Rilanciare il Sistema Sanitario Nazionale mettendo a disposizione più risorse finanziarie, umane e digitali. È una richiesta, frequente ma, come già precedentemente detto, con un incremento del debito pubblico unito a un incremento della spesa pubblica, difficilmente si potrà agire su tutte le leve.
Indice degli argomenti
L‘innovazione sanitaria come soluzione alla sostenibilità del SSN
Le sfide che attendono Governo e Parlamento sono davvero impegnative.
È sotto gli occhi di tutti come, a oggi, le regole sull’innovazione, la semplificazione e l’efficienza non hanno sortito l’effetto sperato. L’innovazione organizzativa rimane, ciò nonostante, la principale fonte di risorse finanziarie e umane aggiuntive per il miglioramento della Sanità in Italia. L’innovazione e la semplificazione, anche attraverso l’eliminazione della burocrazia inutile, sono la chiave del risparmio, sia di economie che di milioni di ore lavoro, ed è un elemento chiave nel facilitare l’accesso ai servizi sanitari.
Ma come approcciare il tema della sostenibilità attraverso l’innovazione con apparati burocratici che, anche la Corte dei Conti, giudica “non preparati”?
È recente il richiamo del Governo all’utilizzo anche di fondi “privati” per evitare il depauperamento dei fondi coesione, su questo solco si potrebbe operare anche in sanità attraverso i vari strumenti del partenariato pubblico-privato.
Sfide demografiche e innovazione sanitaria digitale
Analizziamo alcuni trend strutturali che supportano questa tematica: il primo è l’invecchiamento demografico, un fenomeno che si osserva già da tempo. “A causa del forte aumento dell’aspettativa di vita e degli importanti successi sul fronte della riduzione delle morti premature, la quota di persone molto anziane è destinata ad aumentare”, analizza Thomas Amrein, gestore di fondi di Credit Suisse.1
Secondo il gestore si tratta di uno sviluppo positivo, che comporta però una grande sfida sul fronte dei costi per la sanità. “Con l’avanzare dell’età aumentano progressivamente anche le spese legate soprattutto alle malattie croniche più frequenti. La digitalizzazione apre le porte a una rivoluzione nella sanità che, a nostro avviso, potrà abbassare sensibilmente i costi”, aggiunge.

Innovazione sanitaria: lezioni dal covid-19
Dal COVID-19 la sanità tratto preziosi insegnamenti. Gli studi clinici vengono eseguiti con maggiore efficienza e i ricercatori lavorano in modo più interconnesso. Nuove tecnologie, come l’mRNA, hanno dimostrato che è possibile sviluppare vaccini efficaci in breve tempo. Inoltre, hanno iniziato ad affermarsi la telemedicina e le farmacie online. Ora occorre portare avanti questi progressi per frenare la crescita dei costi nella sanità.
Tecnologie innovative per l’innovazione sanitaria
La rivoluzione tecnologica nel settore sanitario è amplissima si va da Guardant Health, che è una società specializzata nella diagnosi del cancro basata sull’analisi del sangue anziché dei tessuti, e l’analisi del sangue non solo è meno onerosa, ma permette di individuare le cellule tumorali prima che si formi un tumore. Un altro caso di interesse è Dexcom, un’azienda che ha sviluppato un sensore per la misurazione costante del tasso glicemico nei diabetici, che garantisce un monitoraggio semplice ed è dotato di una funzione di allarme che avvisa il paziente quando ha bisogno di insulina. Infine il monitor di IRhythm consente di sorvegliare in modo continuato i parametri di funzione cardiaca per proseguire il trattamento di disturbi cardiaci in modo ottimale.
Ma l’elenco potrebbe continuare all’infinito fino ad arrivare agli smart ring di Apple o Samsung che in un futuro non remoto potrebbero misurare oltre ai principali parametri vitali e fisiologici anche la glicemia ed il colesterolo in modo non invasivo.

L‘innovazione sanitaria come opportunità di investimento
Nonostante gli elevati tassi di crescita, la digitalizzazione del settore sanitario si trova ancora in uno stadio iniziale del ciclo di crescita e lo dimostrano la valutazione positiva degli investitori istituzionali nel settore.
