Sistema sanitario Nazionale

Liste d’attesa in sanità: ecco la piattaforma, ma è ancora emergenza



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A sei mesi dall’approvazione, la legge sulle liste d’attesa è ancora in stallo. Decreti mancanti, tetto di spesa per le assunzioni irrisolto e fondi limitati rischiano di vanificare l’intero impianto normativo. Tuttavia finalmente c’è il decreto attuativo per la piattaforma online, ecco cosa prevede

Pubblicato il 19 feb 2025

Marco Marabotti

Medico di medicina generale (MMG)



Cup online, regione per regione appIO sanità

Il problema delle liste d’attesa per prestazioni sanitarie è cresciuto via via nel tempo fino a diventare una vera emergenza, tanto che molti pazienti, che hanno disponibilità economiche, si rivolgono al privato o addirittura rinunciano a cure e prevenzione.

Per cercare di risolverlo il governo ha emanato un decreto apposito (decreto 73 del 7 giugno 2024), convertito in legge (legge 107 del 29 luglio 2024) che però a oggi non è ancora operativo mancando di alcuni decreti attuativi che devono essere approvati dalla Conferenza Stato-Regioni. Questo perché la Sanità è una materia in cui le competenze di Regioni e Stato centrale sono concorrenti. Ma facciamo una premessa.

Le cause all’origine delle liste d’attesa

Il Sistema Sanitario Nazionale nasce con la legge 833 del 1978, prendendo spunto dalla Costituzione della Repubblica Italiana, che all’articolo 32 stabilisce “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

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Su questa base è intervenuta la riforma del titolo V del 2001 che ha sancito una ripartizione di responsabilità e competenze tra Regioni e Stato centrale. Di conseguenza abbiamo da allora 20 SSR (sistemi sanitari regionali), mentre allo Stato rimane il compito di legiferare per garantire il Livelli essenziali di assistenza (Lea) a tutti i cittadini, ossia le prestazioni e i servizi che devono essere assicurati a tutti i cittadini indistintamente.

Il finanziamento del sistema sanitario è a carico delle Regioni, tramite la leva fiscale (Irap, addizionali eccetera) e dello Stato tramite il Fondo sanitario nazionale.

La spesa sanitaria, rispetto al Pil, dopo essere aumentata nel periodo del Covid, è tornata inesorabilmente a scendere fino a raggiungere il minimo (6,2%) nel 2023 e risalire leggermente (6,3%) nel 2024 e 2025. La diminuzione relativa dei finanziamenti ha contribuito ad allungare i tempi di attesa per diverse prestazioni diagnostiche e visite specialistiche, ma questa non è l’unica causa.

La carenza di personale gioca un ruolo importante, e il blocco delle assunzioni ha aggravato il quadro. Dovevano essere assunti circa 30mila tra medici e infermieri, ma nell’ultima manovra finanziaria questo piano di assunzioni è scomparso, e per questo è stato anche indetto uno sciopero del comparto il 20 novembre scorso.

Il terzo fattore che ha generato il fenomeno

Il terzo fattore, che riveste un ruolo non minoritario nel provocare l’allungamento dei tempi per ottenere una prestazione sanitaria, è l’eccesso di domanda. Ormai anche nel nostro Paese ha preso piede la cosiddetta medicina difensiva, ossia per mettersi al riparo da azioni legali molti professionisti prescrivono esami in eccesso rispetto a quanti effettivamente necessari per giungere ad effettuare una diagnosi.

Uno studio del febbraio 2023 evidenziava che almeno il 20% degli esami richiesti (un esame su 5) è inutile, quota che sale e di molto per gli esami radiologici di secondo livello (Tac e Risonanze): “Oggi (febbraio 2025, ndr) fino al 40% degli esami di diagnostica per immagini, dalle tac alle risonanze magnetiche, è inappropriato. Si tratta cioè di esami in eccesso o inutili”. Lo ha sottolineato la presidente della Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (Sirm), Nicoletta Gandolfo, in occasione del convegno ‘Sostenibilità in radiologia: ricerca, innovazione e responsabilità’.

Appropriatezza prescrittiva, carenza di personale, sottofinanziamento della sanità sono i responsabili dell’allungarsi delle liste d’attesa. Ma la legge del luglio 2024 interviene nel merito dei problemi per risolvere o alleviare il problema? Solo in piccola parte, concentrandosi soprattutto su aspetti tecnici e di controllo.

