Alternanza Scuola Lavoro

La T-shirt intelligente fatta a scuola: il rapporto col territorio “anima” del progetto di due istituti calabresi

Il progetto “T-health- T-shirt intelligente per il monitoraggio continuo di parametri vitali”, realizzato da due istituti calabresi è esempio di come la scuola possa “animare” un territorio. Il valore sta non solo nell’innovazione ma nelle iniziative e le attività costruite entro una rete di relazioni esistenti

Pubblicato il 21 Ago 2020

Annalisa Buffardi

Ricercatrice, Indire - Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa

Stefania Sansò

Indire, Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa

Foto da Pixabay

La crescente interconnessione dei sistemi rappresenta uno degli elementi centrali della digitalizzazione che coinvolge le nostre vite, nel lavoro e nel tempo libero, nella interazione con gli altri e con gli oggetti, nella dimensione privata e in quella pubblica. Oggi, il complesso di fenomeni e campi di applicazione definiti con l’espressione Internet of Things rappresenta un più evidente livello di comunicazione con gli oggetti del mondo connesso e del networking nel quale siamo immersi, che emerge oramai in modo evidente e progressivo con la prospettiva di modificare profondamente le nostre vite.

La scuola non poteva esimersi dall’inserire questa contaminazione nel percorso didattico. Ad esempio, il progetto Modelli innovativi Alternanza Scuola Lavoro, condotto da Indire nell’ambito del Programma Operativo Nazionale PON Per la Scuola 2014-2020 aveva l’obiettivo di esplorare l’incontro tra scuola e lavoro nella prospettiva dei cambiamenti culturali in atto[1]. In molte delle esperienze analizzate, “la tecnologia nelle mani degli studenti” (Blinktein 2013) ha consentito di realizzare prodotti e servizi basati sull’uso e applicazione delle tecnologie cosiddette abilitanti. Il valore di innovazione tecnologica dell’esperienza è però un aspetto non prioritario dello studio, che aveva l’obiettivo di evidenziare pratiche, dinamiche e relazioni in atto nello svolgimento del percorso didattico.

Il progetto “T-health- T-shirt intelligente per il monitoraggio continuo di parametri vitali”, realizzato nell’anno scolastico 2016-2017 in sinergia tra l’Istituto di Istruzione Superiore Costanzo di Soveria Mannelli (CZ) e l’Istituto Tecnico Attività Sociali Chimirri di Catanzaro, nell’ambito delle attività dell’ex Alternanza Scuola Lavoro, ha dato avvio ad un percorso interdisciplinare con l’obiettivo di realizzare un prototipo di maglietta in tessuto tecnico, capace di monitorare i parametri vitali della persona grazie all’utilizzo della tecnologia sensoristica. L’attività – finanziata dall’USR Calabria – ha coinvolto 2 aziende e 35 studenti delle classi quinte, in particolare dell’indirizzo “Informatico” per l’ITI Costanzo e dell’indirizzo “Chimico-Biotecnologico” e “Sistema Moda” per l’ Istituto Chimirri.

Introduzione al caso studio

Il percorso è proseguito nell’a.s 2017/18 ad opera del solo Istituto Tecnico dell’IIS Costanzo nell’ambito del Programma PON Per la scuola (avviso 10.6.6A-FSE PON “Percorsi Alternanza scuola/lavoro), che ne ha consentito lo sviluppo sul piano progettuale, coinvolgendo nuovi studenti e diversi ulteriori partner[2]. La nuova classe quinta dell’indirizzo informatico dell’Istituto ha ereditato la T-health e riconfigurato gli obiettivi di perfezionamento tecnico.

Pur tracciando le linee di continuità tra le due annualità, l’indagine si è concentrata in particolare sulla seconda fase del progetto ed è stata condotta al suo completamento, attraverso focus group e interviste con il Dirigente scolastico, i docenti, gli studenti e i partner coinvolti nelle attività durante l’anno scolastico 2017-2018.

Dall’idea al prototipo

La contaminazione tra studenti provenienti da diversi indirizzi di studio si è tradotta sin da subito in un elemento favorevole allo sviluppo del progetto. Docenti e partner delle attività, infatti, partendo dai percorsi e delle competenze di ciascun studente, hanno stimolato la nascita di un’idea che potesse coniugare differenti abilità e interessi. Come afferma uno dei partner che ha preso parte alle attività sin dall’inizio: “ragionando insieme agli insegnanti, visto che loro toccano i temi della salute e quelli del tessile, abbiamo pensato a grandi linee di farli lavorare per la realizzazione di un wearable, visto che ormai sono un po’ quelle le parole chiave che ritornano spesso, senza però mettere a fuoco un’idea di progetto” (partner 1). Da qui il protagonismo degli studenti nell’individuare il campo di applicazione dell’idea, focalizzandosi sull’approfondimento di alcuni aspetti dell’innovazione tecnologica: “il nostro obiettivo era quello di creare una t-shirt intelligente, incorporata da una rete di sensori in grado di calcolare i parametri vitali del nostro corpo” (studente 1).

