Il quadro concettuale

One digital health: un framework armonizzato per raggiungere gli obiettivi di salute globale

Superare l’attuale struttura a silos con un approccio concettuale integrato, che comprenda informatica medica e data science: è la one digital health, evoluzione della one health indicata dalla WHO dal 2004. Cosa comprende, applicazioni, l’importanza del coinvolgimento della popolazione

Pubblicato il 23 Giu 2021

Monica Torriani

Editor, Consulente scientifico, Wellness4good founder

one digital health

La più importante lesson learned della pandemia Covid-19 è l’imprescindibilità di una chiave di lettura comune a tutti gli ambiti della salute. La One Digital Health connette all’approccio One Health le dimensioni di informatica medica e data science. La World Health Organization sta indicando da anni l’approccio One Health come il più appropriato per gestire le attuali complessità, associandolo agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Negli scorsi decenni, la necessità di gestire la quantità enorme di sapere disponibile e affrontare le complessità specifiche dei settori della salute ha portato a mettere in piedi una struttura a silos che mal si adatta oggi a recepire i risultati di fattori di innovazione dirompente come la digital health. In una civiltà che ha fatto dell’interconnessione il suo vessillo, sarebbe paradossale conservare un mindset verticale in una tematica come la salute, fra le più sentite e potenzialmente dirompenti, sia a livello individuale, che collettivo, sociale, politico, economico.

L’AI per l’analizzare l’andamento contagi: lo studio italiano

In questo difficile frangente abbiamo, inoltre, appreso della pressoché ineluttabile impossibilità di mantenere separata la salute umana da quella animale. Un aspetto che non ha sorpreso i molti che da anni ammonivano sull’incombenza del rischio pandemico di origine zoonotica, anche tenuto conto delle prove già offerte dalle ripercussioni dei cambiamenti climatici sulla ricca intersezione fra il benessere umano e la qualità dell’ambiente in cui vive.

Un concetto ancora meno nuovo, se si pensa già nel V secolo a.C., nel trattato “Dell’aria, delle acque e dei luoghi”, Ippocrate di Kos descrisse, con gli strumenti dell’epoca, l’influenza dell’ambiente sulla salute umana.

Che cos’è e come nasce la One Digital Health

L’evoluzione della tecnologia digitale ha portato al consolidamento di metodologie evidence-based, accessibili e omnicomprensive in grado di accelerare la ricerca medica e potenziare la salute pubblica.

In questo quadro, la digital health fornisce strumenti ed expertise di supporto agli operatori sanitari nelle loro funzioni amministrative (programmazione dei consulti), cliniche (test necessari per una data patologia, interazioni farmacologiche, promemoria per il monitoraggio di un paziente) e scientifiche (l’analisi della prevalenza di una malattia, la raccolta dei dati), includendo i clienti dei servizi sanitari, i cittadini.

La proposta di una One Digital Health è nata per ricomprendere gli aspetti di One Health e digital health, integrarli a livello locale ed armonizzarli a livello globale.

Un framework che si propone di trasformare secondo una prospettiva digitale gli scenari di salute, cura e benessere, ricomprendendo informatica medica e data science nel concetto esteso di One Health.

L’informatica medica è intesa nella One Digital Health come la gestione (raccolta, aggregazione, analisi e interpretazione) dei dati riguardanti la salute e delle informazioni e conoscenze relative alla cura del paziente che vengono rese disponibili attraverso la diffusione dello strumento digitale. La health informatics permette l’utilizzo di dati e conoscenza biomedici per il problem solving e il decision making finalizzati al miglioramento della salute umana.

Quando supporta la gestione dei big data finalizzati al miglioramento della salute pubblica e della ricerca medica, delle tematiche relative al controllo della biodiversità, del pericolo ambientale e del monitoraggio delle malattie, l’informatica medica diventa One Health Informatics.

