L’equità sanitaria, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come l’assenza di differenze ingiuste, evitabili o rimediabili nella salute e nel benessere delle persone, costituisce uno dei principi cardine del Servizio Sanitario Nazionale italiano. Eppure, ancora oggi l’assistenza sanitaria non è
accessibile a tutti, causando disparità non solo tra Paesi con PIL diversi, ma anche tra aree urbane e rurali appartenenti ad uno stesso Stato.
Queste differenze, secondo le stime del Parlamento europeo, costano all’Unione Europea l’1,4% del PIL, rendendo la risoluzione di questo problema quanto mai impellente.
Le cause della disparità nell’accesso alla sanità
Tra i fattori che generano disparità nell’accesso alle cure sanitarie non ci sono solo le differenti condizioni socio-economiche dei pazienti, ma anche la mancanza di strutture sanitarie in alcune aree, nonché la diversa qualità dell’assistenza medica fornita.
Questo problema crea un circolo vizioso con impatti rilevanti sull’incidenza di malattie e sull’aspettativa di vita delle persone causando divari che in Italia, per esempio, sono riscontrabili non solo tra regioni del Nord e del Sud, ma anche all’interno della stessa regione.
Per esempio, dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (ricavati su elaborazioni Istat) mostrano che l’aspettativa di vita in Campania per gli uomini è di 78,9 anni e per le donne di 83,3 anni, mentre a Trento la speranza di vita è rispettivamente di 81,6 per gli uomini e 86,3 anni per le donne.
Anche il diverso grado di istruzione sembra avere un impatto diretto sulla salute: individui con un basso livello di istruzione presentano un’aspettativa di vita inferiore rispetto a coloro che possiedono una laurea (circa 77 anni per i primi contro 82 anni per questi ultimi).
Medtech, la via per garantire l’equità sanitaria
Identificare o creare soluzioni per cure migliori e accessibili a tutti i pazienti è quindi prioritario per i pazienti, ma anche per le realtà del comparto sanitario, in cui il Medtech potrebbe avere un ruolo chiave.
Secondo l’analisi di Boston Consulting Group, dal titolo “Making Medtech More Equitable”, ben il 98% della leadership del settore dice infatti di comprendere l’impatto che la loro attività può avere sulle disuguaglianze sanitarie, mentre il 90% afferma di avere già dei piani aziendali formali per affrontarle.
Lo studio: i 4 fattori di disparità sanitaria
Lo studio individua 4 fonti di disuguaglianze sanitarie su cui il settore può lavorare. La prima riguarda i prodotti progettati, testati e distribuiti senza tenere conto delle esigenze di diverse popolazioni di pazienti o sistemi sanitari.
Uno studio del 2022 ha esaminato gli ossimetri a impulsi negli Stati Uniti, che utilizzano la luce per misurare la saturazione di ossigeno nel sangue. Questi
strumenti sovrastimavano il livello di saturazione di ossigeno arterioso nei pazienti asiatici, neri e ispanici rispetto ai pazienti bianchi, generando problemi nella diagnosi del Covid e ritardandone la cura.
Oltre al fattore razziale, è rilevante anche il fattore di genere, con farmaci e dispositivi medici sviluppati a misura di uomo, ma usati anche sulle donne con risultati non sempre soddisfacenti.
Per esempio, uno strumento comune come la siringa potrebbe non essere adatto per molte donne, poiché la lunghezza dell’ago presenta misure standard da uomo e, nel caso di iniezione intramuscolo, potrebbe non raggiungere il muscolo per la maggiore presenza di tessuto adiposo su alcune aree del
corpo femminile, modificando la farmaco-cinetica del medicinale iniettato.
Accessibilità, costi e adozione
Vi sono poi prodotti non accessibili a tutti i pazienti. A metà del 2021, solo lo 0,4% dei 3,2 miliardi di test per il Covid in tutto il mondo era stato somministrato nei Paesi a basso e medio reddito, anche se il 75% della popolazione mondiale vive in queste regioni. Divario che si è ridotto, ma nel 2023 solo il 35% dei test Covid è stato somministrato in questi Paesi.
Alcuni prodotti sono troppo costosi per alcune popolazioni. Un sondaggio condotto in oltre 50 Paesi a basso e medio reddito ha mostrato che anche negli ospedali urbani, la principale barriera all’uso dell’ecografo, strumento essenziale e ampiamente utilizzato nei Paesi ad alto reddito, è il costo
eccessivo.
Infine, i prodotti non sempre sono adottati da tutte le fasce di popolazione. La ricerca e lo sviluppo di dispositivi medici limitano spesso i test a campioni non rappresentativi, che trascurano la diversità genetica e fenotipica della popolazione mondiale, così come delle varie esigenze culturali, che può tradursi in dispositivi che non sono completamente efficaci o accettati dalle comunità per cui sono stati ideati.
Conclusioni
È necessario che le aziende sanitarie tengano conto dell’esistenza di questi fattori già nella fase di ricerca e sviluppo delle cure e dei dispositivi sanitari, per progettare, testare e distribuire i diversi prodotti a diversi sistemi sanitari e popolazioni di pazienti con esigenze di diverse.
La maggior parte dei leader del settore desidera fare la differenza. E, sebbene i ritorni finanziari siano l’imperativo, non sono l’unico obiettivo. Adottando misure efficaci per migliorare l’equità sanitaria, le leadership possono infatti migliorare la vita di milioni di persone, generando al contempo benefici
aziendali.
Un posizionamento diverso, infatti, permetterebbe loro di accedere a nuovi mercati grazie a prodotti e servizi per comunità attualmente sotto-servite. Inoltre, il migliore approccio ai criteri ESG porterebbero effetti positivi sull’attrazione e ritenzione dei talenti, sempre più attenti a questo tipo di tematiche.