L’ultimo decreto PNRR nel campo della sanità digitale, approvato dal Consiglio dei ministri il 26 febbraio e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 2 marzo 2024, contiene importanti provvedimenti per il settore. Tra queste, spicca l’aumento della dotazione organica del ministero della Salute, con l’aggiunta di un posto di funzione dirigenziale di livello generale nell’Ufficio di Gabinetto del ministro.
Il decreto rafforza anche il ruolo e le competenze di Agenas nell’attuazione del progetto Pnrr per il fascicolo sanitario elettronico (FSE) e prevede il riutilizzo della piattaforma del Green Pass per future certificazioni sanitarie, assicurando il trattamento dei dati personali relativi alla salute e intervenendo sulle infrastrutture ospedaliere.
Nuovo decreto Pnrr: i punti salienti
Nel decreto si evidenzia l’impegno per consolidare le funzioni del ministero della Salute in linea con gli obiettivi del PNRR, aumentando le risorse umane e finanziarie. Il decreto facilita inoltre le regioni e le province autonome nell’impegnare risorse finanziarie per progetti di ospedali sicuri e sostenibili, integrati nei contratti istituzionali di sviluppo, sostenendo così l’investimento nella missione del PNRR dedicata al settore. Infine, il decreto stabilisce l’importanza del monitoraggio dei servizi di telemedicina e del progetto pilota sull’intelligenza artificiale gestiti da Agenas, facendo leva sulle risorse esistenti.
Per quanto riguarda le certificazioni sanitarie digitali, il decreto prevede l’emissione, il rilascio e la verifica di certificazioni attraverso la Piattaforma nazionale – DGC, in risposta a eventuali emergenze sanitarie e per facilitare la mobilità internazionale, collegandosi alla rete globale dell’OMS.
Quest’ultima misura è legata alla creazione del fascicolo elettronico sanitario che si arricchisce continuamente anche con il monitoraggio di valori rilevati in remoto è uno strumento insostituibile per un sistema sanitario moderno perché contribuisce a rendere diagnosticabili in una fase molto iniziale molte patologie, a individuare situazioni di rischi, a gestire a distanza l’assistenza e la cura.
La tecnologia costituisce il mezzo fondamentale per fronteggiare le esigenze di
un servizio continuo di assistenza da remoto, da costruire intorno al paziente, sulla
base della patologia esistente. Il monitoraggio continuo consentirà l’individuazione
tempestiva di criticità, permettendo l’adozione di interventi e misure correttive prima
che appaiano complicazioni più gravi, con ricadute positive sia per il paziente, sia per
il sistema sanitario in termini di riduzione di costi.
Il ruolo di big data e AI nella medicina predittiva e preventiva
La possibilità di utilizzare i big data e l’intelligenza artificiale stravolge l’assunto
epistemologico principale della pratica clinica contemporanea, ossia la Evidence-
Based Medicine (EMB), ossia “il processo della ricerca, della valutazione e dell’uso
sistematico dei risultati della ricerca contemporanea come base per le decisioni
cliniche”.
Con l’utilizzo dei big data e dell’intelligenza artificiale nasce, invece, la
medicina basata su ciò che non è evidente per il singolo medico umano, ma può
diventare evidente con l’utilizzo dei big data e delle tecniche di deep learning in quanto in grado di considerare e processare molte più informazioni di quanto sia
possibile ad un essere umano.
Oggi con l’utilizzo dei big data in sanità e delle tecniche di deep learning siamo in
grado di fare una effettiva medicina predittiva e preventiva molto tempo prima della
comparsa dei sintomi. Per le patologie croniche e ingravescenti questo costituisce un
notevole vantaggio.
L’accesso istantaneo all’intero set di dati consente di prevedere l’evoluzione del quadro clinico attraverso algoritmi decisionali di supporto che rendano maggiormente efficiente l’intero processo. Il tutto può essere realizzato enfatizzando la natura costruttivistica del processo, finalizzata a portare un notevole vantaggio a tutti gli stakeholder interessati nel percorso di cura e assistenza dell’individuo.