La prima versione della maglietta riflette il percorso dei diversi indirizzi coinvolti, presentando elementi di progettazione stilistica che coniugano tale obiettivo nella forma di un wereable destinato agli sportivi. Il carattere interdisciplinare dell’esperienza si traduce in un modello di organizzazione del lavoro costruito sull’interdipendenza tra competenze differenti. Dalla prima annualità di progetto le diverse attività svolte ne mostrano agli studenti il flusso di complementarità, nel dialogo e trasferimento di caratteristiche ed esigenze tecniche tra il gruppo degli elettronici, degli informatici e dei tessili deputati al confezionamento del prodotto.

Nell’anno successivo gli studenti dell’indirizzo informatico si concentrano in particolare sul perfezionamento tecnico del prodotto, sviluppando nuove analisi integrative per risolvere alcuni problemi pratici, come il peso del dispositivo, la sua compatibilità con il sudore o con il lavaggio, la sua funzionalità complessiva: “l’App esisteva già ma non andava bene, l’abbiamo migliorata con una connessione bluetooth più innovativa, che funziona meglio perché questa maglietta usa il bluetooth a bassa energia. Adesso si connette da sola, in automatico” (studente 3). Il percorso formativo intrapreso è disegnato in fase di progettazione dai referenti e dai docenti e mette insieme making e learning per mostrare, nella disponibilità attuale di tecnologie, le potenzialità delle idee e la traducibilità in azione concreta. Come afferma uno dei partner coinvolti, si muove tra lavoro e gioco per arrivare ad un risultato concreto, riflette l’obiettivo di “farli confrontare con un’esperienza vera di lavoro di gruppo che parta da un’ideazione. I ragazzi hanno lavorato ad una idea, a come risolvere i problemi del primo prototipo, passando poi per le fasi della progettazione, della realizzazione fisica, del testing, della validazione: l’obiettivo era farli confrontare con il processo che da un’idea porta ad un qualcosa di funzionante, che dimostra che quell’applicazione si può realizzare e può poi, un domani, prendere la strada di una industrializzazione e diventare un prodotto (…) Si tratta di dare giusto un’infarinatura facendoli giocare con le ‘arduinerie’, quelle cose che permettono di realizzare oggetti con le lucette che si accendono, magari con dei segnali che a un certo punto vanno spediti e recepiti da un telefono. Cose con le quali già i ragazzini cominciano a giocare perché ormai abbiamo a disposizione delle tecnologie… Arduino è un po’ il paradigma di tutto quello che si muove in questo momento e che permette a chi è solo curioso di poter sperimentare e di arrivare già a qualcosa che funziona” (partner 1).

Il perfezionamento degli elementi tecnici è una esigenza che conduce gli studenti a sviluppare nuovi studi, attraverso specifici approfondimenti in termini di conoscenze necessarie per le applicazioni da sviluppare e di ricerche per testarne la fattibilità. Come si vedrà oltre, il contributo dei partner risulta centrale nelle varie fasi e nelle diverse attività, insieme alle sessioni di lavoro condotte con i docenti. Dall’aula ai laboratori tessili, dalle aree di co-working al polo di innovazione, il percorso di produzione della T-health coinvolge gli studenti nella definizione dell’idea e degli obiettivi, nello svolgimento delle attività pratiche, nello sviluppo tecnologico e nell’approfondimento, attraverso studi e ricerche sia sul versante strettamente tecnologico che su quello degli impatti sociali delle realizzazioni. Il percorso intrapreso mette quindi insieme conoscenza, tecnologia e pratica, nell’individuazione delle soluzioni da adottare per tradurre l’idea in prototipo e per giungere alla risoluzione dei problemi che si manifestano nel corso della realizzazione.

