Alcune Regioni già si sono mosse autonomamente nella gestione tecnologica della crisi Covid-19, con lancio di app anche prima dell’arrivo di Immuni, l’app nazionale prevista per fine maggio-inizi giugno.
Dall’elenco che segue appare chiaro il rischio di frammentazione tecnologica, che può ingenerare caos nei cittadini. E anche difficoltà di gestione lato privacy.
Analizziamo qui tre app che abbiamo scaricato ed esaminato direttamente.
Regione Lazio, Lazio Doctor per Covid
La regione Lazio si è mossa rapidamente rilasciando l’app Lazio Doctor sugli store di Apple e Google già dal 16 marzo 2019, una settimana dopo il lockdown.
Al primo avvio vengono subito richiesti i permessi di lettura e scrittura della memoria locale e di accesso alla fotocamera; l’utente è obbligato ad accettarli, pena l’impossibilità di utilizzare l’app. Pessima scelta di user experience, una richiesta tanto invadente quanto ingiustificata. Accettiamo e proseguiamo nell’analisi.
Superato lo scoglio dei permessi, viene richiesta la registrazione compilando email, codice fiscale e numero di telefono. Quest’ultimo verrà verificato tramite OTP (One Time Password); mentre il codice fiscale verrà validato tramite ricerca della corrispondenza nel database sanitario nazionale.
A questo punto, l’utente viene invitato a firmare sullo schermo l’informativa privacy.
Approdiamo finalmente nella dashboard dell’applicazione. Troviamo in alto i nostri dati a testimonianza del fatto che l’app ha utilizzato il codice fiscale per reperire la nostra anagrafica direttamente dal database nazionale. L’app del Lazio ci permette di procedere all’autodiagnosi del covid tramite un interminabile questionario, al termine del quale veniamo congedati con un messaggio che ci conferma l’invio, ma non ci dà alcuna informazione circa le nostre condizioni. Verremo contattati da un medico in presenza di dati riconducibili alla sintomatologia da covid.
Altra funzionalità è quella del diario delle rilevazioni. Abbiamo la possibilità di annotare diverse informazioni, temperatura, pressione arteriosa frequenza cardiaca e altro. Funzione utile a monitorare i pazienti sospetti o accertati covid in isolamento domiciliare. Ricordiamo inoltre che la Regione Lazio ha fornito un kit con saturimetro digitale[2] ai pazienti domiciliati.
Oltre a quanto già visto, l’app agevola il contatto con il medico curante (se associato), fornisce la visualizzazione dei promemoria, la sezione di archivio documenti (tra cui l’informativa privacy sottoscritta) e il numero verde del servizio a portata di mano.
Non vi è alcun tipo di tracciamento della posizione tramite GPS o bluetooth, tantomeno il tracciamento dei contatti. L’app ha fondamentalmente altri scopi: consentire la raccolta dei dati delle autodiagnosi e dei parametri medici dei pazienti, nonché agevolare il contatto con il medico.
Sicilia Si Cura
Sicilia Si Cura, approdata sugli store il 27 marzo, conta circa 10 mila download. E’ dichiaratamente orientata al tracciamento dello stato di salute dei cittadini, in particolar modo di chi rientra in Sicilia. Anche in questo caso, scaricandola viene chiesto di accettare l’informativa privacy e di accedere tramite utente e password. Per reperire le nostre credenziali dobbiamo compilare un form di registrazione sul sito www.costruiresalute.it[3]. Per la registrazioni è richiesta la nostra anagrafica completa: codice fiscale, indirizzo di residenza nonché le modalità con le quali abbiamo varcato il confine siculo.
L’app appare essenziale, perché è preposta ad una sola funzionalità: l’invio del nostro “stato di salute” tramite la compilazione di un form, sicuramente più intellegibile dell’app laziale. Possiamo aggiornare il nostro stato fino a due volte al giorno.
Per l’invio degli aggiornamenti delle condizioni di salute viene richiesto l’accesso alla posizione, in quanto informazione utile a verificare che l’utente si trovi ancora nel territorio siculo al momento dell’invio (a detta della descrizione dell’app).
L’altra funzione di minore importanza è la consultazione delle notizie.
Nonostante la richiesta della posizione, non viene effettuato alcun tracciamento dei contatti con altri utenti.
In sostanza, ha l’unico scopo di permettere alle autorità sanitarie di monitorare i pazienti che volontariamente si autosegnalano.
AllertaLOM
La Regione Lombardia aveva già sviluppato e rilasciato una propria app a dicembre dello scorso anno, AllertaLom. Lo scopo era quello di mettere in guardia la popolazione circa il livello di rischio idrogeologico, esondazioni ed altri prevedibili rischi naturali (idrogeologici, idraulici, temporali forti, vento forte, neve, valanghe e incendi boschivi).
Con l’insorgere dell’emergenza Covid, l’app è stata modificata introducendo la funzione “cercacovid” che permette di effettuare l’autodiagnosi per sé stessi o per un parente.