Il monitoraggio dello stato di salute, la prevenzione di situazioni critiche e il supporto ad attività quotidiane rappresentano, quindi, un ambito applicativo emergente a livello sanitario, con particolare riferimento alle persone fragili, anziane e con patologie croniche.
Lo stato di attuazione del FSE : luci ed ombre
Appare opportuno, però, a questo punto, fare alcune considerazioni sullo stato di attuazione del fascicolo sanitario elettronico in Italia, in particolare andando a confrontare cosa è stato fatto negli ultimi 6-9 mesi non solo nelle regioni pilota e in relazione agli ambiti di intervento dei progetti pilota a cui i riferiscono i dati precedentemente esposti, ma nel progetto nazionale complessivo riguardante la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico. Per fare questo possiamo utilizzare i dati sullo stato di attuazione e sull’utilizzo del FSE.
Se guardiamo i dati sullo stato di attuazione la situazione sembrerebbe addirittura idilliaca. Tutte le regioni superano infatti il 90% di attuazione e la maggioranza dichiara un’attuazione del 100%.
Ma in realtà l’attuazione del fascicolo sanitario elettronico, guardato su base nazionale, è in una fase di stasi. I dati positivi presentati si riferivano a singoli aspetti di progetti regionali che però non cambiavano il quadro di sostanziale immobilismo a livello nazionale.
Ad oggi lo stato di attuazione del fascicolo sanitario in Italia è gestito dalle regioni in maniera disomogenea, cosa che potrebbe anche comportare una non intercomunicabilità dei dati.
In Italia, quindi, il fascicolo sanitario elettronico oggi è un miraggio per un numero consistente di cittadini. Anche le regioni che hanno avviato progetti in questo campo non hanno sempre tenuto in debito conto la necessità dell’interoperabilità nello scambio dei dati.
Senza fascicolo sanitario elettronico non solo diventano impossibili le applicazioni
avanzate della sanità 4.0, ma perdono di efficacia anche le normali procedure
sanitarie.
Le grandi difficoltà che molte regioni hanno avuto nell’implementazione di una strategia vaccinale efficace sono causate da questa mancata digitalizzazione. Se avessimo avuto un sistema di gestione nazionale del fascicolo sanitario elettronico, avremmo potuto procedere alla vaccinazione chiamando nominativamente e in base
alle priorità i singoli cittadini, sapendo in anticipo quali erano i più fragili, andando a
vaccinare a domicilio quelli che non erano in grado di spostarsi. Avremmo quindi
velocizzato la procedura ed evitato il costo del ricorso a piattaforme di prenotazione
esterne al sistema sanitario.
Conclusioni
I divari nell’introduzione nel fascicolo sanitario elettronico, come anche il divario
tecnologico nella sanità digitale italiana, possono essere ricondotti alla frammentazione regionale delle politiche sanitarie.
Una sanità regionale gestita e governata da 19 regioni e due province autonome ha prodotto il frutto malato di una scarsa capacità innovativa, una gestione più attenta ai bilanci che ai reali bisogni dei cittadini con il contorno di fenomeni corruttivi e di illegalità diffuse che in maniera generalizzata hanno colpito tutti i sistemi sanitari regionali.
Una recente ricerca [1] ha messo in evidenza tutte le criticità di una sanità regionalizzata. Una governance regionalizzata di questo tipo non può che ampliare i divari regionali della sanità e il sostanziale flop, almeno fino ad oggi, dell’attuazione del fascicolo sanitario elettronico non è che uno dei fallimenti più evidenti.
Non resta che sperare che l’impulso dato da quest’ultimo decreto possa finalmente dare una scossa al sistema per poter avviare il processo di trasformazione digitale della sanità italiana.
Bibliografia
[1] Marino D., Priolo M., “La Governance della Sanità in Italia dopo la Riforma del Titolo V, conflitti costituzionali e divari regionali, pubblicata su “Economia Politica”.