chirurgia robotica

L’uso dei robot in chirurgia dopo il Covid-19: il caso di Proximie



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Durante il covid, quando era impossibile, in UK come nel resto del mondo, effettuare o programmare interventi chirurgici, Proximie si fece avanti con una piattaforma proprietaria di realtà aumentata (VR) che consentiva ai chirurghi di collaborare e operare a distanza. Oggi, più del venti percento degli ospedali accreditati dal servizio nazionale britannico ha pieno accesso…

Pubblicato il 24 lug 2023

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist at Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza



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L’utilizzo dei robot in ambito chirurgico ha subito una spinta decisiva con la (passata) pandemia Covid-19. Un periodo, quello pandemico, che – in tutto il mondo – ha visto un altissimo tasso di ingressi ospedalieri e un altrettanto elevato tasso di interventi (anche urgenti) che venivano rinviati sine die.

Nel Regno Unito, ad esempio, ad inizio quarantena (nel 2020), nel nosocomio londinese Guy’s and St Thomas’ Hospital, uno tra quelli con più accessi nel panorama britannico, la maggior parte degli interventi veniva rinviata o cancellata, con i chirurghi che potevano fare ben poco per intervenire lì dove c’era bisogno.

La piattaforma Proximie

In quei momenti critici, l’azienda britannica Proximie si fece avanti con una piattaforma proprietaria di realtà aumentata (VR) che consentiva ai chirurghi di collaborare ed operare a distanza. Il software messo a punto dall’azienda londinese consentiva ai chirurghi di parlare tra loro mentre condividevano la diretta di un’operazione, con tanto di schermate, telecamere e scansioni mediche a disposizione dei professionisti (all’interno e all’esterno della sala operatoria). Al Guy’s and St Thomas’ Hospital un’equipe medica utilizzò il sistema di Proximie per un intervento urgente e complicato su un paziente sottoposto a chemioterapia per un cancro ai testicoli.

In circostanze normali, un intervento di chirurgia “a cielo aperto” sarebbe stata la prassi. Con il Covid-19, invece, bisognava pensare ad un’alternativa. L’alternativa più sicura poteva essere la chirurgia robotica mini-invasiva, ma l’equipe dell’ospedale londinese non era abbastanza esperta in questa procedura. Con Proximie, invece, si poté accedere a distanza a diversi esperti che diedero un aiuto decisivo all’operazione chirurgica in atto.

Il robot utilizzato da Proximie

Il robot utilizzato, supportato da Proximie, possedeva quattro bracci articolati, tre dotati di strumenti chirurgici e un quarto che regge un tubo sottile con una telecamera all’estremità che, una volta inserito nell’addome del paziente, permise di vedere gli organi interni in maniera nitida. I consulenti, a distanza, vedevano le stesse immagini del chirurgo in sala operatoria. Per cinque ore, l’equipe del Guy’s and St Thomas’ Hospital fu guidata nell’intervento passo dopo passo, utilizzando un puntatore a realtà aumentata per identificare le parti anatomiche e “disegnare” annotazioni per individuare i punti in cui effettuare incisioni specifiche. Ma facciamo un passo indietro sulla genesi di Proximie.

Com’è nata Proximie

Tradizionalmente, i medici che si specializzano in chirurgia, una volta osservato un particolare tipo di intervento chirurgico con l’utilizzo di una determinata attrezzatura, procedono ad eseguire tale intervento con tale attrezzatura, le prime volte sotto supervisione esperta e, successivamente, in autonomia. Dopo aver accumulato una sufficiente esperienza diretta, i chirurghi (specializzati) sono tenuti a insegnare queste abilità alla generazione successiva.

Questa accezione – per l’appunto, “tradizionale” – può facilmente connettersi all’innovazione presente in sala operatoria. Una sala operatoria che oggi, più che mai, ha bisogno di un proprio sistema operativo che permetta ai chirurghi – “vicini e lontani” – di connettersi tra loro e aiutarsi a vicenda.

Un’interfaccia digitale che colleghi i chirurghi durante le operazioni “dal vivo”, in modo che ognuno di loro possa guardare, imparare, collaborare e condividere le competenze, senza vincoli geografici. Una sorta di “rete” di sale operatorie collegate tra loro in tempo reale.

Sulla scorta di queste premesse, il medico chirurgo Nadine Hachach-Haram fondò nel 2015, con l’aiuto di un ingegnere informatico, l’applicazione Proximie, che permetteva ai chirurghi di condividere una vista dei loro campi chirurgici a distanza e di sovrapporre semplici illustrazioni e annotazioni “disegnando” su uno schermo condiviso. Proximie fu testata, in primis, da un chirurgo californiano che faceva attività di volontariato presso la Global Smile Foundation, che si occupa di interventi di chirurgia per la cura del labbro leporino nei bambini.

Allo stesso modo, Proximie fu testata negli interventi chirurgici sul fronte di Gaza, in Palestina, soprattutto in casi di perdita di arti dovuti ad ordigni inesplosi. Gli svariati successi sul campo trasformarono Proximie, nel giro di pochi anni, in un’azienda leader del suo settore.

L’ascesa di Proximie durante il covid

Il “battesimo del fuoco” del Covid-19 ne sancì il definitivo slancio a livello mondiale, con più di mille interventi chirurgici in trenta paesi durante la prima parte del 2020. In sei mesi, il numero di utenti decuplicò e il numero di sessioni chirurgiche salì a più di cinquemila. Oggi, più del venti percento degli ospedali accreditati dal servizio nazionale britannico ha pieno accesso al software di Proximie.

Proximie e la formazione dei giovani chirurghi

Un altro problema che si dovette affrontare riguardava non solo la perdita di competenze e di fiducia durante la pandemia per i chirurghi esperti, bensì anche il problema della perdita delle opportunità di formazione per i giovani (e meno esperti) chirurghi, i quali dovettero esimersi dall’operare per un certo periodo di tempo. Molti specializzandi, nel pieno della loro formazione, persero – improvvisamente – fino a diciotto mesi di pratica. Così si pensò a Proximie per ovviare anche a questo problema. Durante il periodo pandemico, per ovviare alla perdita degli specializzandi e della loro formazione, la statunitense Society of American Gastrointestinal and Endoscopic Surgeons, per esempio, spedì modelli di tessuto suino anatomicamente realistici agli specializzandi presso il loro domicilio, in modo che – da casa – potessero esercitarsi nella riparazione dell’ernia della parete addominale assistiti da esperti a distanza.

La britannica Hip Preservation Society, invece, instituì un programma di formazione virtuale su base regolare che comprendeva interventi chirurgici dal vivo: una procedura di ricostruzione labrale (tipo di artroscopia dell’anca), per esempio, venne trasmessa a oltre cinquecento professionisti (specializzati e specializzandi) sparsi per tutto il mondo. Si passò da un tradizionale accesso all’intervento che coinvolgeva solo un paio di specializzandi, ad una procedura che ne coinvolgeva centinaia.

Conclusioni

Attualmente, la maggior parte delle sessioni chirurgiche che utilizzano Proximie sono registrate anche nella sua libreria online proprietaria, la quale consente ai chirurghi di modificare e contrassegnare i filmati che possono essere utilizzati in seguito per la formazione. Questa libreria contiene attualmente più di ventimila video di interventi chirurgici, il che la rende il più grande database di questo tipo.


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