Nel campo della salute la tecnologia digitale deve essere al servizio dell’uomo e non viceversa. E dovrà farlo solo dopo il riconoscimento della validità che le certificazioni e la comunità scientifica daranno agli strumenti tecnologici da adottare nelle metodologie e percorsi di cura.
Ecco una best practice della medicina digitale in Sicilia, frutto dell’implementazione del PNRR. Infatti grazie ai fondi europei, la telemedicina sta guadagnando terreno anche in Sicilia, dove sono undici i comuni coinvolti, mentre le aziende sanitarie provinciali di Palermo e di Enna scommettono sulla medicina del territorio e creano pazienti sempre più connessi attraverso l’innovazione digitale.
Il cambio di paradigma: decentramento della produzione, accentramento dell’accesso
Nessuno poteva immaginare la portata rivoluzionaria implicata da tanti eventi accaduti nello scorso decennio che può essere denominato il decennio della fioritura digitale. Oggi abbiamo la certezza che dai due anni in su tutte le persone usino nel mondo evoluto, normalmente e comunemente, i frutti di questa rivoluzione come strumenti quotidiani ed invasivi di ogni ambito della vita.
Anzi, sempre più spesso, si ha la sensazione che sia la tecnologia ad usare l’uomo e non l’uomo ad usare la tecnologia. Ma anche in questi casi non è la tecnologia il “male”, ma sempre qualche uomo che, attraverso la tecnologia, utilizza altri uomini per i propri interessi, contrari al bene comune. «Non viviamo in un’epoca di cambiamento, viviamo in un cambiamento d’epoca», ha affermato Jorge Mario Bergoglio nel 2018.
Perciò, il punto più importante per le istituzioni che devono promuovere e tutelare, attraverso il perseguimento del loro compito, il bene comune in tutti gli aspetti civili e sociali di loro competenza, è rappresentato dagli aspetti legislativi e normativi che devono rappresentare le fondamenta perché la tecnologia digitale sia al servizio dell’uomo e non viceversa.
Il principale cambiamento risiede nella possibilità, impensabile pochi anni fa, che la tecnologia digitale consente potenzialmente agli utenti di poter accedere da qualsiasi luogo a ciò che si vorrebbe ottenere senza spostarsi, o anche facendosi raggiungere.
Se pochi anni fa le società più grandi del mondo erano pertanto quelle che producevano beni (energia, telefonini, automobili, computer, software eccetera) oggi quelle che le hanno raggiunte, ed in alcuni casi sorpassate, spostano beni (Amazon), promuovono social e connessioni (Facebook, Telegram, Twitter, WhatsApp eccetera) e app di servizi urbani (Just Eat, Glovo, Uber eccetera).
Il convegno della la FOMED
Questo cambio di paradigma non potrà potrà non impattare anche sull’organizzazione dei servizi pubblici e privati che hanno il compito di tutelare la salute di tutti noi, come emerso nel convegno istituzionale che la FOMED (Fondazione Italiana Medicina Digitale) insieme a Università degli studi di Palermo (UniPA) ed enti di diritto allo studio universitario (ERSU) hanno promosso a Palermo lo scorso 14 Febbraio, nella cornice del Palazzo Steri sita nel Rettorato dell’Università degli Studi, ed alla presenza di relatori e delle istituzioni regionali e nazionali del mondo della sanità, medicina e ricerca scientifica.
Durante i lavori si è compreso come ogni ambito della società sarà così protagonista di importanti ed innovativi cambiamenti prevalentemente basati sulla tecnologia ovvero sul percorso di azzeramento del digital divide già intrapreso, attraverso nuovi processi in ciascuno di essi.
Se questa rivoluzione dovrà produrre risultati con tempi, risorse e modalità certe ed assegnate (per esempio, PNRR, Unione europea eccetera), allora bisognerà farlo per fasi progressive, avviando una transizione graduale che conduca al risultato finale per approssimazioni potenzialmente possibili.
Il modello tecnologico della medicina digitale
Se il cambio di paradigma digitale (decentramento dell’accesso concentramento della produzione) ci consente di accedere da qualsiasi luogo periferico a un servizio / prestazione indipendentemente da dove viene svolto, allora chi si propone di rispondere al bisogno di salute delle persone deve cogliere la portata di questa
potenziale rivoluzione.
Negli anni passati la trasmissione delle onde radio prima, e la telefonia poi, ci hanno permesso di trasmettere un segnale anche con contenuti utili per la salute tra due punti molto distanti, il secolo scorso Guglielmo Marconi ha fondato il CIRM (Centro Italiano di Radio Medicina) ancora attivo nel quartiere EUR di Roma per dare radio assistenza alle navi mercantili di tutto il mondo. Tutto questo ha storicamente il nome di telemedicina.
Oggi sul solco virtuoso dei precursori della tecnologia radio, grazie alla digitalizzazione degli ultimi decenni che integra la trasmissione a distanza, possiamo finalmente chiamarla medicina digitale. Oggi per capire la portata del cambiamento possiamo affermare che la differenza tra la telemedicina e la medicina digitale è la stessa che passa tra una cabina telefonica ed uno smartphone.