L’universo d’investimento si può suddividere in tre settori: ricerca e sviluppo, trattamenti innovativi e miglioramento dell’efficienza. Insieme costituiscono un ecosistema di tecnologie digitali per la salute, e solo grazie all’interazione di questi tre settori è possibile mettere a punto soluzioni che apportano importanti vantaggi sia per i pazienti sia sul piano dei costi. Riteniamo pertanto cruciale investire nell’intera catena di creazione del valore attraverso profonde riconversioni organizzative che eliminino inutile burocrazia a vantaggio della salute dei singoli individui.
Partenariato pubblico-privato per l’innovazione sanitaria
Pur avendo una normativa oramai matura, è evidente e diffusa la consapevolezza che l’istituto del PPP, che potrebbe aiutare a risolvere moltissimi problemi relativi alla gestione dell’innovazione, soffre di una carenza culturale endemica all’interno delle Pubbliche Amministrazioni arrivando anche ad essere considerato una “commistione” incestuosa e pericolosa tra pubblico e privato che finisce inesorabilmente all’attenzione di organi istituzionali inquirenti.
I freni all’innovazione sanitaria
La carenza di professionalità interne specifiche aggrava ulteriormente il quadro anche laddove “illuminati pubblici amministratori” si trovano predisposti positivamente a prendere in considerazione il PPP ma poi non trovano quelle competenze e risorse per poterle valutare attentamente e poi seguire.
Questo evidenzia ulteriormente quell’asimmetria tra operatori economici, disposti ad assumere rischi e investimenti, e pubblici amministratori che per carenze culturali e tecniche preferiscono rigettare le proposte piuttosto che analizzarle con un chiaro obiettivo di approvarle dopo accurate analisi inerenti il pubblico interesse.
E per la PA, spesso (anche se recentemente ci sono segnali positivi) è più semplice non fare che mettersi in discussione.
Molte Amministrazioni, infatti, fanno riferimento a una recente sentenza del Consiglio di Stato che riporta testualmente:
“Consiglio di Stato, sez. V, 13.02.2024 n. 1443 “la fase preliminare di individuazione del promotore
(…), ancorché procedimentalizzata, è connotata da amplissima discrezionalità amministrava, in quanto intesa non già alla scelta della migliore tra una pluralità di offerte sulla base di criteri tecnici ed economici preordina, ma alla valutazione di un interesse pubblico che giusfichi, alla stregua della programmazione delle opere pubbliche, l’accoglimento della proposta formulata dall’aspirante promotore”.
Questo crea un alibi enorme a scapito del pubblico interesse poiché nessun operatore economico anche davanti ad un diniego basato su evidenti carenze di approfondimento della proposta presentata si avventurerebbero in un percorso di impugnazione.
Proposte per l’innovazione in Sanità
Siamo il paese delle commissioni e sicuramente non si sentirebbe l’esigenza di averne delle altre ma se ci fosse un comitato che periodicamente analizzasse le proposte “bocciate” gli Amministratori prima di prendere una, per loro, sana scorciatoia nel negarle (così evitano di doversi far carico di ulteriori incombenze) le analizzerebbero con maggior attenzione.
Inserire consulenti esterni non aiuterebbe perché non esisterebbe conflitto di interesse tra Pubblico Amministratore e consulente poiché quest’ultimi sarebbe ingaggiati al servizio commissionato dalla stessa PA e non sarebbero nelle condizioni di assistere il Pubblico Amministratore in maniera neutrale guardando anche loro a quello che è il vero propellente del PPP ovvero il “pubblico interesse”.
Ovvero, Se non si creano le condizioni tecniche per analizzare i PPP con le dovute competenze e senza retropensieri diventa sempre più complesso per gli operatori investire nel Paese. Più semplice attendere le gare, assumere meno rischi possibili e mantenere lo status quo per chi opera all’interno della PA precludendo però alla stessa, in un quadro di maggior competitività, a stimolare il mercato ad innovare e proporre innovazione.