Nell’era pandemica, molti analisti convengono sul fatto che la salute mentale sia diventato il più grande problema della forza lavoro.
Diversi studi confermano l’entità dell’impatto di queste difficoltà personali sulle identità professionali, e stanno conducendo gradualmente i responsabili HR a esplorare e adottare nuovi strumenti per affrontare un disagio sempre più diffuso, che non può che condizionare negativamente anche la produttività.
Ed è per questo che il welfare aziendale si apre alle terapie di benessere psicologico, un’area che raggruppa tutte quelle applicazioni e terapie digitali riservate alla salute psicologica, emotiva e comportamentale, che spaziano dalla promozione del wellness al cambiamento positivo, fino alle terapie per determinate psicopatologie.
Terapie digitali, l’Italia prova a recuperare il ritardo: cosa sono e i vantaggi
La corsa alle startup di salute mentale digitale
Il biennio 2020/21 si è rivelato un eccezionale propulsore per il comparto della Digital mental health (DMH).
Rock Health, fondo leader dell’industria delle tecnologie sanitarie, ha evidenziato la rapida crescita del settore DMH negli Stati Uniti. Abbondano gli investimenti nei fondi privati nel 2020 – iniettati circa 1,5 miliardi di dollari –, mentre nel primo semestre del 2021 sono raddoppiati i finanziamenti rispetto all’intero anno precedente.
Si tratta di una spinta molto precisa e tangibile che risponde alle crescenti richieste di supporto psicologico delle persone, alla ricerca sempre più proattiva di soluzioni dedicate.
Le startup della salute mentale digitale aiutano a promuovere il capitale umano, a evitare un calo della produttività in azienda e a trattenere i talenti.
Vari investitori hanno avviato una vera e propria corsa alla startup di Digital mental health e il mercato sta già assistendo a operazioni di fusioni e acquisizioni (M&A), tra le quali la più eclatante è sicuramente quella dell’agosto 2021, in cui il merger degli unicorni Headspace e Ginger ha generato il colosso della salute mentale digitale Headspace Health, del valore complessivo di 3 miliardi di dollari.
Il bando Horizon della Ue
Nel 2021, l’Unione Europea ha promosso un bando Horizon espressamente rivolto alla salute mentale dei cittadini e, sebbene, tra il 2019 e il 2020 ci sia stato un aumento del 450% di funding in questo segmento, l’entità degli investimenti dei venture capitalist (VC) è attualmente ben distante dagli importi nord-americani.
Il ritardo italiano nella salute mentale digitale
Una carente focalizzazione sul tema è rappresentata dal caso italiano, in cui, dei 660 milioni immessi nelle startup nel primo semestre 2021 (record storico nazionale), nessuno è stato destinato esclusivamente a un progetto di salute mentale.
In effetti, il nostro Paese non rientra – per ora – nei radar internazionali di settore, tanto che Sifted, costola del Financial Times rivolta ai reportage sulle startup europee, in una recente analisi sulle imprese del ramo, cita realtà inglesi, irlandesi, olandesi, danesi, svedesi, finlandesi, francesi, tedesche, spagnole, svizzere, ma non riporta alcuna organizzazione italiana.
Un ritardo da trasformare in opportunità
Insomma, l’impulso al benessere psicologico innescato dalla pandemia non si è ancora tramutato in iniziative meritevoli dell’attenzione dei finanziatori nazionali, ma, con auspicabile probabilità, questo ritardo potrebbe dimostrarsi una opportunità: per gli startupper, per consolidare nuove idee di business; per il legislatore, per allinearsi alle innovative normative sanitarie quali, per esempio, quelle sulle terapie digitali (Digital Therapeutics), peraltro già in vigore in diversi Stati Europei (Germania, Regno Unito, Francia, Belgio in primis), oltre agli antesignani Stati Uniti.