Anche qui occorre compilare un il form solo inserendo i dati sullo stato di salute ed eventuali contatti con persone sintomatiche senza inserire alcun dato identificativo. A questo punto, accettiamo l’informativa e inviamo. L’app ci ringrazia del contributo senza alcun avviso circa le nostre condizioni.
L’app, scaricata da più di 1 milione di persone, si differenzia nettamente dalle altre su un aspetto: non ci viene richiesto alcun permesso e i dati sono raccolti in forma anonima.
Differenze con Immuni e questioni privacy
Da quanto illustrato, emerge chiaramente come le app regionali possiedano funzionalità differenti rispetto all’app Immuni. Ed infatti, lo scopo non è quello ambizioso di tracciare i contatti (non sono in sostanza app di contact tracing), ma di fornire semplicemente un mezzo per l’autodenuncia dei sintomi e, in alcuni casi, un supporto per la cura del virus a casa.
Tale differenza di scopo, ci permette di annoverare queste app tra gli strumenti di utilità. L’abbiamo già detto, Immuni sarà in grado di fare solo contact tracing.
E se volessi tracciare in maniera efficace l’andamento dello stato di salute dei pazienti in isolamento domiciliare? Una soluzione tecnologica che raccolga i dati clinici dei pazienti in maniera informatizzata (e non analogica come il sistema sanitario nazionale) – e che permetta lo studio dei dati aggregati per analizzare l’evoluzione dell’epidemia – ha la sua non trascurabile importanza.
Lato privacy sappiamo bene che la profilazione è raramente consentita, tanto più nel campo dei dati particolari (sanitari), eccetto l’espresso consenso dell’interessato.
Sappiamo che l’Autonomia quella delle Regioni che sta emergendo su più fronti, come l’ordinanza del Presidente della Regione Calabria del 29 aprile 2020, annullata prontamente dal Tar di Catanzaro nella parte in cui dispone che sul territorio della Regione, è “consentita la ripresa delle attività di Bar, Pasticcerie, Ristoranti, Pizzerie, Agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto”.
Tuttavia, sul fronte tech, gli enti territoriali sembrerebbero agire indisturbati, visto che il D.L. non argina in nessun modo l’utilizzo di queste app nonostante il monito del Garante della Privacy. Infatti, con l’ultimo parere (n. 79 del 29 aprile 2020[1]) ha manifestato alcune perplessità con riguardo a queste iniziative “difficilmente compatibili con il quadro giuridico vigente”.
Analizzando nel dettaglio le app regionali attualmente disponibili sullo store, è agevole comprendere come il Garante, oltre a segnalare un doppio fronte delle iniziative anti-covid (nazionale e regionale) , abbia anche ravvisato una scarsa tutela della privacy.
Rischio frammentazione app
Purtroppo l’assenza di cooperazione tra Regioni e Stato, unitamente al silenzio del legislatore, sta portato ad una frammentazione delle soluzioni tecnologiche disponibili, che non farà altro che alimentare la confusione dei cittadini.
Difatti, il Garante sostiene che, per la mappatura dei contagi e per la tenuta di questo sistema di prevenzione, occorra che di questa tecnologia – oltre ad un’auspicata larga diffusione – ce ne sia solo una gestita da una regia pubblica.
D’altro canto questa necessità è confermata dalla “politica” delle Big Sisters che hanno deciso di concedere l’accesso alle proprie API ad una sola Public Health Agency per Nazione.
Quando arriverà Immuni, quella vera, lo sforzo comunicativo sarà ancora più faticoso. Bisognerà vincere non solo l’errata diffidenza nell’essere “tracciati”, ma anche la convinzione di aver già (eventualmente) scaricato “l’app per il covid della mia Regione”.
TreCovid19 della Provincia di Trento
In Trentino gli operatori sanitari possono prescrivere TreCovid19 ai positivi da coronavirus. Non devono più chiamare la persona al telefono per verificare l’andamento della malattia. Due volte al giorno l’utente, preventivamente autorizzato, o la persona che se ne prende cura, deve accedere all’area riservata (“Il mio assistente”) e rispondere alle domande del chatbot che lo guida (anche con l’ausilio di video tutorial) nel rilevamento dei parametri. L’app è collegata alla piattaforma “@Home” già in uso dall’Area cure primarie di APSS e da cui medici e assistenti possono controllare l’andamento della malattia. L’app si rivela così un aiuto per i cittadini, ma anche per i sanitari che da remoto monitorano i sintomi ed intervengono solo qualora il sistema rilevi misure non corrette, potendosi così dedicare alle persone il cui stato di salute richiede un’attenzione maggiore.
La persona che accetta di utilizzare TreCovid19 dovrà verificare con attenzione e inserire nella App tutti i giorni alcuni dati sulla sua salute, come il numero di atti respiratori al minuto, la presenza o meno di febbre, il grado di eventuale dolore, il senso di spossatezza, la presenza di tosse, il valore minimo e massimo della pressione. Se il sistema rileva dei valori non corretti o che superano determinati criteri, scatta, in automatico attraverso la piattaforma @Home, un avviso che avverte l’operatore.