Per calare queste definizioni nel contesto attuale, potremmo dire che le applicazioni della health informatics al rischio zoonotico consentirebbero la sorveglianza, mediante strumenti digitali, dei patogeni predisposti al salto di specie al fine di rilevare segnali precoci di allarme e mettere in atto misure di prevenzione e controllo.

La One Digital Health sfrutta l’integrazione intelligente dei big data, degli smart data e dei dati multidimensionali nelle tecnologie di digital health per il raggiungimento di obiettivi di salute e benessere in termini individuali, di popolazione, società ed ecosistema.

Permette, inoltre, di implementare un approccio sistemico alla salute e alle scienze della vita che tiene conto delle prospettive offerte dal digitale per lo sviluppo della salute umana ed animale e per la gestione della sicurezza dell’ambiente.

Introdurre soluzioni di One Digital Health consentirebbe anche una compliance sempre più estesa alle raccomandazioni della WHO, secondo cui stabilire un ecosistema di digital health interoperabile in grado di scambiare e processare dati sanitari in maniera sicura è cruciale per contrastare il rischio pandemico.

Proprio per favorire questo tipo di preparazione, la WHO auspica lo sviluppo di infrastrutture e app che permettano l’uso di dati sanitari per la gestione delle reazioni avverse, fra i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile del WHO Global Action Plan.

Ambiente ed ecosistema

La rivoluzione in atto sui temi della salute non si limita a impattare sulle strutture sanitarie e i professionisti impegnati, a vario titolo, nella diagnosi, cura e trattamento delle patologie, ma lambisce e intride ambiti molto più ampi.

Pervasiva, si propone di intervenire modificando la mentalità comune per generare un pensiero inedito, una cultura aggiornata e persino un lessico nuovo.

Nell’accezione comune, l’ambiente è un sistema focalizzato sulle profonde connessioni che legano il cielo, le riserve di acqua e il suolo. Tuttavia, anche alla luce delle recenti acquisizioni, si tratta di un’idea ormai superata, sostituibile con quella, più adeguata, che vede l’ambiente come l’insieme di tutte le cose, viventi e non viventi, presenti in un certo ecosistema.

Il concetto di ambiente assume dunque la connotazione di ecosistema che raggruppa uomini e animali, ma anche software e robot e, in generale, tutti gli agenti interattivi che possono potenziare il supporto alle decisioni in materia di politiche sanitarie.

L’industria sanitaria 4.0

L’industria sanitaria utilizza da tempo le medesime tecnologie impiegate dall’industria 4.0 nell’era digitale. I sistemi di telemonitoring si basano, infatti, su tecnologie inizialmente progettate per l’industria 4.0 e successivamente estese in maniera intensiva alla medicina.

Questo impiego, che ha subito un’accelerazione vertiginosa con l’avvento della pandemia, è stato usato con successo dai veterinari per ricevere informazioni su salute e benessere degli animali in cura provenienti da wearables o impiantabili.

Oltre a permettere di seguire il decorso di una patologia in un dato animale, questo sistema consente di comprendere meglio alcuni degli aspetti generali della malattia e può essere impiegato come indicatore della salute dei proprietari e della qualità dell’ambiente. Alcune ricerche hanno evidenziato, infatti, la possibilità di utilizzare dati sulla salute degli animali per comprendere l’esposizione a determinati fattori ambientali da parte dei loro proprietari.

La conoscenza integrata

Un’ulteriore, rilevante dimensione della One Digital Health è costituita dalla possibilità di mettere a sistema le conoscenze maturate sulla qualità dell’ambiente e la salute umana e veterinaria.

