Si fa un gran parlare di Intelligenza artificiale applicata all’ambito medico, ma di iniziative concrete della sua applicazione in contesti preventivi, diagnostici e curativi ce ne sono poche. In questo contesto, chi sembra avere le idee chiare sulle sue potenzialità sono i big dell’informatica.
La sfida di Amazon
Dopo IBM, Google e Apple, è la volta di Amazon. Non contenta di essere entrata nel mercato dei farmaci (prima con la vendita di farmaci prodotti da terze parti e più di recente con la produzione e la commercializzazione di propri farmaci da banco) provocando una certa apprensione da parte di farmacie e aziende farmaceutiche, recentemente ha siglato un accordo con Berkshire Hathaway (la holding guidata da Warren Buffett) e JPMorgan Chase per creare una società di assistenza sanitaria per i propri dipendenti negli Stati Uniti. Secondo gli esperti, tale società sarà in grado potenzialmente di fornire servizi sanitari semplici ed economici e consulti medici di base basati su strumenti di digital health (wearable, apps, IoT), chatbot (attraverso il proprio assistente personale Alexia) e intelligenza artificiale, lanciando così un chiara sfida alle compagnie assicurative.
AI e assicurazioni, le tre aree da tenere d’occhio
Le quali non sono state a guardare. Spinte anche da una indagine condotta nel 2017 da Accenture che dimostra come la stragrande maggioranza dei dirigenti di compagnie assicurative americane creda che nei prossimi tre anni l’intelligenza artificiale trasformerà significativamente il mondo assicurativo, hanno iniziato a investire molto in questo settore. Tre sono le aree nelle quali si è concentrata la loro attenzione.
- La prima riguarda l’uso di sensori, di wearables e in generale della IoT per proporre polizze assicurative a costi ridotti agli utenti/cittadini/pazienti che dimostrano, attraverso tali strumenti, di condurre sani stili di vita. D’altra parte questa forma di polizza piace molto ai consumatori americani, metà dei quali, secondo un sondaggio, non ha problemi a trasmettere i propri dati biometrici e fisiologici dai dispositivi indossabili alle compagnie assicurative.
- La seconda riguarda l’uso di chatbot e di tecniche di machine learning in grado di personalizzare le conversazioni con gli assistiti e di proporre loro le soluzioni più idonee a risolvere il loro caso clinico.
- La terza area è rivolta specificatamente all’impiego dell’intelligenza artificiale e alle tecniche di machine learning per rilevare le frodi assicurative basate sul furto di identità dei veri assicurati.
Riconoscimento facciale e polizze assicurative
Esistono poi esperienze di impiego di riconoscimento facciale per offrire polizze assicurative. Nel gennaio 2017, Lapetus, una startup attiva nel campo delle assicurazioni sulla vita, ha conquistato le prime pagine dei giornali di settore offrendo agli utenti polizze sulla base di un loro selfie. Il sistema di riconoscimento facciale sfrutta tecniche di intelligenza artificiale per “interpretare” il loro stato di salute, per distinguere un fumatore da un non fumatore e per assegnare loro uno score di rischio sulla base del quale è calcolato il premio assicurativo.
Le iniziative delle compagnie di assicurazione italiane
La sfida sembra essere stata accolta anche in Italia. O almeno così sembra a giudicare da alcune iniziative lanciate nel corso delle ultime settimane da importanti compagnie di assicurazione italiane nel ramo salute.
Europ Assistance ha realizzato MyClinic, una piattaforma in cloud (una sorta di cartella clinica elettronica) su cui gli utenti possono caricare i propri dati clinici, i referti di prestazioni sanitarie e dati fisiologici acquisti da wearable e app salute. L’intelligenza artificiale di cui è dotato il sistema, insieme a un sistema di autovalutazione dei sintomi (che è certificato come dispositivo medico di classe 1), consente di fornire una prima diagnosi e di fissare, eventualmente, un appuntamento con un medico, mentre sistemi basati su chatbot consentono un’interazione personalizzata. Servizi di cognitive learning applicati alla salute e associati a programmi di coaching sullo stile di vita personalizzato sono in grado di incidere sui principali fattori di rischio, riducendo così il rischio di incorrere nelle malattie croniche o gestendo più facilmente quelle in corso.
La prevenzione in ambito sanitario è l’obiettivo anche di Generali, che investendo 50 milioni di euro, ha fondato per l’occasione Generali Welion. Dispositivi dotati di appositi sensori che segnalano agli assicurati quando essi assumono una posizione scorretta garantiscono loro il mantenimento della giusta postura, mentre l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale permette di elaborare i dati raccolti al fine di anticipare possibili condizioni critiche di salute e di migliorare l’aderenza al trattamento.
Qualche rischio all’orizzonte
Riusciranno le compagnie assicurative a ritagliarsi uno spazio in questo settore, magari approfittando della stasi che contraddistingue l’iniziativa istituzionale? Riusciranno a incidere sui programmi di prevenzione più di quanto oggi non accada. Oppure l’intelligenza artificiale sarà usata per identificare utenti ad alto rischio da escludere da prestazioni sanitarie particolarmente costose? La sfida è aperta.