Nuovo lessico per superare vecchi preconcetti
Effettivamente, in Italia, lo stigma sull’argomento è ancora molto presente rispetto ad altre aree del mondo e, anche questo dato, non depone a favore del celere sviluppo del comparto.
Inoltre, un numero consistente di professionisti della salute mentale non predilige l’accostamento delle parole “psicologia” e “psichiatria” ai termini “digitale”, “cyber” o “tecno”, tutte crasi particolarmente fraintendibili, dal momento che trasmettono implicitamente il vago sapore di modelli in cui gli strumenti tecnologici sono più sostitutivi che ausiliari all’attività del terapeuta.
Da una parte, questi stessi termini a radice “psi” sono tuttora soggetti a bias collettivi eterogenei da parte dei non-esperti, che spesso li connotano più negativamente che positivamente; dall’altra, il “digital” non è ancora un elemento fondante della maggior parte dei percorsi formativi e applicativi degli specialisti della salute mentale.
Cambia la percezione sulla salute mentale
Per superare le difficoltà, si sta rivelando fondamentale l’affermazione di discipline con alto gradiente di contaminazione psicotecnologica e neurotecnologica, quali le neuroscienze e le scienze cognitive e comportamentali, che stanno trasformando la percezione collettiva sulla salute mentale, a cui un consenso sempre più ampio attribuisce la caratteristica di essere fonte principale del benessere complessivo dell’individuo.
Infatti, una vasta letteratura scientifica contemporanea rimarca che i disagi psicologici e i disturbi psichiatrici riducono la probabilità di prendersi cura di sé e di impegnarsi in comportamenti salutari e aumentano il rischio di contrarre malattie croniche.
Pertanto, per evitare preconcetti controproducenti, sarebbe importante anche utilizzare denominazioni comunicativamente più appropriate alle nuove discipline psicodigitali, così da prevenire l’innalzamento di barriere da parte dei professionisti e, nel contempo, far emergere forme di esperienzialità inedite nei percorsi e nei protocolli di empowerment e di cura delle persone.
La salute mentale aumentata
Dall’innovazione psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica alla “salute mentale aumentata”, sono molteplici le formule dialettiche che potrebbero meglio rappresentare la trasformazione digitale di queste materie, le cui applicazioni benefiche stanno riscontrando uno sdoganamento non solo in ambito clinico, ma anche – o meglio, soprattutto – nei contesti aziendali, tanto che, in alcuni Paesi, è in atto una rivoluzione degli interventi delle risorse umane, che hanno dato nuovo impulso alla promozione della salute mentale dei dipendenti, grazie a servizi semplici e accessibili mediati dalla tecnologia.
La pandemia ha condizionato la salute mentale
Secondo uno studio pubblicato nell’ottobre 2020, commissionato da Oracle e Workplace Intelligence, su 12.000 persone, tra impiegati e manager di 11 Paesi (Italia compresa), il 78% degli intervistati ha dichiarato che la pandemia ha condizionato la salute mentale, soprattutto a causa di distress (lo stress negativo), ansia e disturbi del sonno, e il 76% anela a un maggior supporto psicologico sostenuto dalle rispettive organizzazioni di appartenenza.
Il benessere psicologico in azienda
Un’analisi di McKinsey del dicembre 2020 sottolinea che i dipendenti avvertono in modo crescente il bisogno di risorse per far fronte ai problemi di salute mentale e che le imprese possono considerare i servizi per il benessere psicologico un solido investimento per migliorare le prestazioni. I disturbi mentali, infatti, sono pervasivi e costosi, in modo diretto a causa delle spese dei trattamenti e in modo indiretto a causa della diminuzione della produttività, dato peraltro rilevato da 9 amministratori su 10.