Il contributo dei partner

La partecipazione al progetto da parte di aziende e associazioni del territorio ha avuto un ruolo determinante sia nella fase di supporto operativo alle attività degli studenti, sia nella fase di co-progettazione con le scuole dell’intero percorso. Nel complesso delle esperienze analizzate nell’indagine, il contributo dei partner è individuato talvolta anche nella azione di stimolo nel coinvolgere le scuole e gli studenti nella definizione di percorsi basati sulle tecnologie innovative o orientate a rispondere a specifiche esigenze sociali o territoriali. In altri casi, come quello nel quale prende forma l’esperienza T-health, la scuola anima il territorio, attraverso iniziative ed attività costruite entro una rete di relazioni esistenti e che contribuiscono ad alimentarla, rinforzando le relazioni in vista di obiettivi comuni, che sono generalmente quelli di crescita sociale ed economica del territorio. Nelle diverse esperienze in cui la scuola assume un ruolo di traino per lo sviluppo di progettualità condivise, partner, docenti e dirigenti scolastici condividono una visione che attribuisce alla scuola tale centralità, a partire dall’obiettivo di formazione delle nuove generazioni, fortemente ed esplicitamente valorizzato dai partner esterni. Coinvolgere i ragazzi nelle sfide del cambiamento sociale ed economico e far si che essi possano disporre delle competenze per prendervi parte è tra le principali finalità espresse dai referenti aziendali, con riferimento alla propria partecipazione alle attività. In particolare emerge un forte senso di appartenenza alla comunità, nei diversi casi analizzati a livello nazionale, che colloca tale elemento tra le priorità per garantire ai “nostri ragazzi” un futuro, per consentirgli di “poter restare” o di “poter affrontare il mondo globalizzato”.

Il contributo dei partner e l’apertura della scuola al territorio rappresentano due elementi connessi che emergono con rilevanza con l’obiettivo di promuovere competenze adeguate ai nuovi contesti culturali e di intercettare i bisogni professionali emergenti, attraverso l’attuazione di iniziative congiunte: “fino allo scorso anno abbiamo lavorato tantissimo con le scuole su questo filone, su che cosa è il lavoro del domani e come indirizzare i giovani alla scelta del loro futuro” (partner 5).

L’obiettivo, per i partner, incrocia quello di favorire la crescita del territorio, come esplicitamente dichiarato da alcuni dei referenti ascoltati: “noi abbiamo la missione di formare la classe imprenditoriale del sud. (…) nella nuova generazione sta la forza del nostro territorio. (…) L’obiettivo è anche egoistico, nel senso che ciascuna azienda che in questo territorio vive un po’ di innovazione digitale ha un futuro se facciamo crescere l’ecosistema. É un territorio che deve crescere e deve far nascere non solo startup ma proprio nuovi tipi di lavoro. Se ciascuna impresa più che cercare un obiettivo nell’Alternanza, si assume la responsabilità di restituire una piccola parte al territorio, probabilmente il territorio cresce e poi anche noi cresciamo. (…) È un circolo virtuoso da innescare” (partner 4).

Il percorso che conduce alla creazione del prototipo di maglietta è frutto di un contesto dinamico e “aperto” che riflette l’identità dell’Istituto e il suo ruolo di connettore tra diverse realtà. Dall’aula ai laboratori della scuola alle sedi aziendali e dei vari partner, lo spazio deputato all’apprendimento si arricchisce di nuove opportunità formative e di incontro con il mondo delle professioni, entro una ottica che coniuga scuola e territorio nella dimensione fisica, culturale e professionale. “Se noi vogliamo veramente formare gli studenti per un serio sbocco lavorativo, dobbiamo creare ambienti professionali (…) Ogni scuola lavora in un territorio e deve coglierne i bisogni profondi per dare risposta. Se siamo asettici significa che non facciamo scuola” (Dirigente scolastico).

L’identità dinamica dell’Istituto scolastico è un elemento evidenziato dai partner e si basa sul riconoscimento dell’operato dei suoi docenti e dirigenti: “Loro organizzavano, non so se lo fanno ancora, a fine anno scolastico, una specie di fiera in cui sono i ragazzi stessi che si mettono in gioco e fanno le competizioni di robotica piuttosto che la dimostrazione coi droni, una specie di hackathon. Insomma, è una realtà molto vivace e bisogna veramente dare atto del grande impegno del dirigente e del professore, che credono nella missione della scuola come lievito per il territorio, per far crescere il territorio e mettere in gioco delle dinamiche, ma anche provare a ragionare sul futuro in un contesto, siamo in mezzo alle montagne, dove futuro non è che ce ne sta tantissimo” (partner 1).