La virtualizzazione dei processi in modalità sincrona e asincrona
La medicina digitale ci consente di andare ben oltre la trasmissione di segnali sempre più raffinati e ricchi di informazioni (audio, video, documenti eccetera) a distanza, infatti ci permette la connessione continua con la virtualizzazione dei processi
in modalità sincrona ed asincrona: questa è la vera e propria rivoluzione da introdurre con la giusta gradualità, ed altrettanta velocità nel mondo della salute.
La medicina è la principale, ed in molti casi unica, guida e riferimento scientifico che ogni persona ha per la risposta al proprio bisogno di salute. Le parole che accompagnano la parola medicina (telemedicina, medicina digitale, tecno medicina eccetera) rappresentano solo la possibilità di potenziamento diretto della azione dei medici, ma non esistono ancora come discipline mediche in quanto tali.
Medicina digitale: una best practice in Sicilia
Nei lavori del convegno FOMED è stata presentata una best practice pubblico-privato, avviata in Regione Sicilia nel 2023 attraverso i fondi PNRR. Tale progetto è attivo nelle ASL, nei comuni e nei distretti sanitari.
I suoi primi risultati, presentati nel convegno, mostrano già la loro concretezza in termini di servizio tecnologico innovativo, mediante l’utilizzo delle piattaforme di medicina digitale per medici, infermieri, OSS e pazienti. Ma rendono anche evidente come la tecnologia, usata in questa modalità, avvicina ed intensifica il rapporto diretto tra medici e pazienti, che diventa più costante e presente, e pertanto anche più umano.
La medicina digitale ha mostrato anche in Sicilia di rappresentare la frontiera più avanzata per potenziare gli atti medici e paramedici, perché consente come mai avvenuto prima nella storia, di attuare pienamente la prevenzione.
La prevenzione infatti permea la nostra vita dalla nascita in poi (primaria, secondaria, cronica, specifica eccetera). Oggi è possibile avere sempre con noi un “corredo digitale” delle informazioni della nostro stile di vita, biologico, clinico, sociale eccetera.
Questo corredo, in un futuro immediatamente possibile, sarà utilissimo per i medici già prima dei nostri primi incontri con loro, incontri fisici a cui non bisognerà mai rinunciare, e soprattutto nel seguirci (follow-up) dopo tali incontri, continuando ad arricchirsi di informazioni.
Il caso di Enna e della Puglia
Nell’ultimo trimestre, all’ospedale Umberto I di Enna, hanno superato la soglia dei 4 mila i pazienti cronici multipatologici dimessi che proseguiranno le cure in telemedicina, grazie a presidi sanitari telematici connessi alla piattaforma digitale della Fondazione che permette il monitoraggio h24 dei parametri vitali (glicemia, saturazione eccetera).
Invece il medico o l’infermiere a domicilio interverranno per eseguire gli esami come elettrocardiogramma ed ecocuore o effettuare le visite specialistiche necessarie.
Dal luglio 2023 l’Asp di Palermo ha svolto 5 mila interventi nei confronti di pazienti cronici, dopo la segnalazione da parte del distretto sanitario o degli assistenti sociali dei comuni per l’assistenza domiciliare integrata digitalizzata.
Il caso pugliese
Anche la Puglia sta applicando la telemedicina nell’ambito dell’emergenza-urgenza dove ha tagliato di circa il 40% gli accessi in ospedale.
Il presidente di Fomed, Antonio Maria Sciacchitano, ha svelato le due aree in cui la fondazione offre canali di collaborazione da aprire in tutta Italia dedicati ad offrire assistenza e monitoraggio digitale dei pazienti con malattie neurodegenerative (come Parkinson e Alzheimer) e la medicina di prevenzione giovanile, grazie a laboratori digitali negli atenei universitari, nelle residenze universitarie, nelle accademie, nei conservatori di musica.
Mirella Castigli
La prevenzione
La prevenzione, poco curata oggi, non solo potrà avere il giusto peso sociale, ma concorrere presto a sviluppare e potenziare la insufficiente quanto necessaria fase della predizione, come la pandemia ci ha drammaticamente insegnato.
E questa è l’unica possibilità di cui al momento disponiamo per la spesa pubblica di offrire salute risparmiando risorse. Tutte le altre strade che stiamo percorrendo creano ulteriori aggravi di costo sociale che stanno già rendendo la vita difficile ed insostenibile al nostro caro e glorioso SSN.
Conclusioni
La medicina digitale può rappresentare la vera svolta epocale perché inciderà attraverso la predizione sulla prevenzione principalmente, trasformandola in vera e propria cura.
Dopo anni possiamo osare nel riscrivere uno degli adagi più antichi e noti che Bernardino Ramazzini ci ha consegnato ormai 5 secoli fa affermando: “Prevenire non è meglio che curare, ma serve a curare prima e meglio”. Con i benefici immediati per la
salute delle persone e per la spesa pubblica.