I disturbi mentali generano un calo della produttività
Un’altra indagine del febbraio 2021 condotta da Ginger e Dimensional Research su più di 1.200 impiegati e manager statunitensi, indica che il 94% dei Ceo intervistati hanno riferito che, a seguito della pandemia, ora sono maggiormente focalizzati sulla salute mentale in azienda e che l’80% pensa che la scarsa salute mentale dei lavoratori abbia un effetto negativo sulle assenze e sulle performance. D’altra parte, il 95% degli addetti ha riconosciuto che l’empowerment emotivo e comportamentale li ha aiutati a sentirsi più positivi ed efficaci.
Un’ulteriore ricerca del luglio 2021 dell’Osservatorio Reale Mutua sul Welfare rivela che un dipendente su tre vorrebbe che il datore di lavoro implementasse servizi di supporto psicologico e, anche in questo caso, il motivo principale sarebbe l’ansia.
Talenti in fuga senza welfare psicologico
Questi segnali forti fanno comprendere quanto l’acquisizione e il mantenimento dei talenti del prossimo futuro transiterà anche dalle politiche di “welfare psicologico” delle organizzazioni. Oltreoceano sono ormai tantissime le aziende che hanno implementato servizi digitali per la salute mentale dei propri impiegati, anche perché la pandemia ha scatenato negli Stati Uniti una corsa ai sempre più copiosi provider di Digital mental health.
Il caso delle startup italiane
Per importare questa opportunità anche all’interno dei confini nazionali, alla trasformazione digitale bisogna affiancare una trasformazione culturale in grado di incrementare l’attenzione e l’impegno verso temi che, ancora troppo spesso, sono oggetto di tabù.
Inoltre, le startup italiane di DMH non sono ancora così numerose da aver generato un movimento commerciale tale da produrre quella conoscenza diffusa propedeutica allo sviluppo di un nuovo mercato che, verosimilmente, muoverà i suoi primi veri passi nei prossimi anni.
Il Welfare aziendale apre ai servizi di salute mentale
Tra i vendor che hanno concepito servizi digitali di salute mentale, i più finanziati dai venture statunitensi sono proprio quelli che operano nell’ambito del benessere psicologico dei dipendenti aziendali.
In effetti, mai come in questo momento, datori di lavoro e responsabili delle risorse umane si stanno occupando dei complessi bisogni di salute mentale di questa utenza, a cavallo tra vita professionale e personale, in un periodo storico in cui distress e burnout sono in costante aumento.
Tra le variegate realtà consolidatesi negli anni o giunte sul panorama da poco tempo, ne citeremo alcune particolarmente significative per l’espansione di questo settore.
La piattaforma di Lyra Health
Lyra Health (400 milioni di dollari raccolti nel 2021, con una valutazione di 2,3 miliardi) rappresenta oggi il gold standard della salute psicologica per le organizzazioni. Grazie alla sua piattaforma digitale e a una rete di 80 mila professionisti, propone alle aziende strategie personalizzate per il supporto mentale degli addetti, miscelando contenuti multimediali e videoterapie.
L’evoluzione individuale con BetterUp
BetterUp (125 milioni di dollari raccolti nel 2021 con una valutazione di 1,7 miliardi) ha l’obiettivo di guidare gli individui verso l’evoluzione professionale (dalla leadership alla performance) e personale (dal benessere alla genitorialità), partendo dall’assunto che la trasformazione individuale sia profondamente correlata alla crescita organizzativa, misurandone i risultati e il ritorno sull’investimento.
Un’indagine sugli utilizzatori di questa applicazione ha messo in evidenza un aumento delle prestazioni del 130% e un incremento del senso di appartenenza al team del 36%.
Il fitness mentale di Calm
Calm (75 milioni di dollari raccolti nel dicembre 2020, con una valutazione di 2 miliardi di dollari nel 2021) non è solo la piattaforma consumer più conosciuta nell’ambito del fitness mentale, ma ha una linea di prodotto specificatamente dedicata alle imprese, chiamata Calm for Business, che ha l’obiettivo di migliorare il benessere e la resilienza dei dipendenti, promuovendo un sonno migliore e riducendo il distress e l’ansia.