Per le aziende coinvolte ciò consente di poter avviare e condurre le attività fondando sulla condivisione di una progettualità più ampia di quella che caratterizza le specifiche attività annuali. Come abbiamo già avuto modo di osservare, rimanda ad una visione comune, che emerge come elemento centrale per la realizzazione di esperienze che sembrano consentire un dialogo tra scuola e lavoro orientato verso dinamiche di innovazione, sia nei modelli formativi, sia nella formazione di competenze – professionali e non solo – per il futuro. La capacità riconosciuta alla scuola di intercettare le vie del cambiamento costituisce, infatti, una importante base per consolidare e alimentare nel tempo relazioni e nuovi obiettivi condivisi. Per le aziende, poter ospitare studenti e dedicarsi con loro alle attività formative richiede – come ovvio e come noto – tempo e risorse, spesso sottratte ad altri obiettivi: “una tragedia se non c’è un obiettivo comune e se non c’è un preside illuminato come quello di questa scuola, che capisce questo discorso. È facile capirsi perché c’è una comunicazione comune, parliamo lo stesso linguaggio” (partner 5). Come emerge dai risultati complessivi di indagine, l’immagine condivisa di scuola orientata verso l’innovazione è uno degli elementi che consente di capitalizzare le relazioni esistenti, di avviarne ulteriori, di sviluppare nuove progettualità, di consolidare la propria identità innovativa e dinamica verso il futuro.

Dalla scuola all’azienda: laboratori, nuove tecnologie, nuove “visioni”

L’alto valore in termini di conoscenza e tecnologia che caratterizza l’economia 4.0, insieme alla più immediata facilitazione nella circolazione delle informazioni, valorizza un “approccio all’innovazione basato su una nuova visione della conoscenza e su una differente logica sull’uso delle fonti e delle idee”, come evidenzia Chesbrough (2003) nel definire il modello dell’open innovation, parte ed espressione di una dinamica culturale che si forma nella modalità connettiva promossa dalla diffusione dei media digitali.

La connessione tra idee, competenze, ambiti e spazi di apprendimento diversi risulta centrale nel descrivere il progetto T-health, che si nutre di questa dinamica relazionale. La fase di studio, ricerca e realizzazione del prototipo incrocia diversi settori, soggetti e contesti professionali che si connettono l’uno all’altro conferendo al percorso un carattere pratico e orientato all’azione. Come sempre, l’articolazione tra gli ambienti scolastici e quelli professionali rappresenta una occasione per ampliare gli orizzonti di riferimento e di orientamento degli studenti, per sperimentare – prima ancora che tecnologie – dinamiche reali di partecipazione. “Non si può crescere in una scuola senza che la scuola si ponga il problema di portarti oltre il suo piccolo mondo, cioè verso la vita vera. Perché la scuola è vita vera, che serve alla vita vera” (Dirigente scolastico).

Nei laboratori dell’azienda Biotecnomed Scarl, e in quelli della Onze Srl, , gli studenti lasciano i banchi di scuola per entrare in contatto con il mondo del lavoro, e più in generale per confrontarsi con “la vita vera”: “ogni giorno abbiamo imparato cose nuove […] È stata un’esperienza che ci ha fatto capire cosa significa lavorare in un’azienda, soprattutto con professionisti. Ci servirà sempre nella vita” (studente 1).

Dall’idea al prototipo della T-health, le attività si basano su competenze specifiche – tecniche e generali – da promuovere e valorizzare; così come su conoscenze da richiamare, da approfondire, da scoprire, collegandole ai nuovi obiettivi pratici. Come in diversi casi studiati nell’indagine, inoltre, il progetto T-health agisce in una prospettiva di promozione dell’agency individuale, intesa come la capacità di incidere sulla traiettoria di vita (Hitlin e Elder, 2007), con l’obiettivo di favorire il livello di consapevolezza sociale, di partecipazione, di responsabilità, di riflessività degli studenti (Siebert e Walsh, 2013), di vision (Bacigalupo, 2016), espressa come la capacità di individuare e riconoscere opportunità di crescita, per se stessi e per gli altri, intercettando bisogni emergenti. Si tratta, in altre parole, di preparare i giovani ad immaginare “un futuro desiderabile” e a maturare scelte consapevoli. Uno degli aspetti più significativi dell’esperienza, come emerge anche dai diversi casi indagati nella ricerca, è rappresentato proprio dalla possibilità di generare nello studente le capacitazioni (Sen, 2000) necessarie per cogliere le diverse risorse, opportunità e competenze maturate nel corso delle attività – e quindi di collocarle all’interno di una prospettiva progettuale – e, attraverso queste, promuovere la realizzazione della persona (Costa, 2011). I diversi partner hanno tutti contribuito, con riferimento alla propria mission, a tali aspetti, ma va sottolineato che il progetto T-health ha coinvolto nella seconda annualità soggetti del territorio con lo specifico obiettivo di restituire tale vision. L’approccio generativo di competenze per l’imprenditorialità di Talent Garden e quello orientato alla promozione dell’etica sociale di Responsabitaly appartengono alla progettazione complessiva del percorso, che esplicitamente sollecita l’agire dello studente verso la determinazione e la consapevolezza delle scelte per il futuro.

