Con il varo del nuovo governo può essere interessante riconsiderare la prospettiva dell’Agenda Digitale Italiana, nel senso di rincollare il FSE e la dematerializzazione di tutto il settore sanità in un quadro nazionale dell’economia e della PA digitalizzata. Il nuovo governo deve decidere se lasciare l’attuazione di questa strategia nelle sole mani delle regioni – come finora è stato – scontando un vestito-paese di Arlecchino – o assumere la guida effettiva di questo processo di trasformazione. Inoltre, deve stabilire se il patrimonio di competenze digitali presenti nelle aziende ICT in House regionali e nazionali (tra queste ultime ci sono Sogei e Cineca) può essere guidato e impiegato in un disegno unitario. Cioè consolidando un network che ha come hub AgID ripensata e riprogettata, Assinter Italia assieme ai poli scientifici più rilevanti della nazione. Un servizio sanitario nazionale basato su informazioni (medium) dematerializzate è incompatibile non soltanto con l’1,1% del budget della sanità dedicato all’eHealth (22 euro ad assistito all’anno contro i 60-70 di Danimarca e Gran Bretagna), ma anche con la frammentarietà delle reti, con una cultura pseudo-localistica che assomiglia all’informatica pre-Internet.
Industrializzazione dell’e-Health
Il network nazionale delle competenze digitali serve per mettere in rete non solo competenze tecnologiche, ma anche cultura e-Health e e-Welfare, architetture condivise e best practices; in un rapporto operativo con le agenzie governative, le grandi imprese del mercato ICT e i centri di alta competenza scientifica e universitaria (Politecnico e Bocconi di Milano, SPISA di Bologna, Luiss di Roma, ecc.). Questo network, che con AssinterAcademy ha messo a punto anche nel 2018 una strategia innovativa, fa cultura e formazione e si confronta con il mercato dell’ICT in modo precompetitivo. La nuova architettura dell’e-Health nazionale deve poter contare su driver, attori industriali, competenze scientifiche e reti regionali e su una fase di autentica industrializzazione dell’e-Health, del FSE e del Dossier Sanitario. Questo disegno va guidato nazionalmente e deve portare al definitivo superamento di una informatica pubblica localistica, frammentaria e burocratico-dipendente da centri culturalmente datati su un impianto burocratico novecentesco.
Valorizzare la diversità dei nodi regionali
Il nuovo governo potrebbe così utilizzare un modello di network centrale (ma non centralistico) capace di valorizzare, nei programmi attuativi del FSE e della de-materializzazione del comparto sanitario e sociosanitario, le diverse caratteristiche dei ‘nodi regionali’ – rappresentati spesso, ma non soltanto, dalle in house – in termini di riconoscimento delle competenze e del know how. L’elemento unificante non è più l’omogeneità dei nodi-modelli, ma l’interoperabilità del network e un diverso rapporto tra centro e realtà regionali, e tra le stesse regioni. Negli anni ‘70-‘80, con altri mezzi e obiettivi, si formò il network Finsiel-Italsiel dell’informatica di Stato, che comprendeva un numero considerevole di società ‘miste’ con regioni ed enti locali e una forte direzione strategica nazionale. Questo modello prospettava una strategia pre-Internet di crescita dell’informatica nazionale pubblica, di cui è restata traccia in SOGEI e in diverse società in house delle regioni.
Oggi, al tempo della dematerializzazione della PA, il problema si ripropone in termini di crescita e qualificazione di un mercato ICT nazionale indirizzato da una domanda pubblica qualificata e da un network in-house di alte competenze, non in concorrenza – come era invece il modello Finsiel – con lo stesso mercato. Si condivide una comune cultura delle architetture di reti e-Health e e-Welfare (citizen centered), degli e-Services e delle best practices, per potenziare l’empowerment dei cittadini e l’accesso dei medici alle reti.
Interoperabilità delle reti e-Health e standardizzazione dei dati
I punti di questo percorso sono, ancora una volta l’interoperabilità delle reti e-Health aziendali, regionali (nazionali ed europee) e la standardizzazione dei dati, in un contesto di reti generative, non top down, capaci di promuovere l’incontro tra reti istituzionali e reti sociali autogestite da utenti e professionisti. Ma anche la tutela del dato (Privacy), assieme alla sua valorizzazione e ri-appropriazione da parte del singolo cittadino per un uso individuale e collettivo.
Il nuovo governo avrebbe un ottimo punto di appoggio nello sviluppo della rete delle imprese in house in una dimensione centro-regioni e regione-regione. Ciò favorirebbe un procurement innovativo e la riclassificazione dei punti di aggregazione della domanda pubblica in funzione di un rapido utilizzo dei fondi disponibili per investimenti ICT e-Health, a partire da quelli europei: PON, POR e Horizon 2020; diffusione delle modalità precompetitive per la selezione dei prodotti di rete integrati a tecnologie diffuse in alternativa alla fornitura di software, hardware e connettività.
Il decollo dell’e-Health al Sud
In particolare, nel Sud si avverte la necessità di un cambio di strategia industriale nel rapporto tra domanda pubblica e offerta di mercato, superando ogni ambiguità nella definizione dei bisogni e dei risultati attesi. Il decollo dell’e-Health nelle regioni meridionali, a partire dalla diffusione del FSE e dal superamento del digital divide, nell’ambito di un impegno collaborativo nord-sud, è obiettivo centrale di una completa rivisitazione del funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale. Un network nazionale delle competenze digitale potrebbe tracciare una Matrice della progettualità e-Health (figura successiva) comprendente l’insieme delle strategie e degli obiettivi nazionali, regionali e locali dell’Agenda Digitale nei diversi territori. Appositi Journey – percorsi attuativi – tracceranno, poi, le Road Map del lavoro innovativo svolto
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