Abbandonato il vecchio one-size-fits-all mantra, le istanze della medicina personalizzata impongono che si tenga conto dell’estrema variabilità genetica, ambientale e in termini di alfabetizzazione digitale, abitudini e stili di vita degli utenti del sistema. La corretta interpretazione del contesto richiede una sistematica integrazione delle informazioni prodotte dalla ricerca medica umana e veterinaria, dalle conoscenze riguardanti l’agricoltura (intesa oggi come agricoltura di precisione), i cambiamenti climatici e la protezione ambientale, fra loro e all’interno di nuove procedure di decision making. Processi che riguardano le decisioni circa la prevenzione e la gestione di tutti i rischi e le minacce alla salute pubblica, come l’esposizione a patogeni veterinari con elevato potenziale zoonotico o a sostanze potenzialmente pericolose per la salute, le reazioni avverse a farmaci, l’impressionante diffusione di fake news e notizie fuorvianti, il rischio epidemico e pandemico.

Dati: da big a smart

L’importanza condivisa della raccolta di dati sanitari ai fini del rafforzamento della conoscenza dei fenomeni di interesse in Sanità sottolinea il bisogno di strumenti che supportino la transizione dai big data agli smart data.

Gli smart data coinvolgono processi innovativi, necessari per rispondere a temi centrali in campo sanitario e permettono di interpretare la telemedicina come una componente di cura integrata per clienti e utenti che condividono i loro dati per sviluppare nuove modalità e linee guida di digital health.

L’analisi dei big data è da tempo usata nel settore medico nell’ottica di attribuire l’effettiva dimensione ai rischi per la salute e minimizzare l’impatto delle minacce ad essa rivolte, attraverso l’identificazione di elementi a rischio. Questa attività aggrega i dati mediante sistemi di modellizzazione epidemiologica, sfruttati per monitorare i trend di salute e rilevare eventuali minacce emergenti.

Avere la possibilità di identificare, in near real time e con metodiche di machine learning e coding, quali dei dati di cui si è in possesso siano davvero utili agli scopi perseguiti permette il passaggio da big data a smart data. Sono gli smart data a consentire il miglioramento della comprensione dei rischi relativi alla salute e l’efficacia delle policy sanitarie adottate.

Le dimensioni della One Digital Health e il coinvolgimento della popolazione

Le principali sfide della One Digital Health sono quelle di facilitare e migliorare le interazioni fra la One Health e le iniziative di salute digitale, permettere interazioni efficienti e la produzione (in near real time) di contributi data-driven per i sistemi medici ed ambientali. Obiettivi molto ambiziosi, che richiedono la messa a punto di soluzioni nuove e il miglioramento di iniziative già adottate.

In primo luogo, l’alfabetizzazione digitale, indispensabile per fornire ai cittadini e agli operatori professionali strumenti di apprendimento e autonomia decisionale. Da questo punto di vista, possiamo dire che il governo britannico si sia mosso in tempi non sospetti per promuovere la cultura digitale fra gli operatori del servizio sanitario, commissionando al guru della digital health Eric Topol la stesura del report “Preparing the healthcare workforce to deliver the digital future”, pubblicato nel 2019.

A questo punto è strettamente legato il secondo, ossia la capacità di coinvolgere la popolazione nelle iniziative di prevenzione. I cittadini mettono a disposizione i loro dati personali per fini di cura e, più in generale, di salute se hanno fiducia nel servizio sanitario. Durante le fasi più drammatiche della pandemia abbiamo avuto la prova di quanto una causa di forza maggiore possa creare la necessità di limitare le libertà personali per consentire ai decisori politici di capire come sviluppare politiche sanitarie efficienti basate su dati raccolti in modalità near real time.

Questo aspetto riconduce alla necessità della costruzione di un rapporto di collaborazione e trasparenza con i cittadini, essenziali per potenziare i sistemi sanitari e la capacità dei governi di intervenire nel corso di eventi potenzialmente dirompenti.

Non da ultimo, l’engagement del pubblico è anche essenziale per la traduzione delle misure disposte in azioni collettive, in termini di automedicazione, aderenza ai piani terapeutici e alle campagne di vaccinazione e screening, segnalazione spontanea di reazioni avverse in farmacovigilanza, così come di adozione delle corrette abitudini per la protezione e il rispetto dell’ambiente e degli animali.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3