Il set di competenze richiamato nel percorso include quelle tecniche e quelle generali, e attraversa teoria e pratica: “ogni giorno imparavamo cose nuove, sia nel gruppo di informatica, di elettronica, di meccanica. Poi, chi magari già sapeva qualcosa si è migliorato” (studente 3); “nella programmazione, nella creazione dell’App abbiamo imparato questo nuovo metodo” (studente 4).

La crescita personale e professionale prende forma in questa dinamica, nelle diverse fasi di confronto e collaborazione, di studio tecnico, scientifico ed informatico che gli studenti affrontano per riconoscere il campo di applicazione del prodotto e le principali innovazioni del settore, adottando soluzioni per le esigenze o i problemi che si manifestano nella realizzazione. I laboratori dei partner e quelli scolastici diventano il luogo di formazione di “menti d’opera”, dove il fare e l’agire sono aspetti salienti dell’azione didattica, “luogo mentale” (Dewey, 1970), che valorizza inoltre la centralità dell’allievo. Uno spazio di esplorazione e di creatività, per sviluppare autostima, autonomia e partecipazione, e dove confrontarsi concettualmente con la problematicità dei processi e la complessità dei saperi. Nella didattica laboratoriale prende vita, come osservava Frabboni (2004) un percorso che rende possibile l’offerta di contesti che considerano i vissuti degli studenti, le loro esperienze, la storia con gli altri attraverso forme di lavoro che valorizzano potenzialità, capacità e competenze per imparare la complessità dell’odierna società, attraverso lo studio delle discipline, la risoluzione dei problemi, la previsione di argomentazioni, la comunicazione.

In questo processo, il ruolo dei docenti appare centrale come guida verso nuove conoscenze e nuovi interrogativi e per accompagnare anche concretamente gli studenti alla realizzazione del prodotto. Come emerge dai focus condotti, i docenti rappresentano un ponte immediato tra le diverse attività svolte con i partner, favorendone inoltre la prosecuzione in aula. Ai diversi livelli, con gli studenti e con le aziende, partecipano attivamente al percorso, ad esempio ricercando con loro le soluzioni più innovative già presenti sul mercato per rispondere alle esigenze di perfezionamento del prototipo; spingendo i ragazzi all’analisi delle problematiche e alle possibili soluzioni da cercare, sviluppare e adottare; indirizzando il percorso attraverso i collegamenti tra le azioni pratiche, le tecniche apprese, le conoscenze vecchie e nuove, aprendo verso nuove prospettive anche per il futuro.

Dal problema alle soluzioni

Il percorso che conduce alla seconda versione della T-health si realizza attraverso la decodifica di uno schema precostituito, che richiede un continuo lavoro di ricerca, riscoperta, reinvenzione e ricostruzione finalizzato alla risoluzione di alcuni aspetti problematici: analizzare un problema da diversi punti di vista, riformularlo in termini nuovi, ottenendo una visione globale che lascia la possibilità di cogliere al tempo stesso le parti che la costituiscono e i nessi tra queste, e poi applicare, sviluppare e testare, in un processo che mette insieme le mani e le menti, la tecnica e la creatività, il problema e la scoperta delle possibili soluzioni.

Lo spirito di iniziativa, il problem solving, l’atteggiamento proattivo, la capacità di imprenditorialità, che accompagnano questo processo, costituiscono il fulcro di quelle competenze cosiddette soft e trasversali che esprimono la capacità di cogliere i cambiamenti in atto, di adattarvisi, di guidarli, di essere pronti alle innovazioni. Nella riformulazione del framework EntreComp, si tratta di “capacitare entrepreneurship” nei ragazzi, abilitando gli studenti ad un ampliamento delle possibilità individuali di ideazione e di realizzazione di progetti professionali e di vita (Strano, 2015) Un tema, in questo caso, richiamato esplicitamente dal Dirigente scolastico: “Noi dobbiamo educare i ragazzi a questo, cerchiamo di fare anche questo. Non è tanto l’imprenditività che ci interessa, quanto l’entrepreneurship, un concetto che ha messo in gioco l’Unione Europea distinguendolo dalla imprenditività, per cui sì l’orientamento diretto alla creazione di un’impresa è importante, anche per rivitalizzare il territorio, però bisogna partire innanzitutto ragionando sul fatto che gli studenti devono necessariamente essere orientati per un territorio o per un certo percorso di vita. L’entrepreneurship contiene in sé anche un possibile sviluppo imprenditivo, ma ha dentro soprattutto la propensione a coltivare la creatività, in piccolo e in grande, nel lavoro come nella vita”.

