Il portafoglio di attività che ogni Medico di Medicina Generale (MMG) svolge è estremamente ricco e prevede mansioni cliniche, prescrittive e certificative. Soprattutto le ultime due tipologie richiedono l’utilizzo di software necessari a digitalizzare le informazioni relative al paziente e i differenti processi di cura che lo riguardano. Nati come tool informativo di supporto, la loro moltiplicazione rischia di affollare l’agenda di lavoro del medico a causa di una proliferazione delle interfacce con cui lo stesso è chiamato a interagire, sottraendo inevitabilmente tempo alla produzione di valore aggiunto clinico.
La gestione efficiente dei software diventa ancora più cruciale se si considera che le mansioni della medicina generale richiedono una gestione sempre più digitale. Sono soprattutto i pazienti cronici a richiedere con sempre maggiore frequenza alcune prestazioni, come le ricette routinarie e ripetute, in modalità totalmente remota.
L’ecosistema frammentato dei software utilizzati dai MMG
Ogni Regione presenta differenze, anche significative, in termini di maturità e complessità dei sistemi informativi a supporto della medicina generale. In questo contributo si propongono alcune riflessioni di carattere generale. Si ricorda tuttavia che tali differenze regionali, e spesso anche intra-regionali, esistono e dovranno essere affrontate nei vari contesti con riflessioni mirate.
Per svolgere le mansioni ordinarie della loro pratica, i MMG utilizzano numerosi software, che si differenziano, in particolare, per i seguenti aspetti:
- utilizzi principali;
- modalità di log-in;
- browser di navigazione (alcuni software risultano compatibili con Google Chrome, mentre altri sono ottimizzati per Internet Explorer);
- proprietà (alcuni software sono regionali, altri di competenza delle Aziende Sanitarie, altri ancora del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS), altri sono stati acquistati dal MMG singolo (o in gruppo) oppure da una cooperativa per i propri MMG).
A questi si aggiungono ulteriori software “ad uso personale” utilizzati al fine di migliorare la gestione delle attività di studio come l’agenda, il sistema email e di segreteria telefonica intelligente oppure un software per la fatturazione e per il task management.
Questo ecosistema di sistemi è il risultato di una adozione progressiva e finalizzata a ottemperare a specifiche necessità emergenti, le quali hanno dettato le singole decisioni di configurazione con cui sono stati costruiti. La loro analisi a posteriori, pertanto, rivela frammentazione e mancanza di interoperabilità sinergica e trasversale. Infatti, il funzionamento di ciascun software è verticale rispetto ai silos di attività da svolgere al suo interno e risponde pertanto a logiche differenti e prive di una regia unitaria. Spicca la mancanza di una interfaccia trasversale che sia in grado di fare sintesi delle informazioni contenute nei diversi software impedendo, da un lato, di avere una visione unitaria della situazione clinica del paziente e, d’altro lato, imponendo al medico di replicare le informazioni nelle varie interfacce di lavoro.
Le difficoltà nella gestione dei pazienti cronici
La mancanza di interoperabilità tra sistemi pone maggiori difficoltà nella presa in carico di pazienti cronici. Il medico, infatti, conserva tutte le informazioni relative al paziente nella sua cartella di studio e, nel caso in cui decida di redigere un Piano Assistenziale Individualizzato (PAI) per il paziente, è costretto a replicare tali informazioni sul software di presa in carico. Inoltre, si osserva che le prescrizioni, che possono essere effettuate sia tramite CCE nella sezione dedicata, sia attraverso il PAI – in cui sono state infatti definite le terapie farmacologiche, gli esami di controllo e le visite specialistiche dell’anno – non sono sincronizzate con l’altro software.
Alcune proposte di integrazione
Per rispondere alla necessità di identificare possibili viste di integrazione dei software in uso, è importante in primo luogo fare chiarezza sugli scopi e gli utenti coinvolti nell’uso dei diversi software. La figura 1 propone una possibile razionalizzazione dei sistemi in tre macro-blocchi.
La Cartella Clinica Elettronica (CCE)
La Cartella Clinica Elettronica (CCE), principale strumento di lavoro del MMG è il software funzionale all’attività di studio, repository dell’anagrafica dei pazienti e delle informazioni/note raccolte dal MMG nel tempo. Tale cartella dovrebbe essere integrata nativamente con i software dove il medico produce i diversi certificati (malattia, gravidanza, invalidità etc.) dove prescrive i presidi e rendiconta le attività di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Programmata (ADP), dove effettua le segnalazioni per malattie infettive, registra le vaccinazioni e dove redige i PAI. Tutti questi software, di “proprietà” differenti ma sempre pubblici, dovrebbero essere integrati in un unico software regionale che permetta di accedere, attraverso un’unica interfaccia, ai diversi portali. Tale software dovrebbe ricevere automaticamente i dati del paziente dalla CCE per evitare al medico di copiare e incollare le informazioni anagrafiche e storiche dell’utente.
Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)
Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) dovrà progressivamente diventare l’interfaccia principale tra cittadino e ssr, sostituendo le attuali modalità di relazione. L’FSE dovrebbe contenere tutta la storia clinica del paziente, sia in una vista sintetica attraverso il patient summary che in una dettagliata in modo analitico e cronologico. All’interno del FSE, medico e cittadino dovrebbero visualizzare infatti, seppur con viste personalizzate rispetto al livello di dettaglio, le stesse informazioni cliniche storiche. I dati contenuti nel fascicolo dovranno essere codificati secondo standard condivisi in modo da garantire la loro utilizzabilità da utenti e setting diversi.
Conclusioni
In conclusione, l’attuale ecosistema digitale rischia di ostacolare il lavoro quotidiano della medicina generale. La proliferazione di software diversi, ciascuno concepito per specifiche mansioni, ha generato una mancanza di interoperabilità tra i sistemi, compromettendo la gestione integrata delle informazioni cliniche e imponendo ai medici duplicazioni di lavoro e conseguente sottrazione di tempo prezioso all’attività clinica. La priorità oggi è, nei vari contesti regionali e locali, interrogarsi sulle possibilità di semplificazione e integrazione dell’ambiente digitale, su cui si è provato a dare alcuni spunti di riflessione in questo contributo. L’introduzione di un software di interoperabilità che sia in grado di semplificare la pluralità di software pubblici da un lato e garantire un flusso informativo non frammentato dalla CCE al FSE dall’altro è una possibile soluzione che potrebbe aiutare a procedere in questa direzione.