Piattaforma online e piano d’azione: un nuovo sistema di monitoraggio più efficace

Arrivano un nuovo sistema di monitoraggio più efficace e strumenti di controllo che coinvolgono Regioni e Ministero della Salute con un organismo che ha titolo per accedere presso le singole Aziende sanitarie in caso di inadempienza. Inoltre presso ciascuna regione si nominerà un responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria (RUAS) che dovrà individuare gli interventi utili a correggere i problemi che emergeranno a seguito dei controlli dell’organismo.

Ai cittadini deve essere garantita la prestazione nei tempi previsti dalla classe di priorità così come individuata nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA).

In caso di impossibilità a rispettare la tempistica nel servizio pubblico la prestazione deve essere garantita tramite intramoenia o con ricorso al privato, facendo pagare solo l’importo del ticket se previsto.

Per il personale sanitario è prevista la detassazione delle prestazioni aggiuntive eseguite per ridurre le liste d’attesa, e inoltre dal 2025 viene abolito il tetto di spesa per le assunzioni di personale.

Vengono infine promossi interventi di adeguamento tecnologico e formazione di personale a sostegno delle regioni del sud.

Piattaforma nazionale anti-liste d’attesa

La legge prevedeva poi una serie di decreti attuativi (6) da approvare nella Conferenza Stato Regioni, indispensabili per poter far partire effettivamente i provvedimenti.

Gli esperti hanno additato l’eccesso di decreti come il tallone d’Achille della legge, come evidenziato fin da subito dalla fondazione Gimbe tramite il suo presidente, Nino Cartabellotta. Al 29 gennaio scorso lo stesso Cartabellotta specificava che dei sei decreti solo uno era stato approvato, mentre due erano scaduti già da 4 e 5 mesi.

Negli ultimi giorni si è registrata una certa accelerazione e il 14 febbraio altri due decreti hanno visto la luce, relativamente alla creazione della Piattaforma nazionale per il monitoraggio delle agende di prestazioni e prenotazioni sanitarie e al Piano d’azione per rafforzare la capacità di erogazione dei servizi sanitari.

Perché la legge possa definitivamente espletare la sua funzione (e quindi per verificarne gli effettivi risultati sulla riduzione dei tempi d’attesa) restano ancora da approvare le linee di indirizzo nazionale per gestire le disdette e ottimizzare le agende e soprattutto le modalità con cui l’Organismo di verifica e controllo sull’attività sanitaria possa esercitare i poteri sostitutivi sulle singole Aziende
sanitarie.

Le linee guida per l’l’infrastruttura tecnologica della Pnla

Con l’approvazione degli ultimi decreti si fissano le linee guida per costituire l’infrastruttura tecnologica della Pnla (piattaforma nazionale delle liste d’attesa) che possa integrare ogni piattaforma regionale con un nodo centrale.

Il Portale della trasparenza

Un’altra innovazione è il Portale della trasparenza che permetterà al singolo paziente di consultare in tempo reale la disponibilità delle prestazioni sanitarie con i relativi tempi di attesa.

Il Piano d’azione per il rafforzamento della capacità di fornire servizi sanitari mira invece ad aumentare l’utilizzo dei servizi sociosanitari territoriali, con il fine di garantire un accesso più equo ed efficiente alle prestazioni sanitarie, combattendo le disparità territoriali.

Prospettive future

Servirà un adeguamento tecnologico da parte delle Regioni per ottenere l’interoperabilità dei sistemi, e una formazione apposita degli operatori sanitari in modo da avere una transizione quanto più possibile snella verso il nuovo sistema.

Per questo sono previsti finanziamenti specifici da parte dello Stato alle Regioni. Quindi non tempi brevi. Ma, sempre secondo la fondazione Gimbe, l’intero impianto della legge non avrà un impatto risolutivo, tanto più che restano irrisolti alcuni nodi fondamentali, come quello del superamento del tetto di spesa per le assunzioni di personale sanitario, mancando tuttora la valutazione dell’agenzia (Agenas) sulla stima del personale necessario, step fondamentale.

Ciò comporta a cascata l’impossibilità al momento di nuove assunzioni e rischia quindi di vanificare tutto l’impianto della legge, relegandolo solo a miglioramenti tecnologici ed organizzativi.

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