Negli spazi di coworking di Talent Garden, ubicati all’interno dell’Università della Calabria, gli studenti sono stati introdotti ai temi dell’imprenditoria giovanile partendo dai “deficit” o dalle caratteristiche del loro prodotto. Un percorso che ha coinvolto i ragazzi, che ha comportato impegno e un continuo lavoro anche su loro stessi.

Ripercorrendo le tappe del percorso, complessivamente gli studenti dichiarano di essere stati “interessati”, e per lo più “scettici”, “titubanti” o “allibiti” all’inizio delle attività, e poi “appassionati”, “entusiasti” e “soddisfatti” al termine. Descrivono un processo in cui hanno incontrato problemi che hanno richiesto attenzione, studio e impegno per una soluzione. Spiegano come hanno tecnicamente risolto quei problemi, delle “cose nuove imparate… che prima non sapevamo” e di come hanno applicato concetti che avevano studiato “quando eravamo in seconda” o in altri anni scolastici, di come hanno riformulato quelle vecchie conoscenze scoprendo anche nuovi metodi per giungere alle soluzioni, parlano dell’analisi dei competitor e della ricerca delle tecnologie innovative da applicare, del lavoro svolto in gruppo con i compagni e delle attività condotte con i docenti e con i tutor, dei consigli ricevuti e delle scadenze da rispettare, della scoperta di una autonomia nel portare a termine il loro compito, dei risultati raggiunti: “La maglietta aveva una rete di sensori più grezza, ora abbiamo invece cavi di tessuto che trasmettono comunque elettricità, abbiamo i sensori per l’elettrocardiogramma che misurano i battiti, poi quelli per misurare le variazioni della pelle, la sudorazione, per esempio, e la temperatura. Poi la maglietta misura anche i passi, le calorie, poi ha la scheda. L’anno scorso aveva una tasca, quest’anno l’abbiamo implementata con le clip e messa sul petto per una questione di comodità” (studente 4); “i fili li abbiamo passati internamente, abbiamo introdotto il filo tecnico che è lavabile, perché all’inizio c’era questo problema di come lavarla” (studente 6). Spiegano con convinzione che “va bene per un prodotto avere una base tecnica, ma ci vuole anche la creatività. Ad esempio, abbiamo cercato di fare lo schema dei fili sulla maglietta in modo tale che se si vede al riflesso della luce, viene fuori un disegno omogeneo e non tutti quei fili” (studente 8).

Fanno parte del racconto dell’esperienza le strategie messe in pratica per l’individuazione del mercato di riferimento e i concetti della nuova economia: “ci hanno spinti a migliorare il colore del sito e quello della maglietta, abbiamo appreso la cultura digitale, dallo sharing alla circular economy. Abbiamo trattato di marketing e dello storytelling aziendale, cercando di capire anche i principi del project management. Quindi, abbiamo imparato a gestire lo startup di un’impresa” (studente 3); “Abbiamo imparato cos’è lo standard SA 8000[3] e abbiamo parlato del valore sociale e del caso Olivetti, quindi della responsabilità sociale d’impresa” (studente 1).

Ricordano le emozioni delle presentazioni in pubblico in occasione della Maker Faire[4] 2017 a Roma, con i loro professori, l’entusiasmo e la paura che il prodotto non fosse “al livello” degli altri, la scoperta di una positiva accoglienza da parte dei visitatori al loro stand: “Eravamo entusiasti, perché comunque era una cosa che non avevamo mai fatto in vita nostra: presentare un progetto in una fiera così importante” (studente 1).

“Quando abbiamo iniziato questo progetto ho avuto un po’ di paura perché non sapevo cosa fare, poi durante il Make Faire ho provato forte entusiasmo perché era una prima esperienza a una fiera così grande, a Roma. Adesso ne sono fiero, perché la maglietta funziona, ci sono delle migliorie e sono fiero di quello che abbiamo fatto” (studente 2); “quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto ero felice perché era una sfida, poi quando siamo andati alla Maker Faire c’è stato un grande entusiasmo, prepara la maglietta, la presentazione, i volantini… Poi l’incontro con le persone lì… Adesso sono fiero perché è un bel progetto, ci è riuscito” (studente 3).