In base a un sondaggio sugli abbonati che hanno utilizzato l’app più di cinque volte alla settimana, l’84% afferma di aver beneficiato di miglioramenti della salute mentale, l’81% ha riferito meno tensione e il 73% ha espresso una maggiore qualità del sonno.
Le routine mentali di Modern Health
Modern Health (156 milioni di dollari raccolti nel 2020-2021, con una valutazione di 1,2 miliardi) ha lo scopo di aiutare le persone e le loro famiglie a sentirsi più produttive e responsabilizzate, al lavoro e a casa, fornendo prima un’autovalutazione clinicamente validata e, successivamente, un piano personalizzato per raggiungere gli obiettivi attraverso routine mentali sane.
L’accesso on-demand di Ginger
Ginger (100 milioni di dollari raccolti nella prima parte del 2021, con una valutazione di 1 miliardo di dollari) fornisce un accesso all’assistenza sanitaria mentale 24×7 a milioni di dipendenti di varie società in tutto il mondo. La sua formula Ginger for Business basa la sua comunicazione sull’affermazione che le aziende leader sono quelle che puntano sulla salute mentale dei propri addetti.
La meditazione online di HeadSpace
HeadSpace (141 milioni di dollari raccolti nel 2020, con una valutazione di un miliardo) è l’app di riferimento della meditazione online e, con lo slogan “persone più felici, affari più sani”, ha confezionato un’offerta Corporate definita “Headspace for Work”, che prevede migliaia di mindfulness per gli impiegati e dashboard per i manager per misurarne il coinvolgimento.
La psicoeducazione di Alan Mind
Un altro esempio recente significativo, questa volta europeo, è dato dall’insurtech francese Alan, che ha lanciato Alan Mind, un servizio digitale riservato alla salute mentale dei dipendenti aziendali. Alan, peraltro, è stata tra le prime compagnie assicurative a rimborsare la meditazione a partire dal 2018. E nel 2020 ha fornito ai propri dipendenti un’assistenza psicologica telefonica gratuita e anonima.
Questa app permette di prendersi cura continuativamente del proprio benessere psicologico, grazie a contenuti di prevenzione primaria, di psicoeducazione e alla possibilità di usufruire di terapie cognitivo-comportamentali tramite terapeuti esperti, con un massimo di quattro consulenze individuali pagate dal datore di lavoro.
Il wellness aziendale secondo Unmind
La britannica Unmind punta a un cambiamento culturale del wellness aziendale, grazie a una piattaforma digitale che fornisce contenuti per promuovere la salute mentale, permettendo agli impiegati di osservare e capire il trend del proprio benessere e ai manager di monitorare lo stato di salute dell’organizzazione e di prendere decisioni coerenti.
L’approccio di Dear Employee e Every Mind at Work
Inoltre, la tedesca Dear Employee aiuta a stimare il distress dei dipendenti, attraverso continue valutazioni digitalizzate dei rischi, mentre l’inglese Every Mind at Work progetta sessioni di benessere ad hoc per i dipendenti attraverso una piattaforma digitale proprietaria.
Conclusioni
L’adozione permanente di questi strumenti d’avanguardia da parte dei dipartimenti HR potrà certamente contribuire a ridurre lo stigma sociale su questa tipologia di difficoltà, sempre più presenti, invalidanti ed evidentemente esacerbate dalla pandemia.
In una fase complicata, ma evolutiva come quella che stiamo vivendo, solo i leader aziendali più illuminati potranno sostenere con azioni concrete questo inedito moto di consapevolezza, al fine di contribuire a un domani in cui la salute mentale non sarà più oggetto diffuso di giudizi e pregiudizi, ma in cui la promozione del benessere psicologico sarà ritenuta una base essenziale delle strategie dei dirigenti del futuro per valorizzare il capitale umano.