraverso tecniche come il rilassamento profondo, lo spostamento dell’attenzione, l’accettazione.
Sperimentazioni nell’ambito della salute mentale
Numerose sperimentazioni hanno utilizzato la realtà virtuale nel trattamento del disturbo da stress post traumatico. Negli Stati Uniti ambienti immersivi sono stati utilizzati per l’esposizione prolungata di veterani o sopravvissuti all’11 settembre. Un esempio è offerto da BraveMind, un software sviluppato dall’Institute for Creative Technologies della University of Southern California, che permette ai veterani di rivivere il trauma in un ambiente sicuro, con il supporto di terapeuti.
Sempre più frequente, inoltre, il ricorso alla realtà virtuale nelle terapie cognitivo-comportamentali volte al superamento delle fobie. Anche in questi casi l’intervento si realizza attraverso l’esposizione del paziente alla fonte di ansia in un ambiente protetto, alla presenza del terapeuta. Ma ci sono anche esempi che si spingono oltre. I ricercatori dell’Università di Basilea, ad esempio, hanno sviluppato un’applicazione di realtà virtuale che i pazienti possono utilizzare a casa sul proprio smartphone per allenarsi a sconfiggere la paura dell’altezza. Uno studio randomizzato su 50 soggetti ha rilevato che il gruppo che si era allenato con l’app, una volta posto in una situazione reale di confronto con la fobia, ha mostrato livelli inferiori di paura è stato in grado di salire più in alto di quanto non potesse prima di completare l’allenamento.
Una nuova frontiera della salute?
Come ogni altra tecnologia la realtà virtuale presenta potenzialità e limiti, benefici e rischi. La stessa comunità medica è da anni impegnata nel tentativo di valutare la reale efficacia di questo tipo di trattamenti. L’acceso dibattito che ha accompagnato l’annuncio di Mark Zuckerberg sulla nascita di Meta può essere visto come un segnale positivo dell’attenzione rivolta alle innovazioni e un possibile antidoto rispetto agli eccessi.
La breve rassegna qui presentata, che non ambisce ad essere esaustiva di tutti i possibili impeghi della realtà virtuale in ambito sanitario, dà comunque la misura di una accelerazione in corso. Tecnologie che fino a pochi anni fa erano inaccessibili e poco performanti oggi sono disponibili a costi notevolmente inferiori, mentre la qualità di risoluzione migliora costantemente sotto la spinta delle innovazioni apportate nel settore del gaming.
Non sappiamo quanto tempo richiederà l’avvento compiuto del Metaverso, alcuni osservatori parlano di 10 anni, altri perfino di 15. In ogni caso promette di avere risvolti rivoluzionari anche nel campo della salute. Che, già oggi, ha accettato la sfida.