Nella narrazione dell’esperienza gli studenti mettono insieme, come nel percorso svolto, emozione e conoscenze, docenti, tutor e compagni di classe, luoghi in cui hanno svolto le attività e tecnologie utilizzate, attraversando con questi elementi il racconto di un momento che sembra di crescita verso una maggiore consapevolezza di se stessi.

Una sfida vinta

Il percorso della T-health ha coinvolto gli studenti in un progetto caratterizzato da un obiettivo definito in termini di realizzazione di un prototipo che per i ragazzi ha rappresentato una sfida. La presenza di una diversificata tipologia di partner ha consentito alla scuola di portare avanti il progetto inquadrando, nell’obiettivo tangibile della realizzazione di un prodotto “intelligente”, diversi principi – teorici e pratici – della nuova economia. Alimentando, attraverso i diversi passaggi per giungere al prototipo, competenze tecniche, professionalizzanti e soft skills, abilità pratiche, creatività, riflessività e una migliore capacità di orientamento negli studenti, sia a livello individuale sia con riferimento agli scenari sociali e contemporanei.

Nell’analisi delle diverse esperienze selezionate a livello nazionale, l’apertura territoriale, il networking collaborativo e la dotazione tecnologica rappresentano elementi centrali nello sviluppo di percorsi per la promozione delle competenze necessarie al lavoratore e al cittadino del futuro. La vision ne rappresenta il connettore, nella forma di una identità della scuola tesa a intercettare i bisogni di innovazione del futuro, a livello globale e declinati nel contesto territoriale. Nello svolgimento del progetto, la scuola rappresenta il tramite tra i diversi partner, curando inoltre, nella visione complessiva e nelle attività concrete, una regia condivisa tra le diverse attività comuni.

Le esperienze che prendono vita nell’ambito di percorsi come quello della T-health sono spesso il riflesso di un sistema di valori e di relazioni riconducibili a chi partecipa attivamente a favorirne la realizzazione e l’arricchimento. Dal ruolo del Dirigente scolastico nell’attivare e consolidare relazioni territoriali e nel nutrire una “visione”; alla passione dei docenti nel coordinare le attività con i partner, nel guidare gli studenti e nello sperimentare soluzioni tecniche oltre che didattiche; al contributo dei partner che, come evidenziato nel corso di queste pagine, credono innanzitutto nel valore della rete con la scuola per la crescita del territorio. Si tratta di un percorso che nasce e si sviluppa tra i diversi soggetti, in una collaborazione senza la quale risulta difficile tracciare un percorso di crescita, motivazione e formazione che allarga l’orizzonte educativo.

Il progetto della T-health, come gli altri analizzati nell’indagine, rientra non a caso in una progettualità più ampia dell’Istituto scolastico, che di volta in volta coinvolge nuovi e vecchi partner, ridefinisce e arricchisce obiettivi, generando una crescita per la stessa scuola. Un percorso che si nutre di idee per il futuro e di persone: “meno male che esistono gli eroi, sempre e dovunque, intendo tra i professori, e questa scuola ne ha diversi” (partner 4). Un percorso che fonda sulle relazioni per creare opportunità e valore sociale, in una direzione, oggi quanto mai necessaria di “ritorno al futuro”.

“Finestre” aperte sul futuro (dentro l’emergenza)

La ricerca, conclusa nell’a.s. 2018-2019 ha evidenziato, in misura minore o maggiore nelle diverse scuole coinvolte, il valore di una più ampia progettualità della scuola, portata avanti dalle persone che la rappresentano e ne incarnano l’identità, fondata su relazioni e tecnologie. Andando oltre gli obiettivi dell’indagine, con la finalità di cogliere l’espressione progettuale della scuola nel periodo di emergenza sanitaria che ha caratterizzato la seconda parte dell’a.s. 2019-2020, introduciamo di seguito solo alcuni parziali cenni alla risposta dell’IIS Costanzo alle misure di prevenzione imposte per contenere il dilagare della pandemia. Una risposta che si è definita intorno al suo sistema di relazioni. La didattica privata della presenza fisica, dei corpi, delle modalità e della ritualità consolidate, si è in questo caso riconfigurata a partire dalla rete territoriale. Tra i diversi elementi che hanno caratterizzato le modalità del fare scuola dell’IIS Costanzo nel periodo di emergenza ne evidenziamo qui due. Il primo risponde alla necessità di offrire agli studenti un quadro per la comprensione del difficile periodo in atto, per il quale “si consiglia ai docenti per lo sviluppo delle competenze trasversali e, in particolar modo, per quelle civiche e sociali, di trarre spunti, per gli aspetti attinenti allo specifico disciplinare, dalla situazione emergenziale che sta vivendo il paese”[5]. Al fine di stimolare la riflessione consapevole intorno ai temi legati al Covid-19, l’Istituto attiva inoltre i rapporti territoriali consolidati per coinvolgere alcuni esperti di settore, attraverso interventi e seminari che vertono ad esempio sul ruolo dei contenuti di informazione e disinformazione mediatica, sulle restrizione delle libertà di circolazione, sulle regole di igiene e prevenzione dell’epidemia. Nel tentativo difficile di accorciare le distanze e animare la didattica, tali momenti risultano favorevoli al coinvolgimento e alla partecipazione degli studenti (“si registra in media un livello di interesse e partecipazione molto alto, gli studenti intervengono spesso mostrando interesse e ponendo svariate domande” – Docente) e vanno incontro all’obiettivo di favorire la comprensione del fenomeno per agire criticamente.

Il secondo elemento che qui evidenziamo tende ad animare la ricostruzione dei momenti di socializzazione, di confronto e di collaborazione tra pari, sottratti alla dimensione dell’incontro fisico. Per aiutare a colmare le distanze, la scuola rilascia il servizio di videochiamate di classe (Hangout meet) “nell’esclusiva disponibilità degli studenti delle singole classi, al fine di favorire la socializzazione a distanza del gruppo classe, di cooperare in modo facile nelle ore di studio domestico e di rivivere in modalità digitale le loro esperienze adolescenziali del “muretto” del quartiere”[6]. Esperienze di vita e di studio che nel periodo di emergenza della seconda parte dell’ a.s. 2019-2020 sono state dunque sostenute attraverso la rete internet, utilizzando risorse, tempi e strumenti differenti rispetto alla consuetudine scolastica. Nel sistema di relazioni l’Istituto ha trovato una delle risposte all’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19. Non solo, però, attraverso dispositivi connessi, ma soprattutto grazie alla comunità scuola, fatta di docenti, dirigenti, collaboratori, tecnici. Persone, dunque, che non hanno smesso di accompagnare per mano i loro studenti e di aprire “finestre” sul futuro anche quando i suoi cancelli erano obbligatoriamente chiusi.

Bibliografia

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Strano A. (2015), Capacitare entrepreneurship per l’attivazione professionale dei giovani, Formazione e Insegnamento. Rivista Internazionale di Scienze dell’Educazione e della Formazione, 13, 1.

  1. L’indagine è stata condotta dalle autrici attraverso 10 studi di caso svolti tra il 2018 e il 2019. Annalisa Buffardi è responsabile scientifico del Progetto. Stefania Sansò è componente del gruppo di ricerca insieme a Ciro D’Ambrosio. Per approfondimenti si veda l’articolo pubblicato su queste pagine “Scuola-lavoro, il digitale per un patto a prova di futuro”. Si ringraziano la professoressa Maria Orsola Chiodo e i professori Stefano Macrina e Pasquale Viola per la disponibilità e l’attenzione mostrata durante la nostra ricerca. Grazie inoltre al Dirigente scolastico Antonio Caligiuri per aver accolto con interesse ed entusiasmo la nostra richiesta di dialogo.
  2. I partners coinvolti nell’attività sono: Biotecnomed Scarl, polo di innovazione tecnologica della salute della provincia di Catanzaro; Onze Srl., azienda di produzione e distribuzione di capi sportivi della provincia di Cosenza; Responsabitaly, associazione di promozione sociale della provincia di Cosenza; Talent Garden Cosenza, campus di networking e formazione per l’innovazione digitale; Godwill, associazione di promozione sociale della provincia di Cosenza.
  3. La sigla SA 8000 identifica uno standard internazionale volto a certificare alcuni aspetti della gestione aziendale attinenti alla responsabilità sociale d’impresa.
  4. Maker Faire Roma è la fiera espositiva di soluzioni innovative per lo più open-source promossa dalla Camera di Commercio di Roma e organizzato dalla sua Azienda Speciale Innova Camera. Un evento dedicato all’innovazione dove, ogni anno, “maker e appassionati di ogni età e background si incontrano per presentare i propri progetti e condividere le proprie conoscenze e scoperte”.
  5. Circolare del Dirigente scolastico del 13/03/2020
  6. Comunicazione del Dirigente scolastico del 15/03/2020

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